CHRISTMAS IN LOVE 2010 : Arrivano altri tre racconti !

Care lettrici, Natale si avvicina a grandi passi e la nostra rassegna di racconti entra sempre più nel vivo! Siete già con la testa ai prossimi giorni di vacanza e a tutta la marea di pre festivi? Prendetevi un break! Leggete queste storie e vedrete che la tensione si allenterà e vi tornerà il sorriso! Come al solito dopo esservi godute questi nuovi racconti ci aspettiamo di ricevere i vostri commenti, state partecipando in tante a CHRISTMAS IN LOVE, speriamo che i racconti che vi proponiamo vi stiano piacendo.(avete già dei preferiti?)..ne abbiamo in serbo molti altri ( in tutto sono ben 18 bellissime storie!) ....BUONA LETTURA! (Se ancora non sapete le modalità per partecipare alla nostra gara di racconti leggete qui.)

ECCO IL SETTIMO RACCONTO...


E’ il 24 dicembre. Sono ancora in ufficio, alle tre del pomeriggio. Non che mi importi più di tanto. Non ho regali da comprare, cene cui partecipare, qualcuno da baciare sotto il vischio.
Per mia scelta sono sola. In una città che conosco appena, che non si trova neppure nel mio continente, ma dall’altra parte dell’Oceano Atlantico.
Da circa tre mesi ho lasciato tutto, ho preso un aereo per gli Stati Uniti e mi sono sistemata a Boston, dove lavoro in un affermato studio legale. Un po’ come quello  di Ally McBeal, ve la  ricordate? Ma molto più grande. E formale. Centinaia di metri quadri di moquette e boiserie e di professionalità competitiva. C’è qualche maschio interessante, anche. Soprattutto uno. Ma talmente al top, che è decisamente fuori dalla mia portata. E’ uno dei soci, e in quanto tale irraggiungibile.
Quest’anno il Natale lo passerò da sola, a migliaia di chilometri di distanza dai miei cari, per dimostrare a me stessa di essere una donna forte e  indipendente e per evitare di incontrare colui che mi ha spezzato il cuore, come si dice: il mio fidanzato. O meglio, il mio ex fidanzato. O meglio ancora, quel bastardo del mio ex fidanzato. Ma non voglio sprecare una sola parola su di lui. Voglio solo terminare di scrivere questa memoria, alzarmi dalla mia scrivania, comprarmi qualcosa di molto goloso da mangiare, poi andarmene nel mio minuscolo appartamento e vedermi uno dopo l’altro tutti i film che ho noleggiato stamattina, tutti sul Natale, tutti che mi faranno versare qualche sana lacrima natalizia.
Dunque, la memoria…
 “Miss Corsi?”
Lui pronuncia il mio cognome storpiandolo, ma non c’è da stupirsi visto che è americano. Coursei dice, più o meno. Sussulto per lo spavento, alzo la testa dal computer e guardo allarmata, più che stupita, il viso attraente di Jack Brennan. Sì, proprio lui, quello al top, quello fuori dalla mia portata. Mi sembra alquanto strano che conosca il mio nome visto che in questi due primi mesi di lavoro non mi ha mai rivolto la parola, se non per salutarmi in modo distratto, come se non avesse la minima idea di chi io fossi.
 Continuo a guardarlo basita, come se a parlarmi fosse stata Rudy, la renna di Babbo Natale. Poi mi alzo in piedi, allarmata. Vuole forse licenziarmi? Ho commesso qualche terribile errore che costerà allo studio milioni di dollari?
Naaa. I casi che mi sono stati affidati sono tutti di importanza di poco superiore allo zero.
“Non vorrei sembrarle poco opportuno, visto che è la vigilia di Natale…”
Ecco, penso, è fatta: mi licenzia prima ancora che sia terminato il periodo di prova.
“…ma vorrei chiederle se questa sera è libera. E se lo è anche domani e dopo. So che la sua famiglia è in Italia, quindi pensavo probabile che non avesse impegni per Natale.”
