LA DONNA DI PIETRA di Roberta Ciuffi

Autrice: Roberta Ciuffi
Genere: Storico
Ambientazione: Toscana, 1880
Pubblicazione: Roberta Ciuffi , agosto 2017, pp 194
Livello sensualità: Medio
Disponibile solo in ebook a €0,99

TRAMA: Bella, ma fredda, distaccata, apparentemente priva di sentimenti. Una donna di pietra. Così appare l’inflessibile signorina Adelia Corsini. Fin da bambina la sua famiglia l’ha messa in disparte in favore della più brillante e socievole sorella minore, Alma. In seguito, Diego Guerra, l’uomo di cui si era innamorata, l’ha illusa e poi abbandonata per sposare proprio Alma. Da allora Adelia sembra aver perduto la capacità di provare emozioni. Si è chiusa nella sua bella casa, con i suoi domestici e la zia Clementina, occupandosi solo di opere di carità e di gestire le sue proprietà. Ed è così che le piace la sua vita: tranquilla, ordinata e protetta.  Nove anni prima, il dottor Diego Guerra è stato ingannato e spinto a un matrimonio infelice. Adesso Alma non c’è più, la sua carriera è in discesa e le condizioni delle sue finanze sono disastrose. Quando, inghiottendo l’orgoglio, Diego si costringe a battere alla porta di casa Corsini assieme ai suoi tre bambini per chiedere aiuto, la tranquilla esistenza di Adelia è sconvolta. E, pian piano, la statua si sgretola, la pietra va in frantumi… al contrario del cuore di Adelia, che torna alla vita. 


Di Roberta Ciuffi ho letto parecchio ma il romanzo che preferisco è, sino ad ora, “La donna di pietra”. L’ho trovato molto profondo e intenso e mi sono subito sentita in sintonia con la protagonista.
A  Bagni, in Toscana, nel 1880, Adelia Corsini vive una vita solitaria da tanto tempo, con solo la compagnia della zia Clementina e del vecchio cane Lollo  e, a trentun anni , si è ormai rassegnata a non avere né figli né marito. O meglio, esternamente sembra una “donna di pietra” ma nel suo intimo ci sono tanti sentimenti che a nessuno è stato mai permesso conoscere….tranne forse una volta.
Figlia primogenita, ha visto l’amore dei genitori riversarsi sulla sorellina Alma, alla quale tutto era concesso e perdonato e che la stessa Adelia avrebbe dovuto amare, incensare e comprendere solo perché, essendo la maggiore, doveva comportarsi da adulta, sempre, anche a quattro o cinque anni.
Otto  anni prima degli avvenimenti raccontati, quando Adelia era ormai una signorina, nella cerchia di famiglia entra il dottor  Diego Guerra e la giovane conosce i palpiti dell’amore anche incoraggiata dalla predilezione che il medico le dimostra.
Quando tutto le fa pensare che finalmente stia per arrivare la proposta di matrimonio, Diego cambia atteggiamento, sembra irritato e sarcastico nei suoi confronti e, ironia della sorte, sposa la sorella Alma. 
Adelia subisce una delusione terribile ma esteriormente non cambia il suo atteggiamento, però rompe ogni rapporto con la sorella, che nel frattempo si è scoperta per quello che veramente è, gretta, egoista e narcisista, e getta nel fuoco le lettere, chiuse, che questa le invia.
Dopo otto anni, con sua grande meraviglia,  arriva una missiva del cognato che le annuncia la nascita di una nipotina e la morte contemporanea della sorella e ciò la spinge, per dovere famigliare, a fargli visita a Roma, dove il dottore ha residenza e lavoro.
Senza per altro poter  vedere  la neonata,  Adelia trova un Diego  completamente diverso dal suo ricordo di ragazza, e molto delusa torna nel suo freddo e solitario palazzo.
Ma le sorprese non sono finite: per ironia della sorte, qualche tempo dopo, il cognato e ben tre nipoti, due maschietti di sette e cinque anni che lei non sapeva esistessero, e la piccolina con la balia, sono costretti a chiederle ospitalità in nome della parentela: Adelia fa quel che deve fare perché loro “sono la sua famiglia”.
Il romanzo continua e non mi vergogno a dire che man mano che proseguivo nella lettura, controllavo quante pagine mi mancavano alla fine, perché mi auguravo che al dottor Guerra  fosse finalmente data una bella lezione anche se pian piano l’uomo capirà che qualcosa non è come gli era stato fatto credere della cognata in passato. L’accenno di una corteggiamento da parte di un collega nei confronti di Adelia, fa riemergere sentimenti dell’antico amore che forse non era mai morto ma solo messo da parte per orgoglio ferito. Adelia, che è la vera vittima, prova un tenue filo di speranza nel vedere la gelosia dell’uomo ma non osa credere che ci possa essere anche per lei un po’ di felicità.
I protagonisti, per me, sono proprio su due piani distinti come sensibilità, come modo di agire, come maturità emotiva. Diego è un personaggio che mi ha suscitato antipatia per la sua credulità, il suo disinteresse per i figli, l’incapacità di gestire famiglia e lavoro. A causa di un suo errore ha perso tutto, ha chiesto aiuto alla cognata ma continua a mantenere un atteggiamento strafottente e quasi da vittima. Solo una drammatica perdita, lo porterà a porsi delle domande, ma sarà la zia Clementina a dargli il colpo di grazia con una verità del tutto diversa da quella da lui conosciuta e il lieto fine arriva come un terremoto che rompe tutti i muri che erano stati costruiti.
Gli altri personaggi fanno un po’ da contraltare alla signorilità della donna con la loro goffaggine e boriosità.
L’autrice ha scavato profondamente nei sentimenti di Adelia mettendo in evidenza sia il positivo che il negativo e l’ha resa viva anche nella sua rigidità. Gli sfoghi nervosi, il pianto, l’andarsene da casa con un vecchio cappotto per cercare una solitudine fisica e mentale, lo scatto improvviso con due statuine di porcellana a farne le spese, e il cedimento finale che segna anche la sua vittoria, sono stati tutti piccoli tasselli che hanno creato un personaggio stupendamente vero.
Mi sarebbe piaciuta una conclusione più articolata, perché mi dispiaceva lasciare questa donna così forte ma anche così umana, ma forse avrebbe alterato l’equilibrio del personaggio.
Roberta Ciuffi penserà che non sono mai contenta…forse è così, ma è solo perché il romanzo mi è piaciuto tanto perché lei ha saputo, anche solo con brevi cenni, rendere visibile ciò che ha scritto!
Complimenti per la cover che mi sembra azzeccatissima: la donna che si avvia verso l’autunno anche della sua vita, si guarda alle spalle e forse si aspetta ancora che accada qualcosa che non la faccia sentire più sola…questo è ciò che ho pensato guardandola.





