STAY di Deborah Fasola

AMBIENTAZIONE AMERICANA, ANZI 'TEXANA' PER QUESTO NUOVO LIBRO DI DEBORAH  FASOLA . IAIA L'HA LETTO PER NOI.

AutriceDeborah Fasola
Genere: Contemporaneo
Ambientazione: Texas (USA)
Pubblicazione:  D.Fasola, giugno 2018, pp. 197
Parte di una serie: No
Livello sensualità: MEDIO
Disponibile in ebook a € 0,99 (Kindle unlimited)

TRAMA: Quanto sei disposta a rischiare pur di salvare i tuoi ricordi? 
Ormai sono cambiata e ho finalmente realizzato ogni mio sogno.
Caleb, il mio fidanzato, è il mio intero mondo e tutta Hollywood ci acclama, almeno fino a quando non avviene l’impensabile: il ranch dei miei genitori è in pericolo ed è tutta colpa loro, degli odiati fratelli Taylor. Tornare a casa non sarà facile: dopo aver rinnegato la mia terra e il mio sport, ritrovarmi in quei luoghi di ricordi e dolore di certo risveglierà in me ogni emozione distruttiva, solo che lo devo fare.
Anche se so che tutto ciò mi spezzerà il cuore…
Ormai sono cambiato.
Il ragazzino arrogante ha lasciato spazio all’uomo vero e in questi luoghi io vivo e lotto ogni giorno. La mia vita è complicata e quando torna Alaska Keys, tutto il mio mondo, mio malgrado, comincia di nuovo a ruotarle intorno.
Perché lei adesso è troppo diversa, mentre io la rivoglio com’era allora.
Io rivoglio indietro la ragazza con gli stivali e il cappello sulla testa, quella in groppa a un cavallo. La ribelle.
Io rivoglio l’Aka che ho amato e per farlo sono disposto a qualsiasi cosa, anche a proporle un insolito patto che, già lo so, ci distruggerà.



E’ la storia di un amore tormentato tra Alaska e Travis. Il libro è raccontato, a capitoli alterni, con i POV dei due protagonisti. Lei è scappata dal suo paese in Texas, dopo un brutto incidente a cavallo e si è rifugiata a Los Angeles e dopo 10 anni, a poche settimane dalla celebrazione del matrimonio con Caleb, è tornata per sistemare delle faccende. Rivedere i posti della sua adolescenza, rivedere il suo ragazzo, rivedere i cavalli fanno scombussolare la protagonista che poco alla volta accetta ciò che nella metropoli aveva rifiutato. Ci sarà l’epilogo giusto.
A dir la verità per più di metà libro si è sentito l’odio/amore che provano Travis ed Alaska e che traspare da ogni singola battuta che si scambiano. I litigi, le parole dure dette con cattiveria, i pentimenti... una giostra di emozioni che mi hanno fatto chiedere quando sarebbe finito questo continuo alternarsi di stati d’animo. Poi, per fortuna, si è entrati in una fase meno irruenta e nell’ultima parte la vicenda è migliorata. I pensieri convulsi dei protagonisti sono stati sostituiti da altri più ragionevoli. Si arriva all’epilogo col sorriso sulle labbra.










COME INIZIA IL ROMANZO...

