NEL LETTO DI UN HIGHLANDER di Maya Banks (Mondadori)

Autrice: Maya Banks
Titolo originale: In Bed with a Highlander
Traduttrice: Giuliano Claudio Acunzoli
Genere: Storico
Ambientazione: Scozia, 1134
Pubblicazione originale: Ballantine, 2011, pp.370
Pubblicazione italiana: Mondadori, I romanzi Extra Passion, nr 82, settembre 2017, pp . 368
Livello sensualità: ALTO
Parte di una serie: 1° trilogia fratelli McCabe
Disponibile in ebook a € 3,99

TRAMA: Figlia di re Alexander di Scozia, Mairin Stuart, alla morte del padre, eredita giovanissima l'ambita fortezza di Neamh Alainn e viene subito nascosta in un'abbazia per sottrarla alle mire del temibile lairdDuncan Cameron. Dopo anni di ricerche, un luogotenente di Cameron scova la ragazza e la rapisce, ma, mentre torna alla fortezza con lei e i suoi uomini, inaspettatamente un bambino prova a rubare loro un cavallo e viene catturato. Mairin lo difende come una furia, convinta che il piccolo sia in grave pericolo, e scopre che si tratta del figlio di Ewan McCabe, capo dell'omonimo clan e acerrimo nemico di Cameron. Così, dopo una rocambolesca fuga insieme al bambino, Mairin incontrerà Ewan…


Il titolo di questo romanzo di Maya Banks “Nel letto di un Higlander” annuncia già cosa succederà ai due protagonisti che più diversi non possono essere.
Mairin Stuart figlia di Alexander di Scozia e nipote di re David, ha trascorso parte della sua vita tra le
mura di un convento. Rapita dagli uomini di Cameron,  che vuole impossessarsi della sua eredità,  trattata con grande malvagità durante il cammino nella foresta, salva, a costo della sua incolumità, un piccolo fuggiasco, Crispen, prendendolo sotto la sua protezione anche a costo di subire ancora violenze. Arrivata al castello dei Cameron, poiché si rifiuta di sposare il malvagio laird, viene picchiata fino quasi a morire.
 Rinchiusa in una camera col bambino, riesce a fuggire nonostante sia in condizioni pietose, grazie all’aiuto di una serva e di un soldato, disgustati per la cattiveria del loro signore.
Di nuovo nella foresta, quasi svenuta per le ferite, i due sono intercettati da un gruppo di armati che Crispen riconosce e ai quali si affida chiedendo che trattino con dolcezza Mairin; sono gli uomini del padre, laird  Ewan McCabe.
Il primo incontro tra i due protagonisti della storia è piuttosto burrascoso;
…” Il laird era furioso ma lei non riusciva a capire perché. Non doveva esserle grato per aver salvato suo figlio? Certo non aveva compiuto chissà quali atti eroici, ma per quanto ne sapeva lui, poteva aver combattuto anche contro dieci uomini.
Fu solo quando McCabe la guardò sbalordito, che si rese conto di aver ragionato a voce alta. L’intero cortile la guardava ammutolito, come se avesse appena lanciato una maledizione su di loro.”
La giovane viene curata e pian piano tutti le si affezionano, soprattutto Crispen a cui manca la figura materna, non  la lascia mai. McCabe riesce a convincere Mairin a sposarlo ma il giorno delle nozze, appena conclusa la cerimonia, il castello viene preso d’assalto da Cameron che non si rassegna ad aver perso la dote della giovane. Naturalmente la vicenda va avanti fino alla definitiva sconfitta dei cattivi e ad altre avventure non sempre piacevoli.
La storia non è nuova anche se la Banks ha un suo modo di raccontare molto scorrevole e condito con un bel po’ di sesso, tanto da far diventare Mairin un’esperta provocatrice quasi più osé del marito.
La parte storica è ridotta all’essenziale e non è datata. Quindi sono andata a documentarmi per vedere il periodo in cui tutto si svolgeva: verso la fine del XII secolo.
E’ un romanzo che non mi ha convinta e a tratti mi è sembrato forzare le situazioni con scene improbabili oltre che ridicole per l’epoca, solo per tenere viva l’attenzione del lettore.
Ad esempio Mairin, per punire il comportamento di un guerriero giovane e dei suoi amici, ordina loro di fare i lavori che spettano alle donne di cucina!!
Mi sono piaciuti i fratelli di Ewan perché l’autrice non li ha resi troppo morbidi come invece ha fatto col protagonista. Nel letto di un highlander, insomma, si legge volentieri ma senza grandi aspettative.












