Christmas in Love: DIAMANTI A COLAZIONE di Viola Villa


PRENDETEVI UN MERITATO SWEET BREAK FRA UN PREPARATIVO E L'ALTRO PER I FESTEGGIAMENTI DI STASERA E GUSTATEVI FINO IN FONDO L'ULTIMO RACCONTO DI CHRISTMAS IN LOVE 2014. BUON CAPODANNO A TUTTE!

POTEVA MANCARE, A SAN SILVESTRO, UNA FAVOLA ROMANTICA PER INIZIARE CON IL PIEDE GIUSTO IL NUOVO ANNO? DIAMANTI A COLAZIONE DI VIOLA VILLA CI FA PENSARE ALLE STORIE CHE LEGGEVAMO DA BAMBINE...SEMPRE CON IL LIETO FINE. FORSE E' QUESTO CHE ADESSO CI PIACE TANTO IL ROMANCE, UNA PARTE DI NOI VUOLE ANCORA QUELLE FAVOLE. BUONA LETTURA!


Mentre si aggirava  tra gli  invitati che festeggiavano la vigilia di Natale  nella villa dell’imprenditore Luca Marini, Giulia si guardava intorno con aria disgustata.
“Che spreco!”, pensava.  La villa era una costruzione faraonica a tre piani  con piscina, campo da golf e pista di atterraggio. Il buffet che era stato allestito  avrebbe potuto sfamare  un intero  reggimento. Lo champagne scorreva a  fiumi  e  le pietanze erano state preparate da uno chef francese.  Considerato che c’era  gente che moriva  di fame  e   non  aveva un tetto sopra la testa,  quel  lusso era deplorevole!
Giulia faceva l’assistente sociale e ogni giorno veniva a contatto con situazioni di estremo disagio. La crisi aveva creato molti poveri e gettato in strada molti sfrattati. Lei cercava di assicurare un pasto caldo e un ricovero a chi viveva per strada. Non sempre ci riusciva, ma ogni volta si batteva con grinta per superare gli ostacoli che incontrava. Faceva quel lavoro per passione, non per avere a fine mese uno stipendio. Aveva una natura generosa e altruista. Aiutava chiunque avesse bisogno, spesso rimettendoci di tasca sua. Ma era contenta così e non avrebbe cambiato lavoro per nulla al mondo.
Per questo considerava deplorevole il lusso che la circondava. Se fosse dipeso da lei non avrebbe  mai  messo  piede nella villa di Luca Marini, un imprenditore della Roma bene noto per il suo vasto giro d’affari, per la sua mancanza di scrupoli e per il suo cospicuo conto in banca.
Purtroppo vi era stata costretta. In quei giorni si stava occupando di una causa che le stava molto a cuore:  dodici vecchietti stavano per essere sfrattati  dalla casa di riposo in cui abitavano perché Luca Marini, proprietario dell’edificio, voleva demolirlo  per costruire al suo posto un centro commerciale.
Ma prima dovrà passare sul mio cadavere!
Luca Marini era un uomo spietato e senza scrupoli, ma lei non si sarebbe fatta intimorire. Gli avrebbe parlato e avrebbe difeso la causa dei poveri vecchietti. Aveva cercato di avvicinarlo presentandosi nel suo ufficio, ma era stata ostacolata da uno sbarramento di segretarie e guardie del corpo. Allora si era intrufolata nella villa dell’imprenditore approfittando della mega festa che dava la vigilia di Natale. Si era accodata a un gruppo di invitati e in questo modo era sfuggita al controllo delle guardie di  vigilanza.
“E ora eccomi qui”.
Da lì non si sarebbe mossa se prima non avesse parlato con quell’uomo. Non avrebbe gettato in strada i suoi poveri vecchietti facendo passare loro il più brutto Natale della loro vita!  
Mentre si muoveva tra gli invitati cercava con lo sguardo il padrone di casa. A dire la verità non aveva la minima idea di chi fosse in mezzo a tutta quella gente. Non conosceva il suo aspetto, ma un’idea ce l’aveva: un uomo sulla sessantina, tarchiato, i capelli brizzolati, gli occhiali e il doppio mento. Cercò tra la folla chi corrispondeva a quei connotati fisici, ma c’erano molti uomini così e lei aveva timore di sbagliare. Fermò un cameriere.
-Mi può indicare, per favore, il signor Marini?
Il cameriere girò lo sguardo per la sala e scosse la testa.
-Non  lo vedo.
-Vuol dire che non è qui? – chiese Giulia.
-Sarà nello studio per una questione d’affari. Mi scusi, non posso trattenermi. -  il cameriere si allontanò.
Che delusione!, pensò Giulia. Luca Marini era chiuso nello studio a parlare d’affari e lei non riusciva ad avvicinarlo. Rischiava di tornarsene a casa senza aver risolto nulla. Sarebbe stato un Natale molto triste per i suoi poveri vecchietti e anche per lei sapendo che non avevano più una casa dove stare. 
                                      
