SE AVETE PERSO LE PARTI PRECEDENTI, LE POTETE TROVARE QUI.
NB: I capitoli sono presenti in ordine decrescente, quindi scrollate infondo per andare ai primi.
*Il contenuto di questo libro è adatto ad un pubblico adulto.*
*Il contenuto di questo libro è adatto ad un pubblico adulto.*
SESTA PARTE
Sulla strada di casa mi fermai al supermercato e scelsi la
mia cena al banco delle insalate, presi anche una bottiglia di vino, senza una
vera ragione.
Nessuna vera ragione o assoluta necessità ? Non ero del
tutto felice del mio nuovo interesse per
gli alcolici, ma d’altra parte, quello almeno significava che Justin non era riuscito a togliermi quella voglia.
Quando entrai in casa accesi la ventola alla massima velocità e aprii le finestre. La temperatura si era abbassata e il cielo si era
fatto plumbeo, stava arrivando un temporale più che benvenuto. Mi versai
qualche dita di vino nel bicchiere più bello che avessi, un calice in cristallo
intagliato, unico sopravvissuto di un servizio da punch antico di mia nonna.
Aggiunsi un cubetto di ghiaccio, misi l’insalata in frigo e mi sedetti sul
divano.
Mancava qualcosa.
Mi alzai e andai a prendere la candela che avevo in bagno,
guardandomi nello specchio prima di uscire. Avevo un aspetto diverso, in rosso.
Ma non sembravo una puttana, proprio per niente. Sembravo un cavolo di vergine,
tutta lucida per l’ umidità, gli occhi sgranati, spaventata e impaziente.
Stupida, nervosa e innocente come un coniglietto.
Accesi la candela e la misi vicino al vino. Tornai in bagno
e mi truccai, spruzzai un po’ di profumo in aria e ci infilai sotto i capelli,
come mi aveva insegnato mia madre. Indossai qualche gioiello e tornai al
divano. Alla cosa più vicina ad un appuntamento che avessi mai avuto in oltre cinque
anni.
Bevvi un lungo sorso di vino. Trovai i fogli di Collier
nella mia borsa, accarezzai il retro delle sue parole e li spiegai appiattendone le grinze.
Un altro sorso di vino.
Inspirai, espirai.
Iniziai a leggere.
Tesoro,
Immagino
tu ti sia vestita di rosso. Perciò ti dirò le cose che penso.
Per prima
cosa sento di doverti dire perché sono
dentro nel caso tu non l’abbia cercato. So che molti fra le guardie e il resto
del personale non hanno piacere di sapere. Rende loro più facile trattarci con
un minimo di decenza se non sanno cosa abbiamo fatto. Perciò se non l’hai
scoperto da sola ti dico che sono dentro per aggressione.
Quella parola mi fece chiudere gli occhi, mi sentivo addosso
uno strano senso di torpore. Aggressione.
Questo spiegava i dieci anni a cui aveva accennato Jake. Non ero né
sorpresa né sconvolta. Nemmeno delusa. Forse un po’ innervosita, semplicemente
per la mia completa assenza di reazione.
Tuttavia, ero sollevata dal fatto che fosse stato lui a dirmelo. Tutte le volte
che avevo preso in considerazione la possibilità di ficcanasare online, mi ero
ritrovata tremante e con la bocca secca e avevo lasciato perdere.
Lessi oltre, trattenendo il fiato per i dettagli.
E’ stata
contro un tipo che doveva aspettarsela. Devi aver fiducia in me a questo
proposito perché sono sicuro che lui ti direbbe il contrario. In ogni caso è
stata brutta, sgradevole, d’impulso. Se questo ti spaventa, forse allora ti
aiuterà se ti dico che è molto improbabile che io possa uscire presto.
Anche se mi faceva sentire in colpa…sì, mi aiutava. E anche
se un’aggressione era una cosa terribile… Una cosa d’impulso, aveva detto. Non
pianificata o premeditata. Quello mi tolse un peso dallo stomaco. Forse era
stata una baruffa da bar finita molto male.
Però Jake aveva detto dieci anni. Che diavolo di baruffa da
bar era mai stata? Misi da parte la preoccupazione, richiusi il cassetto,
quello con l’etichetta Grandissima
Negazione della Realtà che rendeva possibile questa incosciente relazione .
