CHRISTMAS IN LOVE 2010...dopo Natale è ancora tempo di racconti! Eccone altri quattro!

Carissime, spero abbiate passato un sereno Natale . Qui nella nostra biblioteca come sapete siamo ancora in fermento per la  rassegna di racconti natalizi Christmas in Love 2010 che sta avvicinandosi alla fine con  grande successo grazie a tutte voi! Se la presentazione dei racconti della rassegna sta avviandosi alla fine,  non così è per il gioco, e per la gara, che,anzi, stanno entrando nel vivo! Continuate a seguirci !
Oggi per iniziare la settimana in bellezza vi presentiamo quattro nuove storie tutte da godere, sempre infuse di atmosfera festiva, che sono sicura apprezzerete!...BUONA LETTURA!
(Se ancora non sapete le modalità per partecipare alla nostra gara di racconti leggete qui.)

ECCO IL TREDICESIMO RACCONTO...

Oddio! E’ già la vigilia di Natale ed io non ho ancora esaurito la mia lista di cose da fare… Sono le cinque di pomeriggio quando esco di casa, a razzo, per lanciarmi nella frenetica ricerca degli ultimi regali. Non c’è più tempo per andare in giro per negozi, così decido di recarmi in un grande magazzino in centro con la speranza di trovare tutto lì. Non so a voi, ma a me il Natale fa venire l’ansia.
Questa scadenza che incombe su di me, il lavoro che alla fine dell’anno raddoppia perché nell’ufficio contabilità dell’impresa ci sono tutti i conti da chiudere e l’inventario da fare, la lista dei regali praticamente interminabile e poi la scelta del regalo giusto … In più le decorazioni da sistemare perché altrimenti che Natale è? I pranzi in famiglia che per una single come me sono una vera tortura. Insomma mi tranquillizzo solo dopo che l’uragano delle feste è ormai passato. E’ con questo spirito fiacco e la testa bassa che inforco la porta girevole del centro commerciale, inciampo come al solito, e finisco dritta fra le braccia di Babbo Natale. Imbarazzatissima, mi ritrovo a fissare due occhi incredibilmente azzurri che mi squadrano divertiti da sotto le sopracciglia bianche. Hanno qualcosa di familiare, li ho già visti in passato anche se non ricordo dove, e il resto del volto, nascosto sotto barba, baffi e parrucca, non mi aiuta nell’identificazione. Lui mi ha rimessa in piedi ma non accenna a lasciarmi andare. Mi scruta con gli occhi socchiusi in una sorta di sbalordito riconoscimento, poi pronuncia il mio nome in un soffio: - Laura. Improvvisamente mi torna tutto alla mente. Sono passati vent’anni ma il dolore di quell’abbandono mi brucia ancora. Non so come ho fatto a non riconoscerlo subito, nonostante il travestimento.
– Va’ all’inferno Nicolas – sbotto acida – e adesso lasciami andare!
 Lui non accenna a mollare la presa. Mi lancia uno sguardo scintillante di rabbia poi distoglie il viso come se non reggesse la mia vista e mormora sottovoce: - All’inferno ci sono già stato… – e a voce alta – Vieni via dalla porta, stai intralciando l’entrata. E mi trascina via con sé. Il centro commerciale che fino a poco fa pareva deserto, comincia ad affollarsi. Sguardi incuriositi ci seguono mentre ci allontaniamo a braccetto. 
– Se non mi lasci andare subito, giuro che ti prendo a calci. Sono vent’anni che aspetto di farlo – minaccio.
Una ragazza vestita da elfo si avvicina con aria perplessa. Non può avere più di diciotto anni, la stessa età che avevo io quando l’ho conosciuto, ha il viso pulito, innocente. Sceglie sempre lo stesso tipo, penso con amarezza.
–Zio Nick, dove vai?
– Mi dispiace, Tea. – le risponde da sopra la spalla senza fermarsi – Non posso trattenermi oltre. Leo può prendere il mio posto al banco di beneficienza. Gli lascio il costume in bagno.
Continua a trascinarmi con sé nonostante le mie proteste. Quando arriviamo davanti alla porta della toilette maschile m’impunto con tutte le mie forze: - Non oserai …
– E tu non penserai che sia così idiota da lasciarti qui fuori mentre mi cambio. Sicuramente poi non ti ritroverei più. Tanto lo so che sei troppo vigliacca per darmi una spiegazione.
– Come, scusa? Io dovrei dare una spiegazione a te?
Non mi dà retta. Oltrepassa la soglia stringendomi il braccio così forte da farmi male. La stanza è deserta. Odio le scenate in pubblico ma se continua così sarò costretta a chiedere aiuto. Come se mi avesse letto nella mente mi sibila all’orecchio: - Non pensarci neanche. Voglio solo parlare con te. Parlare, è chiaro? Niente di più. Non costringermi a diventare brutale. Se ti metti a gridare dirò che sei mia moglie, che sei incinta e malata di nervi.
Sono così sbalordita che non riesco a replicare. C’è stato un tempo quand’ero una ragazzina sciocca e inesperta e lui il mio idolo dorato, in cui ammiravo la sua forza, la sua intelligenza. Adesso sento di odiarlo più che mai. Senza perdermi di vista si è sfilato rapidamente il costume da Babbo Natale. Sotto indossa un dolcevita leggero di cachemire nero e un jeans scolorito. Il tempo è stato buono con lui: nonostante sia ormai prossimo alla cinquantina conserva il fisico alto e asciutto di sempre. Il sole ha moltiplicato le sue rughe e i capelli biondi sono ormai brizzolati ma questo non ha intaccato il suo fascino, anzi. Ha occhi azzurri, vivissimi, che risplendono come due specchi d’acqua limpida e con la divisa della marina deve fare il solito figurone. Lanciandomi uno sguardo di sfida va al lavandino per lavarsi le mani. Crede di avermi ridotta all’obbedienza: non sa quanto si sbaglia. Non appena mi volta le spalle mi precipito verso la porta, ma non riesco neanche a sfiorare la maniglia che lui mi riagguanta da dietro, stringendomi a sé con tranquilla implacabilità. Sento il suo respiro caldo e affannoso sulla nuca che mi dà i brividi. 