PROLOGO
«Cara, ci sei, mi senti? Ehi… Alaska, sei in linea?»
La sua voce è chiara, femminile, familiare; so che la sto sentendo per davvero, so di
aver risposto al telefono e di avere la cornetta attaccata all’orecchio, però non sono del
tutto certa del pianeta su cui mi trovo, dell’ora, del giorno e dell’anno in cui sto vivendo.
«Mmm…» mugugno con la bocca impastata tanto quanto gli occhi che non si riescono
proprio ad aprire.
«Aka? Mi senti…? Sono la mamma» questo l’avevo capito, solo che non sono certa se tu sia reale o meno. Mi lascio sfuggire un rumoroso sospiro. «Ti senti bene?»
Io sì, tu invece?
È strano sentirla così all’improvviso e di prima mattina, considerato che non ci sentiamo da mesi, o forse anni. Mi porto una mano alla testa che rimbomba ritmicamente al suono delle parole e dei pensieri che mi tormentano. Però non ho mai dormito bene come stanotte.
«Caro, mi sa che non ci sente oppure sta male…»
«Cosa? Fammi sentire, dai qui a me… e passami ‘sta maledetta cornetta, Carol!».
La voce di papà mi esplode nelle orecchie all’improvviso, tanto che sono costretta,
sempre gemendo, a scostare il telefono dal viso.
«Alaskaaaa!» intona il mio genitore, come se fosse Rocky Balboa e io la sua Adriana.
Non vorrei dirglielo ma il mio pugile io ce l’ho già – anche se il mio uomo il boxeur lo
interpreta soltanto dietro le telecamere –, tra le altre cose.
«Maledizione, non urlare, ti sento, papà» mugugno ancora, incerta di aver parlato per
davvero.
«Si può sapere che diavolo ti è successo? Parli come se avessi una patata in bocca»
ribatte lui, mentre la mamma lotta, probabilmente alle sue spalle come me li immagino
fare, per riavere il piacere d’insultarmi un po’ anche lei.
«Ho solo un tremendo mal di testa… ma che cosa succede?» non posso di certo dirgli
che ieri sera mi sono sbronzata al mio addio al nubilato e adesso non so più neppure quale sia il mio nome. O il loro.
«Oh, cara, alza quelle chiappe e fatti un bel caffè amaro, che è risaputo che in quella
città si facciano solo cose cattive» ribatte lui e sembra uno slogan pubblicitario per
demonizzare le grandi città più in, a dispetto del profondo sud così solare, pieno di campi, fattorie e cacche di mucche che fertilizzano un sacco, non c’è che dire. «Okay, lo farò, papà, grazie, ma a cosa devo questa chiamata di domenica mattina?»
«Veramente sono le due del pomeriggio. E ti chiamiamo per invitarti qui a casa il
prossimo weekend. È importante» quelle parole inaspettate mi fanno schizzare di colpo
seduta sul letto.
La mia stanza è avvolta da una strana penombra dovuta alle tapparelle abbassate e al
sole fuori di qui che tenta di filtrare e vincerle.
Mi stropiccio gli occhi e sbadiglio, pur essendo di colpo anche molto preoccupata per
quella richiesta e telefonata improvvisa.
«Che cosa succede?» chiedo diretta.
Considerato che i miei vecchi se possono mi evitano e ormai me ne sono fatta una
ragione – visto che non gli è mai andato giù che io mi sia trasferita nel centro della vita e
alla ricerca della vita stessa –, presumo si tratti di qualcosa di grave-barra-molto
importante per arrivare a richiedere la mia presenza con una tale urgenza e necessità.
«Dobbiamo parlare insieme di una cosa importante. A voce e di persona, Aka, tutto
qui» sento la mamma chiedergli di passarle la cornetta di nuovo, ma lui dissente e poi
continua. «Non ti avremmo chiamata se non fosse davvero molto importante».
«Oh, questo lo so bene, visto che mi odiate abbastanza da tenermi fuori da quello che
vi riguarda e da non chiamarmi quasi mai».
«Potremmo dire lo stesso di te, cara». Papà è pronto a reagire a ogni mio rimprovero,
come se si fosse preparato ogni risposta pur di averne sempre una pronta. Pur di avere
sempre l’ultima parola.
E comunque forse ha ragione, d’altronde io sono contravvenuta a ogni regola delle
buone famiglie del sud, mollandoli e rifacendomi una vita qui, senza mai ammazzarmi per mantenere il contratto con loro, ma c’è da dire che loro hanno fatto altrettanto; solo che io in questa storia sono la parte lesa, io cercavo di costruirmi un futuro, loro me lo volevano regalare già impacchettato e omologato.
Chi farebbe questo a una figlia?
Chi non vorrebbe il meglio ma il peggio per lei?
Soprassiedo a quei miei pensieri e penso che il solo modo per tirarmi fuori dagli
impicci sia, ovviamente, declinare l’invito.
Tanto devo lavorare e loro lo sanno. O almeno credo.
Quello che non sanno, però, è che ho un fidanzato importante, il tipico fidanzato che
tutti – tranne loro – vorrebbero per la propria figlia, e che sposerò tra poco più di un mese e con il quale ho tanti impegni in città.
Non glielo dirò, chiaramente, non ora almeno, o mi ammonirebbero anche per aver
taciuto finora su una cosa tanto importante e mi odierebbero ancora di più.
«Papà, devo lavorare, sto cominciando adesso ad avere una posizione e io…» «Aka, è importante» le sue parole secche e serie mi gelano.
Conosco bene papà, tanto da capire all’improvviso, mettendo da parte il mio egoismo,
che c’è qualcosa che non va se insiste a tal punto.
Mi alzo in piedi e cerco la lucidità che mi serve dentro il frigo, dal quale estraggo una
bottiglia di caffè freddo preparato proprio in vista di occasioni simili e me ne verso un bel po’ dentro a una tazza.
Mentre resto in linea, la riempio anche di ghiaccio e di sicuro non aggiungo neppure
l’ombra di un granello di zucchero a quell’intruglio gelato che risveglierebbe anche un
morto.
«Papà, ma cosa succede? Qualcuno sta male… si tratta di te o della mamma… di
Jake?»
Ho la gola secca perché lo sento titubante, attende a rispondere e riesco a udire il suo
respiro farsi pesante.
Forse ci siamo davvero odiati, un tempo, io e la mia famiglia; credo che sia accaduto
quando sono fuggita dal Texas e da loro.
Ho creduto a lungo di detestarli anch’io per come non sapessero accettare le mie scelte,
eppure adesso, alla sola idea che qualcosa possa minare la loro salute e le loro vite,
inghiotto terrore, caffè e ghiaccio con le gambe tremanti.
«Se riuscissi a prenderti qualche giorno di pausa dal lavoro e venire qui sarebbe…
perfetto. Sì, perfetto» la voce di mio padre è più seria che mai, adesso.
Un nodo mi serra lo stomaco.
«Papà, mi stai spaventando. Verrò, cercherò di trovare un modo con il lavoro e con…
altro. Verrò, te lo prometto, solo che… non potresti dirmi che sta succedendo? Sono
spaventata, questa chiamata, la tua voce, la tua insistenza…» lo sento sospirare.
Sospiro anch’io.
L’idea di tornare a Kerrville, in quei posti assolati e polverosi, non mi piace per niente,
ma se c’è qualcosa di grave, se la mia famiglia ha bisogno di me, nonostante gli screzi e la mia voglia di restar loro lontana, io ci devo essere; lo devo alle mie origini, a loro e a me stessa.
«Non ti spaventare, nulla di così grave. È solo che… siamo… come spiegartelo,
Akina, il ranch è stato venduto. E vorremmo dirgli addio come si conviene, con tutta la
famiglia riunita, proprio com’era un tempo quando voi eravate piccini, prima di lasciarlo
per sempre. Insomma, voi siete nati qui… siete cresciuti qui…» la voce del nostro big
boss si blocca all’improvviso, strozzata.
Anche il mio stomaco si stringe in una morsa e non capisco.
Poso la tazza ormai vuota nel lavandino e un conato di vomito mi sale verso la bocca,
lo reprimo, sento sospirare papà e sospiro ancora anch’io.
Sembriamo due asmatici al telefono durante una crisi.
«Avete venduto la fattoria?» chiedo e non capisco.
«Non noi, cara. È stata venduta dal suo legittimo proprietario».
Quelle parole mi danno subito alla testa.
«Taylor?! Ma se ce l’ha regalata! Figlio di puttana, con tutto quello che hai fatto per
lui!», sono furibonda appena comprendo il disegno completo della situazione.
Richard Taylor, vicino secolare di papà e suo migliore amico e compagno di bevute e
chissà che diavolo altro, regalò alla mia famiglia il ranch confinante con il suo, dopo che
mio padre salvò suo figlio dalle acque violente e assassine del fiume Mirror che costeggia la nostra città, pressappoco trent’anni fa.
E adesso per ringraziamento hanno fatto questo a mio padre, il più grande cowboy
della storia; nulla a che vedere con Richard o i suoi maschi di famiglia, tutti scansafatiche e intenti soltanto a calare le mutandine alle donne della città e cavalcare altro che non fosse una sella.
Dopo tutto questo tempo e con quel grande debito di vita, quello stronzo rivuole il
ranch per sé, anzi, addirittura lo vende!
Non posso crederci. ...
****
USCITE RECENTI DI DEBORAH FASOLA


