AMBRA - Lui che ama a modo suo - di Anna Chillon

IL LIBRO CHE CI PRESENTA OGGI PIERA CONFERMA IL TALENTO NARRATIVO DI ANNA CHILLON CON LA SUA SCRITTURA INTRIGANTE E LA SUA PASSIONE PER LE STORIE INTENSE E DIVERSE DAL SOLITO.


Autore: Anna Chillon
Genere: Contemporaneo
Ambientazione:  Italia
Pubblicazione: Anna Chillon, 20 luglio 2018, pp.442, €12,90
Parte di una serie: 2° serie Pietre Preziose 
Livello sensualità: BASSO
Disponibile in ebook a € 2,99 (Kindle Unlimited)


TRAMA: Sapevo essere forte, ma lui lo era sempre di più. Con un sorriso prese in pugno il mio cuore e lo strinse feroce. 
Niccolò Aragona, artista chiacchierato, soprannominato dai media “Il Mannaro”, a causa dei soggetti dei suoi dipinti. Per quel che ne sapevo, d’indole dominante. 
Cristiano Riva, stimatissimo medico e cliente abituale della caffetteria in cui lavoravo. Lo avrei definito anaffettivo.
Da uno dei due ricevetti una proposta di lavoro, dall’altro una proposta indecente. 
Io volevo soltanto il denaro per fare il viaggio dei miei sogni, perciò, anche se un baratro di diversità mi separava dall’uomo che lo avrebbe reso possibile, accettai la sua offerta. Entrai nel suo mondo e giorno dopo giorno in quel baratro ci cascai a piedi pari. Fu lui a trascinarmici e fui io a dargli tutta me stessa senza sapere che ne avrebbe fatto. 
Fino a quel giorno. 
Fino a quelle parole.


Ambra è una ragazza  che ha dovuto crescere per forza perchè non ha mai avuto una vera famiglia.
Ha conosciuto da poco il padre con cui non ha che un rapporto superficiale, la madre è morta dopo un brutto periodo di malattia, e la sorella ha trovato l'amore con  Vincent, che ha sempre protetto la  ragazza un po' perchè amico sia del genitore che della defunta madre.
Ambra dice sempre di avere due papà: uno vero e un non papà che è il compagno di Giada, la sorella da poco conosciuta.
La giovane è cameriera in un ristorante e qui conosce un medico, Cristiano Riva,  che le fa una proposta :se accetterà una relazione solo sessuale avrà il suo tornaconto: lui farà in modo da darle la possibilità di soddisfare un suo desiderio cioè andare in Africa per vedere da vicino un leone.
...”-Se ti va di restare con  me per qualche ora, disdico i miei appuntamenti e mi prendo il pomeriggio libero. Quanto? quattrocento, cinquecento euro?
- Lo sai cosa sembrerei se accettassi?
-Ti farebbe sembrare una ragazza che passa un pomeriggio piacevole...Ti farebbe sembrare furba Ambra!
-Sei un pallone gonfiato, dottore!”
Pur in una situazione finanziaria di grande ristrettezze, La ragazza rifiuta sebbene il giovane medico le piaccia molto.
Mentre si trova al cimitero, luogo in cui si reca spesso per parlare con i defunti e in particolare con Gebedia, un anziano che lei chiama Gebby,
...”Gebedia mi aspettava come sempre, aveva una grande pazienza, perchè era lì dal 1863, in bianco e nero, sbiadito come un fantasma...un'enorme lastra di pietra ricopriva interamente lo spazio dove era stato inumato aggredita dai muschi e dall' erosione. Ogni giorno il sole la riscaldava rendendola tiepida verso sera, percìò ero solita sedermici sopra per scaldarmi e così feci anche quella volta, incrociando le gambe, rivolta alla sua immagine.
-Ciao Gebby, come va?- presi dalla borsa la fiaschetta personale e bevvi un goccio di rum  riponendola subito dopo.
-Te l'hanno già detto vero? Sono tutti un mucchio di pettegoli qui, non hanno altro da fare che passarsi la voce...aspetta, come,  davvero ti piace l' idea dell'Africa ?
Lo sapevo che avresti capito Gebby. D' accordo brindiamo alla mia partenza”
 E poi guardandosi intorno, vede un foglietto cadere per caso dalla tasca di un uomo che si trova davanti ad una lapide. L'uomo è un pittore di grido, Niccolò Aragona, ma anche con una nomea particolare, e sul foglietto c'è una bozza di richiesta di  una modella per un quadro di nudo.
 Invogliata dal compenso, si trova a rispondere e si presenta al pittore che è anche amico di Vincent il suo “non papà”.
Ma la sorte cambia i giochi e invece di modella si troverà a fare la babysitter di un ragazzo di quattordici anni, Samuele, cioè il figlio della defunta compagna del pittore.
Gli inizi non sono certo positivi, un po' per la personalità esuberante dell'artista, non per nulla è soprannominato Il Mannaro, un po' perchè il ragazzo è quasi offeso dovendola sopportare, e un po' perchè comunque Ambra non è certo entusiasta del lavoro.
Ma pian piano, Samuele si aprirà e darà il giusto valore anche alle regole che Niccolò gli impone capendo che sono esclusivamente per il suo bene e diventerà amico di Ambra nella quale saprà vedere un'amica disinteressata.
Parallelamente cambierà anche il suo rapporto con il pittore che riuscirà a riaprire il suo cuore, chiuso all'amore dopo la sofferenza della perdita della compagna.
Chi ha letto la Chillon, sa che il suo modo di scrivere è realistico, diretto, a volte crudo. Non indulge in sentimentalismi ma parla della realtà così com'è, in modo complesso ma sincero, non superficialmente ma con emozioni quasi palpabili tanto emergono dalle pagine.
I suoi personaggi hanno sempre spessore perchè è proprio il loro intimo che lei ci fa vedere, non importa se tormentato, diretto, con pulsioni negative e distruttrici, con solo qualche sprazzo di lucidità che però sembra far sparire le nubi ed emergere il sole.
In “Ambra”è così: dalla tristezza e senso di sconfitta, si passa alla speranza e alla gioia per un futuro magari ipotizzato ma mai veramente sentito come proprio, sebbene raccontato in prima persona: un gran romanzo prezioso come il titolo!