– Oddio, Laura. – la voce è roca, incrinata dal dolore - Sei pronta a piantarmi in asso un’altra volta senza una parola di spiegazione … Mi odi così tanto da non sopportare neanche di parlarmi? Ma cosa ti ho fatto? Perché non me lo dici e chiariamo una volta per tutte questo pasticcio?
– Mi hai spezzato il cuore una volta. Non ti permetterò di farlo ancora.
–Io ti ho spezzato il cuore? Ma se mi hai lasciato tu …
Un tizio pallido e occhialuto sceglie proprio quel momento per entrare. Non si aspettava certo di trovare una coppia abbracciata dietro la porta. Fa quasi un salto per lo spavento. Nicolas si scusa, è sempre stato un uomo gentile e mi trascina di nuovo via con sé.
 –Vieni! Il bagno degli uomini non è un posto adatto per parlare. Andiamo a fare un giro in macchina.
–Oui, mon capitaine. – ironizzo io inviandogli beffardamente un saluto militare – Non potresti semplicemente chiedermi di fare le cose, invece di trascinarmi di qua e di là come un cagnolino al guinzaglio?
– E’ che ho paura di vederti sparire un’altra volta senza lasciare traccia. Non posso permettermi di aspettare altri vent’anni per ritrovarti.
Lo guardo scuotendo la testa. Nel parcheggio troviamo la sua macchina. Un SUV nero che sembra nuovo fiammante. Mi aiuta a salire e parte sgommando.
– Ho aspettato per mesi di ricevere tue notizie. – dico con la voce più fredda che riesco a trovare – Non dico una lettera d’amore ma almeno un biglietto, un messaggio, una telefonata. Niente. Ti ho scritto varie lettere e non ti sei degnato di rispondere neanche a quelle …
– Non le ho mai ricevute … E non è vero che non ti ho scritto. Ti ho scritto decine di lettere ma le rispedivi al mittente senza neanche aprirle. - Non ho mai respinto le tue lettere. Come avrei potuto? Non le ho mai neanche viste. - C’era la tua firma, apposta sotto ogni rifiuto. Ogni volta era come ricevere una pugnalata. Alla fine ho smesso di scrivere. Ho pensato che una volta tornato sarei venuto a cercarti e avremmo chiarito tutto, ma quando sono venuto a casa tua ho scoperto che avevate traslocato e nessuno dei vicini sapeva dirmi dove. Il numero di telefono che avevo corrispondeva a quello di un’altra persona. Non sapevo più che fare. Sento la sincerità nella sua voce, leggo la verità nei suoi occhi tristi. Non capisco come sia potuto accadere, mi sento come se stessi per scoprire qualcosa di orribile. Mi massaggio le tempie con le dita. 
– Ti ho scritto il nuovo indirizzo ed anche il nuovo numero, non riesco a capire …
– Imbucavi personalmente le tue lettere?
– No. Subito dopo la tua partenza ho cominciato a lavorare ed ero sempre di corsa. Era Cristina che si occupava della corrispondenza. Lei era rimasta a casa e il tempo non le mancava. Pensava lei ad affrancare e spedire tutto.
– E naturalmente era anche a casa quando il postino consegnava la posta…
Cristina è mia sorella. Ho tre fratelli ma lei è la mia unica sorella. Di dieci anni maggiore di me, dopo la morte di nostra madre, avvenuta quando avevo solo due anni, mi ha praticamente cresciuta. Eppure col tempo ci siamo allontanate. Lei non sopporta la nostra matrigna perciò ci vediamo di rado.

