Sophie balzò in
piedi, gli occhi spalancati per lo stupore e l’irritazione. Suo marito
aveva avuto la faccia tosta di tornare a casa, dopo ben cinque anni
di assenza, e senza farsi annunciare.
Non che fosse tenuto
a farlo, ovviamente. Quella, in fondo, era anche casa sua.
Tuttavia, trovava di
pessimo gusto la sua improvvisata, tanto più che era la vigilia di
Natale e stava intrattenendo degli ospiti. L’indomani l’intera cittadina
non avrebbe avuto altro di cui sparlare!
Afferrò nervosamente
il ventaglio, nel tentativo di farsi aria. La sala da pranzo era affollata
e un fuoco scoppiettante ardeva nel camino, forse era per questo che
le sue guance erano così accaldate?
Lanciò un’occhiata
sconcertata all’uomo che incedeva nella stanza con passi decisi, scambiando
cenni di saluto e sorrisi di circostanza. Non era cambiato molto dall’ultima
volta che lo aveva visto. Era sempre bello come un dio, con i lineamenti
decisi del viso, gli occhi di un azzurro intenso e la mascella ben delineata.
Alto più della maggior parte dei gentiluomini presenti, faceva la sua
grandiosa figura mentre si avvicinava alla tavola imbandita.
Sophie notò che
più di una delle donne presenti gli lanciava, in tralice, occhiate
vogliose, alle quali lui rispondeva con un ghigno divertito.
La cosa non avrebbe dovuto
toccarla. In fondo, non era mai stato un marito. L’aveva abbandonata
in quella casa di campagna subito dopo le nozze e – dopo essersi preso
il suo divertimento, togliendole la verginità – era approdato ad
altri lidi, godendosi le feste londinesi, mentre lei marciva in quel
paese dimenticato da tutti.
Da quel momento, tutto
ciò che aveva avuto da lui erano state poche lettere e una rendita
mensile. Il resto lo aveva saputo dai pettegolezzi che non risparmiavano
nessuna delle sue avventure amorose e la informavano dettagliatamente
sulle sue ultime conquiste.
Finalmente il suo sguardo
si posò su di lei, trattenendosi solo il tempo necessario a rivolgerle
un sorrisino ironico.
– Spero di non aver
interrotto la vostra festa, mia cara – disse chinandosi sulla sua
mano per baciarla con galanteria.
L’occhiata che lei
gli lanciò avrebbe potuto incendiare l’intera casa, per la rabbia
mal trattenuta.
– Ebbene sì, l’avete
fatto. Qual buon vento vi porta qui, Lyndhurst? – si era volutamente
rivolta a lui usando il titolo, invece del suo nome.
George Ernest Alexander
Malory, conte di Lyndhurst, aggrottò la fronte. Evidentemente non si
aspettava quell’ accoglienza da lei. Un tempo Sophie era stata la
più dolce e sottomessa delle creature, sempre pronta ad assecondare
ogni suo desiderio con un estatico sorriso.
Ma quei tempi erano ormai
lontani per lei. Risalivano a quando era ancora stupidamente innamorata
di quel libertino vanesio ed egoista.
Lo sguardo del conte
tornò a posarsi su di lei, come per studiarla attentamente. Quel che
vide lo lasciò senza fiato. Sophia non era più l’ingenua ragazzina
che aveva sposato. Nei suoi occhi brillava una luce nuova che lo intrigava
molto più di quanto avrebbe voluto ammettere.
– Vogliate scusarmi
– disse infine, rivolto agli ospiti presenti. – Non vedo mia moglie
da parecchio tempo e vi sarei infinitamente grato se voleste concedermi
il piacere di trascorrere la vigilia di Natale da solo con lei.
Sophie trasalì
e cercò di obiettare, ma un’occhiata decisa del marito la dissuase
dal provare ad opporsi alla sua decisione. Si ritrovò ad osservare
i suoi invitati congedarsi, l’uno dopo l’altro, fra risatine e commenti
fatti sottovoce.
Era evidente che immaginavano
calde scene di letto e amplessi appassionati, ben lungi dal conoscere
la triste realtà: suo marito non provava la benché minima attrazione
nei suoi confronti e probabilmente li aveva allontanati solo per il
piacere perverso di assistere alla sua ultima umiliazione.
Con gli occhi che le
bruciavano di lacrime represse Sophie, appena rimasti soli, si avventò
su di lui con un fiume di parole: – Come osi, lurido verme schifoso!
– improvvisamente era passata a un tono molto più confidenziale,
fatto che divertì assai il suo scaltro marito. – Pensi di poterti
presentare alla mia porta, come se niente fosse, dopo ben cinque anni
di assenza? E che io ti accolga come una mogliettina devota e paziente?
