Oggi arriviamo in spiaggia e ci piazziamo al sole. In bikini. Le più audaci sfoggiano bikini ini
e taluni l’inverno trascorso in palestra. Stendiamo un telo sul lettino
e, chi più chi meno, ci rosoliamo al sole. Entriamo in acqua e facciamo
un bagno.
Il mare fa bene. Lo provò per la prima volta un medico di Londra, tale Richard Russel, a metà del Settecento. Il mare incuteva timore ma le convincenti teorie dell’esimio dottore e il bagno reale di Sua Maestà Giorgio III lo sdoganarono. Mr. Russel affermava che giovava alla salute respirarne l’aria, soggiornare sulla costa, berne l’acqua e immergersi in essa.
Ma come convincere le persone a bagnarsi, dopo che per secoli avevano rifuggito l’acqua? Come innescare l’amicizia con le onde senza che si sporcassero di sabbia e sale abiti e calzature? Inventarono le bathing machines, cabine in legno su ruote che venivano spinte in acqua o trascinate dentro da
cavalli. All’interno vi erano delle scalette che permettevano la
discesa tra flutti tranquilli e discreti, così da potersi permettere
anche un bagno adamitico.
Nacquero e
si diffusero rapidi gli stabilimenti sul mare ai quali si accedeva
tramite un pontile in legno che partiva dalla spiaggia. Si andava da
quelli spartani interamente in legno a quelli raffinati e lussuosi che
videro il loro massimo splendore sul finire dell’Ottocento. Il primo in Italia sorse a Livorno nel 1781, poi toccò a Viareggio nel 1828, a Rimini nel 1843 e così via. Alcuni si svilupparono orizzontalmente, come avvenne lungo l’Adriatico; altri verticalmente, in Toscana e in Liguria. Offrivano ristoro, svago e cure idroterapiche. Consigliate a tutti,
ma in particolare ai bambini per la prevenzione del rachitismo, i bagni
di sole e di mare raggiunsero il culmine della popolarità in epoca
fascista, quando il duce non faceva che nuotare e Claretta si mostrava provocante nel suo costume.
I costumi, per l’appunto. A
metà Ottocento, in determinati orari, gli uomini si tuffavano nudi, ma
presto intervennero severi regolamenti a rivestirli con mutandoni fino
alle ginocchia. Alle donne fu permesso di raggiungerli, pur
separatamente, in mutandoni lunghi fino alle caviglie, gonnellino e
cintura. Purtroppo e per fortuna il tessuto dei costumi castigati, così voluti dagli inflessibili regolamenti comunali, era il cotone che una volta bagnato diventava trasparente e aderiva al corpo scatenando la fantasia. Ecco che si spiavano! Le
signorine gridavano in presenza di uomini, oh oh!, sorpresi nudi, ma
allora, si chiedevano alcuni, perché non se ne tengono a debita
distanza? E gli uomini non perdevano di vista le cabine da cui entrava e usciva il gentil sesso.
Oggi
arriviamo in spiaggia e ci sdraiamo al sole in costume più o meno
succinto e entriamo in acqua. Ci guardiamo, ci spiamo ancora come
allora? Probabilmente sì, ma la curiosità all’epoca era maggiore, la
potremmo definire morbosità. Il desiderio galoppava, eros era in gran forma, e poi non ci si ritrovava al bar ma in uno splendido stabilimento sul mare.
A
Pesaro sorse nel 1853, ma giunse al suo culmine nel 1903. Vi si poteva
addirittura alloggiare. Al piano inferiore c’era un bar, sì c’era, come oggi;
e un medico che visitava e proponeva un ciclo di cure appropriato. La
mattina era frequentato da chi desiderava bagnarsi, ma durante il
pomeriggio veniva raggiunto dalle signore e dai loro mariti. Le
fanciulle si ritiravano a leggere romanzi e a ricamare. Tra esse
palpitavano cuori in attesa di una dichiarazione d’amore e di una
promessa di matrimonio sotto gli sguardi severi e intransigenti delle
madri, mentre l’aria risuonava delle risate delle comitive di giovanotti che cercavano proprio quelle fanciulle, certi che le avrebbero trovate e avvicinate nonostante i divieti.
VI RICORDATE LE VOSTRE VACANZE AL MARE DI TANTI ANNI FA? QUANTO SONO CAMBIATE DA QUELLE ATTUALI?
Un post davvero carino, Anita ha sempre un gusto particolare per la ricerca del tempo perduto...adoro le atmosfere retrò evocate da stabilimenti come il Lido di Genova, certi bagni di Viareggio, e anche le suggestioni anni trenta-quaranta di Forte dei Marmi. Ho una buffa voto del 1936, dove il mio prozio fa sfoggio del fiscio con un costume tipo boxer, mentre sua moglie e la cognata sono vestite di tutto punto con persino la borsetta: le bambine piccole, invece, hano mutandine chiare. Di rimando sulle vacanze d'altri tempi, mi è venuta un'idea: perchè non dedicare un articolo alle stazioni termali, luogo di batticuori, corteggiamenti, magari anche caccia al marito oppure trasgressioni d'epoca?
RispondiEliminaPatrizia
Grazioso post, Anita, i bei tempi andati hanno sempre un certo fascino. E poi io abito a pochi metri dal mare, per me non è una vacanza ma il sottofondo della mia vita ...
RispondiEliminaBaci
Liliana
molto cambiate ... non per forza in meglio o in peggio... è solo che è cambiata l'età ... ma anche le abitudini
RispondiEliminabuon inizio settimana
ma si, forse cambiate nei "costumi" (in tutti i sensi, come modi di fare, gestire le vacanze stesse, al costume nel senso letterale :P ) ma la voglia di rilassarsi e divertirsi immagino sia sempre la stessa!!!
RispondiEliminacerto forse le ragazze, per il fatto che avevano margini di libertà ridotti rispetto ad oggi, attendevano quei periodi per prendere sane boccate d'aria e chissà... per incontrare un bel maschietto che le facesse girare la testa...! ^_^