L'ACQUAIOLA di Carla Maria Russo (Piemme)


QUELLO DI OGGI È UN LIBRO CHE PUR NON ESSENDO ROMANCE CI PIACE CONSIGLIARVI PER LA BELLEZZA DELLA SCRITTURA. FIRMATO DA CARLA MARIA RUSSO, AMBIENTATO A FINE OTTOCENTO IN UN PAESINO DEGLI APPENNINI, È SPECCHIO DI UN'ITALIA CHE NON C'È PIU'. GAIA VALERIA L'HA LETTO E COMMENTATO PER NOI.

Autrice: Carla Maria Russo
Genere: Romanzo Storico
Ambientazione: Italia Centro-meridionale, fine '800
Pubblicazione: Piemme, 2 ottobre 2018, pp. 249, € 
Parte di una serie: No
Livello sensualità:MEDIO
Disponibile in ebook a € 9,99 

TRAMA: Maria ha quindici anni, vive in un paesino dell'Appennino centro meridionale d'Italia e mantiene se stessa e l'anziano padre malato facendo la bracciante nei campi dei signori, un lavoro incerto e molto gravoso, fino a quando non viene assunta come acquaiola nella casa di don Francesco, il signorotto del paese, con il compito di recarsi più volte al giorno e con qualunque tempo alla fonte, che dista tre chilometri dal paese, per rifornire la famiglia di acqua. A don Francesco, infatti, è nato il quinto figlio, Luigi, il quale rivela fin dall'infanzia una natura ribelle, precoce e assetata di libertà. I destini di Maria e Luigi, così diversi fra loro, si intrecceranno in una serie di vicende dolorose ma, nello stesso tempo, intense e salvifiche per entrambi. Intorno a loro, una umanità umile, legata alla terra e alle antiche tradizioni, assuefatta a una vita di miseria, sacrifici e secolari soperchierie sopportate con fatalistica rassegnazione e per questo spesso dura e inflessibile, ma anche capace di pietà e umana solidarietà.