Lo guardo perplessa. Forse vuole affibbiarmi un lavoro che lui non ha voglia di fare, qualcosa di estremamente noioso che gli è capitato tra capo e collo all’ultimo istante.
“Posso liberarmi, se occorre, Mr Brennan…” Non ho niente da fare, in realtà, ma  se devo sacrificarmi in nome dello studio è consigliabile vendere cara la pelle.
“Lo apprezzerei molto,” fa lui.
Annuisco, in attesa che mi spieghi la natura dell’incarico. Ma lui prende tempo. Comincia a camminare su e giù davanti alla mia scrivania, come se cercasse le parole adatte. Strano comportamento davvero per chi, come lui, è noto per la sua raffinata ed acuta dialettica.Io rimango zitta, in attesa. Mentre passeggia concentrato, do una sistemata ai capelli e liscio la gonna del tailleurino grigio che indosso. Ne approfitto per squadrarlo, dall’alto al basso e ritorno, e vi assicuro che è un gran bel guardare. L’avvocato col fondo schiena più bello di tutta Boston, dicono le impiegate del tribunale. Non posso che confermare, soprattutto oggi che invece di giacca e cravatta indossa un paio di jeans alquanto vissuti, polo e maglione. Per guardargli meglio il lato b inclino leggermente la testa, lui si volta all’improvviso e mi becca in quella curiosa posizione:
“Qualcosa non va, Miss Corsi?”
Tutto non va, dannazione, ma come fare a spiegargli?
“No no,” faccio, prontissima.
Mi rivolge un sorriso disarmante con quella sua bella bocca sensuale, mi fissa con i suoi occhi blu, di un blu tanto profondo da sembrare nero, si ravvia i capelli qua e là sale e pepe con un gesto ben calcolato, e mi dice:
“Il fatto è che ho bisogno di una fidanzata per i prossimi due giorni. Sarebbe disponibile?”
Ho già il sì bello e pronto sulle labbra, quindi gli rispondo in modo meccanico e decisamente servile: “Sì,”
Poi mi rendo conto di cosa ho detto. Siii?Alleluia!
“Come dice?” aggiungo subito. “Temo di non aver compreso.”
Lui mi colpisce con un sorriso sleale. Non posso evitare di guardargli la fossetta in mezzo al mento che si allarga leggermente mentre sorride e le labbra che scoprono denti bianchissimi e regolari. E se mi alzassi, gli buttassi le braccia al collo e lo baciassi? Certo, mi prenderebbe per folle, ma ne varrebbe la pena.  Per il momento respingo la tentazione.
“E’ una questione delicata. La prego di aiutarmi,” aggiunge.
Non so se sia tutta una manfrina, ma mi guarda in modo tale che mi sento svenire, invasa da un calore non sano. Sento caldo anche dove non dovrei. Soprattutto dove non dovrei. Rimango in piedi a fissarlo. Il proverbiale gatto mi ha mangiato la lingua.
Lui prende il telefono. Chiede di una certa Claude e intanto mi studia con interesse. I suoi occhi si fermano senza pudore sui punti cruciali, quelli del 90-60-90. Sono imbarazzata.
“Direi una 42-44, altezza un metro e sessantacinque. Sì, il Donna Karan rosso, scarpe …” copre il telefono e mi chiede: “che numero di scarpe?”
“37,” rispondo allibita, cominciando a capire.
“Borsetta e mantello, e un abito da giorno, per domani, e biancheria, e ciò che serve ad una donna per la toilette, comprese creme e aquillage. Tutto. Per tre giorni.”
Oh. Mio.Dio.
La testa comincia a girare. Allungo una mano e cerco di fermare questa follia.
“Mr Brennan, mi sembra davvero inappropriato. Sono un avvocato, non una escort in affitto.”
Lui liquida la mia protesta con un’alzata di spalle e un gesto della mano e poco dopo conclude la telefonata.
“Se avessi voluto una escort, Miss Corsi, ne avrei chiamata una.”
Punto e a capo.