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ADORABILE PREDA 
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SPOSAMI BUGIARDA
Cosa farebbe una ragazza del ghetto londinese del Nido dei Corvi per sfuggire al suo destino? Praticamente, tutto. Ma Melly Wotton è diversa, lei ha dei principi… non sufficienti però a impedirle di afferrare una buona occasione, quando se ne presenta una. La vita come assistente alla Casa di Accoglienza per Donne Sole di Clerkenwell è dura e quando una giovane vedova sconosciuta appena arrivata in città le muore tra le braccia, Melly pensa che la sua occasione sia arrivata. Indossare i suoi abiti, appropriarsi del suo nome, dei suoi documenti, della sua vita… della sua famiglia… La tentazione è troppo forte. L’unica cosa di cui non può appropriarsi è la sua educazione, ma Melly non ritiene che sia troppo importante. Ed è così che una sera una sorta di spazzacamina dai disordinati riccioli dorati, i modi di un monello da strada e un accento terribile bussa alla casa della distinta famiglia Jeffer, a Hampstead, annunciando di essere la moglie del defunto Anthony Jeffer. 
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Amore, scrivimi! (Gli amori dei Bawden Vol. 1) - scritto come Sarah Bean
È possibile innamorarsi di un uomo solo perché è un marchese, scrive delle belle lettere e la sua miniatura mostra un viso attraente e penetranti occhi neri? E se lui non fosse chi dice di essere? E se lei non fosse chi dice di essere? Una divertente storia di amori e reciproci inganni sotto il cielo d'Inghilterra.  
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L'AUTRICE DICE DI SE'...

Ogni volta che parlo di me, inizio dicendo che sono romana. In effetti, uno dei motivi per cui ho cominciato a scrivere è stato proprio il desiderio di raccontare un mondo ormai perduto ma che sentivo ancora vibrare attorno a me, nei suoi vicoli, nelle torri, nelle piazzette incantate tuttora isolate dai rumori del traffico, e cui sembrano talvolta sovrapporsi le immagini di una città scomparsa. E non dimentichiamo i monumenti, che i miei antichi –e odierni- concittadini sono sempre stati così bravi a far… scendere dal loro piedistallo!
Un altro elemento della mia appartenenza romana che ritroverete nei miei romanzi è quel lampo d’umorismo, quell’incapacità di ignorare il lato buffo o ridicolo che sempre fa capolino anche in alcune delle circostanze più amare della vita. L’incapacità di sopportare la boria e la presunzione senza una battuta che ne riduca le dimensioni!
La penna leggera e il sorriso sulle labbra, l’hanno definito alcune delle mie lettrici. E spero che sia proprio così.

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1 commento:

  1. Grazie, Piera! Recensione entusiastica che ha riempito di entusiasmo anche me!

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