VOGLIO TUTTO DI TE (pp. 244 - autoconclusivo)
Melbourne, Australia. 
Mi chiamo Talia e una grave tragedia mi ha cambiata per sempre. Adesso tengo tutti lontano, almeno fino a quando Jaxon non incrocia il mio cammino.
Lui è irruente, bellicoso, sarcastico e irresistibile. 
Si vede che non mi vuole tra i piedi, ma visto tutto ciò che gli combino, è costretto ad avere a che fare con me perché gli servo. 
Io sono la sua ultima speranza e non vorrei esserlo, perché una come me non dovrebbe più avvicinarsi a nessuno.
Eppure quando lui mi tocca sento la scossa e quando mi guarda, per la prima volta in vita mia, sento che qualcuno mi vede per davvero…
Mi chiamo Jaxon e sono uno strepitoso ballerino di Street Dance, uno stronzo, un ragazzo di strada. Questa città mi sta stretta, la mia famiglia anche. 
Il mio sogno è andarmene lontano, peccato che tutto vada in frantumi quando conosco Talia.
Lei è un Koala imbranato, una sorta di calamità naturale, una maledizione e io m’impongo di essere il suo diavolo, almeno fino a quando non sono costretto ad avere a che fare con lei perché mi serve.
Da quel momento tutto cambia perché la guardo e la vedo davvero. 
La voglio, ma non posso.  Come farò a toccarla e a non desiderarla ancora? Ti interessa questo libro? Lo puoi trovare QUI.