“Non ne dubito affatto, Mr Brennan. Ciò non toglie che…”
“Ci sarà una festa questa sera, molto formale. Non indossate un abito adatto, Miss Corsi…”
Questa poteva risparmiarsela. Decisamente seccata faccio:
“Forse Mr Higgins non vuole sfigurare portandosi appresso Eliza Dolittle con il suo misero vestito da fioraia?”
“Avanti, Miss Corsi, cosa c’entra Pigmalione?
Almeno ha compreso la citazione.
“Non volevo certo offenderla, ma non c’è tempo per passare da casa sua a prendere qualcosa. Non ho dubbi, mi creda, sul suo ottimo gusto italiano, la incontro ogni giorno, in fondo, e le sue mises, per quanto troppo castigate, sono molto chic.”
Mi lascia senza fiato. 1) perché  ha appena ammesso di accorgersi ogni giorno della mia presenza e di come mi vesto. 2) perché giudica il mio modo di vestire del tutto asessuato.
“Crede forse che dovrei indossare abiti più appariscenti per venire in ufficio?”
“Sarebbe un vero disastro, glielo assicuro. La produttività, almeno quella maschile, si dimezzerebbe.”
Non posso credere che questa conversazione stia avvenendo. Se fossi una civetta ne approfitterei per fargli gli occhi dolci, ma dannazione, non ne sono capace. Così:
“Lasci perdere,”  dico. “E si trovi un’altra fidanzata.” Mi risiedo e mi rimetto al lavoro.
“Si rimangia la parola? Non verrà con me?”
“No, no davvero. Se crede, può licenziarmi.”
Si avvicina in modo preoccupante. I suoi occhi sono come quelli di un cucciolo che chiede di essere accarezzato. La tentazione di farlo mi coglie improvvisa.
“La prego, Miss Corsi, ho promesso a mia nonna novantenne che avrei trovato una fidanzata entro Natale.”
“Dove, sotto l’albero?” Gli rivolgo il mio migliore sguardo mi prendi per scema?
“Sì, sotto l’albero. Avanti, sia gentile, ho bisogno di lei.”
“Per mentire a sua nonna novantenne? Io non la aiuterò certo.”
“Sta morendo.”
”A novant’anni mi stupirei che non fosse così.”
”Pungente, la piccola  Corsi.”
“Già. E non sono piccola. Ora se non le dispiace…” dico rimettendomi a battere sulla tastiera.
“La prego.”
“Lo chieda a un’altra. O forse sono rimasta l’unica fidanzabile ancora in ufficio?”
Un suo sguardo mi conferma quella poco lusinghiera ipotesi.
“Bene, allora la cerchi altrove, la sua fidanzata. La barista del pub qui sotto è molto graziosa…” e ti fa sempre gli occhi dolci, credi che non me ne sia accorta?
“No, non la cercherò altrove, perché lei è perfetta, tu sei perfetta Sofia. Avanti, mettiti il cappotto e vieni con me.”
Poi fa una cosa per la quale potrei anche uccidere. In un lampo si china sopra di me –no, non mi bacia - e preme il tasto spegni. Il computer gli ubbidisce, e si spegne.
Rimango senza fiato. A nessuno permetto di spegnere il mio computer (anche se questo bellissimo Mac non è mio, ma suo). Lo fisso incavolata. “Se si è cancellato qualcosa…” dico minacciosa.
“Non si è cancellato niente di non recuperabile. Avanti, vieni. Prende dal gancio il mio cappotto, la mia borsa dalla spalliera della sedia, e la sottoscritta per un braccio. Poi trascina cappotto, borsa e sottoscritta fuori dall’ufficio.
Sono talmente sotto chock che lo seguo con dei ma che diavolo … che non intimidirebbero neppure un bambino.
“E’ tardi,” dice lui secco, come se ciò fosse una giustificazione accettabile.
 Mi carica come un pacco postale su una Mercedes dotata di autista vestito di nero che sembra uscito dal film Sabrina e partiamo per la casa avita, sulle coste dell’Atlantico, dove la famiglia Brennan a quanto pare trascorre il Natale.
CONTINUA A LEGGERE QUESTO RACCONTO... CLICCA QUI.