COME INIZIA IL ROMANZO...

1

Mairin Stuart si inginocchiò accanto al suo giaciglio e chinò la testa per l’orazione serale. Con la mano strinse la piccola croce di legno che portava al collo appesa a un laccio di cuoio, passando come sempre il pollice sulla superficie liscia.
A lungo mormorò le preghiere che recitava fin da bambina, per poi concludere con un’implorazione diventata purtroppo consueta. “Ti prego, Dio mio, fa che non mi trovino.”
Si alzò con fatica, le ginocchia graffiate dalle pietre irregolari del pavimento. La semplice tonaca marrone che indossava rendeva chiaro il suo posto tra le novizie. Pur essendo all’abbazia da più tempo delle altre, non aveva ancora preso i voti. Ma solo perché non era sua intenzione.
Raggiunse la bacinella e versò l’acqua della brocca. Sorrise mentre v’immergeva il panno, ripensando alle parole di madre Serenity: “La pulizia ci avvicina a Dio”.Si lavò il viso e stava per togliersi la tonaca quando sentì un tonfo assordante. Sobbalzò, lasciò cadere il panno e si voltò verso la porta. Poi, l’agitazione la spinse a reagire. Corse ad aprire l’uscio e si affrettò in corridoio.Tutte le suore stavano accorrendo, con i loro sbigottiti mormorii che si levavano sempre più alti. Un urlo echeggiò dal corridoio che conduceva al portone dell’abbazia, seguito da un grido di dolore. Madre Serenity!
Lei e le altre sorelle imboccarono il corridoio, qualcuna restando volutamente indietro e altre decise a capire cosa stava succedendo. Quando raggiunsero la cappella Mairin si fermò, terrorizzata dalla vista che si ritrovò davanti.
C’erano guerrieri ovunque. Almeno venti e tutti armati, i volti sudici, gli abiti e i capelli zuppi di sudore. Ma niente sangue: non erano venuti in cerca di aiuto o di asilo. Il loro comandante bloccava madre Serenity stringendole un braccio, e anche da lontano Mairin vedeva il volto della badessa contratto in una smorfia di dolore.
— Dov’è? — chiese il guerriero con voce fredda.
Mairin fece un passo indietro. Era un uomo malvagio e dall’aspetto feroce. La rabbia
 saettava nei suoi occhi come un serpente pronto a mordere. Scosse con forza madre Serenity quando lei non rispose, sbatacchiandola come una bambola di pezza
Mairin si fece il segno della croce e mormorò una fervida preghiera. Le sorelle attorno a lei si strinsero in un gruppo compatto, elevando a loro volta una preghiera.
— Non lo so — gemette madre Serenity. — Ve l’ho detto, colei che cercate non è qui.
— Bugiarda! — ruggì il guerriero, voltandosi verso le suore e studiandole freddamente. — Mairin Stuart. Ditemi dov’è.
Mairin si sentì raggelare. Come avevano fatto a trovarla dopo tanto tempo? Il suo incubo non era finito, anzi stava per cominciare. Le tremavano a tal punto le mani da doverle nascondere tra le pieghe della tonaca. Sudava e il terrore le torceva le viscere. Deglutì e si sforzò di non rimettere per la tensione.
Quando nessuna delle sorelle rispose, il guerriero si produsse in un sorriso che mandò un brivido lungo la schiena di Mairin. Guardandole, alzò il braccio di madre Serenity come per mostrarlo a tutte. Poi, con indifferenza, le afferrò il dito indice e lo piegò all’indietro fino a quando nella cappella silente echeggiò lo schiocco dell’osso spezzato.
Una sorella gridò e si lanciò verso la badessa, ma un guerriero la ricacciò indietro con un manrovescio. Tutte le sorelle trasalirono per l’oltraggio.
— Siete nella casa di Dio! — gemette madre Serenity, la voce esile per il dolore. — State commettendo un peccato mortale portando la violenza in questo luogo sacro.
— Stai zitta, vecchia! — esclamò il guerriero. — Dimmi dov’è Mairin Stuart o vi ucciderò tutte, fino all’ultima.
Mairin inspirò tra i denti e chiuse le mani a pugno. Gli credeva: nei suoi occhi vedeva troppo furore, troppa malvagità. Era uno strumento del Demonio e non si sarebbe fermato davanti a nulla.
Quando afferrò il dito medio di madre Serenity, lei fece un passo avanti.
— No, per carità! — le gridò la badessa.
Mairin la ignorò. — Sono io Mairin Stuart. E adesso, lasciatela.
Il guerriero spinse via madre Serenity e studiò Mairin con attenzione, facendo scorrere lo sguardo colmo di lussuria lungo il suo corpo. Lei avvampò per l’oltraggio, ma non arretrò e sostenne a testa alta l’affronto di quel bruto.
Con uno schiocco delle dita, lui mandò due guerrieri a prenderla. Rapidissimi, l’afferrarono prima che Mairin avesse anche solo il tempo di voltarsi per fuggire. Con brutalità la scaraventarono sul pavimento, poi sentì le loro sudice mani afferrare la tonaca.
Prese a scalciare e a colpire, ma non poteva competere con la loro forza. Volevano violentarla lì, nella cappella? Grosse lacrime le riempirono gli occhi quando le alzarono la gonna scoprendole le gambe, ma i barbari si limitarono a voltarla sul fianco destro; poi, dita rozze le toccarono la pelle, tracciando i contorni del marchio.
Oh, no!
Chinò la testa mentre lacrime amare le rigavano le guance.
— È lei! — gridò eccitato uno dei guerrieri.
Venne spinto brutalmente via dal comandante, che si chinò per esaminare di persona il marchio. Anche lui tracciò con dita sudice il contorno dello stemma reale di Alexander e poi, con un grugnito soddisfatto, le prese il mento e la costrinse a guardarlo.
Il suo sorriso di trionfo le diede il voltastomaco.
