ALICE NON LO SA di Carmen Laterza (Libroza)



IL LIBRO CHE CI PRESENTA IAIA OGGI, FIRMATO DA CARMEN LATERZA, E' UNA STORIA DELICATA E PROFONDA, CHE INDAGA SUI RAPPORTI FAMILIARI, VISTI ATTRAVERSO GLI OCCHI DI UNA BAMBINA. 

Autrice: CarmenLaterza
Genere: Romanzo contemporaneo
Ambientazione: Italia
Pubbl. originale: Libroza, gennaio 2018, pp.340
Pubbl.italiana: Piemme, 3 giugno 2018, pp. 304, € 15,60
Parte di una serie: No
Disponibile in ebook a €3,99

TRAMA: Alice è una bambina di sei anni, curiosa e sempre allegra, che osserva il mondo con sguardo puro e senza filtri. Sua madre Roberta, oberata dal lavoro e dagli impegni familiari, cerca di non far pesare sui figli il momento difficile che sta attraversando, soprattutto nella relazione con il marito Carlo. La nonna Mimì, dal canto suo, cerca di insegnare ai nipoti che la vita va presa con leggerezza e sprona la figlia a non rinunciare alla propria felicità.Convinti che Alice sia troppo piccola per capire ciò che le succede intorno, i familiari non si accorgono che invece Alice li osserva e riesce a vedere oltre l’immagine che ciascuno vuole dare di sé. Così Alice vede la stanchezza di sua madre, il distacco del padre, i tormenti di suo fratello Riccardo, in piena crisi preadolescenziale, e la dolorosa solitudine della nonna, nascosta sotto una maschera di apparente serenità. Con la disarmante innocenza della sua infanzia, Alice intuisce quello che gli adulti le nascondono e arriva a comprendere perfino quello che essi stessi non sanno.


Alice non lo sa è un libro che parla di una famiglia composta dai due genitori, Carlo e Roberta, dai figli Riccardo e Alice e dalla nonna materna, Mimì.
La storia mette in evidenza la stanchezza della mamma che oltre a lavorare fuori casa deve anche barcamenarsi con tutto il resto. Fa tutto quello che la maggior parte delle donne fa: spesa, cucinare, mettere in ordine la casa, seguire i figli con i compiti, va in banca, ecc. ecc. ecc. Ora è arrivata al culmine e i rapporti col marito sono sempre più tesi. Carlo ha un lavoro importante e quando torna a casa sembra indifferente a ciò che succede in famiglia e resta sempre imperturbabile. Riccardo che ha 13 anni sta attraversando il periodo in cui si ribella manifestando questo suo stato d'animo col mutismo e broncio perenne. Alice invece è solare e porta nella famiglia momenti di dolcezza, euforia e generosità.
É un romanzo che rispecchia molto bene una famiglia tipo con tutti i problemi che attraversano la vita e in cui si può rivedere sprazzi della propria esistenza.
Il libro è scritto molto bene, è lineare, semplice, sa coinvolgere il lettore perché ciò che si legge è realistico al 100% e alla fine lascia che la speranza porti quella ventata di tregua alla stanchezza fisica e psicologica.











