SCRIVERE ROMANCE: ISTRUZIONI PER L'USO...risponde STEFANIA AUCI

Bene, signore, (Bene cosa? direte voi. Che stamattina ho fatto tre quarti d'ora di fila in posta, poi sono andata in volata a fare la spesa, mi son fiondata a casa come un missile terra-aria e intanto che rifacevo i letti mi è bruciato il minestrone nella pentola a pressione?!?!). Dunque, bene, dicevamo, eccoci arrivate alla quarta puntata della nostra rubrica (Eh, cara lei, come passa il tempo! Da non credere, signora mia, finita l'estate arriva subito Natale!) che si è posta un traguardo da far tremare il sangue nelle vene ai più ardimentosi tra noi: fornire qualche consiglio, speriamo utile, a tutte le sognatrici che leggono il nostro blog e che affidano i propri sogni alla carta, sperando che, prima o poi, qualcuno voglia pubblicarli e leggerli. Protagonista questa volta della nostra intervista è STEFANIA AUCI, orgogliosa autrice del romance storico "Fiore di Scozia", fresco di stampa presso Harlequin Mondadori (scusate se è poco!).Ne abbiamo giusto parlato nella nostra recensione precedente.
Ringraziamo Stefania per la sua disponibilità e per il suo tempo, buona lettura a tutte.
STEFANIA AUCI
LMBR: Definisci una scaletta prima di iniziare un romanzo e poi ti basi su quella per lo sviluppo della trama?
Stefania Auci:  Allur... C'è un'idea. Come dice il buon zio Stephen (King) ci sono i ragazzi nel magazzino che lavorano. Quest'immagine fa tanto Imagination Movers, ma è così: idee, immagini e spunti sono nel retrobottega della mente a maturare, un po' come del vino. Poi giunge la fase dell'affinamento in barrique... ossia la stesura della sinossi. E' il momento in cui le idee prendono forma e dal cas...ops dal brodo primordiale nasce una storia. Un po' come la nascita dell'universo dopo il Big Bang, avete presente? La sinossi è un canovaccio, ma non è qualcosa di solido o stabile. Ciò che ho imparato, la più grande e importante lezione di quest'esperienza con la HM, è che non bisogna mai essere troppo innamorati delle proprie storie. Conservare elasticità mentale, perché può accadere che la storia, una volta sviluppata, non renda bene. Allora bisogna cambiare, trovare soluzioni e sperimentare, anche e sopratutto nel linguaggio. E' una cosa emozionante e frustrante nello stesso tempo, ed esige molta disciplina. Ma alla fine, ti trovi cambiata e migliorata, sia come persona che come autrice.
LMBR: La stesura del romanzo segue l'ordine cronologico del romanzo stesso, oppure scrivi varie scene e situazioni in una sequenza diversa e poi le colleghi nella trama? Ad esempio, il prologo o, in alternativa, l'incipit e l'epilogo, o comunque la fine, sono sempre la prima e l'ultima parte che scrivi?
Stefania Auci: Nuooooo!!! impazzirei. Preferisco scrivere tutta la storia, di seguito. Poi intervengo sulle sezioni più fragili o meno coerenti della storia o dei characters. Si tratta di una serie di revisioni successive, in cui il romanzo si rimpolpa o viene messo a dieta. Lo stesso vale per i racconti. Diciamo pure che ho una visione molto cinematografica dei miei deliri XD.
LMBR:  Immagini prima la trama, in cui in seguito inserisci i personaggi adattandoli allo sviluppo che hai in mente, oppure, come prima cosa, dai vita ai protagonisti creando poi un intreccio in cui possano muoversi?
Stefania Auci: Questa domanda si lega molto alla precedente. Nasce tutto insieme, un po' come il caso dell'universo di cui sopra. (scusate la mania di grandezza) Di fatto, quando scrivo, credo davvero un microcosmo ed è una conseguenza necessaria che i protagonisti debbano muoversi coerentemente con lo scenario in cui sono immersi. IMHO, l'uno è causa e conseguenza dell'altro aspetto. Per questo ho lavorato tanto sulla storia e sulla società scozzese, perché i personaggi non fossero slegati dal loro contesto.
LMBR: Il tuo primo approccio con le case editrici è stato facile, oppure hai ricevuto anche dei rifiuti prima che il tuo primo romanzo fosse accettato e pubblicato?
Stefania Auci: No. Molto, molto difficile. Ho un urban fantasy nel cassetto e non è un mistero per nessuno. Ho ricevuto talmente tante di quelle padellate in faccia che a quest'ora dovrei aver fatto un falò di carte e appunti per liberarmi di tutta la rabbia e le frustrazioni che ho accumulato. Non ho paura di chiamare le cose con il loro nome. Rabbia, moltissima. E poi depressione, senso di inferiorità, frustrazione. Sono tutti sentimenti che conosco bene e hanno lasciato in me un segno indelebile, ma sopratutto mi hanno insegnato a mettermi sempre in discussione. La Harlequin ha avuto il coraggio di leggere un manoscritto che non avrebbe potuto pubblicare, e da quell'opera è venuta fuori la pubblicazione. Perché lo stile era piaciuto. Fiore di Scozia è venuto al mondo grazie ad un rifiuto, in una certa misura. Perché avevo iniziato a pensarci dopo aver scritto l'urban, perché avevo bisogno di una storia di passione e di amore. E anche l'iter della stesura del Fiore ha avuto la sua porzione di travaglio. Nella prima parte, l'impronta dominate era più quella storica che quella romance. A questo punto, sono stati utilissimi i suggerimenti e le critiche fatte da Alessandra Roccato e Simona Facinetti, le due editor che mi hanno seguito. Anche lì, tranvate sui denti... ma mai le ringrazierò abbastanza per le critiche feroci che mi hanno mosso. Mi hanno costretto a mettermi in discussione, a scavare per rendere al meglio storia e personaggi, non dandomi suggerimenti ma dicendo: "Questo non va. Scervellati tu!" Vi assicuro che non è semplice. Il libro non è scritto da un editor, come talvolta alcune persone (magari con un pizzico di frustrazione) pensano: il libro è scritto dall'autore. L'editor è un grillo parlante, colui che ti fa notare le manchevolezze e nel contempo ti aiuta a scoprire le tue potenzialità. Non è un leviatano o un mostro che gode nel massacrare il romanzo. E' un professionista che fa il suo lavoro e credetemi, visto il mercato e quello che passa il convento, ci vuole molta, moltissima passione per fare questo mestiere. Ha un ruolo maieutico, come nel parto: il medico o l'ostetrica assistono e aiutano ma il figlio lo mette al mondo la madre.

