DESIDERIO DI VENDETTA (# 6 serie KGI) di Maya Banks (Leggereditore)

COMPLIMENTI ALLA LEGGEREDITORE CHE OLTRE AD AVER PUBBLICATO DA POCO UN NUOVO ROMANTIC SUSPENSE DI PAMELA CLARE (VEDI QUI), RINNOVA L'APPUNTAMENTO CON QUESTO GENERE CHE NOI AMIAMO CON IL SESTO VOLUME DELLA BELLA SERIE DI MAYA BANKS KELLY GROUP INTERNATIONAL. LA BANKS E' SEMPRE PARTICOLARMENTE ISPIRATA QUANDO SCRIVE QUESTA SERIE E ANCHE QUESTO LIBRO NON DELUDE LE ASPETTATIVE. FAN DEL RS METTETE IN LISTA! 

Autrice: Maya Banks
Titolo originale: Shades of Gray
Traduttrice: Annalisa Fioravanti
Genere: Romantic Suspense - Contemporaneo
Ambientazione: Usa

Pubblic. originale: Berkley, 2013, pp. 390
Pubblic. italiana: Leggereditore, 4 luglio 2018, pp.232, cartaceo € 12,90 - ebook € 4,99
Parte di una serie: 6° serie KGI
Livello sensualità:  BASSO

TRAMA: P.J. Rutherford, abile cecchino, caparbia e sicura di sé, è l’unico membro femminile del KGI. Compagni della stessa squadra, lei e Cole sono legati da un semplice e innocuo cameratismo, fino al giorno in cui decidono di assecondare la reciproca attrazione. La mattina successiva alla loro unica notte di passione, vengono però coinvolti in una difficile missione che si concluderà con esiti drammatici. Incapace di dimenticare le indicibili violenze subite, per non trascinare i compagni di squadra nelle ombre oscure che l’hanno avvolta, P.J. sceglie di allontanarsi dal KGI e affrontare da sola le sue tenebre. Ma a distanza di mesi Cole ha chiari i sentimenti che lo legano a lei e non può rassegnarsi alla sua fuga… Coadiuvato dal resto della squadra, si mette quindi sulle sue tracce, sebbene sia consapevole che aiutare P.J. a fare giustizia significhi sacrificare la propria lealtà al KGI e probabilmente mettere a repentaglio le loro stesse vite…


