“Il regalo
più bello? La tua felicità!”. Marta leggeva e rileggeva il
volantino su cui troneggiava un ammiccante Cupido con berretto natalizio;
avrebbe potuto sottoscrivere le prime righe sotto lo slogan: quando
le feste di fine anno si avvicinano, la solitudine pesa di più, ed
è triste non avere accanto qualcuno per condividere allegria,vacanze,
brindisi, coccole….ma su quella carta patinata, si proponeva anche
una soluzione, apparentemente facile. Si allineavano annunci di uomini
e donne in cerca dell’anima gemella, invitando a rivolgersi ad un’agenzia
matrimoniale. “Saremo il tuo portafortuna!” stava scritto in fondo,
accanto ad un altro Cupido, stavolta alla guida di una slitta carica
di cuori. Marta gettò il foglietto nella borsa, chiedendosi perché
non si fosse ancora decisa a buttarlo via.
La giornata
in ufficio si presentava più tetra del consueto, e non solo a
causa del cielo grigio e degli alberi ormai nudi fuori dalla finestra,
sul viale spoglio della cittadina che le luminarie non rallegravano.
Il centro pubblico dove Marta lavorava si occupava di “servizi alla
persona”: suo compito era coordinare assistenza e supporto ad anziani,
disabili, famiglie disagiate sparse nei paesini dell’entroterra. Se
a volte si era sentita orgogliosa di riuscire a migliorare, almeno in
piccoli aspetti , l’esistenza di persone in difficoltà , in altri
momenti -come quel mattino- a prendere il sopravvento erano lo sconforto
per tanto dolore e la desolazione di fronte al cinismo e all’indifferenza
di troppi.
Il bar dove
si recò nella pausa era già addobbato: i calendari dell’Avvento
le ricordavano il senso di gioiosa attesa provato da bambina, un orso
di peluche esclamò “Merry Christmas!” mentre le consegnavano lo
scontrino, i dolci e i pupazzi parlavano di una convivialità, di un
mondo famigliare che temeva non le sarebbero appartenuti più…da quanto
tempo non c’era nessuno accanto a lei? Sarebbe stata capace d’innamorarsi
ancora? Chiederselo ed estrarre dalle borsetta la pubblicità dell’agenzia
matrimoniale fu un solo istante. In strada, Marta afferrò telefonino
e coraggio e compose il numero: dovette, mentre ascoltava gli squilli,
scacciare l’immagine di Federico, e del giorno in cui, non vista,
lo aveva sentito ridere e spiegare a due suoi amici che mai e poi mai
avrebbe perso tempo…con una come lei. Poi, una voce melliflua rispose,
e nel giro di un paio di minuti le fissò un appuntamento per due giorni
dopo.
L’agenzia
si trovava nel capoluogo di provincia, a circa mezzora di treno: questo
significava recarsi in ufficio col cappottino verde e l’abito stampato
scelti per l’occasione, portare le scarpe col tacco per sostituire
le ballerine, più adatte per la corsa verso il binario, col carico
di una borsa piena di bozze per una relazione e del crescente batticuore
per una scelta così repentina.
Comunque, organizzata
come sempre, Marta giunse davanti al condominio liberty in pieno centro
con un minimo d’anticipo. Qui, l’atmosfera del Natale aleggiava
raffinata e frizzante; passavano signore con shopper colorate da cui
occhieggiavano pacchetti curati, le vetrine luccicavano di cristalli
e ricami sugli abiti da sera, e una cartoleria esponeva splendidi cartoncini
d’auguri d’ispirazione vittoriana. La ragazza, ferma sul marciapiede,respirava
profondamente, ripetendosi che non era difficile.
Ma, all’improvviso,
sentì un forte colpo alla spalla e si ritrovò a terra, con le gambe
in una ridicola e innaturale posizione, le carte del lavoro sparpagliate
e una bella décolléte scagliata a distanza. “Signorina,mi scusi…si
è fatta male?” La voce proveniva da circa un metro e novanta di altezza,
ma davanti al naso di Marta c’erano solo delle eleganti scarpe stringate.
