CHRISTMAS IN LOVE 2017 - EMOZIONI IN FESTA: OTTAVO RACCONTO E...BUON ANNO!


ULTIMO GIORNO DELL'ANNO E... ULTIMO  RACCONTO DI CHRISTMAS IN LOVE 2017. ANCHE OGGI CI FA PIACERE POTERVI REGALARE UNA STORIA ROMANTICA PER POTER SALUTARE IL NUOVO ANNO CON UNA NOTA DOLCE E POSITIVA.

CON LE MILLE LUCI DEL NATALE, MARIA CRISTINA ROBB, CHE FIRMA QUESTO ULTIMO  RACCONTO, CONFERMA LA SUA PASSIONE PER LE STORIE CONTEMPORANEE VIVACI. IN QUESTO CASO, COME SUGGERISCE IL TITOLO, UNA GARA PER LE LUCI NATALIZIE PIU' BELLE AIUTERA' LA PROTAGONISTA A CAPIRE QUAL E' LA 'LUCE' CHE CONTA DAVVERO. BUONA LETTURA E...BUON CAPODANNO!


“Ci deve essere un modo, ci deve essere un modo.”
Me lo ripetevo da giorni e. alla fine. l’idea era nata nella tavola calda dove lavoravo da anni.
Da Goldbelt c’era sempre stata una bacheca per gli annunci. Ci trovavi di tutto: dogsitter, collezioni di fumetti, appartamenti in affitto, scarponi usati.
Quella mattina però, un bel manifesto, con fiocchi di neve e slitte volanti, aveva occupato metà dello spazio:

Grande competizione di addobbi di Natale. Primo premio: 10.000 dollari, offerti dalla ditta Hobby Lobby.
Iscrizioni presso gli uffici della Contea.
Gran galà di premiazione 22 dicembre ore 21 Ouray Community Center.

