LA SEDUZIONE DEL GHIACCIO di Mirta Drake (Mondadori)


QUESTO ROMANZO STORICO USCITO A SETTEMBRE FRA GLI STORICI DEI ROMANZI EXTRA PASSION MONDADORI, HA UN'AMBIENTAZIONE AFFASCINANTE: LA SCANDINAVIA DEL IX SECOLO. DIETRO IL NOM DE PLUME DI MIRTA DRAKE SI NASCONDE UNA SCRITTRICE ITALIANISSIMA. IAIA E PIERA L'HANNO LETTO PER NOI.

Autrice: Mirta Drake
Genere: Storico
Ambientazione: Scandinavia, IX secolo
Pubblicazione: Mondadori, coll. Extra Passion, nr.94, settembre 2018,  pp.277
Parte di una serie: 1° trilogia Norse Love
Livello di sensualità ALTO
Disponibile in e-book a € 3,99 


TRAMA: Smilla vive nel tranquillo villaggio di Blomstavvan, sulle coste scandinave, finché un giorno viene rapita dal guerriero vichingo Niklas Hellström, giunto dalla Norvegia a bordo di agili drakkar in testa a un drappello di insaziabili razziatori. Benché intenda far colpo sul conte di Svartis col suo bottino, Niklas decide di tenere per sé Smilla come schiava, sedotto dalla sua intelligenza e dal suo strano aspetto: non sa che quella snohar, la ragazza dai capelli e dagli occhi color del ghiaccio, è capace di terrificanti visioni. E ben presto, fra intrighi e intrepide azioni di conquista, l'amore inizia a sedurre il fato, sfidando il destino con i colpi di un'intensa passione che arriva ai confini di nuovi e inesplorati mondi.