LEGGI UN ESTRATTO DEL ROMANZO...

18

In mancanza di un appuntamento evitai di fermarmi alla reception e salii direttamente allo studio di Cristiano. Sedetti su uno dei due divani di fronte allo schermo piatto sintonizzato su un canale pay di sfilate di moda. Immaginai fosse quello che le sue ricche pazienti preferivano. Probabilmente aveva anche un canale dedicato ai motori quando la sua clientela era di sesso maschile.
Strano come, dopotutto, certi pensieri frivoli e inutili continuassero a infiltrarsi in una mente che si direbbe pienamente occupata da un dispiacere. Una mente, la mia, divenuta simile a un’auto in marcia senza pilota.
Una destinazione chiara però ce l’avevo.
Invece dello schermo, rimasi a fissare la porta e quando si aprì mi scrollai ridestando gli occhi
incantati. Cristiano tenne aperta l’anta lasciando passare una signora in tailleur tortora dalle finiture Burberry, occhiali compresi. «Vedrà che in un paio di settimane mi chiamerà per dirmi che non avverte più dolore» le stava dicendo.
«Ci conto. Grazie Dottore» lo salutò affabile.
Cristiano fece per ritirarsi, bloccandosi sulla soglia quando mi scorse. La signora mi sfilò davanti salutando con un cenno del capo che contraccambiai, poi il mio sguardo incrociò quello del Dottore.
«Hai tempo per me?» gli chiesi.
Lui tornò a spalancare la porta e mi fece cenno di entrare. I suoi occhi mi studiarono in silenzio mentre gli passavo accanto.
«Hai pianto» osservò con circospezione non appena ebbe richiuso isolandoci nel suo studio, ordinato e lussuoso ancor più di come lo ricordavo.
«Non dovresti stupirtene. Tu mi avevi avvisata, no?» soggiunsi sarcastica.
A quelle parole capì all’istante la fonte del mio malessere. «Sì.» Prese dal tavolo dei medicamenti un fazzolettino e me lo porse in un gesto preconfezionato che un uomo per bene avrebbe dovuto fare davanti a una donna in lacrime. Il “te lo avevo detto” si espresse soltanto nel suo cipiglio, nell’increspatura della fronte. Mise una mano in tasca facendo di lato il lembo di camice sotto il quale indossava camicia chiara e pantaloni scuri, in un atteggiamento contrariato.
Mi portai il fazzoletto al naso ancora umido. «Dovrei essere io quella arrabbiata.» Infatti lo ero.
«E io invece dovrei essere soddisfatto di vederti in questo stato?» Volse lo sguardo in alto a sinistra e sospirò con un leggero scuotersi del capo. «Mi dispiace, avevo capito che ci tenevi parecchio a quell’uomo. Solo… santo cielo, la sua reputazione avrebbe dovuto metterti in guardia più di quanto potessi fare io. Per non parlare del fatto che ha più esperienza di te e pare anche abbia molti trascorsi, stando a quel che si dice.» Mi posò la mano sul retro della spalla e frizionò leggermente. «Perché non ti siedi e mi racconti cos’è successo?» chiese indirizzandomi alla poltrona. Appoggiò il posteriore alla scrivania di fronte a me e si allungò a prendere in mano la cornetta del telefono. «Faccio portare un caffè o un tè se preferisci, ti farà bene sfogarti un po’.»
«Non hai capito niente, Cristiano. Non mi serve una spalla su cui piangere, è l’ultima cosa che voglio fare. Credi che sia venuta qui a farmi compatire?» mi espressi con troppa enfasi, agganciando entrambe le mani ai braccioli della poltroncina di pelle bianca.
Ripose la cornetta e intrecciò le dita in grembo. Il bordo del suo camice arrivò a sfiorarmi il ginocchio. «Sei ferita adesso e nessuno può porvi rimedio. Purtroppo io non posso fare molto di più che ascoltarti.» Si rigirò i pollici, adagio.