RUDY REINDEER (*)


(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice che verrà svelato a fine concorso.




...L'OTTAVO RACCONTO...




La mia macchina si era bloccata in mezzo alla strada. Era sera. Veniva giù tanta di quella neve che non si vedeva a un palmo dal naso. Avevo aperto il cofano per vedere cosa fosse successo, ma non capivo niente di motori. Avevo chiuso il cofano sbottando:
-E adesso? Che faccio?
La situazione era disastrosa. Bloccata di sera in mezzo alla strada durante una tormenta di neve! E per giunta era la vigilia di Natale!
Avevo fatto il pieno di sfiga.
Calma, mi dissi. Avrei usato il telefonino. Risalii in macchina, presi il cellulare e digitai il numero di un’officina nei pressi di casa mia. Ma non c’era campo. Scagliai il telefonino sul sedile.
A quanto pareva la sfiga continuava.
Scesi di nuovo dalla macchina, mi sfilai il foulard e lo sventolai per fermare qualche automobilista di buon cuore. Ma sembrava che quella sera nessun automobilista di buon cuore passasse per quella strada, perché non si fermò nessuno.
-Stronzi! - imprecai.
Finalmente si fermò una macchina. Bene. La sfiga era finita. Mi avvicinai alla macchina e accostandomi al finestrino ordinai.
- Mi porti alla più vicina officina, si sbrighi!
Feci per aprire la portiera della macchina, ma era bloccata.
-Ehi. – picchiai sul vetro - mi apra!
Il vetro oscurato si abbassò. Comparve la faccia sorniona del ragioniere Pandolfi, il capo contabile dell’azienda dove lavoravo.
Oh no. Quello mi detestava. In azienda avevamo avuto parecchi diverbi. Mi considerava, e me l’aveva anche detto in faccia, una donna spocchiosa, bisbetica, intrattabile e stronza.
Questo mi molla qui, pensai. Mi farà congelare in mezzo alla neve. E’ la sua vendetta.
-Come sta, dottoressa? - mi chiese in tono ironico.
-E come devo stare? - mi stizzii - Non vede che la mia macchina si è bloccata? Mi dia una mano!
-Per favore.
-Cosa?
-Per favore. Altrimenti la pianto qui.
Non avevo mai detto per favore in vita mia. Io ero una donna in carriera, intelligente, autonoma, grintosa, efficiente. Non avevo bisogno di nessuno.
Ma passare Natale in mezzo alla strada sotto una tormenta di neve non era divertente. Così, seppure a labbra strette, dissi:
-Per favore.
-Salga.- e mi aprì la portiera.
Non solo mi portò in un’officina, ma anche al bar. Si prese cura di me. Mi rassicurò. Mi coccolò.
-Beva. - mi porse una tazza di caffè caldo - Si sentirà meglio. – e aggiunse - Lei è una donna interessante, quando non fa la stronza.
Allora, sarà stata la sfiga, sarà stata la stanchezza, mi chiesi se non avessi perso qualcosa a pensare solo alla carriera.
Un uomo, ad esempio.
Un uomo con il quale condividere momenti di piacevole intimità. Un uomo che ti aiutava, che ti rassicurava, che si prendeva cura di te, che ti coccolava, che ti guardava con occhi carezzevoli facendoti frullare lo stomaco. Non era mica male, il ragioniere Pandolfi. Capelli castani, occhi chiari, aspetto fascinoso. Somigliava a Kevin Costner. Strano che non l’avessi notato prima.
Ma lo notavo adesso.
L’indomani era Natale. Lo passammo a casa mia a fare l’amore. E fu il Natale più fantastico della mia vita.