Terminata la lettura dello storico “La seduzione del ghiaccio”, mi sono ritrovata a pensare che il realtà non c'era un finale, e che quindi avrei dovuto aspettare un prossimo libro, e la cosa mi ha un po' disturbata perchè speravo  fosse autoconclusivo sebbene parte di una serie.
Ciononostante, si tratta di un romanzo piacevole e ben costruito, sia dal punto di vista della storia romanica che storicamente.
Ambientato inizialmente nella Scandinavia del IX secolo, e successivamente in Norvegia e in Inghilterra, ha due stupendi protagonisti:Smilla e Niklas .
La giovane Smilla vive con la madre nel suo villaggio di Blomstawan dopo la morte del padre, guerriero valoroso, che spesso era affiancato dalla moglie in battaglia e che aveva insegnato alla figlioletta i primi rudimenti del combattimento.
La tranquilla esistenza delle due donne viene sconvolta dall'arrivo di un gruppo di Vichinghi che fanno prigioniera la ragazza ma non uccidono la madre perchè entrambe hanno dimostrato di saper lottare per la propria vita.
Il loro capo è un possente guerriero, Niklas Hellstrom che dopo aver incendiato le povere case del villaggio, si imbarca portando con sé Smilla con l'intento di farne la sua schiava incuriosito dall'aspetto particolare della giovane: capelli cortissimi e di colore bianco...ma la cosa che non appare è il dono di Smilla di “vedere”il futuro. Proprio queste visioni che le fanno perdere conoscenza, sono il motivo dei capelli cortissimi: sembra infatti che da quando non sono  più lunghi, il dono si sia assopito.
Ma il guerriero è anche colpito dalla forza della ragazza e la desidera immediatamente anche se si trattiene dall'abusare di lei perchè sente che ne vorrebbe suscitare un desiderio altrettanto forte del suo.
...”-Cosa mi aspetta?-  gli domandò allora, permettendosi, per una volta,di mostrarsi debole quanto la sua posizione di schiava suggeriva.Il vichingo si fece serio, tutto d'un tratto. -Ti porterò da Jarl Olaffson, il conte di queste terre, insieme al resto del bottino. In fondo è ciò che sei.-Tu mi appartieni, quindi poi verrai con me. Ti occuperai degli animali e dell'orto, della mia casa e di  me....E soddisferai ogni mio bisogno fisico, è implicito- le sussurrò nell'orecchio, chinandosi.-Hai capito bene, thrall?-Sì, ho capito-Ho capito padrone Niklas. Devi dire.-Ho capito padrone Niklas- . Disse come le era stato ordinato”
La bellezza particolare di Smilla, le attira l'odio delle donne e l'interesse viscido degli uomini, in particolare del conte di Svartis, che odia Niklas perchè la gente lo vorrebbe come suo successore.
...”-Mi interessa questa giovane dall'aspetto singolareSmilla rabbrividì per il suono mellifluo delle parole-Non è altro che una contadina- mormorò Niklas , stringendosi nelle spalle-L'ho presa perchè mi serve qualcuno che badi ai maiali e alle capre-Mia moglie, Malin, dice che la thrall assomiglia a una capra bianca.”
Fortunatamente almeno due persone le dimostrano amicizia: Ossian vice di Niklas e Liv, nipote del conte e innamorata, non corrisposta di Ossian.
Pericoli continui minacciano Smilla e quando Niklas, sfidato dal conte ad un'impresa disperata portata a termine la quale il trono diverrà suo, parte per raggiungere una terra che nessuno conosce ma di cui si dice essere piena di ricchezze, prende una decisione e fa credere al giovane di essere fuggita.
...”Niklas, con un tuffo ala cuore, temette fosse scappata.Smilla!?- urlò precipitandosi fuori, per andare alla stallase ne era andata subito dopo di lui, era chiaro. E se lo aveva fatto era solo per fuggire.Morirà là fuori. Ci sono orsi e lupi, crepacci che la neve ha nascostoForse è meglio così, non dovrò preoccuparmi per lei. In fondo è quello che volevo: non avere nessuno di cui preoccuparmi”..Soddisfatto, si accarezzò la barba e gli sovvenne il ricordo del loro ultimo bacio, mentre la neve si scioglieva sui loro visi e le gote di Smilla erano rosee e calde.A quel  punto il sollievo se ne andò proprio come lei: all'improvviso”.
Con la partenza dei guerrieri sui loro nuovissimi drakkar, in pieno inverno, si apre la seconda parte del romanzo che è prevalentemente di guerra e di avvenimenti drammatici.
Ci sarà un finale che non è tale perchè rimangono irrisolte alcune situazioni intriganti che spero trovino conclusione nel prossimo romanzo.
Smilla è una giovane donna decisa e coraggiosa. Non smette mai di lottare anche se a tratti lascia che l'uomo creda di averla addomesticata. Non obbedisce ai suoi ordini ma lo tratta come un suo pari perchè desidera fargli capire che lei, nonostante la situazione di prigionia, si sente libera.
Niklas vorrebbe essere amato ma teme di perder autorità nei confronti della sua gente trattando Smilla non come un padrone ma come un amante. Accetta compromessi per non scatenare una guerra interna al villaggio sebbene si renda conto di essere manipolato dal vecchio conte. E' forte e capace in battaglia anche se combattendo non riesce a dimenticare la sua thrall .
Sono molto belle anche le scene bollenti tra i due ma sono altrettanto belle anche quelle di tenerezza e di amicizia.
L'autrice scrive scorrevolmente e sa valorizzare la parte storica che riguarda i costumi, le ambientazioni e i paesaggi nonché le scene di battaglia e riesce a  dare la dimensione di quanto fosse difficile  quel periodo tra continue invasioni, scarsità di cibo, morti o ferite invalidanti e un clima certo ostile alla sopravvivenza.
Se siete amanti degli storici questa è un'occasione da non perdere... purtroppo ci sarà da aspettare per vedere se per i nostri innamorati ci sarà una vita serena.