In ogni
modo, se ti sta bene saperlo, torno a roba più piacevole. E’ ora che tu la
sappia, se già non lo sai. So di non conoscerti e di non sapere cosa ti piace
perciò spero che nulla di quello che ti dirò possa offenderti. Quello che ho da
dirti è la pura verità. Spero ti faccia piacere.
Mi piace
osservare la tua bocca quando leggi quel libro. Non so nemmeno dirti di cosa
tratta la storia, ma ho ben memorizzato le tue labbra. A volte chiudo gli occhi
e mi basta ascoltare il tuo modo di parlare. Non sono mai stato con una ragazza
del sud ma è come se ogni parola che dici esca coperta di zucchero. Come ti ho
detto penso di baciarti. Un bacio profondo e lento, con gli occhi chiusi.
Magari sentendo le tue mani sul mio petto o la mia schiena, mentre ti tengo il
viso o i capelli. Mentre scopro se anche il tuo sapore sa di zucchero come il
suono delle tue parole.
Presi il bicchiere dal tavolino, bevvi un lungo sorso e
lasciai che il vino mi permeasse la bocca.
Ci sono
altri modi in cui penso alla tua bocca, mentre ti tengo il viso e i capelli.
Immagino tu riesca a capire cosa
intendo.
« Oddio.»
Sarei
molto gentile, però. Tenero, giuro. E’
solo che è talmente tanto tempo che sento unicamente la mia mano. Ucciderei per
sapere come mi farebbe sentire la tua bocca. Calda e umida. Niente di
disgustoso. Solo quello che forse ti piacerebbe farmi.
Mi tremavano le mani, le lettere erano offuscate. Chiusi
forte gli occhi e provai ad immaginarlo. Ad immaginare noi, nella sua cella,
ma senza nessuno intorno. Silenzio perfetto, al di fuori del suo respiro
trattenuto sopra di me, in attesa. Un pollice agganciato sotto la cintura e una
mano forte che la spingeva giù, era quello il fulcro della mia recente fantasia.
Collier che si scopriva. Con quegli occhi pieni di brama o bisogno,
aggressività o totale impotenza. Non riuscivo ad immaginarlo, perciò riaprii
gli occhi, desiderosa di avere più indizi su chi fosse quest’uomo e cosa
volesse da me.
Io farei
la stessa cosa a te.
« Grazie a Dio.»
Quello lo desidero ancora di più perché in quel modo potrei sentire la tua voce. Voglio le tue mani sulla mia testa, sui miei capelli
e tu che mi dici delle cose. Qualsiasi cosa. Solo il mio nome. O potresti dirmi
più veloce. Più lentamente. Più a fondo. Più giù. Usa la mano Eric. Farei
qualsiasi cosa tu mi chiedessi purchè tu la desiderassi. Con le mie labbra, la
mia lingua o le mie dita. Una volta ero davvero bravo a farlo. Magari potresti
insegnarmi tutto da capo.
Sentii il mio corpo fremere vistosamente. Insegnarmi. Questo duro, pericoloso criminale
voleva che la piccola vecchia Annie gli
insegnasse qualcosa? La mia eccitazione passò da spaventata come un topino a
maliziosa come un gatto. Mi allungai a prendere il bicchiere ma lo trovai
vuoto. Leccai l’interno del bordo.
Scommetto
che hai un sapore favoloso. Ti tratterei così bene proprio per poter assaggiare
ancora di più di te. Ti farei venire in quel modo se tu me lo concedessi. Ti
vizierei al massimo prima di chiedere qualsiasi cosa per me, così capiresti che
a te ci tengo. Forse, se facessi un bel lavoro, mi saresti riconoscente. Mi
lasceresti entrare dentro di te. E’ passato così tanto tempo che ho provato
quella sensazione. E tu saresti così bagnata dopo quello che ti ho fatto. Spero
di poterti dire questa parola. Bagnata. Forse è una parola forte da dire, ma ci
penso. A farti diventare così e come sarebbe incredibile sentirti così. Essere
dentro di te e sentirti così.
Sono
eccitato adesso. Mentre scrivo queste cose. Lo sono da quando ho iniziato a
scrivere la parte sul baciarti. Non avrei mai immaginato di eccitarmi mentre
scrivo o batto sui tasti. Cosa ne pensi? Sei davvero una brava insegnante.
Quando
penso a stare con te, è sempre in un luogo diverso da qui. Fuori. Alla luce del
sole, magari vicino al lago.
