La
sera estiva stava calando tranquilla, il Lago Maggiore era immobile, venato di
colori accesi che si riflettevano dalle nubi illuminate dall’ultimo sole. La
sponda opposta ancora risplendeva nell’aria tersa che il temporale del tardo
pomeriggio aveva ripulito.
La
giornata era stata calda ma Lisa era rimasta a poltrire sulla sdraio sotto il
grande ombrellone bianco ad ammirare il panorama mozzafiato fino allo
scatenarsi del temporale.
Il
tratto della parte nord del lago era circondato da sponde disseminate di
paesini e casette, le vele bianche sull’acqua increspata si spostavano leggere
e il traghetto, che passava ogni tanto, non rovinava la pace a chi si
soffermava a godersi quella meraviglia.
Ora,
dopo l’acquazzone, Lisa era uscita nuovamente a godersi il fresco della sera e
l’odore di terra e muschio che saliva dal giardino, un odore più prepotente del
profumo amaro degli oleandri che ogni sera invadeva la casa.
La
casa.
Lisa
si girò a guardarla. Una vecchia casa gialla e grande con le persiane socchiuse
e il balcone di ferro battuto.
Era
stata la “loro” casa di vacanza per parecchi anni e avrebbe dovuto essere la
“loro” casa una volta che un giorno avessero deciso di ritirarsi. Vi avevano
investito tanto, non solo in termini di denaro ma più ancora in termini di
emozioni e sentimenti che lì dentro avevano sempre lasciato scorrere liberi.
Giorgio
le diceva sempre scherzando che quando avrebbe avuto da parte un piccolo
gruzzolo avrebbe mollato il lavoro e si sarebbero trasferiti a vivere lì. Lisa
aveva sempre creduto che il sogno presto si sarebbe realizzato e aveva messo
impegno e amore nella casa sul lago.
Ma
adesso Giorgio non c’era più. E non sarebbe tornato.
Non
aveva senso conservare la casa e soprattutto i ricordi per un futuro che,
sapeva bene, non sarebbe mai arrivato. Giorgio non avrebbe mai avuto un futuro
da passare con lei nella casa gialla. Era morto ancora nel fiore degli anni e
aveva lasciato lei, nel fiore degli anni, più sola che mai. La casa, che
conservava tanto di loro, adesso per lei era una spina nel cuore, lì tutto le
ricordava Giorgio e per quanto amasse quegli ambienti ampi e arredati con
gusto, ritornare lì ogni volta era come riaprire una ferita che con il tempo stentava
a rimarginarsi.
Adesso
però, dopo due anni dall’incidente, Lisa voleva ricominciare, voleva tornare a
vivere. Voleva tornare ad avere un futuro. Non sapeva se il destino gli
riservasse un altro uomo da amare come Giorgio ma in ogni caso sentiva la
voglia di darsi una possibilità.
Negli
anni a venire voleva ricostruire la sua vita.
Voleva
smettere di piangere, non aveva più lacrime, e ricominciare a pensare al futuro
che non fosse solo il giorno o il mese seguente.
Voleva
un futuro da costruire magari con qualcuno al fianco, qualcuno che, se non come
Giorgio, comunque la amasse e la facesse sentire meno sola.
Era
pronta ad accontentarsi, una vedova non aveva molto ‘mercato’ tra gli uomini
liberi, non si illudeva. Una vedova aveva pur sempre alle spalle un passato
doloroso che non sempre riusciva a dimenticare.
Lei
non sarebbe riuscita a farlo del tutto e questo lo sapeva, il dolore provato le
toglieva quella spensieratezza che a trentacinque anni avrebbe dovuto ancora
avere nell’affrontare il mondo e che invece aveva sepolto in un freddo cimitero
in un giorno di pioggia insieme a lui.
Era
decisa però. Avrebbe messo in vendita la casa il prossimo autunno. Forse
qualcun altro avrebbe trovato tra le sue mura e nel suo giardino la felicità
che a lei era stata negata.
Lentamente
si ritirò in casa con la testa vuota e una lacrima che indugiava nell’angolo
dell’occhio senza decidersi se scendere a rigarle la guancia.
++++++++
L’indomani
era un giorno splendido con un sole caldo, l’aria tersa e i colori brillanti e
vivi. Il lago come carta stagnola abbagliava la vista e rifletteva i raggi
caldi del sole.
Lisa
aveva ancora qualche giorno di vacanza prima di rientrare a Milano. Decise di
darsi da fare e optò per una ripulita al garage. In canottiera e pantaloncini
si mise di buona lena al lavoro sapendo che anche li dentro i ricordi
l’avrebbero presto sopraffatta.
Ora
di metà pomeriggio era sfinita, sporca e sudata. I capelli biondi raccolti alla
bellemeglio in cima alla testa le davano un’aria hippy e un segno nero le attraversava una guancia. Agognava
una bella doccia e un momento di relax sulla sdraio sotto l’ombrellone ma il
garage era pulito e una parte del contenuto eliminato ben impilato in un lato
del cortile.
Ultimo
sforzo, portare il secchio con il vetro da riciclare al cassonetto al di là
della strada.
Arrivata
al cassonetto iniziò a inserire nell’apposita apertura bottiglie e vasetti
vuoti che si erano accumulati su uno scaffale.
Con
la coda dell’occhio vide avvicinarsi un’altra persona, probabilmente con le
stesse sue intenzioni, ma non si voltò continuando il lavoro.
“Vuole
un aiuto?” le disse una voce calda e bassa in italiano. L’accento non era
tedesco come si sarebbe aspettato ma più rotondo, forse inglese.
“No
grazie. Ho finito.” Rispose senza guardare lo sconosciuto. Nella vita non era
mai stata abituata a farsi aiutare. Era determinata e cocciuta e aveva imparato
a fare da sola.
Poi
si voltò. Due occhi grigi e tranquilli la stavano osservando, o meglio la
stavano esaminando attentamente con uno sguardo acuto e indagatore
percorrendole il volto e poi più giù il corpo.
Lisa
distolse lo sguardo imbarazzata da quegli occhi insistenti passando più giù a
una bella bocca piena e sensuale e ad un accenno di barba sulla mascella forte e
squadrata.
Trattenne
il respiro quando percepì il suo odore di sandalo e spezie misto a sudore e
terra ma non sgradevole, un odore maschio che le risvegliò ricordi lontani.
D’istinto
si chinò a prendere il secchio vuoto che giaceva a terra vicino ai suoi piedi e
nel farlo gli percorse con lo sguardo il corpo tonico sotto una maglietta
stinta e macchiata, il ventre piatto e due lunghe gambe muscolose in un paio di
jeans tutti stracciati.
Si rialzò
stringendosi il secchio al petto come se fosse stato uno scudo intanto che un
brivido partito dalla gola la percorreva tutta fino al ventre.
Rifissò
gli occhi grigi incapace di articolare parola e si confuse in quel colore non
colore che pareva leggerle dentro tanto era l’intensità con la quale la stavano
guardando.
“Buongiorno
“ le disse la voce calda di poco prima e Lisa la sentì vibrare dentro lo
stomaco come se fosse stata un qualcosa di materiale.
“Buongiorno” articolò a fatica con un breve
cenno del capo e con tre lunghi passi attraversò la strada verso il suo
cancello.
Tornò
in garage e si fermò nell’ombra a respirare.
Da
quando Giorgio non c’era più mai aveva avuto una reazione simile di fronte a un
uomo. Non era più una ragazza, era una bella donna nel fiore degli anni e lo
sguardo di un uomo non avrebbe dovuto scombussolarla tanto. Un crampo allo
stomaco e il rossore che si sentiva sulle guance la fecero sentire viva. Si
toccò il viso sudato e si meravigliò delle sensazioni che quello sguardo aveva
provocato. Malinconia e rassegnazione avevano riempito negli ultimi due anni la
sua mente e il suo cuore ma adesso per la prima volta essi ritornavano a
vibrare come quando era una ventenne.
Ma
adesso….. Sbirciò oltre il cancello : la strada era deserta.
Passò
il resto della giornata in attesa come una quindicenne alla sua prima cotta e
una languida sensazione che le scaldava il cuore. Che le stava succedendo? I
begli occhi grigi intravisti per pochi istanti erano stati più devastanti di
qualsiasi incontro che aveva fatto ultimamente. Cercò di conservare la bella
sensazione il più a lungo possibile.
Nei
giorni che seguirono Lisa scoprì, frequentando i negozi in paese e le sue
conoscenze, che lui era inglese e aveva una casa nella via che si apriva
dinanzi al suo cancello e che saliva nella vegetazione fino ad una frazione
sopra al paese. Lungo questa strada vi erano numerose seconde-case nascoste nei
giardini rigogliosi.
Iniziò
a sbirciare sulla strada non appena sentiva un rumore e scoprì che spesso lui
passava a piedi per scendere in paese o salirne e, se lei era in giardino, lo
vedeva attraverso il cancello. Lui sempre le faceva un cenno di saluto con due
dita alla tempia e lei ricambiava con un cenno del capo e un sorriso. Sempre senza
scambiarsi una parola.
In
ogni caso Lisa non sarebbe stata in grado di articolare nessuna parola di
fronte a quegli occhi grigi che la sondavano ogni volta come a volerle scavare
nell’intimo. Lui manteneva un freddo distacco e l’espressione pareva sempre
assorta e un po’ triste.