****

Un romanzo ambientato nel IX secolo nel nord Europa, in cui Niklas, durante un'incursione in un villaggio, rapisce Smilla e presenta al conte, Jarl Olaffson il capo del suo villaggio, il bottino ottenuto decidendo di tenere per sé la ragazza. Tra le prime incomprensioni e i primi battibecchi, si instaura tra i due protagonisti un rapporto chiaro e fatto di interesse reciproco. Ci saranno ancora battaglie e i due combatteranno insieme e scopriranno che c'è tra di loro un sentimento molto profondo. 
La parte romantica finisce col giusto epilogo che si desidera trovare nei romanzi, ma altre cose non sono state chiarite. É a causa di ciò che il mio giudizio non è molto elevato, nonostante il libro sia scritto bene, ci siano bei dialoghi e mi sia piaciuto la descrizione delle vicende accadute in tempi così lontani. Ho notato che l'autrice ha fatto le sue ricerche per illustrare i modi e le usanze dei vichinghi e gliene do atto, ma ha tralasciato degli approfondimenti per me necessari.





COME INIZIA IL ROMANZO...
1
Blomstavvan, Scandinavia, IX secolo d.C.
Smilla rabbrividì addentrandosi nella rada foresta di betulle e felci alla ricerca di altre more artiche e mirtilli, ormai rari a causa del brusco calo di temperatura. I capelli color del latte, cortissimi, spiccavano nel verde scuro del bosco. I suoi passi erano decisi,
conosceva a memoria il sentiero: lo percorreva quasi ogni giorno, subito dopo avere dato da mangiare alle capre ed essersi occupata dell’orto. Quel pomeriggio, il freddo era così pungente da farle lacrimare gli occhi, e si strinse nel mantello di lana spessa, pensando che presto avrebbe avuto bisogno di stivali nuovi. Individuò i frutti ma, quando si abbassò per coglierli, avvertì un capogiro tanto improvviso da costringerla a lasciare l’involto che stringeva fra le mani per appoggiarle entrambe a terra. Sentì il terreno umido e gelido tra le dita e le strinse a pugno, tentando di non perdere i sensi. Guardò le more che aveva già raccolto rotolare lontano: erano di un pallido arancione, ma agli occhi di Smilla si facevano via via più rossastre, simili al colore del sangue, mentre la vista le si offuscava.
“Succederà qualcosa” pensò con un tuffo al cuore. “Qualcosa di brutto.” Era da molto che non provava più sensazioni tanto forti e del tutto prive di un nesso logico, ma non ebbe il tempo di soffermarsi su quel pensiero: prese fiato e si rialzò, con un peso che le premeva sul petto. Tentennò guardandosi attorno, quasi volesse memorizzare i luoghi dove era cresciuta; una strana nostalgia la avvolse come l’abbraccio del freddo, penetrandole fin nelle ossa, e poi udì un urlo distante, seguito da un altro e un altro ancora. Fu a quel punto che si mise a correre a perdifiato verso la piccola langhùs da contadini in cui abitava con la madre, dimentica del gelo, mentre il mantello le svolazzava sulle spalle.
Scorse in lontananza il suo villaggio, Blomstavvan, composto da abitazioni basse, lunghe e strette, con i tetti di paglia, da cui già si sollevavano sottili fili di fumo. Si mise una mano sulla bocca, impietrita, e poi riprese a correre. Quando giunse al punto in cui il sentiero si trasformava in fanghiglia, poco prima dell’insediamento, individuò cinque drakkar attraccate al molo e udì grida che si moltiplicavano sempre di più.
— No — sussurrò fra sé e sé, a corto di fiato. Stava avvenendo ciò che temevano da tempo: la masnada di razziatori vichinghi, che imperversava lungo la costa, era arrivata anche a Blomstavvan. Riprese a correre, scartando tutti quelli che invece fuggivano dalla parte opposta. Halvor, un uomo che conosceva fin da piccola, seguito da un paio di ragazzini, la urtò senza nemmeno fermarsi; lei cadde a terra e il fango le schizzò addosso.
— Halvor, cosa sta succedendo? — gridò.
Halvor, lo stesso contadino che le aveva insegnato a riconoscere le erbe commestibili e come utilizzare quelle medicinali, e che l’aveva tenuta sulle ginocchia quando ancora lei non camminava, si voltò solo per un istante. — Scappa, Vitis! — urlò. — Scappa!
Smilla avvertì lo stomaco attorcigliarsi quando vide l’orrore sul suo viso: lui la chiamava Vitis, un nomignolo buffo che stava per “ghiaccio bianco”, e ora, in quel pandemonio, la fece sentire ancora più atterrita all’idea di tutto ciò che avrebbe potuto perdere.
Si fece forza, si rialzò e riprese a correre decisa e inarrestabile. Tutti gli altri attorno a lei ormai erano solo figure sfocate che la spintonavano nel tentativo di mettersi in salvo. Anche le urla diventarono solo un sinistro rumore di sottofondo. Doveva arrivare a casa, prendere lo scudo che la madre le aveva insegnato a usare, doveva difenderla e difendersi, così come le era sempre stato detto. Sfiorò la cintura, trovò il sacchetto di pelle e strinse fra le dita l’elsa del pugnale che portava sempre con sé, gli occhi grigi, come il ghiaccio quando sta per sciogliersi, ridotti a due fessure.
Avanzò senza indugio, anche quando avvistò i primi invasori: guerrieri enormi e armati fino ai denti che sembravano determinati a radere al suolo tutta la sua vita. Nessuno pareva fare caso a una giovane donna dall’aria scioccata, che stringeva un pugnale sotto lo spesso mantello color del fumo. Rallentò il passo per evitare di attirare l’attenzione, aggirò gli scontri più cruenti, nascondendosi a volte fra i tetti di paglia e le zolle d’erba delle langhùs, che arrivavano quasi a terra, mentre l’odore di bruciato le entrava nelle narici.
Nel momento in cui arrivò allo snodo che conduceva a casa, si rese conto che i tumulti erano giunti fino all’abitazione dove viveva con la madre e quasi si sentì mancare. Forse era troppo tardi.