Cambiai la mia personale fantasia, rileggendo tutto quello
che aveva scritto, immaginai di stare stesa sulla sabbia e sull’erba invece che
su uno stretto letto di metallo. Il sole mi scalda il viso e i capelli che
tengo fra le mani. Lo stesso uomo affamato fra le cosce, desideroso di
imparare.
Qualche
volta ti voglio sopra di me. Che mi cavalchi. E’ passato così’ tanto tempo che
scommetto non resisterei un minuto. Ma almeno in quel modo sembrerebbe che sei
tu a farmelo. A farmi perdere il controllo. O forse, se fosse reale avrei
bisogno di stare sopra. Morirei se non potessi muovermi come desidero!
Cercherei di non essere troppo brutale. A meno che non ti piacesse. Sembri una
a cui piace che il tipo con cui sta sia gentile e romantico. Farei il possibile
per essere quell’uomo. Ma a volte a me piace anche veloce. Non sono l’uomo più
gentile del mondo, ma nemmeno uno stronzo. Ce la metterei davvero tutta per
essere in qualsiasi modo tu mi voglia.
Sono tre
ore che scrivo, usando una spina nella
sala televisione. I ragazzi sono tutti incazzati per il rumore, perciò è meglio
che smetta. Ti dirò di più di quello che penso.
Se non vorrai, ti lascerò in pace.
Il tuo,
Eric
PS Mi
piace pensare di essere io a dirti cosa metterti addosso. Spero che piaccia
anche a te.
Mi piaceva. Specialmente quando lo diceva così.
La settimana successiva mi vestii di verde, con la stessa
maglia verde abete che avevo indossato il mio primo giorno a Cousins. Alle
cinque meno dieci mi diede altri due fogli senza dire una parola, limitandosi a
posarli con un piccolo cenno sopra alla sottile pila di corrispondenza degli
altri detenuti.
***
Tesoro, lessi un’ora più tardi, spaparazzata sul mio divano con
addosso una canottiera di seta, i capelli sciolti che mi si appiccicavano al
collo sudato.
Il Diavolo sta sussurrando i suoi segreti, avrebbe detto mia
nonna dell’umidità di quel giorno. E un uomo
molto lontano dall’essere un santo aveva qualcuno dei suoi da
raccontarmi.
Non so a cosa pensino
le donne quando pensano al sesso,
scriveva.
Scommetto a cose più
carine di quelle a cui pensano gli uomini. Perciò non mi metterò a descriverti
il mio uccello o roba del genere. Le donne probabilmente non badano a questo
genere di dettagli. Possiamo parlare invece di come ci si sente, invece. Ti
posso dire come sento il mio uccello
invece di dirti che aspetto ha. Lo sento duro. Più duro di quanto penso sia mai
stato prima di averti in testa. E’ anche caldo. Così caldo che scommetto che la
tua mano sulla mia pelle sembrerebbe fredda. Darei chissà cosa per poterla sentire
così . Per poterti baciare mentre mi tocchi. Ti mostrerei cosa mi piace con la mia
mano sulla tua. Lenta e stretta all’inizio. Poi più veloce.
Oh cazzo.
Rilessi la prima frase.
Non so a cosa pensino
le donne quando pensano al sesso…
Sorrisi. Questa donna pensava a qualsiasi cosa Eric Collier
le dicesse di pensare.
E’ anche così che mi
piace scopare, scriveva , e la stanza iniziò a girare.
Lento, all’inizio. Ma
alla fine mi avrai preso così tanto che non posso promettere che sarei più gentile. Ma un po’ è quello che voglio.
Dimostrarti quanto ti desidero e com’è difficile mantenere il controllo.
Vorrei tu sapessi
come mi fa sentire quando indossi i colori che ti chiedo. Non pensavo che un
colore potesse tanto. Farmi arrapare come la foto di una donna o la mano di
qualcuno su di me. Sono stato a lavorare fuori al campo d’aviazione alcune
mattine, questa settimana. Dovevo solo strappare un po’ di erbacce. Ma attorno
all’ingresso di un edificio c’erano anche dei fiori. Calendule. Per lo più
gialle e arancio, ma alcune erano dello stesso colore del papavero su quella
tua maglia. Ho visto quel rosso e annusato l’odore dell’erba e ti ho pensata. Quella
sensazione mi ha mandato fuori di testa, ma nel modo positivo del termine, mi
ha fatto dimenticare dov’ero e le cazzate fatte per essere qui.