COME INIZIA IL ROMANZO...
1
«Mamma, mamma, guarda!» Alice le corse incontro saltellando, mentre Roberta spingeva con la schiena la porta di casa e si affacciava con le mani cariche di borse della spesa.«Mamma, guarda» ripeté Alice, «questo dente dondola. Me lo tiri?»Alice seguì la madre fino in cucina mostrando il suo incisivo superiore che dondolava vistosamente.«Alice, ti prego» disse Roberta, «non vedi che ho da fare? Vai fuori in macchina e portami dentro la borsetta, per favore. L’ho lasciata sul sedile dell’auto.»Continuando a saltellare Alice uscì sul vialetto di casa e prese dall’auto ancora aperta la borsetta della madre.«Ecco» disse rientrando in casa, «adesso me lo tiri? Dai, tirami il dente così stanotte passa il topolino!»Roberta si girò di scatto a guardare la figlia.«E chi te l’ha detta questa storia del topolino?»«Me l’ha detto Marianna. A lei sono già caduti tutti e due i denti di sopra!»«Incisivi, si chiamano incisivi.»«Incisivi…» ripeté lentamente Alice, come a voler memorizzare quel nuovo termine.Roberta riprese a sistemare confezioni e barattoli tra il frigo e la dispensa.«E cosa ti ha detto del topolino?»«Mi ha detto che ogni volta che cade un dente bisogna metterlo sotto il cuscino e durante la notte passa il topolino, si porta via il dentino e in cambio lascia una moneta.»Gli occhi di Alice brillavano all’idea del tesoro nascosto che l’aspettava.
«Ma sei sicura?»«Certo, mamma! L’ha detto anche Giulia!»«Ah, ecco, se l’ha detto anche Giulia! Ma perché, anche Giulia ha già perso i denti?»«No, Giulia no» rispose Alice dondolandosi da un piede all’altro, «ma gliel’ha detto sua sorella che è più grande.» «E tu, hai chiesto a tuo fratello?»«No. Cioè, io volevo chiederglielo, ma lui non mi ha fatto entrare in camera sua.»Roberta scosse la testa sconsolata.«Allora, me lo tiri?» insistette Alice.«Mamma mia, Alice, sei un tormento! Lasciami lavorare, non vedi che ho da fare? E poi i denti non si tirano. Bisogna lasciare che cadano da soli.»«Ma senti come si muove! Manca poco!»
Alice si avvicinò alla mamma, reclinò la testa all’indietro e spalancò contemporaneamente bocca e occhi, come se fosse lei a dover guardare bene i propri denti.Roberta con un sospiro appoggiò sul tavolo il pacco dello zucchero e accarezzò il mento di sua figlia.«Va bene, dai, fammi vedere. Sì, si muove» disse mentre toccava leggermente il dente
ballerino, «ma non abbastanza.» Poi spettinò i capelli biondi di Alice e concluse: «Questo dente non è pronto, ci vuole ancora del tempo, magari cade domani o dopodomani, lascialo stare.»
«Ma no, mamma, dai… Tiramelo!» Alice si riprese dalla posizione di ispezione e fece finta di piagnucolare.«Quando arriva il papà lo chiedi a lui. Io non ho il coraggio.»All’improvviso un sibilo acuto e penetrante squarciò l’aria e Alice e Roberta si misero istintivamente le mani sulle orecchie.«Oddio, cos’è?» gridò Roberta.Fu questione di un attimo. Il rumore sparì così come era arrivato.«Forse sono i nuovi strumenti di Riccardo» disse Alice. «Oggi è venuto Giovanni e gli ha portato una grande cassa.»«Riccardo!» Roberta gridò affacciandosi dalla porta della cucina verso il corridoio, ma non ebbe nessuna risposta.«Quel figlio mi farà ammattire!» bisbigliò Roberta ritornando verso i fornelli.Alle sue spalle comparve ciondolante Riccardo, con le gambe fasciate in jeans strettissimi, le mani infilate nelle tasche di una felpa scolorita e un paio di cuffie intorno al collo.«Sì, Ma’, che c’è?» disse entrando in cucina.«Ah, sei qui» Roberta si voltò di scatto. «Come, che c’è? Te lo chiedo io, che c’è! Cos’era quel frastuono?»«Era l’amplificatore. Scusa, era rimasto il volume a palla.»«E da quando hai un amplificatore?»Il tono di Roberta era palesemente seccato. Aprì il frigo, tirò fuori un piatto con un pacchetto avvolto in carta per alimenti e lo appoggiò bruscamente sul piano di lavoro. Scartò l’involto e separò le fettine di pollo ancora leggermente congelate.
«Me l’ha portato John oggi» rispose Riccardo appoggiandosi allo stipite della porta. «È venuto a provare.»«John?» Roberta si girò a guardare il figlio.«Sì, Ma’, Giovanni, lo sai, si fa chiamare John.»«E lui si fa chiamare Rick!» intervenne allegra Alice. 
Roberta fulminò Alice con lo sguardo e le spense il sorriso che aveva sulle labbra.
«Taci, Wonderland, non ti impicciare!» replicò Riccardo scontroso.«John, Rick, Wonderland, ma si può sapere cos’è questa mania di cambiare i nomi?» chiese Roberta.«La nonna lo fa sempre e a lei non dici niente. Perché a me devi rompere le palle?»Riccardo si girò e si avviò verso camera sua con la stessa flemma con cui era comparso.«Ehi, attento a come parli, signorino!» gli gridò la madre alle spalle. «Hai fatto i compiti?»«Siiiiì….»
La risposta di Riccardo arrivò come un sospiro.«Anch’io ho fatto i compiti» disse Alice, «te li faccio vedere!» e saltellando andò a prendere il suo zaino.Roberta tirò fuori dal frigo un cespo di insalata e due pomodori e si mise a sciacquarli sotto l’acqua corrente.Alice ritornò trainando dietro di sé uno zaino color lilla che le arrivava alla vita. Il volto di una ragazzina sorridente occhieggiava dalla patta superiore, mentre la tasca frontale riportava il nome di Violetta scritto con caratteri tondeggianti in una nuvola di glitter.Alice lo aprì, tirò fuori un astuccio a tre livelli, anch’esso tutto lilla e con il volto e il nome di Violetta. Quell’astuccio era talmente grosso che doveva pesare da solo metà di tutto il contenuto della cartella. Alice lo appoggiò sul tavolo della cucina e aprì una delle tre lunghe zip che lo chiudevano tutto intorno. Una serie di pastelli colorati disposti in ordine cromatico dal più chiaro al più scuro su due livelli leggermente sfalsati e tutti con la punta perfettamente aguzza si schierarono di fronte ai suoi occhi come soldatini pronti alla battaglia con la lancia in resta.
«Dai, Alice, non serve che apri l’astuccio» disse Roberta mentre tagliava i pomodori a fettine. Non usava un tagliere né si appoggiava su un piatto: prendeva mezzo pomodoro alla volta, lo teneva nella mano sinistra, con la destra lo tagliava e faceva cadere le fette direttamente in una coppa di vetro.
«Sì che serve, mamma! Se dobbiamo correggere…»
Alice rimase con lo sguardo rapito dal suo astuccio nuovo. Toccò i pastelli a uno a uno, quasi a volersi assicurare che fossero tutti lì e non ne mancasse nessuno, come aveva visto fare alla nonna con un servizio di posate.
«Vabbè» rispose Roberta, «ma se dobbiamo correggere allora ci servono la matita e la gomma, non i colori.»
«Ah, già!» esclamò Alice sorridendo.
Quell’errore aveva un risvolto positivo: aver aperto il lato sbagliato dell’astuccio significava infatti poterne aprire un altro.
Alice richiuse la parata di matite colorate, girò l’astuccio sottosopra con entrambe le mani e aprì una nuova lunga cerniera. Comparve davanti ai suoi occhi una vera e propria postazione di lavoro. A sinistra erano infilate negli elastici viola due matite per scrivere, una penna nera e una penna rossa, che non erano ancora mai state usate, una gomma per cancellare e un temperino a cilindro. A destra si trovavano un righello, con il solito volto di Violetta in bella mostra, una forbice dalle punte arrotondate, una piccola lente di ingrandimento e cinque penne colorate con i brillantini. Queste erano evidentemente il pezzo forte di quell’artiglieria scolastica perché erano collocate al centro del versante destro e Alice le accarezzò subito, assicurandosi che fossero perfettamente allineate.
Quando fu soddisfatta dello schieramento, si rituffò nello zaino, ne tirò fuori un quadernone rivestito di una guaina protettiva color fucsia e lo aprì sul tavolo di fronte a sé.
Avvicinò la sedia al tavolo e vi salì, sedendosi sui talloni per essere alla giusta altezza.
«Ecco, mamma, guarda… Questo è quello che abbiamo fatto oggi.»
Roberta appoggiò il cespo di insalata che stava tagliando, si asciugò le mani con uno strofinaccio e si avvicinò alle spalle della figlia.
La mano di Alice scorreva lenta sul foglio a quadretti.
«Qui abbiamo scritto la data…»
Il ditino paffuto di Alice seguiva la prima riga scritta sul foglio, dove i numeri e le lettere in stampatello riempivano tutto lo spazio.
«…poi la maestra ci ha detto di fare un disegno dell’autunno…»
Alice mostrava orgogliosa il disegno di una casa stilizzata accanto alla quale una bambina con i capelli biondi alzava le braccia verso tre grandi foglie colorate che cadevano da un albero spoglio lì a fianco.
«Questa sei tu?» chiese Roberta. «Sì! Vedi? Sto correndo a raccogliere le foglie che cadono dall’albero. Perché è autunno!»
Roberta sorrise del tono risoluto con cui Alice aveva pronunciato quella frase. Agli occhi di una bambina di sei anni il mondo era semplice e governato da leggi semplici: è autunno, cadono le foglie, è estate, si va al mare. 
****
ALTRE USCITE DI CARMEN LATERZA