Ero rimasta a fissare quel poster per diversi secondi.
Diecimila dollari, una bella cifra. Quante cose avrebbe potuto fare Mama Louise con quei soldi? Forse non rifare il tetto della fattoria o sostituire le persiane danneggiate dall’ultima tempesta ma, in quanto a sfamare le venti bocche che ci abitavano, avrebbero fatto un gran bel lavoro.
“Allora, Ari, ti metti il grembiule o cosa?” Aveva gridato il mio capo da oltre il bancone.
“Vengo, vengo.”
Mi ero allontanata con un sorriso. Addobbavo da anni il mio piccolo cottage. Avevo accumulato tanti di quei metri di decorazioni, comprese quelle ereditate dalla nonna, da parare a festa Main Street.
Dovevo vincere quel premio. Lo dovevo a Mama Louise e ai suoi sforzi per dare a quei ragazzini una casa e il calore di una famiglia, glielo dovevo da quando anch’io ero stata una di loro.
Per prima cosa, ci voleva una scala lunga.
Dopo un giro di ricerche e una visita al True Value, avevo trovato un attrezzo vetusto abbandonato nel garage di Burton, un vicino di casa, che dimostrava tutti i suoi anni nel legno troppo secco e poroso e nella ruggine sul sistema di bloccaggio della prolunga. Ma quella c’era e quindi me l’ero fatta prestare.
Poi, mi servivano tanti metri di luminarie. Così avevo dovuto riesumare anche vecchie matasse di lampadine, lasciate a coprirsi di polvere in soffitta perché sostituite da altre più moderne.
Adesso, a cavalcioni di una grossa biforcazione, cercavo di districare i fragili bulbi di vetro, senza romperne nessuno, prima di avvolgerli attorno al ramo più alto.
Un’impresa di tutto rispetto.
Un improvviso stridio di freni mi fece quasi perdere l’equilibrio.
Mi girai verso la strada e vidi una Chevrolet Silverado color argento ferma al lato della staccionata.
Lo sportello si aprì.
La prima cosa che notai fu la zazzera rossa come le foglie d’acero in autunno. Poi, l’uomo si stese in tutta la sua notevole altezza e uscì dalla macchina.
Strabuzzai gli occhi, da dove era saltata fuori quella pertica?
Di sicuro l’avrei notato passeggiare in paese. A occhio e croce, visto il rapporto cofano-testa, neanche con un tacco dodici sarei arrivata a guardarlo negli occhi.
Lo sconosciuto sbatté la portiera dietro di sé e si girò verso la casa. Lineamenti regolari, barba appena accennata della stessa tonalità di rosso, fronte corrugata e sopracciglia quasi unite sopra due occhi stretti in una linea accusatoria. “Ehi, signora?” mi apostrofò. “Cosa pensa di fare?”
Sarà pur stato attraente ma il tono non mi piacque per niente.
“Sto facendo fototerapia alla mia quercia.” gli risposi. “Sa, l’inverno…”
L’uomo superò la macchina e si avvicinò alla recinzione del mio cottage. Da vicino confermò la prima impressione: davvero un bel pezzo d’uomo. Non il classico montanaro di queste parti, largo e robusto come un grizzly, ma con un fisico asciutto proprio ben proporzionato. 
Indossava un giubbotto lumberjack imbottito rosso e nero, un paio di pantaloni verde bosco, tenuti stretti da una cintura gialla, e un paio di anfibi con tre fermagli di lato. Riconobbi solo lo stemma dei vigili del fuoco sulla giacca.
Se solo non avesse avuto quell’espressione fra l’arcigno e il rabbioso...
“Non faccia la spiritosa.” L’uomo appoggiò entrambe le mani sul cancelletto. “Ha idea di quante norme di sicurezza e antincendio sta violando in questo momento?”
Sulla sicurezza, chi potevo dargli torto? La scala di Burton non era certo uno degli ultimi modelli. Mi era anche scappata una preghiera o due quando aveva traballato sotto i miei piedi e scricchiolato in modo inquietante mentre salivo fino alla biforcazione più alta, circa tre metri da terra.
Ma l’antincendio?
“Non sono mica candele.” gli risposi, sventolando il pezzo di matassa che avevo in mano.
“Cosa vuol dire!” Questa volta sbatté le mani contro il legno. “Quelle lampadine sono state vietate. Non si possono usare per decorare case o alberi. Un corto circuito, una scintilla e il suo albero si trasforma in una torcia. Senza contare il rischio per il suo impianto elettrico e per la casa.”
“Quindi, cosa ci dovrei mettere?”
“Solo luminarie a luce fredda, tipo i led.”
“Ma non ne ho abbastanza.” protestai.
“Non è un mio problema. Srotoli subito quella matassa e scenda da quell’albero prima di rompersi anche la testa.”
“Ma figuriamoci!” esclamai, prendendo un’onda che quasi mi fece scivolare. Mi afferrai di nuovo al ramo più vicino. “Chi è lei per darmi ordini?”
“Kieran O’Donnell, comandante del dipartimento dei vigili del fuoco della contea. Scenda subito o chiamo lo sceriffo e le faccio appioppare una multa da farle ipotecare la casa.” Esplosivo, proprio come faceva pensare la sua capigliatura.