  
In quel momento una voce alle sue spalle la fece trasalire.
-E tu quale regalo desideri per Natale?
Giulia si voltò infastidita. Quella gente considerava il Natale solo un’occasione per fare regali e sperperare il denaro in frivolezze. Non gliene importava niente di chi moriva di fame o non aveva un tetto sopra la testa. Giulia voleva fare una battuta pungente e dire a quel bellimbusto che si togliesse dai piedi.
Ma la battuta le rimase sulla punta della lingua.
Davanti a lei c’era un Babbo Natale interamente vestito di rosso con tanto di barba bianca, cappuccio e  occhiali dalla montatura dorata.  Ecco un povero disgraziato che sta peggio dei miei dodici vecchietti, pensò Giulia. Non contento di aver organizzato quella festa sontuosa, l’imprenditore aveva ingaggiato un disoccupato perché recitasse la parte di Babbo Natale. “Che bastardo!” si indignò Giulia  “Sfruttare un pover’uomo per far divertire i suoi ospiti!”.
-Allora? – insistette il finto Babbo Natale – Non dici niente?
E che doveva dire?, sospirò  Giulia. Non certo  quello  che  le passava per la testa, perché  sarebbe stato umiliante per lui.  Poveraccio,  guarda com’era ridotto: si era  dovuto mettere addosso  quel  ridicolo  costume per  guadagnare qualche soldo.
Giulia  si  sentì travolgere da un’ondata di compassione e sentì per lui un  trasporto  che  non aveva mai provato per nessun  altro.  Quel pover’uomo era  sfruttato nel peggiore dei modi.  Per  fortuna c’era lei a dargli una mano e a impedire che  perdesse  anche  quello straccio di lavoro che aveva trovato. 
-Senti, -  bisbigliò  prendendolo per un braccio e tirandolo in disparte  -  stai andando bene, bravo. Però non perdere tempo con me. Se il bastardo  si accorge che  anziché lavorare  ti sei messo a chiacchierare  ti  licenzia  e domani ti ritroverai a  spasso.
Gli occhi dorati che la fissavano dietro gli occhiali  scintillarono divertiti.
-Chi è  il bastardo?
-Il  padrone di casa.
-Perché pensi questo di lui?
-Non vedi come ti sfrutta?  -  si  indignò  Giulia   -  Ti  ha  ingaggiato per far divertire i suoi ospiti, ti ha messo addosso questo ridicolo costume da Babbo Natale e ti fa fare il  buffone. 
-Veramente…
-Scusa, - si  rammaricò  Giulia, dispiaciuta  -  non  volevo offenderti. Capisco. Hai preso  il primo lavoro che hai trovato.  E hai fatto bene, perché con la crisi che c’è  bisogna prendere quello che si trova. Per questo ti dico: vai,  continua  il tuo giro, non perdere tempo con me.  Questo sarà  pure uno schifo di lavoro, ma non ti puoi permettere il lusso di perderlo.
Il finto Babbo Natale sembrò sul punto di  andarsene,  ma  ci  ripensò.
-Non mi hai detto  quale regalo desideri per Natale.
-Ancora qui? -  si accigliò  Giulia.
-Allora?  Il tuo regalo?
-Dobbiamo proprio recitarla fino in fondo questa farsa? E va bene,  vorrei una collana di diamanti.
-L’avrai.
-Si, quando gli asini voleranno. Su, va’, non perdere tempo con me, va’!
L’uomo sparì  nella folla e  Giulia lo seguì con lo sguardo scuotendo la testa. Poverino, era ridotto  proprio male se per  campare  aveva accettato  di  indossare  quel  ridicolo  costume da  Babbo  Natale.
Però  che  uomo! Era alto  come  minimo  un metro  e  novanta. Aveva spalle  così larghe che  le cuciture della giacca  erano tese come le corde di un violino. Le sarebbe piaciuto togliergli gli occhiali. Aveva occhi  bellissimi, color nocciola con increspature dorate.
“Ma che idee ti vengono in testa,  Giulia?” si rimproverò   “Non  sei qui  per  ammirare  gli occhi  di  un  finto  Babbo  Natale,  ma per parlare con il  padrone di casa di dodici vecchietti che  stanno per  essere sfrattati!”. ...

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