“No, no” stava già borbottando, quando l’uomo in giacca e cravatta
che le era letteralmente piombato addosso si chinò. Respinse il braccio
con cui la sosteneva, ma non poté non notare il profumo. “Lasci che
l’aiuti…” disse lui, iniziando a raccogliere i fogli usciti dalla
borsa, e ignorando la maniera un po’ goffa con cui la giovane donna
fissava la smagliatura che le attraversava la calza, tentando d’infilarsi
con finta disinvoltura la scarpa perduta.
Gli strappò
quasi di mano gli incartamenti, senza farlo finire di domandare “Posso
fare qualcosa per lei…? Almeno offrirle un caff…” “Grazie, sto
bene e voglio solo andarmene” concluse scuotendo i riccioli biondi,
scompigliati nel trambusto, e lanciando all’uomo dal bel viso deciso
un rapidissimo sguardo verde…tanto veloce da non far capire che quegli
occhi profondi andavano gonfiandosi di lacrime di frustrazione. Si defilò
in una via laterale, lasciando l’affascinante investitore con la mano
inutilmente tesa e un’altra frase mozza sulle labbra: “Mi perd…”.
Seduta in una chiesa, Marta pianse di rabbia e solitudine, sopraffatta
dalla malinconia e dalle melodie diffuse dall’organo nella navata
deserta , per la prova di un concerto. Telefonando poi all’agenzia,
accennò ad un contrattempo-poco importava che fosse troppo abbattuta
o troppo in disordine per presentarsi- e accettò passivamente un nuovo
appuntamento, per l’indomani, nonostante fosse dubbiosa sul’opportunità
di ritentare l’impresa. Eppure desistere le sembrò più spiacevole
che riprovare: così, il giorno dopo, pressappoco alla stessa ora, si
apprestava a spingere la lucida maniglia d’ottone per entrare nell’atrio
del condominio. Una voce maschile la fece trasalire. “Buongiorno!”
“Di nuovo lei…?”sibilò Marta, pentendosi subito del suo tono
seccato. “Io qui ci lavoro, e sono andato a bere quel caffè che non
mi ha concesso di offrirle…” commentò lui stringendosi nelle spalle”
e comunque…potrei dire lo stesso di lei” rise infine. “Mi scusi…è
vero…io sono qui per…per…”. Marta scorse freneticamente le targhe
a lato del portone: Notaio Banti…Dr. Nicoli- Geriatra…Eyes investigazioni…Studio
pediatrico La luna crescente…Studio legale associato…ecco: Studio
dentistico Ferrari Rosi. “Per andare dal dentista!” esclamò, pregando
in cuor suo che il cognome del suo interlocutore non fosse né Ferrari
né Rosi. “Mi consentirà almeno di scortarla in ascensore,scende
un piano prima di me” ammiccò lui, cedendole il passo mentre teneva
aperto il battente. Ci fu un breve scambio di presentazioni davanti
all’albero decorato dalla portinaia: “Edoardo De Nittis”
“Marta Garberi”. Nell’ascendere quattro piani, Edoardo osservò
la grazia di quella donna così chiusa, che non faceva che toccarsi
i capelli…e il rapido alzarsi e abbassarsi del seno…pensando che,
con ogni probabilità, era terrorizzata dal trapano. “Fa bene
a mettere in buone mani il suo sorriso…è così bello…” concluse
mentre lei scendeva: ottenne in cambio un ringraziamento sussurrato,
e un cenno di saluto, scorto attraverso grata di ferro e cristalli,
mentre il datato ascensore ripartiva. Circospetta, Marta scese due rampe
di scale. Nel frattempo, il Dottor De Nittis vide che le era caduto
un orecchino nella cabina…ma due gemelli con impeccabili cuffiette
blu, vezzeggiati da una mamma fiera di aver già riacquisito la sua
taglia 42, attendevano per il vaccino: in fondo, ragionò, se
Marta era una paziente di suo zio, non sarebbe stato così difficile
restituirglielo, e magari… rivederla.