– Non puoi credere che lei … Non è possibile.
Il tarlo del sospetto comincia a rodere la mia mente. Tanti piccoli particolari prendono forma: la sua falsa indulgenza per il comportamento di Nicolas. Proprio lei che non l’aveva mai potuto sopportare: - Vedrai che scriverà – diceva. E’ solo troppo preso dal lavoro. Non è facile all’inizio, è solo un giovane ufficiale e deve farsi strada. I suoi stupidi consigli: - Una donna non deve correre dietro ad un uomo. Se non scrive lui non devi farlo neanche tu. E quando, ormai disperata per il prolungato silenzio di lui, le avevo confidato quello che era successo tra noi l’ultima sera, aveva decretato: - Sei stata una sciocca. Gli hai dato proprio ciò che voleva, ecco perché non si è più fatto vivo. Gli uomini cercano una cosa soltanto. Credi che altrimenti si sarebbe mai interessato ad una ragazzina come te …
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CHRISTINE CLAUS (*)


(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice che verrà svelato a fine concorso.


...E IL QUATTORDICESIMO RACCONTO...

Veronica è a casa, dopo aver trascorso la settimana di Natale con l’ex marito a Milano. Abita in una casetta in riva al mare, in una ridente cittadina del sud. Il viaggio in treno l’ha sfinita, ma è soprattutto la continua tensione con l’uomo che ama, nonostante tutto, a renderla triste ed un po’ spenta. Domani sarà la notte di San Silvestro e lei non ha organizzato nulla per festeggiare il Capodanno, ma Sergio non riesce proprio a lasciarla sola in questi giorni di festa. Adesso sono al telefono. Analizzano come sempre la situazione sentimentale tra lei e Daniele.
"Beh ormai inutile perdere tempo ad analizzare e recriminare, è assodato che non posso fare a meno della parte fisica del nostro rapporto."
"Più di quella sentimentale?"
"No, ma a volte le emozioni sono più vive quando siamo caldi, nudi e appassionati."
"Beh la passione accresce sempre le emozioni... o è un vero stallone?"
"Chissà, magari è la seconda che hai detto ed io continuo ad illudermi... Forse non l'ho mai capito sul serio."
"Beh se vuoi starci sempre a letto insieme come fai a dire di non capirlo?"
"Perché ho sempre pensato che tutta quella passione fosse per me..."
"Ma lo è, no? Hai detto che non c'è un’altra?"
"Magari è solo più bravo di me a nascondere."
"OK! Oggi sei sul pessimista andante... che è successo in questa settimana di passione da spegnerti il sorriso?"
"Ho realizzato che ama la figlia, ma non me. Nonostante non la volesse ormai è la sua gioia e io invece la sua nemesi!"
"Esageri come sempre."
"Beh io sono quella che lo fa soffrire, gli ruba la vita."
"Ah anche ladra adesso."
"Non vuoi comprendermi oggi?"
"Scordati che io possa mai avvalorare i tuoi sensi di colpa, o il tuo sminuirti! Tu vali troppo per questo!"
"Ma sei una delle poche persone che davvero mi dice che valgo qualcosa."
"Veramente credo di essere una delle poche che tu ascolti, agli altri non credi quando te lo dicono."
"E allora perché mi sento sempre più spesso inadeguata ... e non solo con lui?" le ultime parole furono un bisbiglio ma lui le colse lo stesso.
"Se dobbiamo fare sesso per convincerti io mi sacrifico volentieri eh!" il sorriso è tanto genuino da sentirsi attraverso la cornetta, e anche quello in risposta di lei.
"Dai chiudi questo telefono e vieni a passeggio con me, quando cammini pensi meglio e magari riusciamo a capire cos'è che davvero tu frulla tra i neuroni."
"Ah dici che qualche neurone c'è ancora? a me sembra di sentire eco tra le sinapsi"
"Basta!" le urla ridendo.
"Ok, ok, parto subito ma non farmi aspettare troppo eh!"
"Mai!"