— Ti cerchiamo da parecchio tempo, Mairin Stuart.
— Andate al diavolo! — esclamò lei, sputandogli addosso.
Invece di colpirla, il sorriso del comandante si allargò. — Ah, quale blasfemia nella casa di Dio.
Lui si alzò e prima che Mairin se ne rendesse conto venne sollevata e gettata in spalla a uno dei guerrieri. Poi quei demoni uscirono dall’abbazia, addentrandosi nella gelida notte. Arrivati ai loro cavalli la imbavagliarono, la legarono mani e piedi e la scaraventarono su una sella. Quindi partirono al galoppo, con il boato degli zoccoli che risuonava nel silenzio. Erano efficienti quanto brutali.
La sella le affondava nello stomaco e a ogni falcata sobbalzava violentemente. Certa che avrebbe vomitato nel giro di pochi minuti, gemette e provò a raddrizzarsi. Con quel bavaglio così stretto, rischiava di soffocare.
Quando si fermarono, Mairin era semisvenuta. Una mano l’afferrò, le dita le si chiusero sulla nuca, per poi scaraventarla a terra senza alcun riguardo.
Terrorizzata e infreddolita, li guardò mentre preparavano il campo tremando all’aria umida. Alla fine, uno di loro disse: — Bada alla ragazza, Finn. Laird Cameron si infurierà se muore di freddo.
La risposta fu un irritato borbottio, ma un minuto dopo lei era libera e senza bavaglio. Finn, il barbaro che comandava il drappello, si chinò e la guardò con occhi che brillavano alla luce del fuoco. — Qui nessuno ti sentirà gridare, ma se ti lasci sfuggire anche solo un lamento, ti rompo la mascella.
Mairin annuì per dire che aveva capito e si mise carponi per alzarsi. Finn le appoggiò uno stivale sul fondoschiena e spinse, poi rise quando lei si voltò di scatto.
— C’è una coperta vicino al fuoco. Prendila e vai a dormire. Ripartiremo all’alba.
Lei si avvolse con sollievo nel calore della coperta e si sdraiò, incurante delle pietre e dei rami nella schiena. Laird Cameron. Lo conosceva di nome grazie agli armigeri che si fermavano regolarmente all’abbazia. Si diceva che fosse un uomo avido e spietato, pronto a tutto pur di conquistare più potere. E si diceva che la sua armata fosse una delle più grandi di Scozia e che lo stesso re David lo temesse.
Malcolm, figlio illegittimo di Alexander e fratellastro di Mairin, aveva già guidato una rivolta contro il re per spodestarlo. Se si fosse alleato a Duncan Cameron, nessuno avrebbe potuto opporsi alle loro armate.
Deglutì e chiuse gli occhi. Se Cameron si fosse impossessato di Neamh Alainn, sarebbe diventato invincibile. — Signore onnipotente, aiutami — sussurrò. Non poteva permettere a quell’uomo di prendersi Neamh Alainn. Spettava a lei di diritto, era l’unica cosa che suo padre le aveva lasciato.
Dormire si rivelò impossibile e così si limitò a giacere vicino al fuoco avvolta nella coperta, mentre stringeva la croce di legno e implorava Dio di darle forza e consiglio. Alcuni guerrieri dormivano, mentre altri facevano la guardia. Lei non era così ingenua da sperare di poter sfuggire ai loro occhi attenti, visto che valeva più del suo stesso peso in oro. D’altro canto non potevano ucciderla, cosa che le dava un vantaggio. Aveva tutto da guadagnare e nulla da perdere tentando la fuga.
Dopo un’altra ora di fervide preghiere, un trambusto dietro di lei la spinse a mettersi a sedere e a scrutare nella notte. I guerrieri che dormivano balzarono in piedi, pronti a sguainare le spade. Poi, il grido di un bambino echeggiò con forza e, poco dopo, uno di quei demoni si avvicinò al gruppo trascinando con sé un ragazzino che scalciava e si
dimenava. Lo scagliò a terra davanti al fuoco e il piccolo prigioniero si accovacciò, guardandosi selvaggiamente attorno mentre gli uomini sghignazzavano.
— Chi è questo moccioso? — tuonò Finn.
— Un ladruncolo che provava a rubarci un cavallo — riferì il guerriero.
La rabbia trasformò il volto di Finn nel volto di Lucifero, con il fuoco che lo rendeva ancora più terribile. Il bambino, che non poteva avere più di sette o otto anni, alzò la testa e lo guardò con ostilità, come se lo sfidasse a colpirlo.
— Piccolo bastardo insolente! — ringhiò Finn, alzando la mano.
Mairin si lanciò in avanti, facendo scudo al bambino e prendendosi così il poderoso ceffone riservato a lui. Barcollò, ma resistette e si voltò, cercando di abbracciarlo per proteggerlo. Il piccolo ladro, però, prese a dibattersi furiosamente urlando oscenità in gaelico; con la testa la colpì di nuovo in volto e stavolta lei vide le stelle. — Calmati — gli disse nella sua lingua. — Stai fermo. Non gli permetterò di farti del male.
— Levati di mezzo, donna! — tuonò Finn.
Lei strinse forte il ragazzino, che finalmente aveva smesso di agitarsi. Finn tese la mano e la afferrò per i capelli, tirandola brutalmente indietro. Ma Mairin rifiutò di cedere. — Dovrete uccidermi prima che lo lasci andare — gli disse quando lui la costrinse a guardarlo.
Imprecando, Finn la lasciò andare, arretrò un poco e le affibbiò un calcio nel costato. Lei gridò dal dolore; d’istinto si chinò in avanti, ma prestò sempre attenzione a frapporsi tra il bambino e quell’animale.
— Basta, Finn! — gridò uno dei guerrieri. — Il laird la vuole intera.
Borbottando nuove imprecazioni, lui si allontanò. — E allora tieniti questo piccolo straccione. Dovrai pur lasciarlo andare prima o poi.
Mairin alzò la testa e lo fulminò con lo sguardo. — Se lo toccate, mi taglierò la gola!
*****