Ma
quello sguardo e quel fisico l’avevano davvero scombussolata. Aspettava in
giardino di vederlo passare e quando lui compariva cercava di imprimersi nella
mente ogni attimo, ogni movimento dei muscoli tonici sotto i pochi abiti
estivi. Cercava i suoi occhi ai quali si allacciava per pochi istanti
perdendosi in quello sguardo che alla iniziale tristezza aveva aggiunto ora un
lampo di malizia e un mezzo sorriso.
Poi Lisa
rientrò a Milano e il lavoro la prese come sempre.
Ritornò
alla casa al lago per un week end a fine luglio ma di lui nessuna traccia.
Lo
vide ad agosto solo un giorno che risaliva dal paese con le borse della spesa e
lo salutò come sempre ma poi con il finire dell’estate perse di nuovo le sue tracce.
Ogni
volta che tornava nella casa del lago Lisa passava giornate in giardino a
sbirciare dal cancello per vederlo e salutarlo con un cenno del capo e un
sorriso. Le bastava vederlo per rincuorarsi e sentirsi subito meglio anche se
avrebbe voluto a questo punto trovare il coraggio per scambiare qualche parola
con lui ma lui pareva sempre di fretta e mai aveva accennato a fermarsi. Si
ritrovava sempre più spesso a fantasticare di lui e con lui. A mente fredda si
dava della stupida ragazzina per essersi infatuata di un uomo che neanche
conosceva ma la sensazione che provava, la sensazione che la rinfrancava e la
riempiva quando lo vedeva, erano per lei preziosissime e conservava nel cuore
quel piccolo sentimento con grande cura. Dopo più di due anni stava
ricominciando a provare qualcosa che non fosse solo tristezza e malinconia e
pertanto quel piccolo bozzolo di felicità era per lei ancora più prezioso. Si
stava infatuando ? Di uno sconosciuto ? Forse sì, o forse no. Non era capace
neanche lei di dirlo ma non avrebbe rinunciato per nulla al mondo alla bella
sensazione che la situazione le dava.
Finì
l’estate e con settembre il giardino richiedeva maggior impegno. Tutti i week
end e spesso anche in settimana, quando era libera, Lisa era al lago.
Con
la fine della bella stagione anche i turisti che possedevano case diradavano le
visite fino alla primavera successiva e forse anche lui non sarebbe più
ricomparso fino al nuovo anno.
Un
pomeriggio ancora caldo era chinata in un cespuglio di ortensie che troneggiava
vicino al cancello e stava lavorando di cesoie quando una voce la paralizzò:
“Sempre
tanto lavoro in giardino, vero?”
Lisa
riconobbe la nota bassa e sensuale e si raddrizzò in mezzo ai fiori che le
arrivavano al petto. Si scostò un ciuffo di capelli che le cadevano sulla
fronte e con un sorriso gli rispose:
“Sì,
vero!”
Lui
la scrutò ancora in istante quasi indeciso e poi continuò: “Oggi è una giornata
ancora calda.”
Lisa
si prese qualche secondo per rispondere tanto era persa nei suoi occhi grigi e
respirava appena appena.
“Non
vedo l’ora di finire.” disse in un soffio, con il cuore che voleva balzarle
fuori dal petto.
“Ho
appena comprato una bella bottiglia di vino.” disse facendo un cenno al
sacchetto della spesa che teneva in una mano “Le andrebbe un bicchiere come
aperitivo più tardi?”
Lisa
aveva le gambe molli incapace di articolare verbo. Occhi negli occhi passò
qualche secondo. Ma che ti sta succedendo si disse. Non fare la ragazzina, su
rispondi accidenti a te!
“Bhè
grazie” articolò con la bocca secca “Volentieri”
“L’aspetto
per le sette su a Casa Felice, il terzo cancello sulla destra salendo.”
Lisa
annuì sorridendo.
“Ah,
io sono Peter” gli occhi socchiusi e un mezzo sorriso a rendere ancora più
sensuale la sua bella bocca.
“Lisa”
gli uscì con un sospiro.
Lui
si voltò e con pochi rapide falcate sparì su per la strada verso casa.
Lisa
era trepidante come una debuttante. Erano due anni che non usciva più con un
uomo e mai avrebbe pensato che la vita le avrebbe riservato la possibilità di
sentirsi ancora così dopo che Giorgio l’aveva lasciata. Non si riconosceva ma
godeva di questa nuova sensazione positiva che la invadeva dopo tanta mestizia.
Aveva
la testa vuota e il cuore in tumulto nell’attesa dell’appuntamento con Peter.
Si
preparò con cura con un bel vestito giallo e uno scialle sulle spalle e alle
sette precise, quasi già all’imbrunire, si presentò al cancello, che spalancato
sulla strada, sembrava aspettarla. ‘Casa Felice’ diceva una mattonella di
ceramica murata nel pilastro a destra dell’entrata.
Fece
qualche passo nel giardino e lo vide venirgli incontro con passo elastico e un sorriso
accennato. Una polo e un paio di jeans gli davano un’aria forse più giovane e
la barba appena accennata gli conferivano un aspetto vissuto e molto maschio.
Doveva avere qualche anno più di lei ed era in splendida forma.
“Benvenuta”
la voce baritonale di lui la avvolse come un abbraccio.
“Che
giardino magnifico !” rispose lei sinceramente ammirata mentre procedeva nel
viale e scopriva ad ogni passo alberi imponenti, cespugli, aiuole fiorite e
persino un piccolo stagno circondato da vegetazione rigogliosa e sorvolato da
libellule variopinte. Un posto incantato.
“Sono
contento che sei venuta” e gli rivolse uno dei suoi sorrisi a metà. La sua voce
come miele caldo che compensava il freddo grigio dei suoi occhi che rimanevano
sempre un po’ tristi.
Lisa
si sentì arrossire e abbassò gli occhi per poi rialzarli immediatamente e
riperdersi nel suo sguardo. Anche lei accennò un sorriso.
Lui
le si affiancò e passeggiarono un po’ tra le piante.
Iniziarono
a parlare di camelie ed azzalee.
Lui
illustrava le essenze e lei rispondeva, si meravigliava, si rallegrava di
quella varietà vegetale. Aveva trovato un terreno comune e con lui scoprì che
era facile conversare.
Chiacchierarono
di fiori e a poco a poco passarono a informazioni più personali.
“Il
tuo giardino è meraviglioso, lo segui tutto da solo ?” domandò.
“Quando
posso sì. Lavoro per una multinazionale inglese e viaggio molto ma seguire il
giardino mi rilassa e quindi cerco di passare qui più tempo che posso” le rispose
fissandole negli occhi.
Era
piacevole ascoltare la sua voce calda tanto sensuale con il suo accento
british.
Lui
aveva sempre quel mezzo sorriso che la intrigava ma i suoi occhi freddi si
erano a poco poco illuminati e adesso sorridevano al posto della bocca. A Lisa
si scaldò il cuore. A poco a poco acquistarono più confidenza e Lisa si ritrovò a pensare di conoscerlo da molto
tempo. Sentiva a pelle un feeling con quell’uomo come non le era mai capitato
prima.
Con
il procedere della passeggiata nell’immenso giardino si rilassarono entrambi.
I
gesti di Peter erano misurati ma più di una volta le sfiorò il gomito, il
braccio, il fianco e Lisa percepì come questi gesti non fossero solo il frutto
del caso ma che lui deliberatamente l’aveva toccata mentre procedevano nella
passeggiata. Come se lui stesse provando che lei esisteva veramente e quasi
timoroso di toccarla veramente.
Lisa
avrebbe voluto che quei tocchi e sfioramenti diventassero qualcosa di più. Avrebbe
voluto le sue mani grandi su di lei, provarne il tocco, forse deciso, forse
delicato. Lo desiderava come non aveva mai desiderato un uomo in vita sua.
Improvvisamente non le importava più del suo passato, voleva vivere il presente
e Peter era lì nel presente con lei.
Il
caldo languore che l’aveva accompagnata tutta l’estate ad ogni incontro con lui
adesso si stava facendo più presente, la invadeva e la stordiva leggermente.
Agli sfioramenti di lui il suo corpo reagiva come se fosse stato investito ogni
volta da un brivido caldo che la percorreva e per un attimo le toglieva il
respiro. Ogni più piccola terminazione nervosa del suo corpo si sovreccitava in
quei momenti.
Dopo
un lungo giro nel giardino si avvicinarono alla fine alla casa che emergeva più
avanti tra gli alberi ed era la tipica costruzione anni sessanta abbastanza ben
tenuta ma un po’ triste.
Tanto
il giardino era allegro e vitale, tanto la casa appariva dismessa e sola.
Lisa
percepì questa differenza con una punta di rammarico.
Il
patio era deserto e l’ombrellone, le sdraio, il tavolo non venivano usati da
molto tempo. Un barbecue in un angolo era coperto da ragnatele.
Peter
la guidò sulla scala esterna e sulla terrazza intanto che le ombre della sera
calavano veloci e le luci sul lago iniziavano ad abbellire la sponda opposta.
La
vista dalla terrazza, ampia e protesa sul davanti della casa, era mozzafiato.