Ebbene sì. Era questo
che si era aspettato da una donna come Sophie. E il suo cambiamento
lo aveva, a dir poco, spiazzato.
Interessante.
Le guance di lei si erano
tinte di un rosso acceso, mentre inveiva. Aveva un’aria deliziosamente
indispettita e le lingue di fuoco che fuoriuscivano dai suoi occhi,
pronte a incenerirlo, la rendevano davvero affascinante.
– Suvvia, è questo
il modo di accogliere il proprio marito la sera della vigilia di Natale?
– le disse ironico. Quel gioco cominciava a piacergli, dopotutto.
– Perché non termini la tua cena mentre mi racconti qualcosa di te?
Sono così curioso, tesoro!
– Mi è passata la
fame. Tu puoi farti portare qualcosa, se vuoi, e spero ardentemente
che ti vada di traverso. Io me ne andrò a letto.
Lo sguardo malizioso
che seguì le sue parole la fecero arrossire ulteriormente. Vide
il marito inarcare le sopracciglia e si sentì obbligata a precisare:
– Da sola, ovviamente.
– Ovviamente.
Mentre gli voltava le
spalle e si allontanava impettita si sentì osservata, ma non se
ne curò. Che la guardasse pure, lei non sarebbe tornata sui suoi passi
per servirlo e riverirlo come un tempo. Quella Sophie che lui ricordava
non esisteva più.
******
Più tardi, nella
solitudine della sua camera da letto, mentre si spazzolava i lunghi
capelli castani, Sophie sentì dei passi nel corridoio. Avrebbe
riconosciuto a occhi chiusi quell’andatura e istintivamente si volse
verso la porta che, un attimo dopo, si aprì di scatto.
– Non ti hanno insegnato
a bussare?
Lui si appoggiò
allo stipite della porta con aria indolente.
– Perché dovrei bussare?
Questa è casa mia e tu sei mia moglie.
Sophie si lasciò
sfuggire uno sbuffo irritato. Avrebbe voluto cancellargli dalla faccia
quel sorrisino soddisfatto. Tuttavia, preferì ignorarlo e tornò
a volgersi verso lo specchio, agitandosi sulla poltroncina su cui era
seduta. Il mobile da toeletta di fronte a lei era pieno di bottigliette
di profumo, nastri per capelli, gioielli e ninnoli vari. Quello era
il suo regno e ben presto avrebbe fatto capire a quel presuntuoso che
lì non era gradito.
Come se non si fosse
reso conto del suo malumore, lui continuava a fissarla. Pareva seriamente
intrigato da lei. Se solo non lo avesse ritenuto impossibile, Sophie
avrebbe pensato che la stesse spogliando con gli occhi.
In realtà era proprio
quel che stava facendo.
La sua dolce mogliettina
indossava una camicia da notte talmente leggera da sembrare trasparente
e, sotto di essa, le sue forme sinuose risplendevano ai bagliori della
lampada a olio.
Deglutì, cercando di
ignorare l’impennata del suo membro che dimostrava di gradire quello
che aveva sotto gli occhi. Non se lo sarebbe mai aspettato. Non era
tornato a casa per farsi sedurre da sua moglie. In realtà l’aveva
fatto controvoglia, per puro senso del dovere. Aveva deciso che fosse
giunto per lui il momento di avere un erede, ma non immaginava che portare
a letto Sophie potesse piacergli.
L’atto consumato dopo
il matrimonio era stato frettoloso e inappagante. Lei, come la maggior
parte delle spose vergini, era rimasta ferma e immobile, aspettandosi
che lui facesse quel che doveva, senza mostrare il minimo trasporto.
Era stato come possedere un blocco di marmo.
Possibile che ora si
fosse trasformata in una femmina ammaliatrice?
Innervosita dal suo silenzio,
Sophie sbottò: – Dunque? Perché sei venuto?
– Per riscuotere il
mio regalo di Natale, mia cara.
– Quale regalo? Non
ti ho preso nessun regalo…
Ma non ebbe il tempo
di terminare la frase che lui le si era avvicinato, inginocchiandosi
di fronte a lei. In quella posizione i loro occhi erano alla stessa
altezza e Sophie poté scorgere in quelli di lui una luce inqietante,
quanto insolita. Era certa che non l’avesse mai guardata in quel modo.
– Mi riferivo a questo
regalo – chiarì in un sussurro. Poi la sua mano destra le sfiorò
la caviglia nuda, risalendo lungo il polpaccio, fino a sfiorarle il
ginocchio.
