VELENO, ASSASSINO SILENZIOSO..

ADELE VIERI CASTELLANO, DA  SCRITTRICE ATTENTA AL DETTAGLIO QUALE E', HA SPESSO BISOGNO DI FARE INDAGINI PER I SUOI ROMANZI. IL LIBRO CHE STA SCRIVENDO AL MOMENTO E CHE SPERIAMO DI POTER LEGGERE MOLTO PRESTO, L'HA PORTATA AD INVESTIGARE SU UN ARGOMENTO INUSUALE E PIUTTOSTO AFFASCINANTE: I VELENI. ECCO COS'HA SCOPERTO...

Efficace anche in quantità impercettibili, traditore per eccellenza, nemico invisibile, spietato, sia nel bicchiere di vino che nella mela avvelenata di Biancaneve. Sappiatelo: senza veleno i supereroi dei fumetti e i cattivi sarebbero decisamente più… pallidi. Spiderman, creato dal morso di ragno radioattivo, le Tartarughe Ninja diventate ninja cadendo nella fogna con un contenitore di materiali tossici. La bella Cleopatra che pone fine alla vita tra le spire di un aspide, Laerte che uccide Amleto con una spada intinta nel veleno. Fu Ercole a inventare la prima arma biologica: uccise Hydra, il mitico serpente a più teste e poi immerse le frecce nel suo veleno, per assicurarsi che fossero letali. La sua eredità perdura nella parola tossico, che deriva dal greco toxicon, ovvero freccia avvelenata. Con le frecce Ercole uccise nemici, amici e vittime innocenti e alla fine, ingannato, commise l'errore fatale di indossare un mantello intriso di veleno di… Hydra! Chi la fa, l’aspetti. Ma prima di morire, passò le sue frecce a Filottete, abile arciere che uccise molti soldati durante la guerra di Troia e poi fondò un tempio, in cui lasciò le frecce come voto, dedicandolo ad Apollo, dio della medicina. Socrate, condannato a morte da una giuria ateniese nel 399 a.C., con l'accusa di corrompere i giovani della città, bevve la cicuta, pianta rimasta da allora nella memoria collettiva.

Nel 199 d.C. i romani attaccarono Hatra, attuale città irachena, i cittadini si vendicarono dell’assedio lanciando contro gli aggressori vasi di terracotta pieni di scorpioni velenosiAnnibale mise a punto una strategia simile, ma quattrocento anni prima: pentole piene di serpenti velenosi sui ponti della flotta avversaria. Quella romana, ovviamente.
Mitridate re del Ponto, acerrimo nemico di Roma, testò sui prigionieri (romani) gli antidoti per i suoi veleni poi tracannò un beverone di cinquanta ingredienti, per proteggersi dall'avvelenamentoNerone comandò agli schiavi di distinguere i funghi commestibili da quelli velenosi, questi ubbidirono ma fu una strage. I sovrani medievali testavano le vivande con calici di cristallo e pietre, che si diceva avessero il potere di individuare il veleno al loro contatto. Ma il metodo principale era l’assaggiatore, ovvero l'impiego di un poveraccio a cui il cibo da testare, prima di essere servito al sovrano, veniva posto su una credenza. Da qui deriva il termine credenza, dal latino crēdĕre che significa prestar fede.
Paracelsofisico e alchimista svizzero-tedesco vissuto nel XVI secolo scrisse: "Nulla è di per sé veleno, tutto è di per sé veleno, è la dose che fa il veleno." Insomma, il veleno è nella dose e tossicologia e farmacologia sono indissolubili, una dualità alla Jekyll-Hyde. Ricordiamoci che il serpente attorcigliato intorno al bastone, simboleggia Asclepio, dio greco della medicina.