Si guarda allo specchio pronta ad uscire, ancora col cellulare in mano ed il sorriso sulle labbra. Ma perché non posso fare sesso con lui fino a stordirmi?, si chiede. Ma poi si risponde anche: perché considero ancora mio marito quello là. Ma allora è sesso amore che cerco? E cosa sento? Sicuramente passeggiando lui avrebbe trovato la risposta in quel casino che sono i suoi pensieri.
"Ah il profumo del mare! Ridà vita a polmoni e animo." Sta passeggiando sulla spiaggia, aspirando quanto più iodio può, pensando alla persona che sta aspettando e a quella che tornerà da lei dopodomani... Eh sì perché la figlioletta è rimasta con il papà a festeggiare il saluto all’anno che và. "Non si può essere pessimisti in riva al mare, neanche io ci riesco" pensa, sorridendo al sole che tramonta, "sicuramente lui mi farebbe vivere in una palafitta se potesse". Non si è ancora oscurato il pensiero che Sergio appare sulla spiaggia. Allora guarda ostentatamente l'orologio e gli grida: "Lo sapevo che mi avresti fatta invecchiare qui ad aspettarti, sei peggio di una diva, mi fai pensare che necessiti di altrettanto trucco", anche se un sorriso luminoso le fa brillare gli occhi.
Non riceve risposta ma si ritrova avvolta nel calore del suo abbraccio, e tutto il mondo scompare. La sicurezza che le infonde le dà serenità e cancella tutti i brutti pensieri. Sarebbe troppo bello restare così, congelare l'attimo e vivere per sempre in un abbraccio simile. Allo stesso tempo comprende perché la sua principessa vorrebbe stare sempre in braccio a mamma o papà: è troppo bello sentirsi tanto protetti. Le solleva il viso e sfiora la guancia con un bacio, sempre senza parlare poi, un braccio sulle spalle, la conduce di nuovo a passeggio sulla riva.
Il freddo si insinua un po’ tra le maglie dei vestiti, ma il calore del suo braccio la riscalda tutta, non soltanto le spalle, non solo il corpo… ma il cuore. Un silenzio innaturale tra loro, ma tanto bello da essere pieno, come se si stessero scambiando i pensieri per simbiosi prima di raccontarseli.
"Sei così bella in questa luce che sembri felice."
"Beh felice lo sono sempre nel calore della tua protezione".
"Non farmi arrossire. Piuttosto raccontami gli ultimi avvenimenti, voglio vederli scorrere nei tuoi occhi mentre ti ascolto."
"Torna domani. Non sai quanto mi manca..."
"No", la interrompe subito, ma con dolcezza, "non di tua figlia, so già tutto ciò che provi per lei, ma di lui, voglio capire bene quello che senti, perché al telefono racconti i fatti ma mi nascondi sempre tutto quello che provi!"
Senza parole, lo guarda con gli occhi grandi e tristi.
"E' difficile, lo so, ma sono sempre io, lo stesso che ti sta abbracciando. Che male potrei farti?"
"Non mi fai male tu, ma le parole che dovrei dirti."
"Provaci" le sussurra a fior di labbra, ma la bacia solo con gli occhi.
Continua a perdersi in quegli occhi e allora comprende perché non fa lei il primo passo, perché non sceglie il sesso. L’affetto che vi legge è forse più potente dell’amore, più caldo della passione e più sicuro. La fiducia nella sua presenza, la sostiene. La rassicura. Non sarà mai sola finché avrà Sergio come amico. Anche se la fine del matrimonio con Daniele la fa sentire fallita, se non altro in amore. Nonostante abbiano una figlia splendida, si è convinta di non essere capace di amare; ma adesso crede che riuscirà a non abbattersi. Saprà sicuramente ricominciare a credere in se stessa partendo da quanto ci crede lui.
“Sai in questo momento ho realizzato quale sarà il mio proposito per il nuovo anno?”
“Stai tergiversando?”
“No. Solo prendendo tempo. Ti voglio bene.”