Se
ne stettero un momento uno accanto all’altra a rimirare lo spegnersi del
giorno. Nello spazio di poco più di un’ora si erano ritrovati molto più che
conoscenti o amici ma intimi senza volerlo e Lisa percepiva un’affinità con
l’uomo che le stava accanto che forse neanche con Giorgio aveva mai avuto. Si
stupì lei stessa di quel sentimento. Lo conosceva da pochi minuti e già ne era catturata.
Lo osservava di sottecchi mentre ammiravano il lago. Non era bellissimo ma
aveva un fascino innegabile e ogni suo gesto era fluido e sensuale. Ne era
completamente presa. La donna razionale era improvvisamente sparita per
lasciare posto ad una diciottenne al primo vero amore: cuore a mille, fiato
corto e palmi delle mani sudate.
Lisa
stringeva le mani sulla balaustra e sentiva il suo profumo di sandalo e spezie
accanto a lei, il suo calore che le sfiorava il corpo e per un attimo chiuse
gli occhi per imprimersi nella mente quell’attimo.
Ultimamente
si era chiesta sempre più spesso se avesse potuto essere nuovamente felice.
Poter
ricominciare una nuova vita, ricominciare a vivere con accanto un altro uomo,
sentirsi ancora bella e viva per qualcuno.
Giorgio
era stato tutto per una gran parte della sua esistenza ma forse Peter era la
persona che le avrebbe dato modo di traghettare verso un cambiamento che
sentiva ogni giorno più necessario.
“E’
bellissimo qui.” Sussurrò inalando il profumo dell’osmanto in fiore piantato
appena sotto di loro.
“A
breve metterò in vendita la casa.” le rispose la solita voce calda e sensuale
con tono neutro.
Lisa
fu colpita da una stilettata gelida. Si volse verso di lui e trovò come sempre
quegli occhi grigi che la sondavano fin nel profondo, un po’ malinconici, e non
potè fare altro che distogliere lo sguardo.
“Vado
a prendere il vino.” le disse lui e si diresse all’interno della casa attraverso
la porta finestra che dava su un ampio salone dove solo un lampada era accesa
in un angolo.
Lisa
era rammaricata. Per tutta l’estate aveva sperato che l’incontro con quell’uomo
un po’ misterioso e solo potesse davvero significare la svolta di cui aveva
bisogno per incamminarsi in una nuova vita, senza Giorgio. Ci aveva sperato,
fantasticato. Si era innamorata…
Ma
adesso si sentiva sconfitta dalla vita. Come lasciarsi alle spalle quel
sentimento che l’aveva finalmente riportata in vita?
Peter
era scomparso e Lisa fece alcuni passi all’interno della casa attratta da
alcune cornici che brillavano a lato del grande camino.
Peter
non aveva parlato troppo di sé e neanche lei lo aveva fatto del resto. Aveva
taciuto di Giorgio e anche lui non aveva accennato a nessuna famiglia.
Magari
qualche foto le avrebbe detto di più di lui.
Si
avvicinò alle immagini e fu attratta da una bella foto un po’ sbiadita che
ritraeva una donna bionda con tre ragazzini sullo sfondo del lago. Sorridenti
con vestiti estivi e un cane fulvo seduto davanti a loro. Anche le altre foto
ritraevano lei e i bambini e in alcune Peter troneggiava su di loro , un po’
più giovane, con gli occhi ridenti come Lisa non glieli aveva mai visti e un
sorriso aperto che non gli aveva mai visto in volto. La sua famiglia……
E
allora che ci faceva lì con lei?
Lo
aveva sempre visto solo. Aveva passato tanto tempo quell’estate in quella casa
ma sempre solo. Poteva forse essere divorziato?
Mente
si stava facendo queste domande lo senti ritornare.
“Eccomi.”
lo sentì dire con una nota allegra che gli rese la voce calda ancora più
sensuale.
Lisa
si voltò lentamente strappata ai suoi pensieri ma quello che vide la raggelò.
Peter
stava cambiando lentamente espressione come se avesse visto un fantasma. Il mezzo
sorriso gli morì sulle labbra e le sue pupille si dilatarono a cancellare il
grigio dei suoi occhi.
Se
ne stava lì in piedi immobile con due bicchieri in mano e pareva pietrificato. Il volto cinereo,
pareva invecchiato improvvisamente.
Lisa
si immobilizzò a sua volta e dopo alcuni infiniti secondi ruppe il gelo che era
calato nella stanza e si obbligò a muovere qualche passo nella sua direzione. Gli
prese un calice dalle mani e quel gesto parve scuoterlo.
“Grazie.”
disse Lisa e proseguì verso l’esterno sulla terrazza.
Lui
la seguì e si fermò accanto a lei che guardava il paesaggio senza vederlo,
imbarazzata e con i nervi tesi perché non capiva cosa fosse successo.
Peter
non parlò per alcuni lunghi minuti. Lisa attendeva senza capire ma l’incanto si
era rotto, era evidente. Qualcosa aveva infranto la bolla di complicità che si
era creata tra loro. Il freddo della sera la fece rabbrividire.
Dopo
aver preso un sorso di vino per farsi coraggio, Lisa si voltò verso di lui e
guardandolo in quegli occhi grigi tornati nuovamente tristi gli disse:
“E’
stata una bellissima serata. Grazie per l’invito. Adesso devo proprio andare.”
e mentre pronunciava quelle parole già se ne pentiva.
Avrebbe
voluto prendergli il viso tra le mani e accarezzare quella sua espressione
amareggiata. Sentire la sua barba pungergli le dita e il calore della sua pelle
abbronzata.
Avrebbe
voluto cancellare con un bacio quell’espressione afflitta o meglio sconfitta
che aveva dipinta sul volto e che tante volte aveva visto quell’estate. Una
tristezza infinita la invase e una parte del suo cuore, quella che si stava
innamorando di Peter, si raffreddò come quella dove conservava il ricordo di
Giorgio. Freddo accanto a freddo.
Non
volendo arrendersi si protese verso di lui sollevando una mano ma Peter si
ritrasse come se temesse un contatto e lei si bloccò. Si fissarono per un
lunghissimo secondo poi Lisa si scostò da lui, appoggiò il bicchiere su un
basso tavolo e scese la scala fino al giardino. Lui la seguì, le si accostò e
le disse “Ti accompagno.” in tono tranquillo.
Lisa
non voleva essere accompagnata. Voleva stare sola. Era stata una stupida. Si
sentiva ridicola. La testa immersa in mille pensieri contrastanti e lo stomaco
chiuso come se avesse inghiottito cemento.
Uscirono
dal giardino e iniziarono a scendere la strada buia resa ancora più nera dagli
alberi che la fiancheggiavano.
Peter
le camminava a fianco in silenzio. Lisa inspirò l’aria della notte e il canto
dei grilli l’aiutò a ricacciare indietro le lacrime che sentiva formarsi
copiose negli occhi.
Arrivati
al suo cancello, con la luce delle stelle sopra di loro, Lisa si voltò verso di
lui e iniziò a salutarlo.
“Grazie
ancora per….”
Non
finì la frase. Le braccia di lui calde e forti la presero per la vita, le sue
labbra piene si posarono sulla sua bocca e Lisa socchiuse gli occhi mentre una
calda sensazione la invadeva. Posò le sue mani sulle braccia di lui e percepì
la forza dei suoi muscoli agili sotto la pelle.
Peter
approfondì il bacio e Lisa presa alla sprovvista prese fuoco immediatamente.
Socchiuse le labbra e Peter non si fece pregare oltre iniziando a esplorarla e
stuzzicarla con passione.
Lisa
si abbandonò a quel turbine. Iniziò a rispondere colpo su colpo e per alcuni
secondi ci furono solo le loro bocche che parlavano la lingua della seduzione.
Era il paradiso.
Poi
improvvisamente Peter si scostò da lei e con un moto quasi di stizza le disse
“Scusami… Non dovevo.” E si girò incamminandosi verso casa a passo veloce.
Lisa
rimase sola, impalata a guardare il buio della strada dove lui era scomparso
con una lacrima che gli scivolava sulla guancia ancora rovente per l’emozione
del bacio. Si sfiorò le labbra con le dita quasi a volersi sincerare che
davvero quel bacio non era stato tutto un sogno. Sentiva ancora in bocca il
sapore di lui e chiuse gli occhi quasi a volerlo rendere indelebile nella sua
memoria.
Quella
notte, nel grande letto che troneggiava nel mezzo della stanza che era stata
sua e di Giorgio, Lisa pianse piena di tristezza e di amarezza. Pianse per se
stessa e per Peter perché aveva intuito che dietro la sua espressione sempre
triste e i suoi occhi grigi che la sondavano sempre c’era un qualcosa che lo
faceva soffrire oltre ogni immaginazione. Lei si era innamorata di lui, lo
capiva adesso che aveva la testa confusa e il cuore spezzato.
Ma
lui quella sera aveva fatto una scelta ben precisa le era sembrato. Il
cedimento del bacio era sembrato passeggero e Peter aveva voluto correggerlo
appena se ne era reso conto. Un tale comportamento non dava speranza a future
evoluzioni.
Non
ci sarebbero stati altri incontri ne era sicura.
+++++++++
Novembre.
L’autunno era stato bello fino a quel momento ma Lisa era stata poco alla casa
al lago. Aveva sistemato in un week end il giardino per l’arrivo dell’inverno
ma ancora non si decideva ad andare in agenzia per la messa in vendita. Doveva
farlo. Non aveva più senso tenere la casa che le ricordava Giorgio e adesso
anche Peter. Peter che non aveva più visto da quella sera di settembre. La Casa
Felice chiusa e il cancello sbarrato con le foglie autunnali che si erano
accumulate lì davanti come a segnare la condizione disabitata e quasi
abbandonata del luogo.