LA TRILOGIA HIGHLANDER - FRATELLI MCCABE
1. In Bed with a Highlander (2011) - ed. italiana: NEL LETTO DI UN HIGHLANDER, Mondadori, coll. Extra Passion, settembre 2017 - Ewan McCabe e Mairin Stuart
2. Seduction of a Highland Lass (2011) - Alaric McCabe e Keeley McDonald
3. Never Love a Highlander (2011) - Caelen McCabe e Rionna McDonald

*****
L'AUTRICE


Maya Banks  è il nom de plume di Sharon Long. L'autrice vive in Texas con il marito , i tre figli e un assortimento di gatti. Quando non scrive, alla Banks piace andare a caccia, a pesca o giocare  a poker. Vera 'figlia del Sud', ama proporre nei sui libri personaggi e ambienti del sud degli Stati Uniti. Oltre alla serie Romantic Suspense  KGI, la Banks ha anche scritto storici e ha da poco pubblicato una serie erotica tradotta anche in italiano.

VISITA IL SUO SITO: 
http://mayabanks.com/


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3 commenti:

  1. Non ci provo nemmeno....quest'autrice è davvero bravissima quando scrive le vicende dei fratelli Kelly (a proposito, quando il prossimo??), ma per il resto, non c'è niente da fare.

    RispondiElimina
  2. Non è malvagio e neanche molto "3 2 1 si tromba" il problema per me è stata la scarsa ambientazione storica.
    Poi una cosa mi ha colpito gli highlander sempre con i pantaloni, ma il kilt?!?!?

    RispondiElimina

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