NATALIA ROSSO (*)

(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.


...E IL QUINDICESIMO RACCONTO...




Doveva riuscire a smettere di piangere. In fondo non era successo nulla, no? Aveva preso solo un grande spavento, tutto qui. L’uomo che le aveva afferrato il braccio con tanta forza da lasciarle un livido, si era allontanato senza fare storie quando il barista gliel’aveva intimato, perciò non aveva motivo di piangere! Doveva smettere. Non poteva stare chiusa nel bagno di quel pub per tutta la notte, doveva tornare in albergo o Francesca si sarebbe preoccupata. Era la prima volta che venivano a Londra e non erano viaggiatrici esperte, si erano promesse di non separasi mai, ma stasera lei era voluta uscire mentre la sua amica era esausta….ed ecco come era andata a finire. Molestata in un locale, e ora in lacrime in un gabinetto. Una fine degna per una serata orribile.
Doveva asciugarsi le lacrime e uscire per andare a prendere il bus 188, che l’avrebbe portata a Russel Square a due passi dal suo albergo.
Diana usò la carta igienica per soffiarsi il naso, si lavò la faccia e cercò di non guardarsi nello specchio sopra il lavandino, era sicuramente mostruosa, piangere le rendeva il viso paonazzo. Uscì finalmente dal bagno e poi da quel maledetto e puzzolente pub, e si diresse alla fermata del 188. Dopo cinque minuti ecco arrivare il suo bus. Siano ringraziati i trasporti pubblici inglesi per la loro puntualità, pensò grata Diana. Salì, mostrò il biglietto al conducente e si sedette. Il traffico londinese, sempre pazzesco, anche di notte era notevole. Diana cercò di rilassarsi, ma un senso d’inquietudine glielo impediva. Quella sua sensazione trovò conferma quando il bus su cui stava viaggiando andrò a scontrarsi in curva con un altro bus. Diana venne sbalzata dal sedile e andò a sbattere contro una parete del veicolo. Sentì un dolore lancinante allo stomaco e al braccio destro, la testa prese a girarle vorticosamente, tanto da non riuscire a mettere a fuoco ciò che la circondava. Il suo ultimo pensiero prima di svenire fu che non sarebbe mai dovuta uscire dalla cmera d’albergo quella sera.
Quando si risvegliò stava malissimo. Non c’era un centimetro di pelle che non le facesse male, e aveva la nausea. Si guardò intorno e vide che era a letto, un letto d’ospedale….sì, ora ricordava c’era stato un ‘incidente stradale, quel dannato autista di bus aveva deciso di fare lo spericolato ed ora eccola qui in ospedale. La sua vacanza a Londra si stava rivelando un vero e proprio disastro.
Un’infermiera entrò nella sua stanza e la salutò felice di vederla sveglia. Diana impiegò qualche secondo a richiamare alla mente i vocaboli inglesi che le servivano per comunicare con lei e poi le chiese se poteva avere un telefono per poter chiamare la sua amica e dirle cosa le era accaduto.
-Ormai sarà preoccupatissima, devo avvertirla che sto bene e sono in ospedale.
-Certo, le porterò un telefono non si preoccupi. - la rassicurò l’infermiera.
-Non sono grave vero? Perché non mi sento abbastanza male per essere grave..solo un dolore lancinante a stomaco e braccio. Ho qualcosa di rotto? La prego, mi dica che non sono grave e che non dovrò rimanere in ospedale a lungo, perché se così non fosse, dovrei spostare il volo di ritorno e avvertire i miei genitori, che vorranno precipitarsi fino a qui pur di vedere come sto, nonostante mia madre soffra il mal d’auto, mal d’aria, mal di mare e di ogni mezzo di trasporto. E non voglio farli venire fino in Inghilterra, anche perché poi mi direbbero: visto?! Saresti dovuta restare a casa, cosa ti salta in mente di andare a Londra, te la sei cercata! E mi farebbero sentire in colpa per qualcosa di cui non sono certo colpevole. Se c’è un colpevole è senza dubbio quell’autista da strapazzo…- Diana smise di parlare per prendere fiato, ma l’aria non sembrava voler entrare nei suoi polmoni. Oddio era un attacco di panico, lei odiava gli attacchi di panico. Ma il pensiero che poteva essere morta nell’incidente la paralizzava.
L’infermiera cercò di calmarla. -Non si preoccupi non è grave, stia calma, faccia respiri profondi.
Diana cercò di calmarsi e di respirare lentamente.
-Ecco così. - l’incoraggiò l’infermiera. –Va tutto bene. Ha solo una costola lievemente ammaccata e una distorsione al braccio, è stata fortunata. La terremo qui in ospedale stanotte per controllare che non abbia una concussione, ma la vedo lucida e non credo proprio ne abbia una. E domani per farle qualche lastra per precauzione, ma dopodomani potrà tornare in albergo tranquillamente, anche se sarà ancora dolorante. Ora le somministrerò un altro antidolorifico così dormirà tranquillamente fino a mattina.
Diana annuì e subito dopo, l’iniezione dell’infermiera iniziò a fare effetto, rendendola anche molto assonnata.
Chiuse gli occhi e si addormentò, solo per svegliarsi poche ore dopo con una forte nausea.
Dalla luce che filtrava dalla finestra sembrava essere già mattina, ma la nausea la stordiva, cercò il pulsante per chiamare l’infermiera, che, fortunatamente, arrivò subito.
-Ho una nausea terribile sto per vomitare.
L’infermiera le allungò un piccolo catino. Diana vomitò e vomitò, non sembrava volersi fermare. E ogni volta che lo faceva, il dolore alle costole sembrava volesse ucciderla.
L’infermiera iniziò a preoccuparsi – Credo che sia colpa dell’antidolorifico che le abbiamo dato, evidentemente il suo corpo non lo sopporta. Ora vado a chiamare un medico, che le somministrerà un antiemetico per fermare la nausea e immagino dovremo trovarle un altro antidolorifico.
Il medico arrivò e le diede delle pillole per fermare il vomito. Nonostante si sentisse malissimo Diana riuscì a notare che era proprio un gran bell’uomo, capelli rossi, occhi azzurri, alto e ben piantato, proprio il suo tipo e la stava vedendo, senza trucco, spettinata mentre vomitava l’anima e piangeva per il dolore, Diana avrebbe voluto sprofondare per la vergogna.
-Vedrà che questo fermerà la nausea, appena si sarà stabilizzata le faremo altre lastre al torace, non vorrei che vomitare le avesse aggravato la situazione delle costole.
Diana annuì, in effetti la nausea sembrava diminuita –Grazie dottore. Gi antiemetici mi stordiscono molto di solito, perciò non si spaventi se tra poco smetterò di essere coerente e parlerò a vanvera o mi addormenterò di colpo.
-Non si preoccupi. - le rispose sorridendole.
Era proprio tremendamente carino e gentile. – Lei è proprio carino e gentile. - Oddio l’aveva detto ad alta voce, gli antiemetici stavano facendo effetto, presto avrebbe detto tutto ciò che le passava per la mente. -Oddio l’ho detto ad alta voce.
Il dottore rise -Sì in effetti l’ha detto ad alta voce, ma la prima parte era in una lingua straniera e non l’ho potuta comprendere. -
-Oh le avevo detto che era proprio carino e dolce e parlavo in italiano. Io sono italiana, anche se non sembra a causa della pelle pallida e dei capelli rossi, sono a Londra in vacanza dopo essermi laureata e…e mio Dio mi fermi, mi imbavagli o dirò tutto quello che mi passa per la testa, che vergogna.
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CRYSTAL DAWN (*)





