ROSSO FUOCO: 'ASPETTANDO L'ALBA' di Emma Bianchi

SIAMO ARRIVATE AL TERZO APPUNTAMENTO CON ROSSO FUOCO, CI STATE PRENDENDO GUSTO DITE LA VERITA'! E NOI CON VOI: SIAMO FELICI DI OSPITARE QUESTI RACCONTI NELLA NOSTRA BIBLIOTECA.BUONA LETTURA!


Il racconto di oggi, ASPETTANDO L'ALBA di Emma Bianchi, è ambientato nell'India di inizio Novecento ed è permeato dall'esotica sensualità di quei luoghi. Un amore  sofferto, che non ne vuol sapere di finire, e due protagonisti ugualmente orgogliosi e ugualmente inermi davanti una passione a cui non sanno resistere...
*Attenzione! Per gli argomenti trattati la lettura di questo racconto è consigliata ad un pubblico adulto.*

Trattandosi di un racconto lungo e con un elevato livello di sensualità, abbiamo messo qui sotto solo l'inizio,   per continuare a leggerlo basta cliccare sul banner dopo questo estratto.
Bombay, 1927

La luce del sole la colpì come un pugno allo stomaco.
Era arrivata.
Il caldo, appiccicoso e pesante, le mozzò il respiro appena uscita dalla cabina. Si massaggiò le tempie con due dita, nel tentativo di alleviare il cerchio di dolore che le impediva persino di respirare in modo regolare. La testa le era diventata improvvisamente di piombo, le gambe molli e le palpebre pesanti. Per un attimo, uno soltanto, si chiese cosa diavolo ci facesse lì e perché mai avesse deciso di porre un intero continente fra sé e l’unico posto al mondo che aveva imparato a considerare casa.
Silenziosamente, ma con un certo trasporto, si diede della stupida.
Sarebbe stata davvero una sciocca e ingenua ragazzina se, proprio ad un passo dalla meta, avesse permesso ai rimorsi di tormentarla. Magari più tardi. Magari nel buio delle sue notti solitarie. Ma certo non in quel momento. Si era imbarcata, letteralmente e in piena coscienza, in un’impresa che non pochi avrebbero esitato a definire azzardata e adesso le pareva un po’ troppo tardi per qualsiasi tipo di ripensamento.
Una lieve sensazione di vertigine si impadronì  allora di lei, offuscandole per qualche istante la vista. Barcollò all’indietro, cercando di ritrovare l’equilibrio e una calma che, francamente, non credeva più di possedere. Dubitava in realtà di averla mai posseduta. Probabilmente la fredda risolutezza che aveva ostentato, fin dalla partenza dal porto di Tilbury Docks, non era stata che una delle tante maschere indossate della disperazione. Una disperazione, nel suo caso, tetra e umida. Proprio come erano state le interminabili giornate londinesi degli ultimi tre anni della sua esistenza.
Una disperazione acuminata, prepotente, implacabile. Una disperazione spietata. Ma lei aveva promesso a se stessa di esserlo di più. E ci era quasi riuscita.
Quei pensieri cupi rispolverarono ricordi ormai creduti sepolti che, a loro volta, acuirono il dolore al centro del suo petto. Scosse la testa con decisione. Ancora una volta, non era quello il momento per lasciarsi andare. Doveva aspettare o sarebbe andata in pezzi.
Si costrinse a raddrizzare la schiena, cacciando via quel miscuglio confuso di emozioni.
Mosse qualche passo in direzione del ponte della nave mentre inconsciamente le sue mani correvano a sistemare la tesa dell’elegante cappellino di paglia. Un gesto automatico per una donna che era stata educata, fin da bambina, ad essere sempre e comunque impeccabile. Una vera signora con tanto di espressione languida e caviglie sottili. E, nonostante tutto, si ritrovò comunque vergognosamente impreparata ad accogliere lo scenario che le si presentò alla vista.
Sbatté le palpebre e spalancò gli occhi, ammutolita.
L’India era davanti a lei, immensa e sterminata. Pulsante, viva, reale.
Un tesoro ritrovato, il primo alito dell’autunno, la neve fresca, la rugiada sui prati, il canto delle onde. Era tutto questo e molto di più.
Era come l’anima di un uomo messa a nudo, appena bagnata dalla pioggia.
E lei, come la vide, se ne innamorò perdutamente.
Pareva non avere confini. Pareva essere sempre esistita da qualche parte nel suo cuore, nella sua mente e non capiva come potesse essersene accorta solo in quel momento.
Lasciò che la travolgesse e, avida, prese tutto quello che aveva da offrire.
Un caleidoscopio di colori, intensi e vibranti, riempivano l’orizzonte fin dove era possibile spingere lo sguardo. Ne rimase incantata. Sembravano sciami di farfalle impazzite, bolle di sapone che esplodevano ad ogni angolo spargendo luce. Era qualcosa di indescrivibile.
A terra, i suoi sensi furono completamente assorbiti dal mondo che la circondava.
C’era vita ovunque. Negli splendidi sari delle donne indiane; nelle grida gioiose dei bambini, poveri, sporchi e coperti di stracci; nella polvere che si sollevava ad ogni scalpito di piedi.
Una voce gentile e dal tono basso si intromise in quel caos di suoni e odori, distraendola e riportandola alla realtà.
- Lady Winston? - Si percepiva appena una nota di incertezza in essa.
Delia voltò il capo. Un giovane indiano, dagli straordinari occhi neri, aspettava nel bel mezzo della strada mentre l’ultimo dei suoi bagagli veniva scaricato accanto a lei. Le sorrise e i suoi splendidi denti bianchi crearono un contrasto perfetto con la carnagione scura. Ricambiò con la stessa timida cortesia, stringendo a sé la borsetta. Ancora stordita, spostò lo sguardo verso il cielo e tirò un sospiro che era insieme di sollievo e stanchezza.
D’improvviso sentiva una gran voglia di ridere, di urlare e allargare le braccia al cielo perché nonostante la paura, sentiva di essere un po’ più libera. Un po’ più saggia. Le catene erano ancora ai suoi polsi, ma non erano più così strette, né così pesanti. Nulla poteva fermarla ormai.
- In persona - rispose. ...