Ecco perché non l’avevo riconosciuto. In città si era parlato molto dell’arrivo del nuovo comandante, un “foresto”, uno di quegli irlandesi che sembravano avere un’affinità con il fuoco.
Purtroppo, ignorarlo sarebbe stato da stupida. Lo sceriffo della contea di Ouray non era precisamente un amico. Era iniziato tutto sui banchi di scuola, quando io ero la strana e lui il bulletto del liceo. Quando ero cresciuta e diventata una donna, avevo osato respingere più di una volta le sue attenzioni e questo non mi aveva messo nella lista dei suoi cittadini preferiti. Avrebbe goduto nel trovare un buon motivo per darmi fastidio.
Accidenti a quell’irlandese, doveva proprio passare di lì in quel momento?
“Si sbriga?” m’intimò. “Guardi che aspetto finché non srotola il cavo e scende dall’albero.”
Sbuffai di rabbia e mi accinsi a obbedire. L’uomo rimase a osservarmi tutto il tempo, gambe larghe e braccia conserte.
Quando anche gli ultimi centimetri furono svolti, mi girai verso lo spilungone. “Ecco.” Feci dondolare la cima del filo. “È contento?”
“La voglio con i piedi per terra.” No. Non era ancora soddisfatto.
Se avessi potuto pestare i piedi, lo avrei fatto. Mi girai con uno scatto nervoso, afferrai il ramo più vicino e allungai la gamba in cerca del primo piolo. Il mio peso sulla scala la fece dondolare in modo sinistro. Appoggiai l’altro piede sul secondo piolo per stabilizzarla.
“Faccia attenzione!” Lo sentii gridare.
Cosa voleva ancora, non vedeva che avevo la situazione sotto controllo?
Al terzo gradino, la scala fece un’onda indietro e poi tornò a sbattere contro il tronco. “Uff.” esclamai. Dovevo stare calma.
Sentii il cancelletto cigolare ma non mi lasciai distrarre da quel rompiscatole.
Un altro piolo, poi un quinto e, tutto a un tratto, lo stivale scivolò sull’assicella di legno.
“Oddio!” gridai, perdendo la presa delle mani.
Caddi all’indietro, sicura di sbattere con violenza contro il terreno. Invece mi fermai molto prima contro qualcosa di più morbido e
Lo sentii imprecare mentre l’impatto lo faceva indietreggiare. Miracolosamente, rimase in piedi e due braccia mi cinsero in una morsa.
“La scala è sequestrata.” disse subito dopo.
Nonostante il mio cuore avrebbe potuto vincere una competizione di galop al ballo di fine anno, ebbi la forza di rispondere. “Sta scherzando?” ansimai. “Come faccio a montare gli addobbi?”
“Si compri una scala più sicura.” rispose, tenendomi ancora premuta contro il suo torace.
Mi divincolai per girarmi a guardarlo. “Ma non è neanche mia!”
“Non m’interessa.” Era un lampo di divertimento quello? “Chiunque sia il padrone, deve venire in caserma e firmare una dichiarazione di demolizione.”
“Una scala così costa una fortuna.” Pensai alle mie economie, già seriamente a rischio per la sostituzione dei fili di lampadine incriminati.
“Non so cosa dirle, signorina. Se vuole fare queste acrobazie, deve attrezzarsi. Pensi se non fossi stato qui.”
“Avrei finito il lavoro.” borbottai.
“ E io glielo avrei fatto disfare.” Alzò le braccia al cielo. “Con questa storia della competizione sembrano tutti impazziti.” L’uomo si picchiò l’indice contro la tempia. “Chiederò al sindaco una riunione sulla sicurezza, prima che tutti questi fanatici radano al suolo Ouray in una pira funeraria.”
“Lei è un gran guastafeste, lo sa?” gli puntai un indice accusatorio contro il petto.
“Ci tengo al mio lavoro e ad avere ancora una città dove svolgerlo.” Mi fissò negli occhi. “E non pensi di fare la furba. La terrò d’occhio.”
Chissà da cosa aveva capito le mie intenzioni.
Il comandante si scostò e requisì la scala, miracolosamente rimasta contro l’albero. “La saluto, signorina. L’aspetto alla riunione.” mi disse.
“Non ci conti.” gli rispedii indietro.
“Sarà obbligatoria per i partecipanti.”
Con quattro lunghi passi fu al di là dal cancelletto. Buttò la scala nel cassone del pick-up e si voltò di nuovo. “Buona serata.”
“Anche a lei.” risposi a voce troppo alta per sembrare sincera.
Quel maledetto pompiere aveva rovinato il mio progetto. Avrei dovuto buttare metri e metri di luminarie non più “a norma” del signor “comando-io”.
Come avrei fatto a vincere quei benedetti diecimila dollari?

PER CONTINUARE A LEGGERE 
QUESTO RACCONTO

ASPETTIAMO I VOSTRI COMMENTI AI RACCONTI.
 A FINE RASSEGNA PREMIEREMO LE COMMENTATRICI PIU' ASSIDUE.

CHRISTMAS IN LOVE 2017 
VI DA' APPUNTAMENTO 
AI PROSSIMI GIORNI PER VOTARE I VOSTRI RACCONTI PREFERITI ED ELEGGERE IL VINCITORE DI QUESTA RASSEGNA.
NON MANCATE!

FELICE CAPODANNO A TUTTE!






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