«Puoi farmi un favore: puoi smetterla di compatirmi. Non ho bisogno del Dott. Jekyll adesso, mi serve Mr.Hide» fui categorica.
«Ho paura di fraintendere.» Spostò le mani sul bordo della scrivania, ai lati dei fianchi.
«Devo sapere se la tua offerta è ancora valida. Se…» premetti i polpastrelli sulla rigida imbottitura facendomi sbiancare le nocche, «…posso fare il mio prezzo. O se vuoi rimangiarti la parola e devo cercare altrove qualcuno che non si faccia scrupoli.» Era una bugia, non avrei cercato altri per una cosa del genere, ma non occorreva che lui lo sapesse. Mi feci avanti chinando indietro il capo per guardarlo negli occhi azzurri, il volto curato da estetista e parrucchiere al punto da risultare di una bellezza impassibile, plastica. «Quello che voglio è uno scambio senza complicazioni, perché io ne ho avuto abbastanza di false speranze. Tu fai il tuo prezzo, io il mio. Facile e indolore, basta solo che tu sia disposto a pagare.»
Dopo un primo momento di comprensibile sorpresa, vidi il suo sguardo variare, farsi distante. Schiodò dalla sua posizione andando a sedere dietro alla scrivania, sulla sua imponente poltrona nera. «Stai contrattando?» chiese calcolatore, ponendo il gomito sul bracciolo e portandosi l’indice al labbro.
Pareva interessato. Io non ci avevo davvero creduto, eppure, eccoci al punto.
Mi lasciai andare indietro, cacciando ogni carezza, ogni bacio di Niccolò, insieme al mio amor proprio. Basta amore, faceva troppo male. «Sì, sto contrattando perché voglio dimenticare.»
«Come?» domandò.
Avvertendo la concreta possibilità che accettasse, mi sgonfiai, la mia grinta si smorzò. Fu con malinconia che spiegai: «Devi portarmi in Africa. Puoi scegliere tu dove, l’importante è che sia nella parte sud. Non voglio il tuo denaro, ma voglio che paghi tutte le spese di vitto e alloggio per… un mese.» Il suo sorriso mi fece intendere che quello non era un prezzo per lui, faceva parte della sua normalità pagare le spese di qualunque donna si fosse portata in viaggio.
«Subito. Non tra un mese o una settimana: subito» precisai. «O così o niente.»
Il suo sorriso si eclissò. Prese la penna argentata dal taschino e cominciò a pigiarne lo scatto con il pollice. «Subito? Dovrei mollare tutti i miei impegni oggi stesso per fare un viaggio di un mese? Mi stai chiedendo molto.»
Quello era il vero prezzo.
«Lo so» ribattei laconica. Il mio cuore s’impuntava palpitando veloce contro lo sterno, ma tutta la mia determinazione era volta a impedirmi di versare una lacrima.
La sedia di Cristiano girò appena sui cardini. «E in cambio saresti disposta a venire a letto con me in ogni momento io lo desideri per tutta la durata del viaggio?»
Sentirglielo dire apertamente lo rese più concreto, quasi mi spaventai all’idea che l’uomo davanti a me mi avrebbe posseduta in modo tanto intimo.
Tu non sei capace di fare sesso, sai fare solo l’amore…
Deglutii cercando di mantenere la voce ferma. «Da quando atterreremo, tutte le volte che vorrai» abbassai lo sguardo, non il capo. Niccolò avrebbe scoperto solo quando fossi già partita che invece, grazie a lui, ora potevo fare anche soltanto sesso.
Il silenzio si protrasse, scandito dal clic-clac provocato dal pollice sulla penna mentre Cristiano mi studiava combattuto. Per me la soluzione era semplice: «Come ti sentiresti domani se ti trovassi su un aeroplano con me, anziché qui?»
«Mi stai chiedendo l’impossibile.»
«Sei tu che decidi cosa è impossibile.» Uno come lui, con la sua posizione, ben sapeva cosa intendessi dire. «Se dovessi scegliere – e tu puoi scegliere – dove preferiresti svegliarti?»