Non penso tu abbia la
minima idea di cosa significhi per me poterti scrivere queste lettere. Mi
prende così tanto da star male. Ma mi piace. Penso sia una specie di
incantesimo che mi hai lanciato. Che mi fa desiderare di essere in tutti i modi
con te. Indifeso, a volte. Ma anche roba
peggiore. Come ad esempio desiderare di punirti perché mi fai impazzire. Ma
niente di brutto, giuro. Niente che non andrebbe anche a te. Quel genere di
cose che si fanno tra amanti. E’ questo il modo in cui ti penso adesso. Come la
mia amante. Può sembrare folle, ma devi capire che non mi ricordo neanche più
com’è stato l’ultima volta che ho fatto sesso. Non per il tanto tempo passato,
ma perché quello che immagino su di te è più che reale. Così reale da lasciarmi
ricordi pazzeschi.
Spero tu non pensi
che voglia solo lusingarti con queste lettere. O che voglia qualcosa in più che
non sia solo dirti queste cose. Se sapessi un modo per potertelo dimostrare, lo
farei. So che il fatto di essere un detenuto non ti dà molte ragioni per potermi
credere.
A proposito, sono
molto migliorato a scrivere a macchina. Uso ancora due dita ma sono molto più
veloce. E anche ricopiare il tutto su un foglio è diventato più facile. Penso
ti faccia piacere saperlo.
Vestiti di rosa la
prossima settimana e ti dirò di più. Se non lo farai, smetterò d’importunarti.
Il tuo,
Eric
PS Indossa anche la tua biancheria più
sexy. Non m’importa se è un perizoma o
le mutande della nonna. Qualsiasi cosa che ti faccia sentire sexy è ciò in cui
ti voglio immaginare. Dì una parola e te le sfilerò di dosso molto
delicatamente e lentamente o te le strapperò di dosso. Qualsiasi cosa desideri.
Qualsiasi tipo d’uomo tu vuoi che io sia.
Qualsiasi tipo d’uomo che volevo lui fosse.
Qualcuno da poter davvero toccare, baciare
e con cui stare? O esattamente quello che lui era già, in gabbia, al
sicuro dietro quelle sbarre? Due settimane fa avrei detto la seconda senza
esitazione. Ma le cose stavano cambiando. La mia brutta idea sembrava reale,
adesso.
Non avrei saputo dire cosa esattamente aveva cambiato le
cose.
Forse, Ti mostrerei
cosa mi piace con la mia mano sulla tua.
O forse, Non posso promettere
che sarei gentile.
Qualsiasi fosse la ragione, estrassi il mio quaderno dalla
borsa.
E finalmente iniziai a rispondergli.
Eric,
Ho appena
letto la tua ultima lettera. Sono felice che tu le scriva e mi fa piacere
sentire che sta diventando più facile farlo. E che farlo significhi così tanto
per te. Mi spiace averci messo tanto a risponderti, ma sono sicura che capirai
perché devo essere cauta. Anche se non è la sola ragione.
Quando
ero più giovane, stavo con un ragazzo che non mi trattava bene.
Mi fermai un attimo, chiedendomi quanto ero stupida a
raccontargli tutte quelle cose. Un detenuto manipolatore sarebbe stato in grado di usarle come arma con la stessa
sicurezza con cui poteva trasformare uno spazzolino in una specie di coltello?
Cazzo. Avevo sei giorni per tornare in me.
Per molto
tempo mi ha fatto passare la voglia di stare con gli uomini. A dir la verità è
da quando tu sei stato messo dentro. Ho chiuso fuori dalla porta qualsiasi desiderio sessuale più o meno nello
stesso periodo in cui tu sei stato chiuso in una cella. Perciò certe sensazioni
mancano a entrambi, pensa un po’.
Hai detto
che ti impegneresti ad essere qualsiasi tipo d’uomo io voglia. Non so cosa
voglio, a dir la verità. Ma so di non aver desiderato nessuno per cinque anni.
Nessuno prima di te. Non voglio fare promesse, dire che ti aspetterò o che
questo diventerà qualcosa di reale, ma mi piace parlare con te in questo modo
per lettera. Ho paura di dire troppo. Ho paura di essere egoista a godermi le tue attenzioni e ad usarti per sentirmi di nuovo così. Ma sono secoli
che non sento certe cose ed è difficile chiuderle fuori.
