CHRISTMAS IN LOVE: ZOELIE




Dicembre 1968 Zoélie e Niall
Con un calcio spalancò la porta.
Un vento di tramontana aveva spazzato la costa dalla mattina e la pioggia battente non si era data tregua un istante fino a quando, non appena fatto buio, era mutata in ghiaccio. Il mare allora era impazzito di gioia e aveva cominciato ad aggredire di onde nere la scogliera sulla quale si erigeva il cottage.
Una folata gelida si insinuò dentro, prima che la porta si richiudesse sbattendo alle sue spalle. Si scrollò di dosso l’ampio tabarro.
“Niall McFarlane!” Sbottò il capotavola osservando torvo quel giovane vigoroso, dai lunghi capelli incolti come lingue di fuoco, sopracciglia arcuate e tizzoni accesi negli occhi.
“Sei diventato uno straccione. Non ti fai la barba da giorni” Gracchiò la megera seduta a destra. Non aveva nemmeno alzato lo sguardo dal suo piatto di zuppa.
Il terzo commensale, grosso quanto un gigante, fece un rutto sonoro e poi bofonchiò “È questo il modo di presentarsi dopo più di cinque anni?”.
Emerse all’improvviso al fianco di Niall. Era così bassa e minuta da esser rimasta nascosta per tutto il tempo dietro le spalle di lui.
Una manina di porcellana dalle dita affusolate comparve da sotto il mantello e scivolò solerte lungo il suo braccio fino a trovare la grande mano ruvida.
Le due mani giunte, guidate da quella di lui, risalirono fino al lembo del cappuccio e lo fecero scendere.
Il suo viso era semplice e bello. Petali di rosa le labbra, lapislazzuli gli occhi e una lunga treccia dai mille riflessi blu della notte stellata.
“Padre, zia Muriel, fratello Duncan” Recitò Niall rivolto ai tre “Questa è Zoélie”.
La zia si alzò di scatto fissando i suoi occhi pallidi addosso alla ragazza, ravviò la folta chioma giallastra, poi raccolse i piatti ormai vuoti del fratello e del nipote. Girò decisa le spalle e si diresse verso la cucina “Sei impazzito!?” Strillò quando già si trovava nell’altra stanza.
Anche il padre di Niall stava fissando Zoélie. Si alzò strascicando la sedia sul pavimento di pietra grezza e le si avvicinò.
“Quanti anni hai, ragazzina?” Abbaiò a dieci centimetri dal suo viso.
Lei abbassò il capo e arrossì appena.
“Parla solo francese” intervenne Niall in sua difesa.
Il padre esplose in una fragorosa risata. La ragazza allargò gli occhi ed arretrò di un passo.
Niall dovette imporsi di contare fino a dieci prima di reagire, poi oppose la manona contro lo sterno di suo padre “Oh! Non la devi spaventare!” Tuonò per tutta risposta “E comunque ha diciotto anni compiuti ed è mia moglie” Continuò in un sussurro carezzando con il pollice il dorso della manina di Zoélie.
“È una bambina!” Intervenne Duncan con la bocca piena di pane e formaggio “Non sopravvivrà all’inverno”.
“Scommettiamo?” Grugnì allora Niall.
“Sei partito che non avevi ancora diciotto anni” Si trovò a considerare suo padre roteando un bicchiere di Scotch tra le dita.
“Sono stato in giro per l’Europa” Con i polpastrelli, lisciava i capelli della dolce Zoélie seduta in silenzio sul suo ginocchio.
“A fare che?” Gli chiese il fratello, porgendogli un bicchiere pieno.
“Vivere” Gli rispose lui concentrato solo sulle carezze.
“E come ti sei mantenuto, figliolo?”.
“Ho imparato tanti mestieri. Ma nessuno si poteva dir mio. Ho letto il destino nelle carte e nelle rune, a volte”.
“Scellerato! È sbagliato rivelarsi!” Lo rimbeccò la zia.
“La gente mica pensa che lo sai fare davvero, Muriel”.
“Uhm… Un McFarlane non fa queste cose” Grugnì lei dopo aver tracannato il suo secondo bicchiere “Sei figlio di dee ed eroi” declamò solenne in un lingua remota.“Dee ed eroi?” La voce di Zoélie tintinnò leggera nell’aria per la prima volta da quando era entrata in quella casa.
Gli avevano dato la sua vecchia stanza, rimasta chiusa dal giorno in cui se ne era andato.
Muriel aveva consegnato a Zoélie uno straccio, la scopa e il necessario per rifare il letto “Sarà il caso che tu ripulisca questo porcile” Aveva bofonchiato e poi si era richiusa la porta alle spalle.
