NIENTE E' COME SEMBRA di Monica Peccolo

Autrice: Monica Peccolo
Genere:  Contemporaneo, Rosacrime
Ambientazione: Venezia
Pubblicazione: M.Peccolo, 2 dicembre 2017, pp. 111, €4,99
Disponibile in ebook a € 1,99

TRAMA: Maria Stella ha trent’anni e un problema con gli uomini. Dopo troppe storie disastrose e un quasi matrimonio finito prima di arrivare all’altare, l’amore è diventato un’incognita, qualcosa d’imprevedibile che scombussola la sua esistenza perfetta e ordinata. Le delusioni sentimentali l’hanno resa diffidente e non particolarmente propensa a impegnarsi di nuovo. Poi, però, un affascinante vicino di casa comincia a corteggiarla e la sua convinzione vacilla. Giorgio è più grande, attraente, un po’ serio, forse, ma con interessi simili ai suoi. Dovrebbe dargli una possibilità e uscire con lui? E cosa pensare dello straniero che si presenta alla sua porta e che incarna, insieme, il suo ideale d’uomo ma anche ciò di cui ha più paura?
Sullo sfondo di una romantica Venezia avvolta nella nebbia, Stella scoprirà che ogni incontro nasconde un lato misterioso. E insospettabile, anche per le ragazze più prudenti.



"Niente è come sembra" è un libro formato da un racconto e da due mini mini storie. Quella più lunga si svolge a Venezia. Ho trovato delle inesattezze per quanto riguarda le strade percorse da un paio di personaggi e me ne sono accorta in quanto vivo in questa città e se l'autrice accetta un mio parere, le dico che non bisogna fare certi errori, perché sono sbagli che possono dar fastidio a chi conosce il luogo dove si svolge la vicenda.
Un libro scritto bene, ma Stella, protagonista del primo racconto non mi è piaciuta. Ha dei problemi, che col tempo saranno risolti, ma non mi ha entusiasmato. Ho trovato la storia un po' lenta, e il narrare mi è sembrato molto distaccato, come se l'autrice non fosse coinvolta, non so bene come definirla, mi è sembrata una storia fredda, forse proprio per il personaggio femminile molto particolare.
I due mini racconti invece, mi sono piaciuti molto di più: stringati, veloci, mi hanno trasmesso qualcosa coinvolgendomi nonostante le poche pagine scritte.