TRADISCIMI SE HAI IL CORAGGIO (Newton Compton, pp.249)
Olivia ha trent’anni, vive a New York, ha un fidanzato “perfetto”, un lavoro interessante ed è la paladina della fedeltà nei rapporti di coppia. Proprio la sua ossessione per il tradimento le creerà però qualche problema, quando, a causa delle continue insicurezze, deciderà di mettere alla prova la sua storia, con risultati imprevedibili… Così, mentre è alle prese con l’organizzazione del matrimonio della sorella minore, Olivia sarà costretta ad affrontare una serie di situazioni inaspettate, a volte esilaranti, e a compiere scelte fino a poco tempo prima impensabili, perché in contrasto con le sue rigide convinzioni. Olivia si renderà conto che le cose spesso non sono esattamente come crediamo, ma questo sarà il modo per mettere finalmente in discussione le sue certezze. E crescere… Ti interessa questo libro? Lo puoi trovare QUI.

****
L'AUTRICE 
Deborah Fasola, classe ’78, è autrice ed editor freelance. Il suo esordio letterario avviene nel 2011 con la sua prima opera fantasy; in seguito ha pubblicato altri romanzi dello stesso genere e alcuni manuali e racconti, per poi dedicarsi solo al romance e fare il grande salto. Nel 2015 pubblica infatti due romanzi con You Feel, Rizzoli, e il 30 giugno del 2016 esordisce in libreria con la commedia romantica Tradiscimi se hai coraggio, edita Newton Compton editori. 
Continuerà a pubblicare romance e a sognare insieme ai suoi lettori.


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