“Desiderio di vendetta” è adrenalina pura. Certo, la legge e  l’etica in questo caso sono messe da parte, ma quando leggerete questa storia probabilmente la penserete come me: che soddisfazione! 
Sto parlando dell’ultimo romanzo uscito in italiano di Maya Banks che, finalmente (parere personale), è tornata a scrivere un romantic suspense degno di questo nome.
Per chi ama le avventure del KGI, ecco (dopo un bel po’ di tempo) i fratelli Kelly e i loro compagni impegnati in una nuova avventura. In particolare questo libro è dedicato a Cole e a P. J., la sola donna del gruppo. Lei e Cole sono i cecchini e si coprono le spalle a vicenda nella varie missioni ad alta pericolosità in cui sono coinvolti. Sarò sincera: negli altri libri non mi era molto simpatica questa donna che sfotteva i compagni,  si vestiva e parlava come un uomo e si chiudeva in silenzi come a dire “lasciatemi in pace”. Cole era il compagno, l’amico e il camerata…niente di più, o almeno così pareva.
In realtà, Cole prova dei sentimenti che vorrebbe finalmente far conoscere alla ragazza ma ha paura di essere respinto, però ci prova. Cole è un uomo forte ma sa farsi da parte per non apparire soffocante, anche se vorrebbe essere sempre sicuro che la donna che ama non corra rischi. Mentre sono in licenza la va a cercare e la trova in una situazione un po’particolare: sta litigando con tre dei componenti della squadra di cui faceva parte prima di entrare nel KGI. Cole le dà una mano a districarsi e da cosa nasce cosa, fino a trovarsi nello stesso letto.
…”PJ. era accoccolata tra le braccia di Cole con la testa poggiata sul suo petto, presa nella morsa della stanchezza. Si sentiva distesa, rilassata ed estremamente soddisfatta. Era da molto tempo che non si sentiva così bene.
..-Sono felice che tu sia venuta al KGI -  le mormorò sulle labbra. -Non potrei immaginare la squadra senza di te-
…Chiuse gli occhi e lo strinse forte a sé  avviluppandolo con le braccia , fino a che, pelle contro pelle, i loro corpi non si confusero in un’ unica sagoma.
…Sembrava dannatamente simile a fare all’amore.”
I due non hanno però il tempo di  godersi la loro notte d’amore, perchè vengono chiamati da Steele, il loro caposquadra, ad una missione particolare in cui PJ dovrà fare da esca. Cole non vorrebbe esporla e pure P.J. ha qualche perplessità, soprattutto perché il sentimento che ha scoperto di provare per l’uomo la rende umana e non più una macchina da combattimento.Pur con i localizzatori e tutta la squadra al seguito, la missione fallisce e la donna è segnata da brutture di ogni genere.
Quando ho letto questa parte sono stata male! Non riuscivo a togliermi dalla mente le immagini  che le parole scritte mi avevano proiettato nella testa: dolore, rabbia e schifo allo stato puro.
Ho inveito anche contro chi doveva proteggerla perché,  essere ritardati dal traffico, voleva dire non
aver preso le misure di sicurezza necessarie e ciò non era ammissibile.
Posso immaginare i sentimenti che ha provato Cole sentendo ciò che accadeva a P.J. senza poter intervenire subito!
La seconda parte del libro è dedicata alla ricerca dei cattivi e lascio, a chi leggerà, la soddisfazione  di scoprire come andrà a finire. Ci sono un altro paio di leggerezze da parte della squadra, ma lasciamole passare perché sono necessarie al prosieguo e alla soluzione dei fatti raccontati.
Anche qui, come nelle altre puntate della serie KGI, l’ambientazione è varia : si passa da Denver a Fort Lauderdale e si fa una capatina in Europa ( ma tanto chi lavora con i Kelly è abituato a girare il mondo in lungo e in largo, col jet privato e con macchine e armamenti che saltano fuori ovunque) e, in maniera diversa, si rivedono quasi tutti i personaggi dei libri precedenti, alcuni dei quali sono ancora segnati da ferite, nello spirito, di difficile cicatrizzazione.
Mi sono piaciute le donne della famiglia che hanno formato una sorta di gruppo di sostegno nel quale ora includono anche P.J. e sono contenta che la loro vita sia andata avanti anche dopo le prove che le hanno coinvolte.
…” Non sembravano donne che avevano subito traumi simili al suo, anche se era perfettamente a conoscenza del contrario. P.J. aveva preso parte ad ognuna della missioni che avevano riportato  quelle donne  a casa  dai loro cari. E ognuna, a modo suo, aveva dovuto attraversare il proprio inferno personale. Erano delle sopravvissute.
Era così assorta ad analizzare quelle donne che non si rese conto che Sophie si stava dirigendo verso di lei finchè non se la trovò davanti.
…-Ora sei qui, disse Rachel ed è tutto quello che conta. Il KGI  non è lo stesso senza  di te.
PJ. sorrise, scaldata  dalle premurose attenzioni e dal sostegno che le altre donne le stavano mostrando. Forse la fine del mondo era davvero vicina. P. J. Rutheford  stava facendo amicizia.”
L’argomento del romanzo è purtroppo qualcosa che conosciamo un po’ tutti: l’abuso, il traffico di minori e le perversioni di chi fa questo genere di “commercio”. Ecco perché all’inizio ho detto che , pur violando la legge e la morale, la fine che è loro toccata, non mi è dispiaciuta. Bisogna ricordare che parliamo sempre di un romanzo…poi la vita è altro.
Comunque, è una lettura intrigante, sebbene la sensualità  che l’autrice sa descrivere  molto bene, sia qui  molto leggera, sacrificata a favore del dramma e delle violenze che fanno da filo conduttore  alla vicenda.