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LA SERIE PIETRE PREZIOSE 
 
1. GIADA - UN AMORE COLPEVOLE (2016)
Non ero pronta per lui, ma questo non gli importò.
Entrò come un tornado nella mia vita,
la stravolse spezzandomi il fiato
e mi rese donna,
a dispetto di tutto e tutti.
Il giorno del mio diciottesimo compleanno pensai che la vita stesse per sorridermi, lungi dall’immaginare cosa in realtà stesse per serbarmi. Qualcosa più grande di me mi avrebbe presto travolta, scossa alle fondamenta, gettando il mio corpo e il mio cuore in pasto a una persona con l’animo di un lupo selvatico. Per tutti sarebbe stato uno scandalo e una vergogna: nessuno avrebbe compreso, perché nessuno conosceva le molteplici verità che quel lupo era stato così bravo a celare.
Forse un cuore, seppur logoro, l’aveva anche lui.
E forse, se avessi lottato e ignorato le apparenze, prima o poi lo avrei scoperto. 
Leggi QUI la ns. recensione.       Ti interessa questo libro? Lo puoi trovare QUI.
2. AMBRA- LUI CHE AMA A MODO SUO

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L'AUTRICE DICE DI SE'...
In principio vi fu il diario delle mie avventure adolescenziali, poi vennero le lettere d’amore, d’amicizia, le confessioni, ma è stato con i racconti che ho cominciato a cimentarmi seriamente in quest’arte e ho iniziato a desiderare di poter condividere i miei scritti.Nel duemiladieci, ho così dato vita al blog Solosua.it, creato utilizzando lo pseudonimo di Anita Rebelle. Un nome d’arte scelto di proposito, in considerazione della connotazione fortemente erotica della maggior parte dei miei racconti. Anita Rebelle era il mio alter-ego, attraverso il quale accantonavo la tediosa moralità per divenire narratrice di storie torbide e passionali. Ma come ogni scrittrice, limitarmi ai racconti, fossero anche long-fiction, non mi bastava.Volevo scrivere romanzi.Volevo mettere in gioco le mie debolezze e la mia determinazione, immergendomi a pieno in una storia corposa o magari un’intera serie.Così è iniziato il mio percorso come autrice, decidendo di realizzare il mio romanzo d’esordio: un urban fantasy che fosse una storia di lotta, amore, fede e amicizia senza riserve, in cui mettere molti colpi di scena e molta azione, ma anche tanta rabbia e voglia di libertà. Un viaggio attraverso forti passioni e drammi, sempre connotato da una grande carica erotica. Tutto ciò è Alakim, scrigno magico di emozioni profonde e segrete. E per quanti saranno i curiosi che vorranno sollevarne il coperchio, spero di poter suscitare loro un sorriso, una riflessione, o anche soltanto una semplice emozione.
VISITA IL SUO SITO: http://www.annachillon.it/

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3 commenti:

  1. la storia mi pare un po' complessa e articolata, ho fatto fatica a seguire la recensione. non ho ben capito poi il ruolo del dottore, visto che appare solo per poche scene. non ho ancora letto nulla dell'autrice, ma non credo che metterò in lista questo romanzo, perchè non mi ha preso molto, nemmeno dopo la recensione assolutamente positiva di Piera, ma si tratta puramente di una questione di gusti personali

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  2. bellissimo e forte di emozioni, come è stato anche per giada , la chillon è veramente una scrittrice che riesce in ogni suo libro farti dimenticare dove ti trovi e trasportarti nel suo immaginario, riesci a sentire le emozioni forti che contraddistinguono tutti i sui libri

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  3. Non mi ispira per niente

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