Il respiro di lei accelerò
all’istante e una risatina nervosa la scosse. – Se pensi che verrò
a letto con te perché è la vigilia di Natale, ti sbagli di grosso!
Il suo sorrisino ironico
quasi l’abbagliò. Era dannatamente bello, mentre con la mano le accarezzava
la coscia, senza staccare gli occhi dai suoi.
– Oh, no, tesoro. Tu
non verrai a letto con me perché è la vigilia di Natale, ma perché
sei mia moglie e sei tenuta a fare quello che ti chiedo.
George scorse nella sua
espressione un bagliore omicida che lo eccitò. Se Sophie avesse messo
un briciolo di quella passione nel loro amplesso, avrebbero fatto faville
insieme.
– Sei un illuso! Non
te la darò vinta!
– Ah, no?
La sua mano intanto si
era insinuata più in alto e ora accarezzava la sua parte più
intima e segreta, in lenti cerchi che le strapparono un gemito. Un piacere
devastante l’assalì all’improvviso, al punto che dimenticò ogni
cosa. Persino il risentimento che nutriva nei confronti di quell’uomo
egoista e assente svanì all’istante. – Oh, sì – si lasciò sfuggire
in un sospiro.
Lui emise una risatina
roca, di gola. Era decisamente eccitato da sua moglie. Talmente eccitato
che si diede dello stupido per averla lasciata sola così a lungo.
Sophie era una donna che meritava di essere baciata, accarezzata, assaggiata
lentamente e più volte. Una donna da amare teneramente e appassionatamente
per tutta la vita. Come aveva fatto a non capirlo prima?
Sì, quel Natale gli
aveva portato un regalo inaspettato. Il più bello che potesse
desiderare.
sarò tradizionalista, ma questo è il genere di racconto che prediligo. fabiola
RispondiEliminaBello! Quanta passione in questo Natale! :)
RispondiEliminaRacconto molto ben scritto, mi è piaciuto!
RispondiEliminaLunaspi
io avrei trasformato questo racconto "passion" in un bel "giallo"...lei uccide lui...un pò scontato forse però con un tipo del genere che scompare per 5 anni e ritorna quando gli ormoni glielo chiedono non vedo alternative!!
RispondiEliminaIl racconto è scritto bene ma l'ho trovato poco credibile (cinque anni son sempre cinque anni)e forse con i soliti clichè di genere letti ormai molte volte. Mi aspettavo anch'io un guizzo migliore di fantasia.
RispondiEliminaLaura non mi delude mai! Romantico, storico e ben scritto! Nessun appunto da fare...Brava cara!
RispondiEliminaSimona
Romance classico, perfetto, il mio preferito. Però due schiaffi e un calcio ben assestato se li meritava eccome. Poi magari una doccia fredda. ANITA GAMBELLI.
RispondiEliminaRacconto ben scritto, atmosfera azzeccata ma dopo cinque anni per questo bellimbusto ci voleva una sacra settimana natalizia su una bella graticola accesa! E il resto... con l'Anno Nuovo!!!
RispondiEliminaBrava comunque!
Bel racconto!!!
RispondiEliminaPersonaggi e atmosfera azzeccati....
sarebbero due protagonisti eccellenti per un romanzo...
Brava Laura!!!
Juliet
Amo le atmosfere storiche e i toni del romance tradizionale, e in questo racconto, pur nella brevità che non permette un gran gioco di schermaglia, l'idea del "padrone" che finisce sedotto è resa bene.
RispondiEliminaPatrizia
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaChe bello ritrovare il solito stile fresco e fluido di Laura. Bravissima.
RispondiEliminaCerto lui avrebbe meritato di soffrire, e anche molto, ma comprendo bene che lo spazio tiranno non permetteva di tergiversare. Magari esplodendo il tutto in un romanzo ci sarebbe tempo e modo per tradirlo e anche picchiarlo. Così impara a non apprezzare la moglie ^_^
Cert che se ci fa arrabbiare tanto Laura è stata proprio brava a delinearlo!
Libera
Accipicchia, con che coraggio è tornato? E proprio a Natale, una bella sorpresa davvero, e pretende che lei lo accolga a braccia aperte. Che sfacciato presuntuoso!
RispondiEliminaSe fosse accaduto l'incontrario, chissà se lui l'avrebbe aspettata...
Comunque mi è piaciuto davvero molto, e' il mio genere. Complimenti a Laura.