COME INIZIA IL ROMANZO...
1
P.J. Rutherford inclinò la sedia all’indietro e poggiò bruscamente un piede sul tavolo di fronte a lei. Si sistemò il cappello da cowboy, celando quasi del tutto gli occhi, e puntò lo sguardo attraverso la spessa coltre di fumo che riempiva la sala, per osservare la band che stava per salire sul palco.
La cameriera sbatté una bottiglia di birra vicino al suo stivale e si allontanò sculettando. Conservava le buone maniere per la clientela maschile con cui amava chiacchierare e flirtare.
P.J. era una di poche parole. Da quando aveva iniziato a frequentare quel posto, non aveva mai scambiato una parola con anima viva. Certo non si poteva dire che fosse una ragazza come tutte le altre, eppure, nonostante tutte le sue stranezze, era esattamente così.
Le piaceva andare in quel posto per staccare la spina tra una missione e l’altra. Malgrado per molti non fosse esattamente il luogo ideale per andarsi a rilassare, P.J. adorava buttare giù qualche birra, respirare fumo passivo, stordirsi le orecchie con cover scadenti e assistere a qualche rissa.
Provò imbarazzo per il chitarrista che stava eseguendo un pessimo riff, e quando il microfono fischiò, digrignò i denti stizzita. Quei tizi erano dei dilettanti. Probabilmente era la loro prima esibizione, e questo significava che sarebbe tornata a casa completamente sorda e con l’emicrania, ma era sempre meglio di passare la serata da sola nel suo appartamento sotto l’effetto del jet lag. Erano tre giorni che non dormiva, in realtà avrebbe potuto farlo in qualsiasi momento, ma era ancora pervasa dall’adrenalina per l’ultima missione.
Si sentiva tesa e irrigidita come una molla arrugginita, con i muscoli ancora contratti.
Inoltre, l’aver partecipato allo sfarzoso, lieto e stucchevole ricevimento tenutosi dai Kelly, completo di doppio matrimonio, vero amore, poppanti e altre stronzate melense, non aveva fatto altro che peggiorare le cose.
Non perché fosse cinica riguardo all’amore. Tutt’altro. Era una lettrice accanita di romanzi rosa, e odiava quando la gente la prendeva in giro per questo.
Tuttavia a volte, trovava davvero insopportabili tutte quelle sdolcinate manifestazioni di sostegno e amore incondizionato che i membri della famiglia Kelly si dimostravano tra loro. Possibile che nessuno desse mai in escandescenza?
La verità era che lì in mezzo si sentiva un pesce fuor d’acqua. Per questo preferiva essere fedele alla sua squadra e attenersi rigidamente alle regole, lasciando che fosse Steele a prendere gli ordini da Sam o Garrett Kelly. Lei avrebbe seguito il suo caposquadra, e il giorno in cui anche Steel fosse rimasto invischiato in quelle allegre e spumeggianti stronzate, avrebbe appeso definitivamente il fucile al chiodo.
Le piaceva Steele. P.J. sapeva esattamente come comportarsi quando era con lui. Sempre. Non era il tipo che indorava la pillola. Se facevi una cazzata, veniva subito a chiederti spiegazioni. E se facevi bene il tuo lavoro non ricevevi alcun riconoscimento speciale perché, come diceva lui, avevi solo fatto il tuo dovere.
E le piaceva la sua squadra. Certo, Coletrane era un’enorme spina nel fianco, ma era carino e del tutto innocuo. Inoltre era anche un bersaglio perfetto per le sue prese in giro. Era facile, fin troppo facile istigarlo. Aveva abboccato al suo amo già un milione di volte.
Tra i due era lei il tiratore migliore, e lo sapeva senza falsa modestia. Ma questo non arrestava quel sano spirito di competizione che scorreva tra loro. Anzi li spingeva entrambi a migliorarsi e rendeva il loro rapporto rilassato e informale. Proprio come piaceva a lei.
Il brano terminò, e P.J. tirò un sospiro di sollievo. Sembrava che la band stesse per prendersi una piccola pausa, ma le orecchie continuavano a ronzarle per il rumore assordante di qualche attimo prima.
Si allungò per prendere la bottiglia sul tavolo quando all’improvviso notò un gruppetto di tre persone varcare l’ingresso. La mano le vacillò, e solo per un pelo riuscì a non far cadere la bottiglia. Sentì lo stomaco precipitare in picchiata, e per un istante pensò di correre a nascondersi in bagno. Altrettanto rapidamente la rabbia rimpiazzò il panico improvviso. Perché diavolo avrebbe dovuto nascondersi? Non aveva fatto nulla di sbagliato. Erano stati il suo ex e i suoi due amichetti a fregarla, non il contrario.
Si costrinse a spostare lo sguardo da un’altra parte, facendo finta di osservare qualcosa dall’altro lato del locale. Sperava di non essere stata vista ma poi, spiandoli con la coda dell’occhio, si accorse che Derek la stava fissando.
L’uomo si bloccò per un attimo, poi diede un colpetto con il gomito a Jimmy e a Mike e puntò il dito verso di lei.
Cazzo. Stanno venendo da questa parte. Proprio quella sera che avrebbe voluto solo essere lasciata in pace.