Scartò a destra quando un enorme guerriero le si parò davanti sghignazzando, subito intercettato da Gunnar il fabbro, che lo mandò lungo e disteso a terra. Ma Smilla non perse tempo a osservare la colluttazione, sapeva chi dei due l’avrebbe spuntata: per quanto Gunnar fosse abile a forgiare le armi, non le avrebbe mai potute usare con la stessa ferocia di quei brutali guerrieri. E lei doveva andare a casa, subito.
Riprese a correre e ben presto raggiunse la langhùs in cui era nata e cresciuta. La porta era stata sfondata. Vide che le capre erano scappate e una piccola parte di lei ne fu felice, ma si precipitò subito dentro, udendo le grida di battaglia di Aughild, sua madre.
La scena che le si presentò era spaventosa: Aughild stava combattendo contro due guerrieri armati di spade e asce insanguinate. Purtroppo aveva un’unica arma: il loro scudo di legno. Lo usava per difendersi, ma anche per colpirli, come faceva quando era una giovane impavida, almeno ventidue anni prima però, al tempo in cui Smilla non era ancora nata. Tuttavia, era chiaro quanto fosse in svantaggio. Gli uomini quasi ridevano dei suoi tentativi, prendendosi gioco di lei.
Un tempo, Aughild era stata una guerriera: si era dedicata all’agricoltura solo quando era rimasta vedova, per occuparsi degnamente di Smilla, che era appena nata; ora non era più giovane, spavalda e forte come allora e a sua figlia si strinse il cuore nel vederla in difficoltà. Però, Aughild le aveva insegnato a combattere e, per tutti gli dèi, l’avrebbe fatto!
****
CHI È L'AUTRICE
Mirta Drake è lo pseudonimo di un'autrice italiana. Ha iniziato a scrivere quasi per caso, per vivere quelle storie che, altrimenti, non avrebbe mai avuto occasione di sperimentare. Scrivere le ha fatto superare alcuni attacchi di panico, momenti di sconforto e insicurezze, superando i limiti della sua sola esistenza per sfiorarne altre. Per immaginare e inventare nuovamente e sempre qualcosa di me. Anche in un luogo apparentemente lontano come quello che descrivo in Per amore di un corsaro. Lontano nello spazio o nel tempo. Mirta scrive di ciò che la turba e incuriosisce, che solletica la sua fantasia o la spaventa.
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