L'arsenico, il re dei veleni, si lega alle proteine e crea nel nostro corpo il caos molecolare. Piccole quantità assunte per un lungo periodo portano debolezza, confusione mentale e paralisi. Se ne prendete meno di tre grammi in una volta però, avrete tutti i sintomi classici: nausea, vomito, diarrea, pressione bassa e… morte. Incolore, insapore, inodore, fu il veleno preferito dai Borgia e da Giulia Tofana, imprenditrice romana del XVII secolo che gestiva una scuola per insegnare alle giovani mantenute come fare fuori i propri mariti e diventare vedove benestanti. Bella idea, vero? Era detto dai francesi anche poudre de succession, polvere di successione, nel senso che fu il lasciapassare di molti per arrivare diritti al trono senza passare dal via, come al Monopoli.
Ippocrate, medico del V secolo, lo utilizzò per curare l'ulcera, qualche millennio dopo divenne un ingrediente della Soluzione di Fowler, intruglio creato nel 1786 e prescritto per oltre centocinquant’anni per trattare numerosi disturbi e malattie. Nel 1910, un composto di arsenico divenne il primo rimedio efficace per la sifilide, poi sostituito dalla penicillina. Oggi molti derivati dell'arsenico sono usati per trattare la malattia del sonno africana, quella della mosca con un nome simpatico: tse-tse. Nel 1890 William Osier, fondatore della moderna istruzione medica, definì l'arsenico il miglior farmaco per curare la leucemia e oggi questa sostanza continua ad essere un efficace agente chemioterapeutico per le forme acute della malattia.
Siamo circondati da veleni, perché l'eccesso rende qualsiasi sostanza pericolosa: la troppa vitamina A causa danni al fegato; troppa D danneggia i reni e se bevete troppa acqua, potreste soffrire di iponatriemia, una eccessiva diluizione del contenuto di sale nel sangue, che distrugge il cervello e la funzione muscolare. Alla faccia del moderno consiglio «Bevete tanto che fa bene!». Anche l'ossigeno è “la tossina ultima”: si combina col cibo per produrre energia ma nel nostro corpo produce radicali dell'ossigeno, ovvero atomi con un elettrone di troppo che danneggiano biomolecole, DNA, proteine e lipidi. In pratica, il nostro corpo si ossida e noi… arrugginiamo. Occhio poi al mondo là fuori, è una giungla: 1.200 specie di organismi marini velenosi tra cui 700 pesci, qualcosa come 400 serpenti, 60 schifosissime zecche, 75 scorpioni, 200 ragni, 750 veleni distribuiti equamente in più di 1.000 specie di piante e svariati uccelli dalle piume tossiche se toccate o ingerite.
Parlando di veleni, ecco il curioso caso di Napoleone Bonaparte morto il 5 maggio 1821 a Sant'Elena, in esilio sull’isola atlantica dopo la sconfitta a Waterloo. L'autopsia eseguita il mattino seguente diede come risultato la perforazione dello stomaco causata da un'ulcera, forse cancerosa. Ma Ben Weider, fondatore della Società Internazionale Napoleonica, ha idee diverse. A suo parere, venne avvelenato per motivi politici dagli inglesi e dai monarchici francesi, che lo volevano fuori dai piedi una volta per tutte. Su cosa fonda la sua ipotesi Weider? L'analisi dei capelli fatta da Pascal Kintz, dell'Istituto di medicina legale di Strasburgo. Kintz ha sottoposto campioni di capelli di Napoleone alla spettrometria, che ha confermato la presenza di arsenico. David Jones, immunologo presso l'Università di Newcastle in Inghilterra invece dà la colpa alla carta da parati della residenza di Longwood House, dove Napoleone passò gli ultimi anni. Era colorata con il verde di Scheele, un composto dell'arsenico altrimenti detto arsenito di rame. Una volta attaccato dalla muffa, portata dal clima umido di Sant'Elena, l'arsenico si sarebbe diffuso nell'aria.
Napoleone ora riposa in pace, ma c’è una tossina che fa dormire sonni agitati a molta gente perchè, con un solo grammo, può uccidere circa venti milioni di persone. E’ quella botulinica, prodotta dal quel simpaticone del Clostridium botulinum, un batterio. Produce una proteina che inibisce il rilascio di acetilcolina, un trasmettitore che comanda ai muscoli di contrarsi. Ne hanno fatto un farmaco, il  Botox, che contiene il veleno in forma estremamente diluita (ci mancherebbe!). Si è rivelato efficace nella distensione delle rughe, nella cura dell'emicrania, nella correzione dello strabismo e nelle contrazioni spastiche della sclerosi multipla.
La segale infettata da ergot, un fungo tossico, ha causato epidemie devastanti nel corso della storia. Tremori e allucinazioni sono alcuni sintomi e forse l'isterismo delle persone accusate di stregoneria nel XVII secolo potrebbe essere stato, in realtà, avvelenamento dalla cosiddetta segale cornuta. E che ne dite del fugu (Takifugu rubripes), pesce dalle labbra spesse e dallo sguardo simile al peggior gangster di Chicago? Noto anche come pesce palla, in Giappone è una prelibatezza ma mangiandone alcune parti si ingerisce tetrodotossina, potente neurotossina che congestiona il flusso di ioni di sodio nelle cellule nervose, paralizzando gli impulsi nervosi. Occhio, correte il rischio di fare la stessa fine del famoso attore di kabuki Mitsugoro
Bando che nel 1975, si abbandonò a una lunga cena a base di fegato di fugu. Gli piaceva sentire il formicolio che gli provocava sulle labbra e sulla lingua, ma al formicolio seguirono la totale paralisi degli arti, problemi respiratori e dopo otto ore, era defunto. Peccato per il formicolio perché al fugu, non esiste alcun antidoto. Pensate che gli chef che lo preparano devono seguire corsi durissimi e, per poter preparare un sashimi di fugu da cinquecento dollari a porzione, impiegano venti minuti a sezionare il pesce, separare i pezzi commestibili da quelli velenosi, contrassegnare i primi con etichette nere e quelli tossici con etichette rosse. Agli ultimi esami, in Giappone, hanno partecipato novecento aspiranti cuochi, ma solo il 63% lo ha superato.