Se dovessi paragonare questo romanzo ad un capo di abbigliamento, mi vengono subito in mente quelle coperte di lana, lavorate a mano dalle nostre nonne, ruvide ma incredibilmente calde. Perché ne “L’acquaiola” c’è tutto un mondo che riemerge, con i suoi pregi e i suoi difetti, proprio come quei lavori fatti a mano, nelle serate d’inverno magari attorno al focolare. In entrambi i casi raccontano un passato che non c’è più, ma è ancora abbastanza vicino perché qualcuno non ce l’abbia raccontato, quando eravamo piccole e vissuto in prima o seconda persona.
Sotto gli occhi del lettore scorre la vita di un paese arroccato sugli Appennini centro meridionali, terra difficile da vivere e aspra da coltivare, avara di sorrisi, ma che riserva paesaggi mozzafiato. Maria, la protagonista, è il riflesso di quel mondo. Riservata ma dignitosa, capace di poche parole eppure in grado di compiere azioni coraggiose per gli abitanti del suo paese, fino a sfidare i signori, quelli cui i “cafoni” come lei non dovrebbero quasi rivolgere la parola.
La generosità di questa donna la porta ad avere un codice etico proprio, che la mette al riparo dalla logica di una paesino di fine Ottocento, dove le donne contavano poco e chi non era sposata era guardata con sospetto, oggetto di critiche più o meno velate. E anche se più di una disgrazia si rovescerà su Maria, lei avrà sempre la forza per andare avanti, per pensare che il giorno dopo sarebbe dovuta andare a lavorare nei campi o a portare l’acqua dalla fonte al palazzo dei signori che l’avevano presa a servizio, proprio perché in grado di lavorare come un uomo, ma con la paga dimezzata perché donna. La sua fortuna, se vogliamo chiamarla così, è il non pensare al futuro, il posto più lontano che osa immaginare è l’alba del giorno successivo. Un passo dopo l’altro, come chi cammina in montagna e non deve pensare alla vetta da raggiungere ma a porre con attenzione il piede sul sentiero. Solo quando il sentiero sarà finito, allora sarà arrivato in cima. E quando Maria arriva in cima al suo percorso, ormai anziana, si ritrova a considerare la propria vita, fatta di dolore, sacrifici ma anche di un “grande bene” che però è nato da “un grande male”. Questa gioia, forse l’unica vera, e questa consapevolezza le illuminano gli ultimi anni che restano da vivere.
Alla protagonista femminile, si affianca Luigi, l’ultimo nato della famiglia dei signori del luogo e le cui vicende si annodano in modo indissolubile a quelle dell’acquaiola, fin dalla sua imprevista nascita, ultimo di cinque figli. E’ proprio la sua nascita a spingere la madre a convincere il marito perché prenda a pieno servizio qualcuno che vada a prendere l’acqua alla fonte in modo stabile. Fonte che dista parecchio dal palazzo dei signori.
"L'acquaiola" è un romanzo delicato, che travalica il confine di puro romanzo storico perché la storia, qui è vista dal filtro degli occhi dei personaggi che animano questo mondo. Un esempio per tutti: i signori non capiscono l’utilità della ferrovia perché poi “la devono usare tutti”, i cafoni sono diffidenti delle novità perché le tradizioni sono una certezza e ciò che le può sconvolgere è qualcosa da cui rifuggire.
Eppure, senza la storia quella con la S maiuscola, le piccole storie dei personaggi del paesino non potrebbero esistere.
E’ un romanzo d’amore? Sì, in un certo senso, perchè è amore quello che muove le azioni di Luigi e Saveria, è amore quello di Maria per la nipote Linù, è amore quello che prova Sabina per la sua amica Maria.
Ma il ruolo sociale in un paesino viene prima di tutto, le tradizioni vanno rispettate, l’inferiorità della donna rispetto all’uomo in ogni ambito della vita impongono che l’amore sia raccontato per quello che era, non quello travolgente, ma quello misurato e sottomesso, pena l’estromissione dalla società per i personaggi e la mancanza di credibilità per il racconto.
E’ un romanzo che fa riflettere perché affonda le sue radici nel mondo contadino che è appena
dietro l’angolo della nostra storia e che si attaglia bene a molti degli innumerevoli paesi di cui l’Italia è piena. Viene voglia di chiedersi cosa succederà una volta che sarà scoppiata la Seconda guerra mondiale a quel paesino arroccato sulle montagne e se molti dei suoi abitanti vivranno momenti particolarmente difficili. Ma il romanzo racconta la vicenda di una persona, Maria, e inevitabilmente termina con la sua dipartita.
Ho volutamente scritto “persona” perché l’autrice riesce a disegnare così bene i suoi personaggi da renderli vivi e reali, ammirevoli nei loro pregi e difetti.
Un affresco realistico e preciso dal punto di vista storico che racconta le nostre radici e la forza delle donne sulle cui spalle è stato portato un grande fardello sociale e materiale e a cui, noi, figlie e nipoti, dobbiamo davvero molto. La strada è ancora lunga ma le premesse per una buona riuscita ci sono tutte, come per questo romanzo, assolutamente da leggere e gustare.