LMBR: Nei rapporti con le case editrici, è meglio affidarsi ad un agente letterario, oppure ci si può anche proporre da sole?
Raccolta di racconti di S.Auci
Stefania Auci: Bella domanda. La risposta è: non lo so. Nella scrittura c'è una variabile indipendente che potremmo definire "lato B" ma che, elegantemente chiamerò fortuna. Perché, ahimè, la bravura o il talento non bastano: ricordatevi di Lovecraft che per anni fece il revisore di testi poché non riusciva a trovare un buon editore per i suoi lavori. L'agente letterario , effettivamente, va "dove osano le aquile". L'autore, a meno che non abbia una rete di conoscenze estesa e valida, può arrivare "dove osano le quaglie". In soldoni, il singolo autore deve fare molta, moltissima fatica in più, spesso rischiando di cadere nelle mani di gente che approfitta del narscisimo e dei sogni altrui (OT.:è innegabile. Gli scrittori sono narcisisti. Creano un mondo a propria immagine e somiglianza XD ). E comunque, dipende dalle case editrci: alcune (poche, per fortuna) cestinano i manoscritti degli autori senza nemmeno leggerli poichè si avvalgono di acquisizioni estere o di agenzie). Per questo è fondamentale curare sia la lingua (e parlo di grammatica) che gli incipit dei propri lavori. Perché un incipit che "acchiappa" è un biglietto da visita formidabile, un hook irresistibile per un editor o un agente (non parole mie, ma di uno SCRITTORE che stimo infinitamente : Alan Altieri). La Harlequin è una CE che effettivamente legge tutte le proposte editoriali inviate. Il problema è che anche gli agenti letterari sono strapieni di impegni e di autori da promuovere. Alla fine della fiera, è tutta una questione di mercato e di vendibilità: il prodotto-libro deve essere facilmente piazzabile sul mercato. Per cui, anche se è scritto bene e ha una buona storia ma non facilmente inquadrabile, le probabilità scendono parecchio. Esperienza personale, questo sì.