Irene è sposata da due anni, Luca è un marito presente e affettuoso, eppure lei si sente inquieta e insoddisfatta; alla soglia dei quarant’anni le sembra che la vita le stia scivolando via. Così, un po’ per gioco e un po’ per curiosità, decide di iscriversi a Meetic, il sito di incontri più gettonato del momento, e comincia una doppia vita scandita dall’alternarsi di appuntamenti clandestini, comici ed erotici, che inizialmente prova a vivere con distacco, ma che finiscono per coinvolgerla in un “qualcos’altro” che non era ciò che cercava.
Sempre più distaccata propria realtà, incrinati i rapporti con il marito, con la sua migliore amica e con il padre, Irene si ritrova infine ad affrontare se stessa, persa in un’esistenza senza più appigli, fredda e apparentemente senza senso. 
Sarà proprio l’amore, quell’amore incondizionato e disinteressato che Irene dice di non aver mai ricevuto, a ritrovarla e a salvarla dall’abisso, perché nella vita “l’amore conta, e sa contare”. Ti interessa questo libro? Lo puoi trovare QUI.


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L'AUTRICE
Carmen Laterza vive e lavora a Pordenone. Laureata in Lettere e Diplomata in Pianoforte, è stata per anni docente di Italiano e Storia nelle scuole superiori della sua città e poi Dirigente Scolastico.
Lasciata volontariamente la Pubblica Amministrazione, Carmen adesso lavora come ghostwriter, editor e consulente per il self publishing. Ha autopubblicato il saggio musicologico I duetti d’amore nelle opere di Giuseppe Verdi, frutto di un lavoro di rivisitazione della propria tesi di laurea, e il romanzo L’amore conta.

VISITA IL SUO SITO:
http://libroza.com/

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2 commenti:

  1. molto bello, la storia di queste tre donne - nonna, mamma e Alice - mi ha regalato molte emozioni!

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  2. Non mi ispira per niente, passo oltre

    RispondiElimina

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