(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.



...E IL SEDICESIMO RACCONTO...




Certo che a volte la vita è proprio brutta!

Questi i grigi pensieri di Anna mentre aspettava l'ascensore. Quando il capo del personale l'aveva convocata nel suo ufficio non si aspettava certo di uscirne senza più un lavoro. Solite cose...la crisi, la congiuntura negativa, tagli al personale e blablabla, un cumulo di chiacchiere inutili che certo non facevano la differenza né le avrebbero pagato bollette e affitto. Bisognava dire a Sandra di cercarsi un'occupazione, sua sorella aveva vent'anni, quattro meno di lei, e nessuna voglia di rendersi utile. Ma a quel punto era necessario.

Stava facendo mentalmente i conti delle scadenze mensili, quando l'ascensore arrivò al piano, dentro c'era già qualcuno, ma Anna, troppo presa dalle sue riflessioni, non ci fece caso, entrò e diede le spalle all'occupante.  
Il displey luminoso segnava – 7

Ecco, discesi quei sette piani, sarebbe stata ufficialmente e nuovamente disoccupata.

Era il 28 di dicembre e mancavano solo tre giorni alla fine dell'anno. Bel modo di concluderlo! Pensò.

- 6

Che caldo...non vedeva l'ora di uscire da quella scatola di metallo

- 6

Ancora -6??? E perchè mai quel meno 6 era intermittente??? No no no! Anche questo oggi no!

Lo sconosciuto diede voce al suo timore “Temo si sia bloccato”

Si voltò verso quel timbro deciso e un po' roco “Come bloccato......Mirko?! Mirko Bencini?”

“Anna! Non ci posso credere!” disse lui contemporaneamente

“Nemmeno io! Non ci vediamo...da quanto? Dieci anni? E guarda dove ci capita di riincontrarci!” con una mano fece un gesto come a indicare lo spazio angusto dell'abitacolo

Frattanto, da fuori, qualcuno li stava avvisando di pazientare qualche minuto, che stava arrivando il tecnico. Quel complesso di uffici era stato recentemente rinnovato nella facciata e negli interni, solo gli ascensori, anche se sottoposti ai periodici controlli di sicurezza, erano rimasti quelli originari degli anni '70 e, non di rado, capitava che facessero le bizze.

“Soffri per caso di claustrofobia?” fece Mirko

“Chi io? Ma se questo ascensore è quasi più grande della mia cucina!” esclamò allegramente

“Non sei cambiata molto...sei quasi uguale a com'eri in prima liceo”

“Bhè grazie...anche se a dire il vero non sò se sia un complimento!”

Mirko scoppiò a ridere, sempre la solita Anna, divertente e autoironica.

“Qualche giorno fà mi sei venuta in mente sai? Sono andato via dalla casa dei miei per trasferirimi in un piccolo monolocale, e nel radunare un pò di cose, mi sono capitati sottomano i vecchi diari delle superiori e qualche foto. C'era anche quella che ci aveva scattato Morelli al Luna Park, ricordi? Quella...si insomma...quella della sera in cui ci siamo messi insieme”

“Certo che ricordo! Sei stato il mio primo ragazzo, come potrei dimenticare? Il fatto poi che fossi più grande di me e anche piuttosto belloccio, mi ha reso popolare per un pò”

Mirko si soffermò sul viso di Anna, carina lo era sempre stata, ma di lei non gli era piaciuto solo quello...era una ragazza pacifica e serena, che andava d'accordo con tutti e qualcosa nei suoi occhi gli disse che era ancora così.