CHRISTINE CAROL (*)

(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.


...E IL NONO RACCONTO...



Le fiamme danzano nel caminetto, ed ogni cosa è sfavillante: i lampadari di cristallo, i candelieri, le luci sull’albero di Natale.
Lo scenario è di quelli che si definiscono da fiaba: un antico palazzo, i soffitti affrescati, musica e bella gente. Ma io mi sento soltanto a disagio, e indossare un abito di foggia ottocentesca, composto da svariati chilogrammi di velluto bordeaux, lacci e merletti, non fa che peggiorare la situazione, nonostante alcune bimbe della scuola di musica abbiamo mormorato incantate che sembro proprio una principessa. Solo tre giorni ci separano dalla Vigilia, e in una piccola città questa festa di beneficenza diventa sfilata di moda, dimostrazione di status e vetrina delle proprie possibilità: ufficialmente, però, questi signori dall’aria troppo sicura di sé, le matrone imbellettate e le ragazze dallo sguardo ansioso e rapace sono intervenuti per sostenere un ospedale infantile in Africa, ascoltare i bimbi cantare e suonare, e comprare qualcosa alla “tradizionale vendita di idee dono”.
Mi ritrovo con una cascata di boccoli oscillanti in testa, perché mia zia è una delle organizzatrici, e mi ha chiesto di mettermi in costume e consegnare mini profumi alle signore ospiti, dal momento che tutta la serata è ispirata al diciannovesimo secolo. Sorrido meccanicamente, e osservo.
Da piccola, trascorrevo qui tutte le vacanze, amavo il viale sonnolento, i piccoli riti provinciali di mia zia, l’incontrare ovunque persone che mi salutavano e mi chiedevano immancabilmente se ero la nipote di Olga, e come andava la scuola. La scuola andava sempre bene, e l’accademia di belle arti è andata anche meglio. Io ho iniziato ad andare in cerca di luoghi stimolanti per la mia pittura, di mostre e di opportunità, trasformandomi in un’estranea. O qualcosa si è incrinato anche in questo minuscolo universo. Nemmeno adesso sarei tornata, se Franz non mi avesse piantata senza neppure sforzarsi di alzare gli occhi dalla macchina fotografica che stava controllando…se non avessi sentito la necessità di un rifugio rassicurante, molto lontano dalle sue seduzioni di bohemien dell’obbiettivo.
Il presidente del circolo locale si prepara a porgere i saluti d’apertura; è un uomo alto, castano chiaro, sui quarantacinque anni. E il suo cognome mi ricorda una bella villa, dove forse fui invitata ad un compleanno. Andrea Lazzari. Non faccio molto caso a quanto dice, saranno parole di circostanza; però devo ammettere che ha il fascino un po’ sfrontato dei ricchi da generazioni, ingentilito da un sorriso contagioso.
A richiamare la mia attenzione è un improvviso tremito nella sua voce: ha fatto cenno alla “memoria di una moglie e di una donna meravigliosa”? Dunque è vedovo? L’applauso sommerge la conclusione, e lui va a sedersi in prima fila. Il saggio dei bambini, per fortuna, scivola via veloce; dopo il rinfresco potrò riassumere le mie consuete sembianze. Rimango in disparte, come vuole il mio compito di comparsa, eppure, di tanto in tanto, mi ritrovo a guardare verso Andrea Lazzari, circondato da donne pigolanti che sembrano non concedergli tregua. Io, bardata da bambola di porcellana, desto l’ammirazione dei giovanissimi musicisti, massimo dieci anni, che mentre fanno onore al buffet mi scrutano incuriositi. Forse, penso, potrei riaccendere il cellulare. Subito arriva un messaggio.
“Franz…” mormoro, anche se già so di non volerlo richiamare. “ Ma allora tu…sei la principessa Sissi???”esclama una bambina “No, tesoro, non…ecco…mi chiamo Lisa”rido“ e ho detto una sciocchezza!…sono buoni questi dolcetti?” Nello stesso istante, mi accorgo che vicinissimo a me c’è un bimbo piccolo, di circa quattro anni. Ha l’aria stanca, un po’ sofferente, ed i suoi occhi lucidi suggeriscono gran sonno o febbre. D’istinto, lo prendo tra le braccia, e lo cullo, chiedendogli che succede. Il suo profumo di sapone infantile e camicia inamidata smuove emozioni che credevo non mi appartenessero.
“Il fratellino di Carlotta!” precisa la bambina, gettando una larga occhiata al salone,“Saresti così gentile da andare a chiamare sua sorella, o meglio i suoi genitori?” Non avverto la risposta, perché sono entrata in un salotto laterale, dove almeno c’è tranquillità.
Il bimbo mi ha rivolto un sorrisino, e si è accoccolato contro di me. Gli carezzo la testolina bionda…dopo un paio di minuti la porta si apre. Devo trattenermi dal balzare in piedi, perché sulla soglia è comparso Lazzari…cioè Andrea.
“ Mi scusi…ero così preso dai miei doveri di ospite che ho perso di vista mio figlio…forse è troppo piccolo per questi eventi, anche se credevo si sarebbe divertito a vedere il saggio della sorella…”
“Temo abbia un po’ di febbre”. Sfiora la fronte del bambino, e all’improvviso vedo solo tenerezza e sollecitudine, un uomo diverso dal presidente mondano e rampante. Mi sorprende davvero, quando rialza gli occhi, e appoggia la mano sulla mia:
“Lisa! La nipote di Olga! Non ti ricordi?”
“Andrea?”. Il piccolo si stringe ancora sul corpetto vellutato, nonostante i tentativi di staccarlo.
“Credo proprio che dovremmo concludere insieme la serata…parleremo dei tempi andati…?”
Mi perdo nel suo sorriso così accogliente. Non sento il bisogno di ricordare. E avverto appena la voce di una bambina entrata nella stanza:
“Papà…è così bella…non sembra quasi una principessa?”.