Come hai
detto tu, non ci conosciamo. Sappiamo solo come ci sembra di farci sentire l’un
l’altro. Ma qualche volta sembra sufficiente. Così semplice e giusto, quando la
vita reale può sembrare fin troppo incasinata.
Lui poteva pensare che non volessi parlare di cose sconce,
dei nostri corpi, ma aveva torto. Volevo dirgli che lo guardavo dalla finestra
dell’ufficio mentre si allenava. Ma se qualcuno avesse ispezionato la sua cella
e letto questa lettera, in cerca di oggetti illegali, troppe cose avrebbero
portato al personale e in particolare a me. Dovevo raccontare delle storie e
immaginare che lui riuscisse a leggere fra le righe.
Scommetto
di sapere come appare il tuo corpo quando sei fuori in cortile. Scommetto che è
bello, e lo dico da donna che non è mai stata particolarmente interessata a
certi particolari superficiali, come ad esempio all’aspetto di un uomo. Forse
perché so così poco di te. E perché le
nostre vite sono così diverse. Forse voglio capire il tuo corpo perché ho paura
che non sarei mai in grado di capire com’è essere te.
Mi fermai un attimo a pensare se tutto quello avesse un senso.
In ogni caso, era vero.
Scommetto
che quando sei all’aperto, la tua pelle è abbronzata e lucida di sudore.
Scommetto che hai dei tatuaggi, sulla schiena e sulle spalle…
Sperai lui capisse a cosa mi riferivo. Sperai sentisse i miei occhi su di sé
d’ora in avanti quando si allenava con i
pesi il venerdì, lo sguardo d’ammirazione di una donna attraverso tutto quel
mare di ostilità maschile.
Voglio
farti sdraiare su un letto e percorrere
quei disegni, qualsiasi cosa siano,
con la punta delle mie dita, e chiederti il loro significato e chiederti
dell’uomo che eri quando te li sei fatti. E se sei lo stesso uomo ora, o
qualcun altro. Da quando hai iniziato a scrivermi, io mi sento un’altra. Mi
sento viva, vibrante ed eccitata in modi che nemmeno sapevo un mese fa. Certe
volte ho paura di quello che sento, ma preferisco così che non sentire niente
del tutto.
Mi hai
detto che non sai a cosa pensano le donne quando pensano al sesso. Posso solo
dirti a cosa penso io.
Avevo la gola chiusa e la testa che mi girava. Mi sentivo su
di giri ed eccitata come se lui fosse davvero lì con me e mi stesse toccando.
Tu pensi
a noi vicino a un lago, sull’erba. Io penso a noi nella tua cella, qualche
volta. Sento il tuono in lontananza, fuori. Sei nella tua cella adesso? Lo senti
anche tu? Deve essere un luogo così solitario, e tuttavia così privo di ogni
privacy. Quando lo immagino, ci siamo solo noi, e io porto tutte le cose che ti
mancano e non ti è dato di sentire in quel luogo. Voglio distendermi con te sul tuo
letto, e vedere i tuoi occhi da vicino. Ci vedo il fuoco dentro quando sei
dall’altra parte di un tavolo o di una stanza e scommetto che se fossimo
insieme su quel lettino, li sentirei sul viso come vere fiamme. Voglio baciarti
e sentire quanta fame devi avere di una donna, dopo tutto questo tempo. Voglio
lasciar scorrere la mano fra i nostri corpi e trovarti eccitato. Voglio farti
sentire cento cose in una volta sola: inerme e aggressivo, bisognoso e impaziente,
riconoscente e bramoso. Tutto quello che un uomo può sentire con una donna.
Voglio
anche le cose più sconce. Come tu su di me e i tuoi fianchi che mi pompano
forte.
Mandai giù un abbondante sorso d’acqua ghiacciata dal
bicchiere coperto di condensa, la febbre mi stava bruciando viva.
Voglio
vedere tutto quello che succede fra i nostri due corpi, il modo in cui il tuo
si adatta al mio. Quanto velocemente ci metteresti a venire quando sei impegnato con il mio
piacere, e quanto velocemente verresti quando arriva il tuo turno. Voglio
sentire quanto mi desideri, scrissi
con mani tremanti, con il tuo uccello.