“Ma noi perchè ci siamo lasciati?” gli venne da chiedere

“Vorrai dire perchè TU mi hai lasciata!” disse divertita

“Io?”

“Si proprio tu! Il motivo si chiamava Elena, terza F, quarta misura....se hai capito cosa intendo...”

“Ah è vero...ma sai che non me ne ricordavo? Di te però si.” concluse sorridendo .

Era arrivato il tecnico e la voce di prima stava dicendo loro che ci voleva un pò più tempo del previsto e domandava se era tutto ok. Risposero di si e, quasi per mutuo accordo, si sedettero per terra.

“Tanto vale mettersi comodi, vuoi una caramella? Aspetta....ho anche una paio di barrette al cioccolato e....mmm...vediamo dei crackers integrali” fece Anna, frugando nella borsa

Mirko scelse il cioccolato e anche lei decise di sgranocchiarne un pò. Era senza lavoro, bloccata in ascensore e a casa l'aspettavano una sorella scansafatiche e un pò di scadenze da saldare, ci mancavano solo i crackers integrali!

Il suo primo amore interruppe il corso di quella iperbole mentale, chiedendole se lavorasse lì.

“Ci lavoravo, ma è stato per poco...sono stata licenziata venti minuti fà” concluse sconsalata

“Accidenti mi dispiace! Alla Sipi per caso?” a un cenno di assenso di lei, continuò “sapevo che era un pò in crisi e sai...quando succede a farne le spese sono sempre i nuovi assunti”

“Eh si, peccato...mi piaceva qui, anche i colleghi....e poi è abbastanza vicino a casa...pazienza! In qualche modo farò. Ma dimmi di te, anche tu sei in uno di questi uffici? Strano non essersi mai incrociati prima...bhè in fondo però ci sono solo da sei mesi...”

“Si, con un socio abbiamo un piccolo studio di grafica pubblicitaria all'ottavo piano, siamo solo agli inizi, ma le cose vanno benino e non mi lamento”

“Bene, sono contenta! Sei sposato?”

“No, ho chiuso da qualche mese una storia che durava da cinque anni, o meglio, lei ha chiuso, a suo dire ero diventato ordinario e soffocante....mah...Tu? Ti sei sposata? Vivi con qualcuno?”

“No, non mi sono sposata e, se escludi mia sorella Sandra, non vivo con nessuno.”

L'ascensore si rimise in moto, Anna quasi se ne dispiacque, in fondo quell'imprevisto le aveva fatto piacere. Si alzarono in piedi.

- 5

“Bè sembra che siamo quasi liberi...”

- 4

“Già. Sono contenta di averti rivisto e di sapere che stai bene.”

- 3

“Anch'io!...” avrebbe voluto aggiungere altro, ma non sapeva nemmeno lui cosa.

- 2

“Allora ciao Mirko, buona serata.”

- 1

“Anche a te e in bocca al lupo per il lavoro.”

Piano terra

“Crepi” rispose Anna mentre le porte si aprivano.

Era già uscita dall'edificio quando si sentì chiamare, si voltò e vide Mirko farle segno di aspettare mentre attraversava la strada.

“Anna...hai impegni stasera? Pensavo...se ti va, di andare a mangiare un pizza insieme...” le chiese con un pò di fiatone quando fu a un passo da lei .

“No, non ho impegni e...si...mi piacerebbe molto!” rispose sorridendo.

Sorrise anche Mirko.

“Vieni ho la macchina nel settore B.” e la prese per mano .

Il sole era tramontato da un pò e il crepuscolo, stranamente limpido, aveva colorato il cielo di un azzurro intenso, la stretta di Mirko era calda e forte e quella sera avrebbe cenato con lui. Il suo primo amore...

Certo che a volte la vita è proprio bella!

CRISTIANA ARCANGELI (*)




(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.







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E ricordatevi che potrete iniziare a votare per i vostri racconti preferiti a partire dal 29/12!


12 commenti:

  1. Ma c'è un errore? Non riesco a leggere tutto il quindicesimo racconto.

    Comunque volevo fare i compllimenti all'autrice del sedicesimo, Probabilità ed imprevisti, davvero molto carino e divertente. In poche pennellate è riuscita a creare una situazione brillante e molto romantica, senza essere melensa.