MARIA STELLA (*)



(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.




Vi sono piaciuti questi nuovi racconti? Cosa ne pensate? Adesso tocca a voi! Non dimenticatevi di lasciare un vostro commento così potrete partecipare all'estrazione dei nostri premi di Natale.
Appuntamento già a domani,giovedì 23/12 per i prossimi TRE racconti di Christmas in Love! Non mancate!



17 commenti:

  1. In primo è molto carino, ben circostanziato e davvero divertente e ben scritto. Gli altri due non mi hanno entusiasmata. Li ho trovati troppo scarni e conclusi un po' affrettatamente. Comunque complimenti a tutte e tre le autrici e Buon Natale a tutte le amiche di Biblioteca.
    Delfina

    RispondiElimina
  2. Anch'io preferisco il primo: allegro, frizzante, divertente e molto romantico. Da gustare lentamente dall'inizio alla fine!
    Il secondo è scritto bene, ma mi è parso un po' affrettato.
    Il terzo è cominciato molto bene, ma poi mi ha lasciata un po' perplessa. Dapprima sembra che il protagonista sia un perfetto sconosciuto per Lisa e invece si conoscevano. Forse fin dall'infanzia? Credo che l'autrice avrebbe dovuto spiegare un po' meglio. Lo stile comunque è buono.

    RispondiElimina
  3. Il primo è quello scritto meglio, gli altri due, non solo per la brevità, sono un po' scarni. Un racconto, anche se breve, dovrenne esporre una scena copleta. Non è necessario dire molto, ma quello che viene scritto non dovrebbe avere punti oscuri. E gli ultimi due invece fanno nascere delle perplessità.