Solo
il cartello VENDESI attaccato sulle sbarre, nuovo fiammante, faceva intendere
che la proprietà non era del tutto abbandonata ma significava anche che non
avrebbe più rivisto il suo proprietario.
Anche
Lisa si sentiva un po’ più abbandonata dopo il calore che aveva suscitato
l’incontro con Peter durante l’estate. Aveva avuto voglia di ricominciare,
ricominciare a vivere e per un momento si era illusa che potesse farlo con lui
che gli trasmetteva sensazioni positive e calde ogni volta che lo vedeva. Ma
non aveva funzionato e doveva farsene una ragione anche se l’immagine di lui e
i suoi occhi grigi faticavano a lasciare il suo cuore e rimanevano in un
angolino quasi in attesa e ogni tanto le balzavano alla mente facendola
sussultare. Ora, con l’arrivo della brutta stagione anche il suo entusiasmo
stava scemando e Lisa si stava rimettendo sulla carreggiata della sua solita
vita fatta di lavoro e poco altro.
Contattò
telefonicamente l’agenzia immobiliare di Giovanni, un amico di lunga data, e inviò
le foto della casa che aveva fatto durante l’estate. Doveva solo passare da lui
per alcuni particolari.
Così
si fece forza e un bel sabato novembrino arrivò a Verbania. Prima ancora di
arrivare a casa, si fermò all’agenzia sul lungo lago.
Entrò
e mentre si toglieva gli occhiali da sole si accorse che la persona seduta di
spalle alla scrivania di Giovanni era Peter. Non si meravigliò di trovarlo lì e
trattenne per un attimo il respiro ma lui non si voltò.
Giovanni
le fece un cenno e lei si preparò ad aspettare sulle poltrone accanto alla
porta a debita distanza dai due che parlavano a bassa voce.
Lisa
era quasi imbarazzata per la situazione e cercò di pensare ad altro ma ad un
tratto Giovanni le fece un cenno con la mano e disse a Peter:
“Lisa
è pratica di questi posti e sa dove si trova questa località. Io purtroppo ho
già un altro impegno ma se vuole vedere subito la villa forse Lisa può aiutarla
a trovare la proprietà che è proprio bella e merita di essere vista in una
giornata di sole come questo.”
Lisa
spalancò gli occhi e incontrò lo sguardo limpido e sempre un po’ triste di
Peter che si era voltato verso di lei.
La
sua bella bocca che lei aveva assaggiato, si aprì in un mezzo sorriso e non poté
fare a meno di rispondere a quel gesto con un sorriso quasi fosse una
riconciliazione a cancellare l’imbarazzo della sera del bacio.
Quando
Lisa e Peter uscirono insieme diretti all’auto di lui, l’imbarazzo era
palpabile tra di loro.
“Mi
fa piacere incontrarti di nuovo.” la accarezzò la sua voce sensuale e calda. Il
suo accento british un po’ più marcato come se fosse tanto tempo che non
parlava italiano.
“Anche
a me.” mormorò lei sincera salendo in auto. “Devi comperare un’altra casa qui?” gli chiese un po’ titubante non riuscendo a capire perché allora aveva messo
in vendita l’altra.
“Sì.
Ho bisogno di un posto dove fermarmi ogni tanto quando rientro dai miei viaggi.”
gli rispose lui senza guardarla e avviando il motore.
Si erano
diretti sulla strada litoranea verso nord.
Lisa
lo sbirciava di traverso non osando fissarlo apertamente.
“Ma
la tua famiglia…..” le sfuggì detto mordendosi poi il labbro per essere stata
così sfacciata.
“Io
non ho più una famiglia.” le rispose Peter stringendo il volante fino a
sbiancare le nocche e mutando espressione.
Lisa
trattenne il respiro, l’abitacolo dell’auto divenuto improvvisamente
soffocante. Avrebbe voluto fuggire ma poi improvvisamente tutto fu chiaro.
L’aria sempre malinconica di lui, i begli occhi grigi sempre un po’ tristi, i
sorrisi sempre un po’ trattenuti e la casa di lui che appariva dismessa e non
era più Felice come recitava invece il suo nome.
Immaginò
un divorzio tumultuoso e i figli lontani, quasi perduti.
“Ti
capisco….” Le venne da dire senza pensarci.
Lui
scosse il capo con lo sguardo fisso alla strada che aveva iniziato a salire, in
un gesto come a significare che era oltre la comprensione umana.
Rimasero
in silenzio, poi Lisa gli diede alcune indicazioni e Peter si fermò dopo una
curva davanti a un grande cancello di ferro.
Scesero
e Lisa si tenne qualche passo dietro di lui immaginando che non amasse averla
vicino in quel momento. Peter armeggiò con le chiavi che aveva avuto in agenzia
sul lucchetto che chiudeva una pesante catena.
Il
cancello girò cigolando sui cardini ed entrarono su un viale di ghiaia in mezzo
a due enormi cespugli di camelie invernali che avevano iniziato ad aprire i
primi meravigliosi fiori purpurei.
Avanzarono
nel giardino assolato con il solo rumore dei loro passi sulla ghiaia e il
cinguettio degli uccelli nei rami degli alberi più alti.
Il
posto era notevole. Un enorme albero di ginko con le foglie già tutte gialle segnava
il confine in un angolo oltre un bel prato verde e cespugli di varie essenze
punteggiavano il giardino.
L’autunno
aveva alleggerito le chiome degli alberi più grandi vestendole di colori
sgargianti.
La
casa era un poco discosta dal viale. Non tanto grande, di inizio novecento e
non messa bene pensò Lisa.
Due
piani di persiane serrate, muri macchiati e una torretta con parafulmine. Sul
davanti verso il lago si intravedeva una grande terrazza a pian terreno con la
balaustra in pietra.
Peter
aprì la vecchia porta ed entrarono.
Iniziarono
a percorrere le stanze vuote in silenzio arrivando alla terrazza con grandi
vetrate a tutt’altezza.
Lisa
si fermò ad ammirare lo spettacolo del lago che si estendeva dinanzi a loro
nella luce calda del sole novembrino.
“Che
ne pensi?” Esordì Peter spalancando le braccia come a ricomprendere il grande
spazio del salone.
“Non
so quanto è il prezzo ma ha del potenziale.” gli sorrise Lisa sinceramente
colpita dagli ambienti ampi e luminosi e dalla splendida vista del lago.
Lui
la guardò interrogativo con un mezzo sorriso inarcando le sopracciglia e allora
lei si sentì libera di illustrargli come avrebbe sistemato gli spazi :
l’architetto che era in lei si era risvegliato a quel gesto inatteso.
“Bhè”
iniziò un po’ titubante….. Lui le fece un gesto con la mano come a invitarla a
continuare.
“Vale
la pena mantenere il pavimento in marmo che è notevole ma gli ambienti li
modificherei aprendo gli spazi verso la terrazza per realizzare un grande
soggiorno-pranzo. Lascerei la cucina sul lato della casa anche se la immagino
moderna e con un angolo per la colazione affacciato sul cortile dove ci può
essere posto per un tavolo esterno e magari un barbeque…..”
Peter
l’ascoltava attento.
“E
questa stanza” disse lei muovendosi verso l’ingresso con lui alle calcagna “La terrei
com’è adesso, come studio. Questo caminetto sarebbe perfetto in inverno.”
Lisa
continuò parlando per dieci minuti buoni girando per gli ambienti con Peter
silenzioso che la seguiva attento, poi d’un tratto si zittì. Pensò di aver esagerato.
“Non
è però casa mia.” aggiunse, “Scusa se mi sono permessa…..” e lo guardò di
sottecchi temendo il suo commento.
Peter
le rispose con un mezzo sorriso e i suoi occhi brillarono di un qualcosa che Lisa
vedeva per la prima volta ma che poteva anche essere felicità. Il cuore di Lisa si scaldò a quella vista e
deglutì per sopportare la consapevolezza di trovarsi lì proprio con lui.
Improvvisamente
lui la prese per mano “Andiamo a vedere com’è di sopra.” le disse trascinandola
su per lo scalone che si apriva nell’ampio ingresso. Lisa si abbandonò a quella
mano asciutta, grande e forte e sperò che lo scalone non finisse mai.
Arrivati
al piano superiore non le lasciò la mano. Ma girando con lei iniziò a esaminare
le varie stanze.
“Ehi
quante stanze in questa casa… Forse troppe.” disse ad un certo punto Peter
quando arrivarono ad una grande stanza in fondo al corridoio con un bel bovindo
che affacciava sul lago.
“Dipende
da quanta gente vuoi ospitare. Potresti trasformarne una in un lussuoso bagno e
un’altra in una cabina-armadio.” Suggerì Lisa. “E questa potrebbe essere la
camera padronale, la vista è mozzafiato quassù.” disse avvicinandosi al bovindo
e spalancando la finestra centrale.
L’aria
frizzante dell’esterno entrò prepotente nella stanza e lei chiuse gli occhi e
alzò il viso al sole.