Be', certo il buon vecchio romance storico ha un fascino intramontabile! In effetti lui sarebbe da prendere a mazzate sulla testa con un bel ramo grosso dell'albero di Natale, secondo la ns. mentalità. Il racconto, però, si svolge 150 anni fa e l'autrice, giustamente, si è adeguata alla sensibilità di allora, che avrebbe considerato il comportamento del marito un peccatuccio veniale e quello della moglie nn solo normale ma doveroso. Siete o nn siete contente di vivere nel XXI° secolo? Che poi, uno così, prima o poi lo si perdona anche volentieri, ma dopo avergli fatto vedere i sorci verdi. In qs. caso lo spazio è tiranno.
RispondiEliminaDavvero molto bello!! mi è piaciuto tantissimo,che brava questa scrittrice :)
RispondiEliminaBè, almeno alla fine ha capito di essere stato uno stupido! Carino il personaggio di Sophie! Brava laura!
RispondiEliminaUn classico come personaggio e atmosfera, ma scritto in modo molto piacevole... e poi ragazze Laura ha chiuso il racconto con lei che raggiunge il piacere, ma chi ci dice che finito questo bel momento lui non abbia beccato un meritatissimo schiaffo per come si è comportato?!
RispondiEliminaCri
Lo stile mi è piaciuto molto, era veramente ben scritto,anche i personaggi erano ben delineati, lo si capiva anche da queste poche righe. Come trama, però, l'ho trovato molto simile ad Intime Promesse della Thomas... comunque molto appassionante.
RispondiEliminaLe storie che parlano di ritorni mi piacciono tantissimo e questa non fa eccezione. Complimenti a Laura Gay, mi sarebbe piaciuto proseguire la lettura di questo breve racconto per vedere cosa succedeva......
RispondiEliminaDaisy
Mi piacciono molto le storie ambientate nell'Inghilterra ottocentesca e questa è ben scritta, scorrevole e accattivante, peccato solo per il finale, perchè anch'io (come tante lettrici) al posto di Sophie avrei fatto versare un po' di sangue a quella faccia tosta di suo marito. Vorrà dire che userò un po' d'immaginazione. ^_^
RispondiEliminaRacconto bello, affascinante e ... divertente.
RispondiEliminaUna piacevolissima lettura: peccato sia così "sintetico". Ma, a ben pensarci, anche nella sua brevità sta parte del suo fascino.
Micaela
Cara Micaelac la brevità non è una scelta dell'autrice ma una richiesta nostra. I racconti non dovevano andare oltre un certo numero di battute...anche se devo dire che per alcune abbiamodovuto chiudere un occhio...perchè hanno chiaramento sforato!
RispondiEliminaPerò un racconto è un racconto e la sua bellezza sta proprio nella sua brevità e la bravura dell'autore nel sapere sfruttare al meglio quella brevità!
Francy
Molto bello, ma al posto di Sophie lo avrei fatto penare ancora(..il verme).
RispondiEliminaDevo dire, che è molto immediato e molto breve, ha calcato tutto sulla passionalità e l'erotismo, non c'è molta trama, ma il modo di scrivere coinvolge...
RispondiEliminaRingrazio tutti per i commenti. Purtroppo, come ha già detto Francy, la brevità del racconto non è una mia scelta, ho cercato di rispettare il limite delle battute. Forse avrei potuto fare di più, sviluppare meglio la trama e magari rendere più vendicativa la protagonista (sicuramente lui avrebbe avuto bisogno di una bella lezione). Magari la prossima volta farò di meglio. Grazie ancora a coloro che hanno commentato.
RispondiEliminabrava questa scrittrice!
RispondiEliminale storie nel periodo dell'inghilterra ottocentesca hanno sempre un grande fascino
Laura Gay scrive molto bene, da professionista, accurata e precisa.
RispondiEliminaDevo però dire che, personalmente, mi sono stufata di mariti che abbandonano le mogli per anni e poi tornano perché devono procreare e quelle sciocche cadono subito ai loro piedi!
Sono sicura che Laura, usando questo racconto come partenza, gli farà pagare tutti i peccati!
@Lullibi: ti ringrazio per i complimenti sul mio modo di scrivere. Di sicuro, se questo fosse stato un romanzo invece di un racconto breve, avrei fatto tribolare non poco questo odioso marito egoista. Purtroppo lo spazio era poco e un romance si suppone che abbia un lieto fine, quindi non ho potuto dare ampio spazio alla vendetta della sua sposa. Però possiamo sempre immaginare che lei gli assesti un pugno sul naso, proprio sul più bello! :-)
RispondiEliminaUn bel racconto, non c'è che dire.
RispondiEliminaLa storia è un pò inverosimile ma si legge così bene...
Brava Laura.