APPUNTAMENTO A DOMANI PER IL QUARTO RACCONTO DI ROSSO FUOCO. NON MANCATE!

5 commenti:

  1. Cassandra Rocca22/11/12, 19:39

    Sensuale più che erotico, ma per me è un pregio. Molto elegante e scritto bene!
    Complimenti.
    Cassie

    RispondiElimina
  2. Sono d'accordo. La sensualità riesce a scatenare la fantasia molto più di mille descrizioni di sesso. Ci sono film in cui un bacio è mille volte più erotico di una scena di nudo.
    Chi ha fantasia non ha bisogno di molte parole.

    RispondiElimina
  3. Angela D'Angelo23/11/12, 14:45

    Sono impressionata...questo racconto è meraviglioso, per molti moviti.
    In poche righe hai creato una ambientazione storica fedele, delineato la psicologia di due personaggi che si inseriscono perfettamente nella cornice storica scelta. I loro caratteri opposti rispecchiano le contraddizioni di una società decandente che vede contrapporsi l'attaccamento ai fasti di un tempo e lo sguardo verso un futuro diverso. Ma le due facce fanno parte di una stessa medaglia, sono unite indissolubilmente da un sentimento e da una passione che, adeguatamente difesi e coltivati, fanno da collante a due vite spezzate. Scritto con una prosa fluida e dettagliata, che utilizza le metafore e le allusioni con maestria e raffinatezza, questo racconto è secondo me il più meritevole al momento nonchè uno dei racconti brevi più belli che abbia letto ultimamente. "Rapidità", un mondo in poche righe...uno dei valori letterari che Calvino difendeva nelle sue Lezioni americane...
    Bravissima

    RispondiElimina
  4. Grazie a tutte!

    Come ho scritto nell'altro commento, il mio obiettivo era appunto quello di descrivere una tensione amorosa/sessuale. Sono d'accordo con chi ha scritto che la sensualità accende la fantasia molto più di qualunque scena di sesso. Questo è proprio quello che io cerco, da lettrice, nei romance che leggo!
    Per far ciò è necessario curare l'ambientazione, fondamentale, e la caratterizzazione dei personaggi.
    Nel mio piccolo, ho cercato di ricreare qualcosa di vero, di reale; in poche parole, una storia quanto più possibile "viva".

    Grazie ancora a tutte!

    RispondiElimina

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