Improvvisamente
sentì Peter dietro di lei. Lui posò le mani sul davanzale ai lati del suo corpo
e lentamente ma con decisione si appoggiò a lei aderendovi perfettamente.
Lisa
si irrigidì. Non si aspettava un tale gesto.
Lui
di rimando le scostò i capelli e posò la bocca sul collo sotto l’orecchio
iniziando a baciarla lento ma deciso. Le labbra calde sulla sua pelle
sensibile.
Lisa
ebbe un singulto a quel tocco, rimase in attesa sospesa.
“Lisa.”
mormorò Peter e le sue mani salirono prima al ventre e poi sotto la maglia fino
al seno di lei.
Lisa
a quel tocco si sentiva diventare di burro. Aveva il respiro affrettato e non sapeva
come arginare tutte le sensazioni che la vicinanza di lui e i suoi baci le
stavano scatenando in corpo.
Doveva
lasciarsi andare a quella marea che la stava travolgendo? Voleva lasciarsi
andare! Ma come poteva…..
Quasi
non conosceva quell’uomo prestante che la stava facendo impazzire premuto
contro di lei ma non le importava. Aveva bisogno di quei baci e di lui. Lo
voleva, in quel momento era il solo pensiero che riuscisse a formulare il suo
cervello ormai anestetizzato dal corpo caldo che la avvolgeva e dalla bocca
sensuale che la assaggiava.
Il un
lento languore dei primi baci si era trasformato ora in un desiderio bruciante
che proveniva dal basso ventre e si irradiava in tutto il suo essere, corpo e
mente.
Alzò
una mano a toccargli i capelli mentre lui continuava a baciarla inesorabile sul
collo, sull’orecchio, sulla mandibola.
Lisa
avvertì la sua erezione che le premeva le natiche. Non si era mai sentita tanto
eccitata.
Girò
la testa e incontrò la bocca di lui. E fu incendio. Un fuoco divorante che le
bruciò ogni pensiero lasciandola solo in balia delle sensazioni estreme che
Peter le stava scatenando dentro.
Lui
spostò un mano più in basso e gli premette una
mano sul sesso in un gesto che voleva essere di possesso e di
eccitazione insieme.
Lisa
si accorse di essere un lago nel momento in cui lui la toccò lì ma lo lasciò
fare non desiderando altro.
Le
loro bocche continuarono ad esplorarsi adesso più lente perché l’attenzione di
entrambi si era spostata un po’ più in basso. Peter iniziò a muoversi contro di
lei volendo comunicarle la sua eccitazione.
Lisa
si sentiva i capezzoli doloranti sotto le dita di lui e il sesso fradicio.
Poi
improvvisamente lui le pizzicò il clitoride turgido e Lisa si staccò dalla
bocca di lui trattenendo il fiato e fissandolo negli occhi grigi.
“Lo
vuoi Lisa?” gli chiese lui nell’orecchio con la sua voce calda e sensuale
fermando la mano in attesa di una risposta.
Lei
annuì “Oh sì.” gli rispose quasi come una supplica, ogni pudore perso nei suoi
occhi.
Peter
riprese a baciarla inesorabile e anche le sue mani più giù continuarono la loro
opera.
Lisa
non resisteva più. Aveva i sensi sovraeccitati e ormai in corto circuito. Tutto
il suo corpo le mandava segnali di piacere che si accavallavano e si gonfiavano
uno sull’altro come le onde su una spiaggia.
Fu
come un fuoco d’artificio che le esplose dentro improvviso. Lisa inarcò la
schiena contro Peter e la testa sulla sua spalla mentre un gemito le scaturiva
dalle labbra gonfie e l’orgasmo la scosse più volte. Si stava sorprendendo di
lei stessa per quella reazione inaspettata del suo corpo ma era un vero
paradiso in terra e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.
Poi
finalmente si rilassò tra le braccia di lui e Peter la sostenne contro di sé e
contro la sua erezione che Lisa sentì ancora prepotente dietro di lei.
Appena
Lisa riprese il controllo del suo corpo e si tenne ferma sulle sue gambe si
voltò a guardarlo negli occhi. Grigi e torvi questa volta come un mare in
tempesta. Occhi che la volevano non c’era alcun dubbio. E lei lo voleva non
c’era alcun dubbio. Ogni remora e ogni paura scomparse come per magia. Solo la
voglia di stare bene con lui.
Lisa
abbassò un mano sulla sua erezione che sentì bollente anche sotto lo strato del
jeans. Non vedeva l’ora di sentirlo dentro di lei e già il suo sesso si stava
contraendo di piacere.
Rimasero
così alcuni istanti a fissarsi negli occhi, i corpi a contatto, Lisa con i
capelli arruffati e le labbra tumide per i baci ricevuti, era il ritratto della
lussuria.
Poi Peter
socchiuse gli occhi con un gemito di sofferenza, Lisa si irrigidì capendo che
qualche cosa non andava. Passarono alcuni secondi, lui la lasciò improvvisamente
scostandosi, si girò di scatto stringendo i pugni e allontanandosi.
Lisa
rimase interdetta. Nelle orecchie il rumore dei passi che si allontanavano.
Si
appoggiò al davanzale scossa.
Per
la seconda volta qualcosa aveva turbato il momento magico e l’incantesimo si
era rotto.
Ma
questa volta Lisa non voleva soprassedere. Seguì l’eco di lui e lo trovò in una
stanzetta in piedi a gambe larghe con le ampie spalle volte alla porta e le
braccia strette al petto quasi volesse proteggersi, la testa chinata e gli
occhi a terra.
Lisa
gli si mise dinanzi e fece per accarezzarlo su una guancia come aveva già
provato a fare in passato. Voleva trasmettergli un po’ di calore e della magia
che un attimo prima lui aveva trasmesso a lei. Ma Peter si scostò di nuovo.
“Dobbiamo
andare.” le disse senza guardarla tenendo gli occhi a terra e voltandosi.
Non
le restò da fare che seguirlo fuori dalla casa.
Lisa
non riusciva più a pensare. Il cervello in corto circuito per quello che era
appena successo. Guardava fuori dal finestrino senza vedere nulla di quello che
passava accanto all’auto. Percepiva solo la presenza di Peter accanto a lei, il
suo calore le arrivava ancora ma lui appariva concentrato alla guida. Il
rientro fu silenzioso e arrivati davanti all’agenzia immobiliare e dette due parole
di saluto Peter aggiunse:
“Sono
in debito per la consulenza.” e le sfiorò la guancia con la mano. Lisa si
scostò a quel gesto inaspettato. Si meravigliò della sua stessa reazione ma nel
momento di grande confusione il gesto era stato così inaspettato che aveva
avuto paura del suo tocco.
“Non
c’è di che.” gli rispose con tono freddo che stentò lei stessa a riconoscere
come suo. Poi decisa aprì la portiera e si allontanò senza voltarsi cercando di
mantenersi salda sulle gambe che sentiva cedere ad ogni passo.
Riuscì
ad arrivare a casa come un automa ma quella notte Lisa non pianse e all’alba si
alzò per chiudere la casa. Voleva tornare a Milano. Voleva mettere un po’ di
chilometri tra lei e Peter. Voleva ricominciare ma evidentemente Peter non era
la persona giusta anche se quando lui le era accanto lei si incendiava come mai
era capitato in passato, neanche con Giorgio, doveva riconoscerlo.
Il
suo corpo reagiva a Peter come mai le era capitato. Il sesso tranquillo e dolce
con Giorgio, che tanto aveva apprezzato in passato, era adesso pallido e
insignificante in confronto alle sensazioni violente che provava con Peter. La
sua reazione era anomala con lui, di una intensità sconvolgente. E c’era di
più.
Il
sentimento che provava per lui e che era nato a poco a poco nei mesi passati,
le aveva scaldato il cuore e dato l’illusione che con lui avrebbe potuto andare
avanti lasciandosi alle spalle la tristezza del lutto. In quel momento il suo
cuore però sanguinava. Lo sentiva contrarsi ogni volta che ripensava alla
reazione di lui, ai suoi occhi grigi, al suo sorriso trattenuto. Era amore va
bene, ma un amore per un uomo che conosceva troppo poco, con troppi lati
oscuri. Si era innamorata più dell’illusione di quello che Peter poteva essere
che del vero Peter. E poi quello che era successo…
L’ennesima
situazione per lei incomprensibile l’aveva completamente spiazzata e ormai
disillusa come mai prima le era capitato con un uomo. Forse non stava riponendo
la sua fiducia nella persona giusta, forse il suo cuore si stava sbagliando. Chi
voleva illudere ? Solo se stessa a questo punto.
Decise
che non sarebbe tornata indietro questa volta, lei voleva andare avanti, voleva
ricominciare a vivere. Il suo cuore ammaccato da questa storia avrebbe faticato
un po’ a riprendersi ma ce la poteva fare anche se gli occhi grigi e tristi di
Peter l’avrebbero accompagnata per molto molto tempo. Il sonno la prese quasi
all’alba.
++++++++++
Venne
l’inverno e passò.
Peter
tornava spesso nei pensieri di Lisa e anche in sogno gli era apparso qualche
volta ma di lui ricordava solo lo sguardo perso e triste, gli occhi grigi senza
espressione.
La
malinconia la accompagnava sempre in questi momenti, si chiedeva dove fosse
finito e cosa stesse facendo ben sapendo che era comunque un capitolo chiuso
del suo passato che doveva lasciarsi alle spalle.