Nel salotto
color pesca dell’agenzia matrimoniale, la funzionaria non nascose
l’espressione delusa: aveva capito che quella cliente tergiversava,
ma credeva che si sarebbe convinta ad iscriversi, ad approfittare dell’opzione
per “incontrare da subito il futuro”…e invece no, se ne era fuggita
dopo la consegna della nota informativa. Tre ore dopo, a sollevare il
sopracciglio fu il pediatra, davanti a suo zio che laconicamente comunicava
“Non conosco nessuna Marta Garberi…e oggi niente bionde, carine
e nervose…solo nervose, casomai!”. E adesso? Un nome, un orecchino…e
che altro? Lo scontro involontario del giorno prima, i fogli dappertutto:
Edoardo ricordò nitidamente un logo ed una sigla. Ma dove gli aveva
già visti? Continuò a chiederselo a casa, fino a che non rivolse attenzione
alla possibilità di una ricerca in internet: digitò nome, cognome
e la sigla che rammentava. Comparve un sito che includeva un organigramma,
e tra le foto c’era un gruppo di ragazzini di ogni etnia, ad un centro
estivo: in mezzo, vestita con minore cura, ma riconoscibilissima dal
sorriso dolce, stava Marta.
I preparativi
per la festa dei bambini, da organizzare per la Vigilia con fondi perfino
più limitati rispetto agli anni precedenti, assorbirono buona parte
della giornata, una di quelle in cui Marta si tratteneva in ufficio
più a lungo. Mancava poco più di una settimana a Natale, e c’era
ancora tanto a cui pensare! Imbruniva, quando Barbara, una delle stagiste,
arrivò con un sorrisetto malizioso: “C’è un pediatra…che chiede
di te…gran bel tipo, però” “Un pediatra?” chiese Marta senza
alzare la testa dai preventivi dell’ingrosso di giocattoli. “L’ho
fatto accomodare nello studio della direttrice!” “Addirittura? E
come si chiama?” “Non me lo ricordo, scusa…lo ha detto, però
io poi gli ho chiesto se era un medico, sai, per la borsa, se si occupava
del progetto di prevenzione della cataratta e…l’ho dimenticato…”
ridacchiò.
Edoardo, attraverso
la porta aperta, osservava le poche persone ancora in anticamera. Notò
gli stivali di gomma inadatti al freddo portati da un bimbo, e la brutta
tosse di una donna dal volto arrossato. Poi comparve Marta, e lui poté
godersi lo stupito spalancarsi di quegli occhi.
“Volevo dirti
che il fratello di mia madre è un ottimo dentista, se deciderai di
consultarlo, che se vi occorrono pediatri, ci siamo io e mia sorella,
restituirti questo…e rapirti, perché non ammetto si rifiuti un mio
invito a cena” Lei si morse il labbro: “Ecco, io , non sapevo…grazie
per l’orecchino, ma..” “Niente, non mi interessa niente…se non
portarti via da qui…”.
Nel pomeriggio
del 22 dicembre iniziò a nevicare; Marta però, col braccio di
Edoardo che le circondava le spalle, non sentiva freddo. La pista sul
ghiaccio sembrava bellissima, gli zampognari simpatici, la cioccolata
calda più profumata e dolce. Squillò il cellulare: dall’altra parte
c’era l’ormai riconoscibile voce flautata: “Signorina Garberi?
Ci siamo viste in agenzia,volevo sapere cosa ha deciso, sa, a fine anno
la promozione scade!” “Posso risponderle che siete stati il mio
portafortuna, e per questo vi ringrazio…” “Vuole dire…che si
è fidanzata?” “Buon Natale!” la salutò Marta. Voleva concludere
in fretta, anche perché era difficile parlare in maniera asettica mentre
Edoardo le depositava piccoli baci tra orecchio e collo. Si voltò a
guardarlo, accarezzandogli il viso: “Buon Natale, mio bellissimo regalo”
soffiò sulle sue labbra morbide.
Che bel modo di iniziare la giornata: leggere due bei racconti.
RispondiEliminaUn regalo bellissimo è un racconto delicato e carino: l'amore appare nel momento che meno te lo aspetti.
Bel racconto:D
RispondiEliminaMolto dolce e raffinato..complimenti:D
Juliet
Oooohhh. Le coincidenze! Come adoro questi finali!!!!
RispondiEliminaTi lasciano proprio un bel sorriso stampato in faccia e ti regalano una nota di serenità per la giornata.