COME INIZIA IL LIBRO...
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L’esistenza di Maria Stella Zonin aveva lo stesso andamento preciso e schematico del suo codice fiscale: sedici caratteri che la definivano un individuo di sesso femminile di trent’anni. Una persona a cui i modelli e le regole andavano a genio. Dipendeva dai cromosomi ereditati dal nonno paterno, maresciallo degli Alpini che aveva allevato la
famiglia con gli stessi metodi applicati al proprio reggimento? Oppure dalle decine di sradicamenti subìti a causa del lavoro del padre, anche lui in carriera nelle forze armate? A ogni modo, l’ordine le dava conforto e sicurezza. O, perlomeno, aveva sempre placato, fin da bambina, la sensazione di smarrimento che provava dopo un trasloco. L’ansia di ricominciare tutto da capo: la nuova scuola, le nuove amicizie che, sapeva già, sarebbero rimaste in superficie e che poi avrebbe perso a causa della vita girovaga cui era costretta. Dopo c’era stata l’università, la vincita del concorso statale e il lavoro fuori sede. Solo da un anno era tornata a vivere a Venezia, il luogo d’origine della sua famiglia, dove si erano stabiliti anche i genitori ormai in pensione. Abituata alla sua indipendenza, era tornata per conto proprio, dividendo l’affitto con Zoe, una collega d’ufficio. L’alta cifra del canone era uno degli svantaggi di abitare in luogo bello, romantico, ma fra i più turistici del mondo. Venezia era una città costosa, motivo per cui non poteva permettersi un appartamento da sola; orde di visitatori la invadevano ogni giorno, affollando calli e campi, e Stella non trovava niente di piacevole nei periodici episodi di acqua alta o nei lunghi tempi di spostamento dei vaporetti poiché soffriva il mal di mare. Di quella meravigliosa città vedeva solo i lati negativi. Come tutti, quello che desiderava sopra ogni cosa, era vivere con meno problemi possibile. E se l’inghippo nel codice fiscale è rappresentato dall’ultima lettera, che non segue una regola come le altre ma viene attribuita in maniera casuale per distinguere gli eventuali omonimi, per lei quest’imprevista variabile nella sua vita ordinata e metodica era rappresentata dall’amore e dagli uomini. Non c’era mai stato grande spazio per loro. Le volte che ci aveva provato, i conseguenti fallimenti le avevano lasciato in dono alcune piccole ossessioni. A quindici anni, dopo la sua prima, grande delusione, iniziò a mordersi le unghie fino alla delicata pelle sottostante. A venti ci aggiunse il terrore per i ragni. A ventisette, la rottura del suo fidanzamento in prossimità delle nozze le regalò la mania di porre in rigoroso ordine alfabetico i libri negli scaffali e di ricontrollare almeno due volte, prima di uscire di casa o d’andare a letto, di aver chiuso gas e acqua. Dalla sua ultima storia, terminata qualche mese prima, i suoi vestiti nell’armadio avevano iniziato a essere riposti in precise sfumature cromatiche. Era proprio nella sua stanza, davanti allo specchio, incerta su cosa indossare quella mattina, quando Zoe la chiamò. «Muoviti, Stella! Il caffè è pronto e tra venti minuti passerà il vaporetto. Non puoi sperare che venga bloccato dal traffico come quando lavoravi a Milano.» Lei si affacciò alla finestra per controllare il cielo: minacciava pioggia. «Detesto portarmi dietro quegli orribili stivali di gomma. Stanno uno schifo con il mio completo di Armani» disse, guardandosi allo specchio. «Metti i jeans e vedrai che la tua perfetta immagine non sarà rovinata» ribatté Zoe, infilandosi un paio di galosce a fiori rosa e gialli. Al contrario dei tailleur spenti e monocromatici di Stella, a lei piaceva vestirsi in modo pratico e colorato. La maglia che indossava quel giorno riprendeva lo stesso rosa squillante dei fiori stampati sulle calzature. «Non lavori più allo sportello pubblico. Non hai bisogno di essere elegante» le ricordò, finendo di legare in una coda di cavallo i lunghi ricci castani. Le due coinquiline erano entrambe impiegate all’Archivio di Stato ed era lì che si erano conosciute. Stella ignorò il consiglio e terminò di vestirsi. Si spostò in cucina e bevve il caffè in un unico sorso. Dopo essersi lavata i denti, si passò il rossetto e si pettinò il caschetto biondo. Uscì dal bagno, prese le chiavi dal ripiano vicino alla porta d’ingresso e si fermò.
Zoe riconobbe la familiare espressione allarmata negli occhi dell’amica. «Ho già controllato acqua e gas, tranquilla» la rassicurò. «Davvero?» «Sì. Su, Stella, andiamo!» Scesero in fretta le scale dell’antico palazzo e, nell’atrio, incontrarono la portinaia intenta a spazzare. «Buongiorno, belle tose.» La donna non diede loro nemmeno il tempo di rispondere e, con fare amichevole, si avvicinò. «Avete saputo, ragazze?» Zoe cercò di nascondere la propria insofferenza per quella donna pettegola e tirò l’amica per la manica della giacca affinché non si trattenesse. «Nell’appartamento accanto al vostro è arrivato il nuovo proprietario. Un tipo distinto, mica un terrun o un extracomunitario.» Stella fu sollevata dalla notizia. Era stata in apprensione per quella casa, temendo venisse affittata a persone poco raccomandabili. Quando aveva saputo della sua vendita, l’ansia era cresciuta, per fortuna, senza apparente motivo. Si poteva dare credito alle parole della donna riguardo alle referenze del nuovo titolare, viste le simpatie conservatrici per cui era nota nel palazzo. «E quando traslocherà?» s’informò Stella. «Ha detto che vuole eseguire qualche lavoro di ristrutturazione.» «E com’è?» chiese Zoe. «Giovane? Anziano? Ha famiglia?» «Non so, non ne ha fatto cenno. Un uomo distinto. Non preoccupatevi, lo terrò d’occhio per voi.» «E il Ballarin?» domandò Stella, riferendosi al proprietario dell’appartamento sopra al loro. «È qualche giorno che non lo vedo.»
Tirare in ballo il condòmino preferito dalla portinaia era un gesto sleale, ma l’unico per avere notizie fresche sul discreto quarantenne di cui aveva un debole da qualche tempo. «Ieri gli ho cucinato del sugo, poaretto. Mi ha raccontato che ha concluso il divorzio ed è contento di essersi liberato in modo definitivo di quella strega della ex moglie. Voi non l’avete conosciuta ma era proprio una gran presuntuosa» commentò la donna che, oltre alla portineria del palazzo, arrotondava il salario cucinando ed eseguendo lavoretti di
sartoria per gli abitanti dei dintorni. Zoe sollecitò l’amica. Mancavano cinque minuti al passaggio del loro vaporetto, così si congedarono e s’incamminarono verso la fermata. «Forse dovresti cucinargli qualcosa anche tu, al povero Giorgio Ballarin» suggerì a Stella, con un sorrisetto ironico. Conosceva i pensieri che la coinquilina nutriva per lui, ma anche l’odio che aveva per i fornelli. Stella ignorò la battuta. Il fatto che lui vestisse sempre in giacca e cravatta esercitava su di lei un certo fascino seduttivo. Così come il suo elegante modo di agire, tanto diverso da quello dei trentenni trasandati e insipidi che spesso si trovava a frequentare quando usciva con le amiche. In fondo, Stella non aveva rinunciato all’amore, ma come spesso la rimproverava Zoe ne idealizzava troppo il concetto rischiando d’allontanarsi dalla realtà. Dopo le tante delusioni, era consapevole di non doversi aspettare molto dalla vita, ma Giorgio poteva essere il cambiamento che aspettava da tempo.
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L'AUTRICE
Monica Peccolo vive a Livorno, città di mare e mutamenti, ma sogna di viaggiare “come una volta”, con tempi lenti e parecchie fermate nel mezzo. Monica ama la lettura da sempre, ha studiato informatica, fatto volontariato e lavorato come EDP manager, ma dopo un po’ la vita l'ha portata verso altri lidi e ora è una libera professionista. L'autrice ha esordito nel 2012 con Il senso interno del tempo (Linee Infinite), a cui è seguito Il senso del nostro amore (Linee Infinite, 2014), e ha pubblicato diversi racconti.
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2 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Grazie del tempo dedicato a questa lettura e alla recensione. Mi spiace non aver incontrato il gusto di Iaia. Per quanto riguarda le imprecisioni geografiche, ho fatto ricorso ai ricordi delle mie visite a Venezia, si vede non erano esatti nonostante i controlli che ho effettuato. Sarò lieta di correggere se una vera abitante del posto mi segnala in privato gli errori topografici. C'è sempre modo di migliorare :)

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