Torniamo ai nostri lidi. Nell'Italia rinascimentale, il veleno era la soluzione a questioni politiche delicate, era considerato arte alla stregua della pittura, dell'architettura o della sculturaL'aggiunta di un tocco di arsenico, cicuta o elleboro al vino era cosa discreta. Alessandro VI Borgia sceglieva uomini benestanti, li nominava vescovi o cardinali poi li invitava a cena. Il vino della casa, asciutto con sentori di arsenico, congedava subito gli ospiti le cui ricchezze, secondo il diritto ecclesiastico, passavano nelle mani dei padroni di casa. Tutti dicevano «Stasera vado a cena dai Borgia», nessuno poteva dire «Ieri sera sono stato a cena dai Borgia.» Attente, la forma verbale cambia tutto…
Ma la capitale italiana della cospirazione era la Serenissima Repubblica di Venezia e, gli architetti del male, erano i membri del Consiglio dei Dieci, tribunale creato per scongiurare complotti e crimini contro lo stato. Il Consiglio contattava un assassino, di solito proveniente da un'altra città che, portato a termine il misfatto, veniva ricompensato con un intermediario. Le procedure cappa e… spada avvelenata venivano registrate ufficialmente nel volume Secreto Secretissima e oggi il libro mastro si trova negli archivi di stato di Venezia.
E la vedova? Quella nera, intendo. Ragno dal veleno potente, il suo morso causa forti dolori e spasmi muscolari, fino alla paralisi e degrada i tessuti producendo una ferita simile a una cancrena. Sua cugina, l’affascinante tarantola, con le sue tossine, provoca alta pressione sanguigna, aritmia cardiaca o epilessia. Aracnide è femmina, e ricordiamolo sempre: il veleno è mezzo femminile di morte per eccellenza...











AVEVATE MAI PENSATO AL VELENO IN QUESTO MODO? CE NE RICORDEREMO QUANDO LEGGEREMO IL PROSSIMO ROMANCE STORICO DI ADELE AMBIENTATO IN EGITTO NEGLI ULTIMI DECENNI DELL'800...ANCORA POCHI MESI DI ATTESA E POTREMO FINALMENTE LEGGERLO!



7 commenti:

  1. Argomento molto interessante per chiunque scriva di omicidi o morti sospette! L'anno scorso al Women's Fiction Festival di Matera abbiamo anche avuto la fortuna di poter ascoltare la lezione di un esperto, professore universitario e anatomopatologo, che ci ha insegnato che .... shhhshh...
    Un saluto a tutte e un abbraccio ad Adele, che è sempre un piacere leggere!

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  2. Ricerca interessantissima letta con piacevole curiosità :)

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  3. Post davvero interessante. Grazie, Adele!

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  4. Grazie! Post bellissimo, interessante e interessanti i collegamenti.

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  5. Letto con attenzione e pieno di spunti interessanti... :) Grazie Adele per aver condiviso questa bella ricerca con noi!

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  6. Ehi, che interesse dilagante x il veleno! A chi l'avete giurata, ragazze? Nn vorrei trovarmi contro di voi!
    Cmq, qs post è davvero ben fatto, l'avevo già letto sul blog di Adele, ma l'ho ripercorso con piacere.
    Brrr, i serpenti velenosi sono il mio incubo peggiore, sarà grave? Neanche fuori dalla porta di casa mia si estendessero le insidiose paludi dei bayou della Lousiana.

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