Poi
conobbe ad un congresso un collega, Marco, che la invitò un paio di volte ad
uscire con lui per una cena, un teatro e lei, con l’intento di dimenticare
Peter una volta per tutte, pensò che forse aveva trovato l’uomo giusto per
provare a ricominciare.
Marco
era gentile, premuroso, attento, l’aveva baciata….. ma non aveva scatenato in
lei il fuoco che aveva provato con Peter.
Avevano
in programma un week-end in Toscana al casale che lui possedeva laggiù. Lisa
sapeva cosa questo significava per lei ma non aveva voglia di voltarsi a
guardare indietro. Avrebbe avuto modo di conoscere meglio Marco e forse
innamorarsi. Voleva un futuro e Marco gliene stava dando la possibilità senza
intoppi, dubbi, silenzi, comportamenti strani.
Una
mattina di giugno Lisa ricevette una telefonata da Giovanni. L’amico
dell’agenzia immobiliare le diceva che aveva dei clienti stranieri interessati
alla casa e che avrebbe dovuto riaprirla, sistemare il giardino e renderla
presentabile per la visita di lì a due settimane.
A
fine telefonata aggiunse:
“Mi
ha poi chiamato Peter Seawell. Mi ha chiesto il tuo numero di telefono. Mi ha
detto che l’aveva perso. Siccome avevo capito che eravate vicini di casa a vi
conoscevate glielo ho dato.”
Lisa
non rispose. Non aveva mai dato il suo numero a Peter.
“Ho
fatto male ?” aggiunse Giovanni.
“No,
no, figurati” Lisa liquidò sbrigativa la cosa sperando che Giovanni terminasse
lì la conversazione.
“Mi
ha fatto anche domande su di te e mi sono permesso di dirgli di Giorgio”
Lisa
restò muta.
“Forse
non dovevo ?”
“No,
no, Giovanni. Niente di male….” Era talmente stupita della cosa che il cervello
faticava a pensare con razionalità perso dietro a mille pensieri.
“Sai
poi lui ha comprato la casa…. Il giorno stesso che tu lo accompagnasti lassù.
Un tipo strano…..”
Non
dirmelo pensò Lisa.
“Certo
che con la sua storia…..” Giovanni voleva spettegolare.
“Che
storia?” chiese allora lei più per cortesia che per curiosità.
“Non
ti ricordi quell’incidente aereo in Spagna alcuni anni fà….”
“Vagamente…..”
disse Lisa.
“Bhè
in quell’incidente Seawell perse tutta la sua famiglia. Moglie e tre figli.”
Lisa
non rispose.
Giovanni
non aveva altro da dirle, la salutò e la telefonata finì lì.
La
tristezza che albergava sempre in quegli occhi grigi adesso aveva un perché….
Non
un divorzio ma un tremendo lutto erano l’ombra che sempre aleggiava su Peter.
Rimase
un lungo momento a pensare a lui con malinconia…
Poi
si riscosse.
Le
dispiaceva per Peter, lei aveva provato la stessa perdita sulla sua pelle.
Il
sentimento per lui le solleticò un attimo il cuore ma lei lo ricacciò in un
angolino, era rimasto lì tutto l’inverno e non aveva voluto lasciarla neanche
all’arrivo di Marco.
Lisa
stava organizzando il week-end in Toscana ma questa notizia l’aveva turbata
riportandola al passato. Non doveva pensarci troppo decise alla fine. Voleva
lasciarsi il passato alle spalle e Peter apparteneva al passato.
Però
doveva sistemare la casa al lago…..
Si
organizzò per avere il venerdì e il lunedì seguenti liberi così per quattro
giorni si sarebbe dedicata alle pulizie e alla sistemazione del giardino, poi
avrebbe lasciato le chiavi a Giovanni per i potenziali acquirenti. Quella casa
ormai conteneva la sua vita passata e voleva solo liberarsene il prima
possibile. Le dispiaceva solo per la perdita di un posto dove passare i week-end
lontano da Milano, ma la nuova storia con Marco forse avrebbe portato delle
novità.
Il
lago era come sempre splendido a giugno con il cielo azzurro azzurro e qualche
nuvoletta che galleggiava pigra nell’aria calda. I giardini fioriti di ogni
qualità di piante rilasciavano nell’aria effluvi fioriti che varcavano le
cancellate e i muri delle proprietà e si spandevano per le strade deserte. Il
ritorno alla casa non fu doloroso come pensava e questo la confortò sul fatto
che quella vendita sarebbe stata per lei un nuovo inizio.
Il
primo giorno Lisa si dedicò alle pulizie di casa e il giorno seguente continuò
con il giardino. Dopo mezza giornata a pulire le aiuole e piantare fiori,
decise per una pausa sotto l’ombrellone con una bibita ghiacciata.
Il suo
cellulare squillò. Non conosceva il numero ma pensò a una chiamata di lavoro.
Rispose
tranquilla e si bloccò quando sentì la voce calda e sensuale di Peter. Il suo
accento british era inconfondibile.
“Ciao
Lisa.” esordì lui e rimase in attesa.
“Ciao
Peter.” rispose lei in tono neutro mentre si era improvvisamente irrigidita
sulla sedia.
“Sei
al lago?” continuò con la sua voce per lei ipnotizzante.
“Sì.”
disse lei subito pentendosi.
“E’
tanto che non ci sentiamo ma se ricordi ho un debito con te.”
Tanto
che non ci sentiamo…. Sono solo 7 mesi che sei sparito…. ! Che scusa il debito
per chiamarmi….. Lisa era decisa a non cadere nella trappola.
“Mi
chiedevo se verresti a cena con me. Per sdebitarmi…..”
Lisa
voleva rispondere di no. Aveva altro per la mente e non voleva che niente la
turbasse e Peter l’avrebbe turbata di certo con i suoi strani comportamenti.
Lui
continuò : “Questa sera, se ti va, passo a prenderti alle sette.”
Lisa
era irritata. Peter dava per scontato che avrebbe accettato. Non era riuscita a
formulare nessuna risposta intanto che lui parlava, era estremamente irritata e
confusa, con il cuore che aveva accelerato il battito appena sentita la sua
voce.
“Lisa
ci sei?”
“Ok,
ok.” disse in fretta e si pentì immediatamente.
Mille
dubbi la assalirono nelle ore seguenti.
Una
cena in un luogo pubblico non poteva indurre nessuno dei due in tentazione e
poi ognuno per la sua strada, si disse per tranquillizzare sia la mente che
continuava a pensare a lui sia lo sfarfallio che aveva iniziato a sentire nello
stomaco dopo la telefonata. Ma né la mente né lo sfarfallio cessarono.
Lisa
terminò alcuni lavori in giardino con poca concentrazione e poi si preparò
indossando un abito leggero a fiori e dei sandali abbinati. Prese una pashmina e
mentre scendeva nel soggiorno sentì il campanello del cancello suonare.
Peter
era come se lo ricordava. Ma con una luce diversa negli occhi. Una luce più
viva e maliziosa che Lisa ricordava di avergli visto solo il giorno della
visita alla casa nuova.
Le
prese la mano e la fece salire in auto.
Il
contatto con la pelle calda di lui la lasciò senza fiato. Come poteva un
semplice contatto di una mano lasciarla così in subbuglio?
Peter
era allegro, chiacchierava e le sorrideva di continuo a mezza bocca mentre in
auto scendevano al lago al ristorante.
Un
Peter nuovo insomma che la lasciò sorpresa ma non dispiacque a Lisa anche se
decise di non rivedere il suo proposito di concedergli solo quella cena.
Parlarono
del più e del meno: Peter le disse dove era stato in viaggio nell’inverno
passato, gli accennò che aveva comprato la casa che avevano visto insieme ma
non approfondì l’argomento. La conversazione di lui era più aperta e brillante
di quello che ricordava Lisa, sorrideva spesso e aveva anche fatto una battuta
sul cameriere, cosa che la sorprese non immaginando una vena tanto arguta nel Peter
di una volta.
Lisa
rimase sul vago nei suoi discorsi ma arrivati al dolce gli disse di Marco.
Come
parlò della sua nuova conoscenza, Peter la fissò per un istante, il grigio
degli occhi si fece più cupo, non proferì verbo.
Lisa
voleva mettere in chiaro le cose con lui fin da subito. Le piaceva molto il
nuovo Peter allegro e brillante ma iniziava a covare un certo timore per come
poteva evolversi la serata. Illusa e poi respinta. Non voleva succedesse
più. Le aveva fatto male e non voleva si
ripetesse. Parlandogli di Marco voleva mettere in chiaro le cose con lui: lei
non era una donna usa e getta, non si sarebbe fatta coinvolgere un’altra volta.
Lo stava mettendo in guardia di non riprovarci.
In
realtà, si disse, aveva paura di rischiare e concedergli una possibilità. La
sicurezza tranquilla di Marco che la rassicurava o la sensuale forza di Peter
che ogni volta che la sfiorava era come se le facesse fare un giro sull’ottovolante? No, non voleva rischiare, aveva paura del fallimento, non lo avrebbe
sopportato dopo li lutto per Giorgio. Lo spirito di conservazione ebbe il
sopravvento ecco il perché di quella puntualizzazione.