    RispondiElimina
  2. I racconti sono tutti belli, non c'è che dire...ognuno con qualcosa di particolare, ma trovo "Iniziare da una fine" davvero delicato e poetico, molto intimo e vero...scritto benissimo, un piccolo cameo insomma, a partire dal titolo.
    Complimenti all'autrice e un bacio a tutte
    Lilli

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  3. A me è piaciuto molto "Probabilità e imprevisti": carino, scritto bene e anche piuttosto divertente. Faccio i miei complimenti all'autrice.

    RispondiElimina
  4. LIBERA, GRAZIE DI AVERMI SEGNALATO IL PROBLEMA!

    ADESSO E' TUTTO A POSTO IL QUIDICESIMO RACCONTO, 'PAZZIE LONDINESI' SI PUO' LEGGERE PER INTERO. ME NE SCUSO CON L'AUTRICE.

    FRANCY

    RispondiElimina
  5. di nulla Francy ;-)

    Ecco adesso che li ho letti tutti, interi, posso solo confermare che preferisco il sedicesimo, Probabilità ed imprevisti. E' quello che sento più completo. Gli altri, tutti, anche i più lunghetti, mi lasciano con la sensazione che manchi qualcosa.
    Complimenti a tutte le autrici comunque.

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  6. ciao complimenti ancora a tutte le autrici; i testi sono tutti molto carini ma forse l'ultimo l'ho trovato un po' più simpatico degli altri.
    grazie ancora e ciao
    daniela

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  7. Ciao a tutti, " Il dono più grande" mi e' piaciuto molto sia la storia e la narrativa; " Probabita' e imprevisti" e semplice e simpatico, gli altri due mi sono piaciuti di meno... Non me ne vogliano le autrici, comunque io mi complimento con tutte le autrici per l' impegno che ci mettono nel scrivere le loro storie. E complimenti a Francy per questa iniziativa " Christmas in love 2010" lo scorso anno non ho partecipato perché non conoscevo questo blog. Brava a te e a tutti coloro che rendono interessante e completo questo blog. Saluti. Anna B

    RispondiElimina
  8. Il mio preferito è stato l'ultimo l'ho trovato molto carino. Niki.

    RispondiElimina
  9. Complimenti alle autrici del 14° e del 16° racconto...vedremo le prossime autrici!

    E che vinca la migliore!
    ;o)))

    RispondiElimina
  10. Complimenti a tutte le autrii anche se personalmente ho preferito il quarto...carino e brillante..in poche righe ha reso perfettamente l'effetto di questo nuovo incontro pieno di possibilità!!
    Juliet

    RispondiElimina
  11. "Il dono più grande" mi è piaciuto molto, è scorrevole e coinvolgente. Avrei tanto voluto strozzare la sorella della protagonista :-)
    "Iniziare da una fine" è un racconto sensibile che mi ha trasmesso un senso di intimità. Ma non ho capito se la protagonista ama ancora il marito oppure il suo amico.
    "Pazzie londinesi" non mi ha coinvolta, ma i dialoghi tra la protagonista e il medico sono carini.
    "Probabilità e impreviti" e un racconto fresco e leggero, si legge con piacere.

    Complimenti alle autrici.

    Emy

    RispondiElimina
  12. ladymacbeth29/12/10, 00:57

    "Il dono più grande" è scorrevole, carino e scritto bene, anche se, inevitabilmente, l'acuta consapevolezza di aver sprecato tempo permea il tutto di una leggera malinconia; il finale ha l'eterno fascino delle seconde occasioni.
    "Iniziare da una fine" non è molto chiaro x quanto riguarda l'oggetto dei sentimenti della protagonista, l'ex marito o l'amico? Perché è finita con l'ex, se la passione fisica li unisce ancora? Spesso è sufficiente a tenere vivo un rapporto. Inoltre troppi discorsi diretti, senza indicazione di chi dei due interlocutori li pronunci, creano un po' di confusione.
    "Pazzie londinesi" è tenero e romantico, però, secondo me, ha un paio di incongruenze: mi sembra strano che tocchi alla paziente avvertire il medico sui possibili effetti collaterali di una certa classe di farmaci; in seconda battuta, quando la protagonista espone le proprie vicende all'amica immagino avranno parlato in italiano, sembra piuttosto strano che il medico inglese abbia compreso il discorso, tantopiù che, poco prima, aveva affermato di non capire cosa lei dicesse sotto effetto dei farmaci, appunto perchè espresso in italiano. Non vorrei dar l'idea di cercare il pelo nell'uovo ma, a mio parere, bisogna stare attente a queste piccole contraddizioni perchè tolgono veridicità ai racconti.
    "Probabilità e imprevisti" è carino e capace di creare aspettativa per ciò che riguarda il futuro dei due ragazzi. Forse un po' ingenuo, probabilmente l'autrice è molto giovane.
    Complimenti ancora a tutte!
    Grazie e ciao.

    RispondiElimina

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