ALCUNE USCITE RECENTI DI
 CARLA MARIA RUSSO

LE NEMICHE (Piemme, 2017)
Mantova, corte dei Gonzaga, giugno 1501. Quando Isabella d'Este scopre che suo padre, il duca di Ferrara Ercole I, ha scelto come moglie per l'erede al trono la donna più discussa della penisola, Lucrezia Borgia, figlia bastarda del papa, già sposa di due mariti, il primo ripudiato, il secondo ucciso in circostanze ambigue, il suo animo ne resta completamente sconvolto. La figlia di una tenutaria di bordello, come amava definirla, non può mischiare il suo sangue con quello purissimo e regale degli Este. Accolta con freddezza e disprezzo da tutti, Lucrezia, donna di fascino e di straordinaria bellezza, amante del lusso e del divertimento, riesce tuttavia a guadagnarsi i favori di almeno una parte della corte ferrarese, in particolare dei giovani e affascinanti fratelli di Isabella, attratti dalle feste memorabili e dalla folta schiera di damigelle di cui si circonda, fra le quali brilla l'astro della irresistibile Angela Borgia. Questo successo genera fra le due donne una ostilità ancora più marcata e nuovi e più accaniti contrasti, che culminano con il tentativo da parte di Lucrezia di umiliare la rivale nella sua femminilità, portandole via un affetto a lei molto caro. Ma la marchesa di Mantova, donna di impareggiabile classe, cultura e acume, abile e scaltra più delle sue stesse spie, non è persona da lasciare impuniti gli oltraggi subiti e la sua vendetta sarà feroce e implacabile. Intorno a queste due donne indimenticabili, gli intrighi, i tradimenti, le congiure che dilaniano due fra le più potenti corti del Rinascimento, ma anche gli amori travolgenti e impossibili, forieri di stragi e tragedie familiari. Il prezzo della sopravvivenza coincideva con la rinuncia definitiva al sogno di amare ed essere riamata. Questa, la vendetta di Isabella d'Este. Questo, l'amaro destino cui Lucrezia Borgia non sarebbe mai sfuggita. Ti interessa questo libro? Lo puoi trovare QUI.

LA BASTARDA DEGLI SFORZA (Pickwick, 2016)
1463. In una Milano splendida e in subbuglio dopo l'ascesa al potere di Galeazzo Maria Sforza, tiranno crudele e spietato ma anche amante delle arti e della musica, nasce Caterina, figlia illegittima di Galeazzo, la quale fin da bambina dimostra qualità non comuni e uno spirito ribelle: impossibile imbrigliarla nell'educazione che sarebbe appropriata per una femmina, ama la caccia, la spada, la lotta. Una sola regola sua nonna Bianca Maria riesce a inculcarle nell'animo: la necessità, per una nobildonna, di pagare il privilegio della sua nascita accettando il proprio destino, qualunque esso sia, per il bene del casato cui appartiene, anche a costo di tradire la propria natura. Per questo, quando è costretta a nozze forzate per salvare il ducato da una pericolosa guerra scatenata dal papa Sisto IV, Caterina subisce il matrimonio e, con esso, gli orrori perpetrati dal marito, che si rivela tanto violento quanto pavido e imbelle. Quando però, dopo la morte improvvisa di Sisto IV, loro protettore, si troverà coinvolta in una serie di feroci scontri tra gruppi di potere e opposte fazioni, il suo palazzo assalito e distrutto, la vita sua e dei figli in gravissimo pericolo, ritroverà lo spirito battagliero e il coraggio indomabile di un tempo e combatterà come e meglio di un uomo, lasciando un segno così indelebile nella vita di chi la ama e di chi la odia da guadagnarsi l'appellativo di Tygre. Ti interessa questo libro? Lo puoi trovare QUI.

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L'AUTRICE
Carla Maria Russo  è nata a Campobasso ma resiede da molti anni a Milano, dove ha frequentato il liceo classico e si è laureata in Lettere Moderne. Ha iniziato l'attività di scrittrice con romanzi per ragazzi approdando alla narrativa per adulti nel 2005, con il romanzo La sposa normanna (Piemme) che ha vinto il premio Città di Cuneo come romanzo segnalato per le scuole e il premio Feudo di Maida. Sono seguiti Il cavaliere del giglio (2006), L'amante del Doge (2008) e Lola nascerà a diciott'anni (2010), vincitore del premio Fenice-Europa 2010, La regina irriverente (2012) La bastarda degli Sforza (2015), incentrato sulla figura di Caterina Sforza, figlia illegittima di Gian Galeazzo Sforza. I suoi libri sono tradotti in inglese, tedesco ed altre lingue europee.
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1 commento:

  1. Grazie molte per aver segnalato il mio libro e grazie in particolare a Gaia Valeria per la sua recensione così ben argomentata e profonda. Un caro saluto

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