LMBR: Se una scrittrice alle prime armi, ma comunque non completamente esordiente, avesse già pubblicato un proprio romanzo presso una casa editrice e, a tempo debito non trovandosi a proprio agio con detta casa editrice, volesse cambiarla, potrebbe proporre lo stesso romanzo già pubblicato precedentemente , magari rivisto, ampliato e migliorato, oppure avrebbe migliori opportunità di farsi notare scrivendo un romanzo totalmente nuovo?
Stefania Auci: Oddio che domanda! Dipende da molte cose IMHO: dalla prima casa editrice (se piccola o media); dalla storia; dalla risonanza che ha avuto l'opera; dal tipo di contratto e dalla durata di cessione dei diritti. Mi viene in mente Tullio Avoledo, con il suo Elenco telefonico di Atlantide, pubblicato con una piccola casa editrice e poi transitato all'Einaudi, che per l'occasione fu rivisto e ampliato. Se una grossa casa editrice opziona i diritti di un libro per una nuova edizione, vuol dire che c'è interesse e che è un'occasione stratosferica. Ma se è l'autore... come ho già detto, dipende da molti fattori. Non credo ci sia una regola valida per tutti, ecco. :-)

RINGRAZIAMO STEFANIA AUCI PER AVER GENTILMENTE RISPOSTO ALLE NOSTRE DOMANDE E PER I SUOI PREZIOSI CONSIGLI!


 POTETE ANCHE INCONTRARE  L'AUTRICE SUL SUO SITO: http://www.stefaniaauci.com/
  
SE AVETE DOMANDE O CURIOSITA' SUL   LAVORO DI SCRITTRICE DA FARE A STEFANIA AUCI  O ANCHE SOLO VOGLIA DI ESPRIMERE LE VOSTRE IMPRESSIONI SUL SUO NUOVO  LIBRO, LASCIATE UN COMMENTO.

2 commenti:

  1. Molto istruttiva questa intervista, grazie a Stafania Auci e a Lady Macbeth! Anche io ho la passione delle scrittura e tante pagine scritte nel cassetto, e spero un giorno, prima o poi, di poter pubblicare qualcosa. Post come questi, che parlano dell'esperienza di quelle ' che ce l'hanno fatta' per me sono decisamente utili e in qualche modo incoraggianti.

    Spero di leggerne altre.
    Eleonora

    RispondiElimina
  2. Ciao Eleonora,
    grazie x il tuo commento. Infatti hai colto proprio nel segno, la mia speranza, nel dar vita a qs rubrica, è sempre stata quella di infondere coraggio e fiducia in sé stesse in coloro tra le ns affezionate lettrici che vorrebbero passare "dall'altra parte della barricata". Mi sembrava e mi sembra tuttora importante testimoniare che esistono anche vicende positive, o che cmq si concludono positivamente, nn solo, o nn sempre, storie di porte chiuse in faccia. Insomma, a volte nella vita, la forza dei sogni muove le montagne.
    Buona serata a tutte.

    RispondiElimina

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