Stava ancora fissando dritto davanti a sé quando Derek le si piazzò davanti. P.J. alzò lo sguardo su di lui fingendo un’espressione fredda e impassibile.
«P.J., allora è qui che vieni adesso?» biascicò Derek. «Non pensavo ti piacesse questo genere di posti.»
Quel tono offensivo le diede ai nervi.
«Levati di torno, Derek.»
L’uomo inarcò un sopracciglio e sollevò un angolo della bocca in un ghigno. «Un tempo non mi parlavi così. O almeno prima che decidessi di mettere la tua squadra nella merda. Dove lavori ora, P.J.? Di certo non qui dentro. Non hai il fisico adatto.»
La vecchia P.J. gli sarebbe già saltata al collo e lo avrebbe messo al tappeto, ma la nuova P.J.?
Fanculo. Non c’era niente che non andasse nella vecchia P.J.
Si alzò dalla sedia, inclinò all’indietro il cappello e lanciò una gelida occhiata ai tre uomini. Ai tempi erano molto legati. Tutti e quattro. Lei e Derek erano stati insieme per due anni; avevano iniziato a frequentarsi non appena si era arruolata negli swat, ed erano riusciti a mantenere segreta la loro relazione facendola passare per una semplice amicizia, ed entrambi erano profondamente legati a Jimmy e a Mike.
Derek sogghignò, certo che P.J. fosse sul punto di andarsene. Perché quella era la cosa che le riusciva meglio: scappare.
Non quella volta.
P.J. caricò il pugno e lo colpì dritto sul naso.
Derek barcollò indietreggiando di qualche passo, portandosi le mani al volto proprio mentre la testa gli scattò all’indietro. Si guardò le dita sporche di sangue e caricò minacciosamente verso di lei. P.J. rimase immobile, decisa a non farsi intimidire da quello stronzo.
«Ma che cazzo fai?» ruggì.
«Qualcosa che avrei dovuto fare molto tempo fa» disse freddamente. «Stammi a sentire, coglione. Non ho tempo per le tue stronzate. Non me ne frega un cazzo di te e dei tuoi stupidi amichetti, perciò fai un favore a entrambi e lasciami in pace.»
«Stronza una volta, stronza per sempre, eh, P.J.?» disse Mike arricciando le labbra.
«Pensa quello che ti pare, Mike» gli rispose con tono calmo e pacato. «Io me ne sono andata con la coscienza a posto. Tu puoi dire lo stesso?»
Mike divenne paonazzo dalla rabbia. Stava per dirigersi verso di lei quando Jimmy lo afferrò per il braccio.
«Cazzo, Mike, non vorrai mica fare a botte con una donna in un luogo pubblico?»
«Accomodati pure,» disse P.J. con tono gentile «mi farebbe felice spaccarti le ossa.»
«Ma che ti è successo?» chiese Derek. «Da quand’è che sei diventata così impassibile?»
«Scusa se non faccio i salti di gioia dopo quello che mi avete fatto. Non sono io quella con la coscienza sporca, ma tu e i tuoi due amichetti. Mi hai chiesto di far finta di niente, di girarmi dall’altra parte, ma siccome non è andata come volevi, hai deciso di usarmi come capro espiatorio. Sai che ti dico? Vaffanculo a tutta questa storia e vaffanculo anche tu. E ora levati dalle palle.»
Era così concentrata sui suoi ex compagni di squadra che non si rese conto del nuovo arrivato fin quando un robusto braccio non le cinse la vita e la trascinò al suo fianco.
«Scusa il ritardo, cara» disse Cole. «Chi sono i tuoi amichetti?»
Di colpo P.J. si irrigidì, rimanendo a bocca aperta per lo stupore. Per rimediare a quel piccolo passo falso, Cole avvicinò le labbra alle sue e le diede un lungo e languido bacio.
Era talmente sconvolta e scioccata da quell’apparizione improvvisa che non poté fare altro se non restarsene imbambolata lì in piedi a farsi violare la bocca.
Che parola ridicola. L’aveva letta milioni di volte nei suoi romanzi, e da adolescente l’idea di essere violata l’avrebbe fatta scoppiare in una risatina nervosa. Ma dannazione, era l’unica parola che le veniva in mente mentre Cole le esplorava meticolosamente ogni angolo della bocca.
Cole si scostò, i suoi occhi blu brillavano divertiti. I capelli erano leggermente più lunghi del solito, pettinati a spazzola con l’ausilio di quel che sembrava essere gel. L’avrebbe preso in giro più tardi per quell’acconciatura. Prima avrebbe dovuto capire che diavolo ci facesse nel suo bar dal momento che si sarebbe dovuto trovare dall’altra parte del Paese, in Tennessee.
Quando si allontanò, P.J. lo guardò meglio e per poco non scoppiò a ridergli in faccia. Era ancora in tenuta da combattimento, maglietta nera e anfibi. Sembrava si fosse precipitato nel locale l’istante dopo aver terminato l’ultima missione; cosa molto probabile visto che si trovava lì e non in Tennessee.
Doveva ammettere però che aveva tutta l’aria del duro. Era così imponente che lei a confronto sembrava uno scricciolo, ed era almeno cinque centimetri più alto di Derek, che era il più alto del trio. I bicipiti erano gonfi e costretti sotto le maniche corte della maglietta.
Non sarebbe riuscita a fare di meglio nemmeno pianificando la cosa. Cole aveva avuto davvero un tempismo perfetto.
****
DA LEGGERE NELLA SERIE KGI/
THE KELLY GROUP INTERNATIONAL