Complimenti!
Dolcissimo e romantico come si addice all'atmosfera pre-natalizia: un bel sogno che si avvera quando si accendono le luci dell'albero! Complimenti Patrizia!
RispondiEliminaDavvero un bel racconto, romantico e molto natalizio. Brava, Patrizia!
RispondiEliminaL'atmosfera natalizia si rispecchia in pieno in questo racconto. Complimenti Patrizia!
RispondiEliminaciao pat... un racconto molto tenero, di quelli che ti fanno sperare... fabiola
RispondiEliminamolto dolce e determinato il personaggio di Marta ;-)
RispondiEliminaE brava Pat! Ottima traccia di un romance con tutte le carte in regola per farsi leggere tutto d'un fiato! Direi che sarà meglio che tu ti metta al lavoro per ampliarlo e farne un libro il prima possibile....Simo
RispondiEliminaL'amore all'improvviso e si accendono le luci attorno a Marta. Dolce e delicato. ANITA GAMBELLI
RispondiEliminaSemplice, dolce, romantico e molto ben scritto. Bellissimo racconto, brava Patrizia!
RispondiEliminaFrancesca M.
Grazie a tutte! In effetti volevo scrivere un racconto senza dubbio natalizio, con qualche pennellata di ottimismo e di bonaria magia delle coincidenze...sono davvero felice che vi sia piaciuto.
RispondiEliminaPatrizia
Deliziosa atmosfera, bella trama per essere incentrata in un racconto così breve, estrosa creatività e magneticità romantica nelle descrizioni, per non far mancare neanche una meravigliosa umanità nell'esporre emozioni e sensazioni di vita....
RispondiEliminaLa vita dovrebbe essere come questo racconto, colma di soprese natalizie anche quando non è Natale. Brava Patrizia. Auguri.
RispondiEliminaMariangela Camocardi
molto dolce, attualissimo per i temi sociali e con un finale che più romantico non esiste, insomma poter dire al mondo intero che qualcuno ci ama!
RispondiEliminacri
Un bel racconto che nella sua brevità risulta comunque completo e corredato da lieto fine (ce ne sono altri che ci abbandonano sul più bello :( sigh!).
RispondiEliminaMi piacciono le relazioni che iniziano con un incontro/scontro, le trovo romantiche e divertenti^^.
Veramente un racconto molto grazioso, che infonde serenità e fiducia nella vita e nelle sue tortuose coincidenze, in perfetto stile natalizio, benché abbia anche il merito di nn risultare né stucchevole né melenso e nn era facile, dato l'argomento. Una piccola favola moderna, un invito a vedere il bicchiere sempre pieno, un inno all'ottimismo che mi ha indotta a pensare a film come "La vita è meravigliosa", "Miracolo sulla 34° strada", "La leggenda del Re Pescatore", "Miracolo a Milano". Un sorriso che scalda il cuore.
RispondiEliminaDolcissimo questo racconto, mi ha colpito molto la solitudine e la malinconia della protagonista. Molto bello
RispondiEliminaCiao Monica Rizzi
Non so come ringraziarvi per tante parole incoraggianti e gentili...davvero mi avete scaldato il cuore. A voi tutte, auguri per giorni sereni e per quanto di più bello desiderate!
RispondiEliminaPatrizia
Cara Patrizia, ho letto il tuo racconto solo oggi e devo dire che mi ha commosso...una bella favola moderna, perfetta per questi magici giorni di festa...magari da rileggere sotto ad un abete illuminato a festa...buone feste anche a te, Monica
RispondiEliminaOddio ero arciconvinta di aver già commentato :(
RispondiEliminaPatrizia è bellissimo questo racconto. Mi piacciono le coincidenze fortuite POSITIVE, tanto quanto gli equivoci che durano un romanzo intero mi portano prurito!
Bravissima!
Libera
Trovo questo racconto scritto veramente bene. Le descrizioni così accurate mi hanno fatto entrare nelle varie scene. E la storia è adattissima, così romantica e natalizia.
RispondiEliminaChe bello...
Libera e Lullibi...ho visto adesso i vostri commenti...e vi ringrazio!
RispondiEliminaPatrizia