MI FA MOLTO PIACERE SAPERE CHE QUESTA TRADUZIONE VI STA COINVOLGENDO, QUALCUNA DI VOI HA PERSINO DECISO DI ACQUISTARE IL LIBRO IN INGLESE...BRAVE! VI CAPISCO, QUESTO ROMANZO DA'DIPENDENZA ;) .
GRAZIE ANCHE A TUTTE QUELLE CHE HANNO APPREZZATO IL MIO IMPEGNO COME TRADUTTRICE, E' UN HOBBY CHE MI DA' SODDISFAZIONI.
IL LIBRO,COME SAPETE, E' "HARD TIME" DELL'AUTRICE AMERICANA CARA MCKENNA, PURTROPPO NON ANCORA PUBBLICATO IN ITALIA. VEDRETE CHE IN QUESTA QUARTA PARTE LA TEMPERATURA COMINCIA A DIVENTARE... MUY CALIENTE! BUONA LETTURA.
QUARTA PARTE
CAP. 4
Quella notte pensai a cose tremende. A un letto con un sottile telaio di ferro e al corpo lungo e possente di un uomo sdraiato su una lisa coperta nella calura estiva. All’elastico in vita di un pigiama da prigione, spinto in giù da una grande mano abbronzata per liberare un’erezione… spessa , turgida, pronta.
Prima una carezza lenta per iniziare, poi più veloce. Meno delicata. E quel viso. Lineamenti perfetti, tesi, gli occhi scuri chiusi.
Per la prima volta, da mesi, la mia mano scivolò in basso. Io e la mia mano da sole nel mio letto, nella mia stanza, in questa notte solitaria…chiedendomi se un uomo mi stava pensando e stava facendo lo stesso a venti miglia da lì.
Anche se non sono mai davvero da solo, di notte, qui.
Come funzionava? Mi chiesi, mettendo in ‘Pausa’ la scena. I detenuti facevano le cose discretamente, per evitare di fare incazzare i compagni di cella, o ognuno faceva semplicemente quello che aveva da fare, perché tanto così facevano anche gli altri, perciò chi se ne frega? Sperai nella prima ipotesi, quella più civile. O forse quella più disperata. Quella di Eric Collier che soffocava gemiti e ansiti, irrigidendo il corpo per mascherare i suoi movimenti mentre le labbra formavano due sillabe silenziose.
Annie.
Avrebbe pensato alle cose che non poteva permettersi, ai modi in cui non stava con una donna da cinque anni. Al caldo umido di una bocca vogliosa. Al caldo umido della mia…che parola avrebbe usato lui? Passera, probabilmente. O figa. Sì, figa. Brutale e senza eufemismi, ben si adattava al suo mondo. Se lo avesse detto a me mi avrebbe dato fastidio ma, non era quello che volevo in realtà? Niente che addolcisse le cose che mi diceva? Parole vibrate e secche, provenienti dalla sua morbida lingua. La sua lingua... Sentiva la mancanza del sapore di una donna, dopo tutto quel tempo? Avrebbe voluto farlo, o sarebbe stato egoista e concentrato solo su quello che avrei potuto offrire io al suo uccello?
Annie, avrebbe sussurrato.
E io avrei mormorato: Sì?
Lui avrebbe detto…avrebbe detto… avrebbe detto: Fatti assaggiare. E' passato così tanto tempo. Fatti baciare. Lì giù. Mi avrebbe almeno chiesto il permesso? Forse sarebbe stato tutto mani vogliose e prepotenti. Nessuna permesso, nessun eufemistico “lì giù”.
Sdraiti. Devo assaggiarti la figa.
Tutto il mio corpo fu percorso da un fremito. Pensai che la stessa cosa stesse succedendo anche a lui, a due città di distanza, in quella specie di cuccia umana in cui veniva rinchiuso ogni sera. Avrebbe potuto evadere per alcuni attimi, pensandomi. Pensando a noi due, insieme.
I movimenti della sua mano, gli ondeggiamenti dei suoi fianchi. Si sarebbe sollevato la maglia dalla cintura, mostrando i muscoli tesi e definiti del suo stomaco, la mano avrebbe poi affrettato i movimenti e…
Sobbalzai quando il telefono prese vita, vibrando sul comodino di vetro vicino al mio letto. La mia mano uscì dai boxer con cui dormivo e cercò a tentoni l’apparecchio. Mamma cell.
Schiacciai Rifiuta. Non era abbastanza tardi perché fosse un’emergenza e non me la sentivo proprio di passare dal masturbarmi pensando a un detenuto a una chiacchierata su cosa stesse sbocciando nel giardino dei miei genitori. Non potevo passare dall’immaginare il mio nome sulle labbra di Collier al sentirlo pronunciare dalla vivace voce di mia madre.
Domani, pensai, spegnendo il telefono. E tornai alle mie fantasie, alle parole rudi e agli aliti caldi, alla bocca vogliosa di un uomo in lunga astinenza, sostituita dalle mie dita. Non c’era nient’altro per me, quella sera almeno. Il mondo reale poteva aspettare.