Sentire quanto duro e spesso e caldo potresti diventare per me.
Dovevo dirgli che….? No, non dovevo. Ma lo feci.
Ecco cosa
penso quando mi tocco. Al tuo corpo. Al modo in cui appare quando sei in
cortile, e come dovrebbe essere se ti stessi dando da fare per me. E le cose
che diresti, con quella tua voce
profonda. Tu pensi che il mio accento sia tanto dolce e femminile. Il tuo per
me è l’opposto. Scuro e duro e maschio. Voglio provare tutto quello che è
diverso fra noi nel modo in cui scopiamo.
Dio ero un casino. Le dita scivolavano sulla penna. Ero
bagnata fra le gambe per aver solo messo su carta certi pensieri. Non potevo
davvero dargli questa lettera, avrebbe spinto la nostra bizzarra relazione
troppo al di là del consentito…ma non riuscivo nemmeno a non finirla.
Sei giorni, per ritrovare la ragione, ricordai a me stessa.
Sei interi giorni.
Quando
leggo le tue lettere, le sento nella testa con la tua voce. E le riascolto
nella mia testa quando mi tocco. Immagino i pensieri che hai condiviso con me
insieme a qualsiasi cosa fisica mi venga
in mente di farci fare. Quando vengo penso sempre alle tue parole e ai tuoi occhi che mi fissano, sono le parti
di te che conosco meglio. Ecco a cosa
penso quando vengo. Ai tuoi occhi, alle tue parole e alla tua voce.
Spero che
questa lettera ti trovi bene, o quanto meglio
possibile. Ti vedrò quando il destino vorrà. Fino a quel momento, sono
tua su queste pagine.
Il tuo tesoro.
In qualsiasi colore ti piaccia.
*****
VI E' PIACIUTA QUESTA SESTA PARTE? VERY HOT EH?!
ASPETTO I VOSTRI COMMENTI.
APPUNTAMENTO AI PROSSIMI GIORNI PER UNA NUOVA PUNTATA DEL NOSTRO RM.
Annie avrà il coraggio di consegnare la sua 'ammissione' ad Eric? Spero di non dover aspettare troppo per saperlo....
RispondiEliminaHo letto le ultime due puntate l'una di seguito all'altra. Che dire? Wow... Eric e Annie sanno come alzare la temperatura. Ora sono curiosa di sapere come reagirà lui quando leggerà la lettera, perché sono certa che lei gliela darà.
RispondiEliminaQuesto scambio epistolare sta diventando molto hot...sono curiosa di vedere la reazione di Eric quando leggerà la risposta del suo tesoro perchè sicuramente Annie gliela consegnerà
RispondiEliminaAnche io ho letto le due puntate insieme....ovviamente coinvolgenti!! non vedo l'ora del seguito!!!! Grazie Angela
RispondiEliminaFantastico! Sale la temperatura, sale la voglia di saperne di più...
RispondiEliminaFantastico! Sale la temperatura, sale la voglia di saperne di più...
RispondiEliminadirei che la faccenda si fa sempre più interessante. non farci aspettare troppo per la prossima puntata.....
RispondiEliminauff... io sono una lettrice compulsiva e il tempo tra una parte e l'altra mi crea troppa ansia...
Eh Isabella immagino, ma l'attesa crea anche aspettativa e lettura più lenta... A volte davvero leggiamo troppo velocemente i libri, li divoriamo, come dici tu, qua hai il tempo di rileggere e assaporare, se vuoi... In ogni caso lappuntamento con il club del romanzo misterioso sarà sempre il weekend. Ciao.
Eliminaok, aspetterò.... anche se la pazienza non è proprio il mio forte. lo rileggerò senz'altro a storia conclusa, tutto insieme...
EliminaForza Annie, trova il coraggio di consegnare quella lettera! Dopo questo primo scambio epistolare mi formicolavano le punte dei piedi, immagino che la temperatura salirà ancora di parecchi gradi nei prossimi appuntamenti. Grazie come sempre Francy per la traduzione e concordo con te sul fatto che alle volte, come nella vita anche nella lettura tendiamo ad affrettarci senza assaporare appieno i particolari di un momento, che magari fanno la differenza. In questo caso ho già riletto la sesta parte diverse volte...al prossimo fine settimana! Deborah
RispondiEliminaCompletamente d'accordo Deborah!
Elimina