    RispondiElimina
  4. Bellissimo il primo racconto!!! Allegro, brillante, divertente, ricco di spunti romantici ma non banali...mi ha fatto sorridere ed emozionare...da leggere assolutamente. Gli altri 2 li ho trovati un po troppo brevi...ma comunque carini anche se magari avrebbe dovuto esserci un maggiore approfondimento della scena..Complimenti a tutte in ogni caso!!
    Juliet

    RispondiElimina
  5. Concordo con quanto detto dalle mie" colleghe" lettrici, il primo mi e' piaciuto molto, ma gli altri non hanno entusiasmato nemmeno me anche se lo stile di scrittura e' buono. Saluti, Anna B.

    RispondiElimina
  6. Mi è piaciuto molto "quasi una principessa", lo stile è buono e il finale fa immaginare una bella storia. Manuela G.

    RispondiElimina
  7. Anch'io ho preferito il primo: divertente, leggero, veramente carino. Gli altri due invece non mi sono piaciuti più di tanto, non tanto per la brevità ma come Libera li ho trovati "poveri" avrei voluto un maggiore approfondimento. Niki.

    RispondiElimina
  8. Ragazze, dietro ogni racconto vedo grande impegno e voglia di raccontare belle storie per emozionare. Effettivamente il primo è più lavorato ma anche gli atri hanno una bella resa. Un po' di fretta nel finale, anche questo è vero... ma nulla che non si possa migliorare! E poi lo scopo è divertirsi, giusto? Complimenti a tutte per l'impegno e i coraggio! :-)

    RispondiElimina
  9. ladymacbeth23/12/10, 01:37

    Il primo sicuramente ha una marcia in più: soprattutto ho trovato originale l'idea di impostarlo alternativamente sui punti di vista di lei e di lui, è interessante vedere la stessa scena da angolazioni diverse. Posso azzardare un'ipotesi? Secondo me l'autrice è la stessa che ha scritto il romance a puntate "Bang Bang Tutta colpa di un gatto rosso", lo stile è simile.
    Il secondo, secondo me, è abbastanza innovativo perché si discosta un po' dalle situazioni tipiche del genere: qui la carogna è lei, una volta tanto, e non lui. Si avverte la mancanza di approfondimento delle psicologie dei personaggi e il finale è un po' troppo stringato.
    Il terzo è il più tenero, complice la presenza dei bimbi e dell'amore paterno. Effettivamente ha ragione chi dice che non è ben chiaro se i due protagonisti si conoscessero già prima e in che misura; anche qui il finale è un po' troppo affrettato, però ricco di dolci promesse.
    Rinnovo ancora i miei complimenti a tutte le autrici e approfitto dell'occasione per augurare a tutte voi, blogger e amiche partecipanti, un buon Natale e un felicissimo 2011. Ciao e grazie.

    RispondiElimina
  10. E noi ricambiamo con affetto i tuoi auguri cara Lady Macbeth!

    Francy

    RispondiElimina
  11. Tutti i racconti hanno qualcosa di interessante, forse il secondo e il terzo si potrebbe approfondirli meglio, ma scrivere un racconto breve non è sempre semplice. Il primo, invece, è completo e molto ben scritto, ma è anche più lungo, quindi ha avuto modo di svilupparsi meglio...ad ogni modo è il mio preferito.
    Colgo l'occasione per augurare a tutti BUON NATALE!

    RispondiElimina
  12. sarò ripetitiva ma preferisco il primo, anche se avrei evitato di sottolineare chi era il pensatore, certe cose si percepiscono, il racconto è ben scritto, con una storia carina. da parte mia il secondo, non me ne voglia l'autrice, non mi piace proprio,anche se oggi certe parole sono molto comuni nel nostro vocabolario, a me non piace dirle nè leggerle; il raccontoe troppo breve e non si percepiscono emozioni e sentimenti. il terzo è leggero e sentimentale, molto teero, ma perde nella lettura perla brevità. anche io vi auguro un natale bellissimo, e mi perdoni l'autrice dle secondo racconto se l'ho poco apprezzato.