La
serata era al termine e Lisa da un lato ne era felice. Avevano esaurito gli
argomenti banali di conversazione, gli aveva parlato di Marco e lui si era
limitato a sorseggiare il vino rimasto nel bicchiere come a soppesare la cosa ma
non aveva fatto commenti e lei ne era rimasta contenta. Presto sarebbe stata di
nuovo a casa, nella sicurezza della sua casa e non gli avrebbe dato modo di
ferirla ancora.
In
auto nel buio d’un tratto Lisa si accorse che la strada che avevano preso non
l’avrebbe portata a casa sua ma nella nuova casa che lui aveva acquistato in
autunno.
“Dove
mi stai portando?” chiese facendo trasparire dalla sua voce una punta di
risentimento.
“Ho
una sorpresa.” Lisa vide nella penombra dell’auto il suo sorriso e gli occhi
scintillanti.
Lei
non rispose un po’ inquieta per la situazione non sapendo che aspettarsi da
lui.
Arrivarono
dove aveva pensato.
Il
cancello si aprì automaticamente e Peter parcheggiò di fronte alla casa.
Lisa
la riconobbe alla luce della luna ma la trovò anche completamente rinnovata: intonaco
rifatto, luci esterne soffuse che ne delineavano la struttura, fiori ovunque.
Immaginò che durante l’inverno lui l’avesse fatta restaurare.
Peter
aprì la porta d’ingresso e le lasciò spazio per farla entrare ma lei rimase
ferma due passi dietro di lui come a dimostrargli che non fosse contenta di
essere stata condotta lì.
Peter
non sembrò toccato dal gesto e la precedette all’interno accendendo le lui.
Lisa
si decise a entrare e ... rimase senza fiato.
Peter
aveva messo in pratica i suggerimenti di lei durante la loro visita di
novembre. Aveva memorizzato tutto quello che lei aveva detto riguardo i diversi
ambienti e lo aveva realizzato.
Lisa
non aveva parole. Se ne stava impalata guardandosi attorno. Poteva immaginare
la sua espressione stupita e sorpresa ma non riusciva a non esserlo.
I colori, i mobili, tutto era come Lisa lo
aveva descritto e rendevano la casa veramente splendida, degna di una rivista.
Il
salone e il soggiorno erano ampi e si affacciavano sul lago che in quel momento
era del colore aranciato delle nuvole che ricevevano l’ultimo sole. Gli arredi
moderni ma accoglienti si abbinavano perfettamente ai dettagli d’epoca della
villa, agli stucchi dei soffitti e delle porte restaurati e al grande camino di
marmo tirato a lucido.
La
cucina era un sogno dotata di ogni elettrodomestico. Lo studio era stato
restaurato ed era diventato un ambiente caldo e intimo.
Peter
sembrava divertito per l’espressione attonita di lei e i suoi occhi grigi non
la lasciavano un secondo. Le sorrideva a mezza bocca senza parlare.
Poi
la prese per mano come aveva fatto la volta prima e Lisa si ritrasse. Peter non
sembrò meravigliarsi del gesto, anche lui doveva aver bene in mente quello che
era successo lì a novembre.
“Voglio
mostrarti il piano superiore.” disse lui tranquillo sempre con gli occhi fissi
nei suoi.
Lisa
non voleva essere scortese, fece un cenno del capo e lo seguì ma tenendosi a
distanza di un passo.
Il
piano superiore era proprio come Lisa lo aveva immaginato. Meno stanze e tutte
splendide.
L’ultima
in fondo al corridoio aveva la doppia porta spalancata e l’ultima luce del
giorno illuminava l’interno come se fosse giorno.
“E
questa è la stanza padronale.” le disse Peter precedendola all’interno.
Lisa
entrando vide un enorme letto al centro con un moderno baldacchino minimalista
e poi niente altro se non il bovindo con la finestra spalancata sul fresco
della notte.
I
ricordi l’assalirono.
Si
fermò imbarazzata e si strinse al petto la pashmina che aveva sulle spalle.
Peter
non accese la luce, il chiarore esterno era ancora sufficiente per illuminarli
entrambi mentre se ne stavano uno di fronte all’altra, occhi negli occhi.
“Lisa,
mia Lisa” esordì lui e le prese una mano.
A
quel tocco Lisa ebbe un brivido. Non capiva la situazione ed era in attesa.
L’istinto
le diceva di voltarsi e andarsene ma la presenza di lui era come un magnete che
la tratteneva inchiodata lì.
“Tu
sei speciale per me ma nello stesso tempo mi ricordi troppo una persona…”
Fece
una pausa come per riordinare i pensieri. Lisa era in attesa tesa come una
corda di violino e tratteneva il respiro aspettando che lui continuasse.
“Quella
sera a casa mia, tu accanto al camino, … ho creduto per un momento che… mia
moglie... Non volevo farti soffrire ma invece vedo che è stato proprio così… Voglio rimediare… Se me lo permetterai…” E tirandola per la mano la fece
avvicinare di un passo, le appoggiò un palmo sulla nuca e si allungò a
baciarla.
Lieve
e caldo si posò sulle sue labbra e annullò le difese di Lisa come se non
fossero mai esistite.
Il
cervello di lei aveva smesso di collegare sinapsi non appena aveva sentito il
suo fiato sulla bocca ancora prima di toccarla. Non si mosse ma socchiuse
appena le labbra.
Peter
si sentì autorizzato a proseguire e dopo il primo rapido tocco di labbra l’attirò
di più a sé e il bacio diventò più profondo.
Lisa
era come annullata incapace di muoversi ma le sensazioni, quelle sì che stavano
esplodendo dentro di lei. Detonavano tutte insieme tanto che infransero in un
attimo tutti i buoni propositi che aveva fatto riguardo a lui. Lo sfarfallio,
che per tutta la sera aveva avuto nello stomaco, le arrivò nelle orecchie e la
isolò dal mondo circostante mentre si concentrava solo su quel vulcano che
Peter le stava scatenando dentro con quel bacio.
Peter
esplorò la sua schiena con le mani grandi e forti, le sollevò il vestito e
risalì le cosce fino ai glutei dove incontrò uno slip di pizzo che forse non si
aspettava.
Anche
Lisa lo toccava adesso esplorando con le mani i suoi muscoli tonici del dorso e
il petto che scottava sotto il suo tocco.
Lui aveva
smesso di baciarla e la guardava come se non l’avesse mai vista prima. Lisa era
rapita da quello sguardo e attendeva, docile persa in quello sguardo di acciaio
che nella penombra la inchiodava e la rendeva arrendevole.
Poi
lui le abbassò la zip del vestito e glielo sfilò. Lei si lasciò sfuggire un
lungo sospiro e Peter tornò a baciarla lieve e delicato intanto che lei gli
sbottonava la camicia che cadde a terra.
Peter
prese a toccarle la pelle sensibile del seno e si chinò a succhiarle i
capezzoli attraverso il reggiseno di pizzo.
Lei
inarcò la schiena e gettò indietro la testa con un gemito. Un piacere tanto
intenso non poteva essere nascosto.
Lui
sembrò contento di questa manifestazione e continuò più ardito a baciarla e
succhiarla scendendo lungo lo stomaco, l’ombelico, il ventre fino a giungere al
pizzo già bagnato degli slip. E lì si fermò per un po’ assaporando quell’angolo
di paradiso e facendo salire in Lisa la tensione. Poi lui si sollevò e la
sostenne contro di sé così che percepisse il suo membro eretto, duro e pronto.
Voleva forse trasmettergli il suo desiderio quasi a chiedere un muto permesso.
Lisa
era completamente in suo potere. Lo sapeva ma non gliene importava.
L’amore
per Peter, che aveva confinato per tutto l’inverno in un angolino del suo
cuore, adesso stava allagando tutto il suo essere raggiungendo anche la più
remota cellula del suo corpo riempiendola di calore ed energia. Come investita
da un’onda bollente raggiunse la consapevolezza che non poteva sfuggire a
quell’uomo. Era il suo destino, ovunque l’avesse condotta.
Lo
guardò implorante, gli occhi semichiusi e le membra abbandonate all’abbraccio
di lui.
Peter
capì.
Mise
mano alla cintura dei pantaloni e lentamente l’aprì mentre la teneva stretta a
sé con una mano. Si slacciò i jeans e la sua natura fu libera di ergersi già
pronta e bagnata.
Lisa
aveva ora la bocca asciutta, si lasciò guidare fino al letto sovrastata dalla
forza prepotente che emanava da quell’uomo. Peter ve la distese sopra lentamente
e le sfilò gli slip con un solo gesto.
La
voleva.
Lisa
glielo leggeva negli occhi infiammati da un’urgenza che era adesso anche la
sua. Urgenza di unirsi, di diventare una cosa sola, perché solo così avrebbe
avuto davvero per sé tutto quell’uomo complicato e misterioso.
Lo voleva dentro il prima possibile e il più a
fondo possibile. Voleva essere riempita da lui, non voleva più essere sola.
Ma
Peter la sorprese e si chinò con la testa tra le sue gambe. Lisa si alzò sui
gomiti e iniziò a guardarlo ipnotizzata mentre lui iniziò a scoparla con la
lingua con movimenti lenti e precisi che stimolavano il suo piacere ma anche il
suo desiderio di lui. Mai avrebbe pensato che fare l’amore con un uomo potesse
arrivare a tanto.