1.The Darkest Hour (2010) - ed.italiana: L'ORA DELLA VERITA', Leggereditore, gennaio 2014 - Ethan Kelly e sua moglie Rachel -VEDI QUI la ns. recensione
2. No Place to Run (2010) - ed.italiana: NESSUNA VIA DI FUGA, Leggereditore, giugno 2014 - Sam Kelly e Sophie Lundgren -VEDI QUI la ns. recensione
3. Hidden Away ( 2011) - ed.italiana: NASCOSTI NELL'OMBRA, Leggereditore, maggio 2015 Garrett Kelly e Sarah Daniels -VEDI QUI la ns. recensione
4.Whispers in the Dark (2012)  - ed.italiana: SOSPIRI NEL BUIO, Leggereditore, gennaio 2016 Nathan Kelly e Shea -VEDI QUI la ns. recensione
5. Echoes at Dawn (2012)  - ed.italiana: ORIZZONTI SCONOSCIUTI, Leggereditore, giugno 2017 - Rio e Grace Peterson -VEDI QUI la ns. recensione
5.5. Softly at Sunrise, (2012) - novella  - ed.italiana: ALBA DI FUOCO, Leggereditore, luglio 2018 - Rachel Kelly e suo marito Ethan
6. Shades of Gray (2012)  - ed.italiana: DESIDERIO DI VENDETTA, Leggereditore, LUGLIO 2017P.J. e Cole
7. Forged in Steele (2013) - Steele e Maren Scolfield
8. After the Storm (gennaio 2014)  - Donovan Kelly
9. When Day Breaks ( giugno 2014) - Swonson 'Swonny' e  Eden


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L'AUTRICE

Maya Banks  è il nom de plume di Sharon Long. L'autrice vive in Texas con il marito , i tre figli e un assortimento di gatti. Quando non scrive, alla Banks piace andare a caccia, a pesca o giocare  a poker. Vera 'figlia del Sud', ama proporre nei sui libri personaggi e ambienti del sud degli Stati Uniti. Oltre alla serie Romantic Suspense  KGI, l a Banks ha anche scritto storici e ha da poco pubblicato una serie erotica tradotta anche in italiano.

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