    RispondiElimina
  13. Anche a me il primo racconto è piaciuto moltissimo!!
    Davvero carino e ben scritto...mi è dispiaciuto arrivare alla fine così presto...gli altri due invece non mi hanno colpito molto....forse troppo frettolosi.
    Comunque grazie a tutte le scrittrici che ci stanno regalando questi racconti Natalizi!!
    Auguri a tutti^^
    Fairy S.

    RispondiElimina
  14. Il primo, Una bugia sotto l'albero, è sicuramente quello che preferisco finora. Anche se nello spazio limitato di un racconto, la storia è ben delineata, i personaggi sono rivelati dai paragrafi con i punti di vista personali e c'è secondo me la giusta dose di romanticismo senza essere troppo "sdolcinato".
    Complimenti comunque a tutti gli altri autori per l'impegno.
    Loredana.

    RispondiElimina
  15. Il mio parere rispecchia quello di molte lettrici.
    "Una bugia sotto l'albero" è davvero un bel racconto, ben scritto, divertente. E' stato piacevole poter leggere entrambi i punti di vista dei protagonisti.
    "Per favore": l'idea alla base del racconto è carina, ma il finale è troppo frettoloso, secondo me poteva essere sviluppato meglio. Lei, così antipatica dispotica e maleducata, di punto in bianco diventa interessante agli occhi di lui, ma come è avvenuto?
    "Quasi una principessa" è un racconto romantico ma un po' confuso, anch'io non ho capito se i protagonisti si conoscessero già e come.

    Buone feste a tutte/i

    Emy

    RispondiElimina
  16. Care amiche, intanto grazie per l'attenzione...mi faceva piacere chiarire una cosa; "Quasi una principessa" è stralciato da un racconto molto più lungo, che va a narrare del rapporto fra Lisa e Andrea, e devo aver tagliato e sfrondato troppo drasticamente nel timore di dilungarmi...rendendolo "striminzito". In pratica: Andrea si ricordava di Lisa, lei subito non rammentava di conoscerlo. Spero ci saranno nuove occasioni per proporvi miei racconti...siete un "pubblico" delizioso e garbato. Buon anno!

    RispondiElimina
  17. UNA BUGIA SOTTO L'ALBERO FRA TUTTI QUELLI LETTI, E' QUELLO PIU' VICINO AL MIO STILE, AL MIO 'CARATTERE'...LEI MI PIACE MOLTO, MOLTO IRONICA.
    SI',MOLTO SCORREVOLE DECISAMENTE.

    KRIZA65

    RispondiElimina

I VOSTRI COMMENTI ARRICCHISCONO IL BLOG! GRAZIE. (Se li lasciate ricordatevi di firmarli, ci piace sapere chi siete!)
I commenti contenenti offese o un linguaggio scurrile verranno cancellati.


I RACCONTI RS SELEZIONATI DAL BLOG ORA IN EBOOK!

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.

I contenuti e le immagini sono stati utilizzati senza scopo di lucro ai soli fini divulgativi ed appartengono ai loro proprietari. Pertanto la loro pubblicazione totale o parziale non intende violare alcun copyright e non avviene a scopo di lucro. Qualora i rispettivi Autori si sentano lesi nei propri diritti, sono pregati di contattarmi e in seguito provvederò a rimuovere il materiale in questione.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

VENITECI A TROVARE SU FACEBOOK

VENITECI A TROVARE SU FACEBOOK
Clicca sull'immagine e vai alla nostra pagina FB

NOI CON VOI...GUARDA IL VIDEO!