GRAZIE ANCHE A TUTTE QUELLE CHE HANNO APPREZZATO IL MIO IMPEGNO COME TRADUTTRICE, E' UN HOBBY CHE MI DA' SODDISFAZIONI.
IL LIBRO,COME SAPETE, E' "HARD TIME" DELL'AUTRICE AMERICANA CARA MCKENNA, PURTROPPO NON ANCORA PUBBLICATO IN ITALIA. VEDRETE CHE IN QUESTA QUARTA PARTE LA TEMPERATURA COMINCIA A DIVENTARE... MUY CALIENTE! BUONA LETTURA.
QUARTA PARTE
CAP. 4
Quella notte pensai a cose tremende. A un letto con un sottile telaio di ferro e al corpo lungo e possente di un uomo sdraiato su una lisa coperta nella calura estiva. All’elastico in vita di un pigiama da prigione, spinto in giù da una grande mano abbronzata per liberare un’erezione… spessa , turgida, pronta.
Prima una carezza lenta per iniziare, poi più veloce. Meno delicata. E quel viso. Lineamenti perfetti, tesi, gli occhi scuri chiusi.
Per la prima volta, da mesi, la mia mano scivolò in basso. Io e la mia mano da sole nel mio letto, nella mia stanza, in questa notte solitaria…chiedendomi se un uomo mi stava pensando e stava facendo lo stesso a venti miglia da lì.
Anche se non sono mai davvero da solo, di notte, qui.
Come funzionava? Mi chiesi, mettendo in ‘Pausa’ la scena. I detenuti facevano le cose discretamente, per evitare di fare incazzare i compagni di cella, o ognuno faceva semplicemente quello che aveva da fare, perché tanto così facevano anche gli altri, perciò chi se ne frega? Sperai nella prima ipotesi, quella più civile. O forse quella più disperata. Quella di Eric Collier che soffocava gemiti e ansiti, irrigidendo il corpo per mascherare i suoi movimenti mentre le labbra formavano due sillabe silenziose.
Annie.
Avrebbe pensato alle cose che non poteva permettersi, ai modi in cui non stava con una donna da cinque anni. Al caldo umido di una bocca vogliosa. Al caldo umido della mia…che parola avrebbe usato lui? Passera, probabilmente. O figa. Sì, figa. Brutale e senza eufemismi, ben si adattava al suo mondo. Se lo avesse detto a me mi avrebbe dato fastidio ma, non era quello che volevo in realtà? Niente che addolcisse le cose che mi diceva? Parole vibrate e secche, provenienti dalla sua morbida lingua. La sua lingua... Sentiva la mancanza del sapore di una donna, dopo tutto quel tempo? Avrebbe voluto farlo, o sarebbe stato egoista e concentrato solo su quello che avrei potuto offrire io al suo uccello?
Annie, avrebbe sussurrato.
E io avrei mormorato: Sì?
Lui avrebbe detto…avrebbe detto… avrebbe detto: Fatti assaggiare. E' passato così tanto tempo. Fatti baciare. Lì giù. Mi avrebbe almeno chiesto il permesso? Forse sarebbe stato tutto mani vogliose e prepotenti. Nessuna permesso, nessun eufemistico “lì giù”.
Sdraiti. Devo assaggiarti la figa.
Tutto il mio corpo fu percorso da un fremito. Pensai che la stessa cosa stesse succedendo anche a lui, a due città di distanza, in quella specie di cuccia umana in cui veniva rinchiuso ogni sera. Avrebbe potuto evadere per alcuni attimi, pensandomi. Pensando a noi due, insieme.
I movimenti della sua mano, gli ondeggiamenti dei suoi fianchi. Si sarebbe sollevato la maglia dalla cintura, mostrando i muscoli tesi e definiti del suo stomaco, la mano avrebbe poi affrettato i movimenti e…
Sobbalzai quando il telefono prese vita, vibrando sul comodino di vetro vicino al mio letto. La mia mano uscì dai boxer con cui dormivo e cercò a tentoni l’apparecchio. Mamma cell.
Schiacciai Rifiuta. Non era abbastanza tardi perché fosse un’emergenza e non me la sentivo proprio di passare dal masturbarmi pensando a un detenuto a una chiacchierata su cosa stesse sbocciando nel giardino dei miei genitori. Non potevo passare dall’immaginare il mio nome sulle labbra di Collier al sentirlo pronunciare dalla vivace voce di mia madre.
Domani, pensai, spegnendo il telefono. E tornai alle mie fantasie, alle parole rudi e agli aliti caldi, alla bocca vogliosa di un uomo in lunga astinenza, sostituita dalle mie dita. Non c’era nient’altro per me, quella sera almeno. Il mondo reale poteva aspettare.
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La situazione comincia a scaldarsi...ma Francy me la interrompi così?!Uffa!
RispondiEliminaAttendo con pazienza la prossima traduzione!
Deborah