Si
rilassò all’indietro e attese che l’orgasmo le montasse dentro e poi la
scuotesse tutta esplodendole nel ventre. Fu lacerante ma si ritrovò sulla vetta
senza fiato prima di precipitare come da una grande altezza accasciandosi alla
fine madida di sudore e sfinita.
Peter
era ancora lì in piedi davanti a lei luccicante di sudore quasi avesse
partecipato fisicamente all’orgasmo di lei. Il suo sguardo diceva che ora
pretendeva la sua parte di piacere. La guardava adorante ma nello stesso tempo voglioso. Era bellissimo nella luce
della luna che risaltava i muscoli scolpiti come in una statua.
“Lisa
mi fai impazzire” mormorò scuotendo la testa. La sua erezione pulsante mentre
lui si accarezzava il membro.
Lisa
ebbe un attimo di paura a vederselo lì davanti così grosso e agguerrito e il
suo viso tradì quest’emozione per un momento.
“Tranquilla
baby.” disse lui piegando un po’ la testa da un lato “Farò piano, non voglio
farti male… ma è tanto di quel tempo che non lo faccio….”
Lisa
si sollevò seduta e lo guardò intensamente con un sorriso a fior di labbra.
Anche lei era tanto di quel tempo…
Lui
sembrò capire e si chinò a darle un lungo bacio dolcissimo per rassicurarla.
Per
entrambi era un nuovo inizio e una nuova emozione da lasciar fluire naturale e
potente nella consapevolezza dei loro corpi e dei loro sentimenti che si
stavano completando in quel momento di unione totale.
Peter
la prese per le natiche e portando il suo sesso a livello del suo membro la penetrò
lento lento ma fino in fondo. Lisa era pronta e così eccitata che si lasciò
invadere senza resistenza godendo del calore che lui gli trasmetteva riempiendola
completamente. Gli allacciò le gambe alla schiena e contrasse il suo sesso per
fargli sentire quanto lo desiderasse.
Poi
lui si ritrasse ma non distogliendo gli occhi dai suoi la penetrò nuovamente
come se volesse provar di nuovo quella sensazione di entrare dentro di lei. Una
sensazione che Lisa stava condividendo pienamente.
Iniziò
a muoversi ritmico e lento e mentre lo faceva la fissava intensamente quasi a volersi
accertare che lei fosse davvero lì e fosse reale, non un sogno mattutino.
“Peter…”
Lisa aveva la voce incerta ma il tono era inequivocabile, lo desiderava
intensamente e voleva fargli sapere che era lì per lui e con lui per
raggiungere l’unione perfetta che solo un uomo e una donna innamorati possono
raggiungere facendo l’amore.
Peter
d’un tratto si fermò: “Sei mia Lisa e di nessun altro.” le disse tranquillo ma
deciso.
Lisa
capì il riferimento, socchiuse la bocca e spalancò gli occhi per trasmettergli
un messaggio affermativo. Lui riprese a muoversi lento.
Peter
non aveva gradito il suo accenno a Marco e stava avanzando il suo possesso su
di lei.
Lisa
era sopraffatta. Lui voleva farla sua e solo sua…
Si
abbandonò completamente a lui e iniziò a muoversi a ritmo con le sue spinte.
Peter
era davvero un amante instancabile ma ormai Lisa non poteva più aspettare e
quel supplizio stava dando il tormento alle terminazioni nervose del suo sesso
già sollecitate oltre misura quella sera.
“Ti
voglio.” gli disse decisa “Ti voglio… Ti voglio…Ti voglio …”
Peter
la trafisse con lo sguardo e perse il controllo. La penetrò con foga e iniziò a
cavalcarla quasi con furore.
Lisa
si abbandonò totalmente alle azioni di lui e realizzò che in quel momento erano
una cosa sola. Uniti anima e corpo, non solo amanti ma complici… innamorati
l’uno dell’altra. Per un tempo infinito rimasero così muovendosi al ritmo della
loro passione.
Poi
tutto esplose. Lisa si inarcò una, due, tre volte e Peter lanciò un suono rauco
e prolungato quando si riversò dentro di lei continuando a montarla riempiendola
di lui e del suo amore finché crollarono uno sull’altra con il fiatone e la
realizzazione del miracolo appena compiuto.
Lui
la abbracciò rimanendo dentro di lei e Lisa lo lasciò fare appagata di sentirlo
così vicino mentre il suo sesso continuava a stimolarlo con le ultime
contrazioni dell’orgasmo.
Lisa
si era assopita dopo quell’uragano di emozioni e quando si ridestò si
meravigliò di trovare ancora Peter al suo fianco nel letto.
La
teneva abbracciata languido mentre lei aveva la fronte appoggiata alla sua
spalla e quando si accorse che Lisa era sveglia le disse “Ti piace la casa?”
Lisa
si meravigliò della domanda fatta in quel momento e si mise a ridere. Ma era
troppo appagata da quello che era successo tra loro e semplicemente rispose “La
tua casa è bellissima Peter.” con la voce un po’ roca.
“Se
vuoi sarà la nostra casa… Per
ricominciare… Insieme.” disse lui un po’ esitante per la prima volta da quando
lo aveva conosciuto.
A
Lisa mancò un battito e d’istinto capì quella dichiarazione d’amore un po’
singolare.
Non
trovando cosa rispondere tanto il cuore le stava esplodendo in petto per la
felicità, alzò il volto per baciarlo e confermargli che anche lei lo amava, non
poteva più negarlo.
In
quell’istante la gamba che teneva sull’inguine di lui gli trasmise l’inizio
della sua erezione.
Il
sesso di Lisa si contrasse, le loro bocche si ritrovarono e lei si preparò ad
accoglierlo di nuovo… per ricominciare… insieme.
CHI E' L'AUTRICE
Anna Paola Rossi è il nom de plume di un'autrice che vive da qualche anno sul Lago Maggiore solo dopo avere viaggiato e vissuto all'estero con il marito. Lavora come consulente quindi ha anche tempo libero da dedicare alla lettura e, da poco, alla scrittura. Anna ama cucinare, ricevere amici, fare giardinaggio come la protagonista del suo racconto e fare lunghe passeggiate con il suo gatto al seguito.
Strano, troppo strano. Non sono assolutamente riuscita a cogliere il senso di tutta la storia.... Entrambi maturi negli anni, ma infantili nei comportamenti. E le sparizioni di lui, per poi ritornare con casa e futuro pronti...bo.
RispondiEliminaUn bel racconto. Romantico, struggente, malinconico ma pieno di speranza per il futuro. Ho apprezzato entrambi i protagonisti, la loro paura di ricominciare ma allo stesso tempo la voglia e la speranza di lasciarsi il passato doloroso alle spalle. Loro, come molti, in attesa di una seconda possibilità di felicità. Bellissima l'ambientazione sul lago, uno scenario tra i miei preferiti in assoluto. Brava all'autrice.
RispondiEliminaConcordo con Lady MacKinnon, davvero un bel racconto . Mi è oiaciuta molto Lisa , una donna che pur avendo (e forse proprio per quello ) amato molto il defunto marito , si apre nuavamente alla speranza e all'amore. Brava!
RispondiEliminaUna seconda occasione per entrambi, maturata con sofferenza ma accettata con amore! Scenario stupendo!
RispondiEliminaCarissime,
RispondiEliminaprima di tutto ringrazio per i bei commenti. Mi dispiace che non tutte abbiano saputo cogliere il senso della storia. Quando ti innamori veramente le farfalle nello stomaco, le palpitazioni, i sudori freddi sono per tutte le età e non vi è niente di più bello che vivere queste sensazioni sia a 20 che a 40 anni. Accomunano tutte le donne giovani o mature … e anche qualche uomo ;-) -
Il lieto fino poi in un ‘romance’ è d’obbligo. Perché non immaginare un finale da ‘favola’ quando sappiamo benissimo che, a volte, la realtà va oltre ogni finzione ?
Buona Continuazione a tutte. APRossi
il racconto mi è piaciuto moltissimo. certo non è stato facile per nessuno di loro ricominciare dopo aver amato molto i partner precedenti e per lui soprattutto che ha dovuto rinunciare anche a 3 figli, quindi la paura è sicuramente alla base delle sue sparizioni.
RispondiEliminami sarebbe però piaciuto leggere anche il POV maschile,
forse avrebbe reso meglio la sua battaglia interna, ancora legato alla moglie morta ma pronto per passare oltre con lei.
Mi è piaciuto moltissimo!!
RispondiEliminaQuesto commento è stato eliminato dall'autore.
RispondiEliminaBelle le descrizioni dell'ambiente, contribuiscono a farti immergere nella storia. Intrigante il mix tra dolcezza, struggimento e sensualità.
RispondiEliminaSi, il racconto mi è piaciuto. Percorre in un crescendo gli stati d'animo, all'inizio insicuri, dei protagonisti fino ad arrivare alle certezze.
RispondiEliminaSi percepisce l'attrazione tra i due protagonisti e anche le scene d'amore sono intense ma il racconto in se mi dice poco. Se perde molto in questi vai e vieni dal lago che in un racconto breve risultano noiosi e inoltre gli eventi luttosi nelle vite di entrambi mi lasciano perplessa...diversi refusi
RispondiEliminaGrazie cara Canto Nascosto per questo e gli altri commenti circostanziati ai racconti. Se hai voglia di segnalarci i refusi che hai individuato su questo racconto, te ne saremo molto grate.
Elimina