Si era vergognato delle scritte graffite con il temperino alle pareti, del vecchio poster di Brigitte Bardot sopra il letto e della pila di giornaletti volgari posata sul pavimento.
Ma Zoélie aveva sorriso e si era messa subito al lavoro e lui non aveva trovato nulla di meglio da fare che sorridere a sua volta e cominciare ad aiutarla.
“Domani andiamo al paese. C’è una locanda, ci prendiamo una stanza. Tu non devi stare qui” Sussurrò Niall in francese perfetto gettando i giornaletti nel sacco delle immondizie.
“Qui è soltanto per stanotte, lo so. Ma va bene. Non preoccuparti per me”.
“Il letto è piccolo. Io dormirò sul pavimento” Fece per srotolare il suo vecchio sacco a pelo.
“Scemo! Cosa fai?” La risata in si bemolle di Zoélie placò per un istante la bufera fuori dalla finestra.
Gli si avvicinò, distolse la sua mano dal sacco a pelo, la portò alle labbra e la baciò lievemente. I suoi occhi ridevano ancora e Niall se la immaginò come l’aveva vista la prima volta. Piccolina e sottile come un giunco, il mantello e i capelli sciolti alzati in volo dal vento, il profilo sottile contro il grigio del cielo. Lassù in alto, ancora più in alto, sopra il promontorio.
Aveva pensato che si sarebbe spezzata nell’euforia delle intemperie di quella limpida giornata d’inverno, mentre la guardava incantato dal lembo di sassi e sabbia, nell’insenatura in cui si era calato a fatica per cercar tesori portati dal mare. E il mare quel giorno era grosso e pauroso. Aveva pensato che si trattasse dell’ultima stella avvistata da un naufrago, quando l’onda gelata del mare lo investì in pieno. L’onda del mare lo prese e se lo trascinò via.
Gli occhi blu di Zoélie ridevano quando Niall riaprì i suoi, madido e congelato, ansante, supino sulla roccia piatta alla quale era riuscito ad aggrapparsi strappandosi al furore della burrasca.
“Benvenuto in Bretagna, terra d’acqua e di vento, signore” Aveva affermato lei giocosa, quel giorno.
“Benvenuta in Scozia, terra d’acqua e di pietra, amore mio” le bisbigliò lui all’orecchio, quella notte.
“Parlami delle dee e degli eroi, Niall” Gli chiese, avvolta dalle sue braccia, nel misero letto singolo di quando era solo uno stupido ragazzino.
Le posò un bacio sui capelli morbidi.
“Un McFarlane è fatto per esser forte, Zoélie” Esordì obbligandosi a dirlo sottovoce. Ma parole grosse esigono un tono possente, poco adatto all’intimità e alla penombra di una candela posata sul pavimento.
“Sì. Forte e bellissimo. Come sei tu, mio Niall” Replicò lei lieve come uno scampanellio.
“Erano un ramo cadetto dei Lennox e abitavano molto più a sud, ad Arrochar, nei pressi della foresta di Argyll. Ci sono stato, sai? È stato l’inizio del mio viaggio.Avevano castelli e greggi tra Loch Lomond e Loch Long e c’era un capo Clan, un signore erudito e facoltoso.Ora non c’è più nulla, Zoélie. Ho trovato solo rovine in quella terra verde e rigogliosa che non appartiene più ai McFarlane”.
“Perché il tuo Clan cadde in disgrazia, Niall?”.
“Siamo ciò che siamo. Figli di dee ed eroi” Rispose lui in un soffio “Su questa costa arrivò uno sparuto nucleo famigliare, un padre e una madre e il loro figlio maschio, accusati di stregoneria. Non vi fu il rogo per loro solo perché il signore del Clan li protesse, ma egli stesso li costrinse all’esilio in questa punta estrema dell’isola. Furono forse i più fortunati, perché, a differenza di molti altri ebbero il privilegio di rimanere nella loro patria. Nei secoli a seguire la famiglia si disfece e conobbe l’infamia e la sconfitta. Fu per il carattere bellicoso dei suoi membri, forse, o per l’incapacità dei loro capi di far le giuste alleanze politiche. Ma è accaduto, questo è quanto. Decimati nelle battaglie e mandati via, sempre. Sempre perdenti e reietti e infine messi definitivamente al bando, i più emigrarono verso l’Irlanda, le Americhe e l’Australia”.
“Ma quel giovane invece, venuto qui con i suoi genitori. Lui visse indisturbato, coltivò le proprie doti, si sposò ed ebbe figli”.
“Un solo figlio maschio fertile per ogni generazione, da secoli ormai. Comprendi il perché della brutta reazione di mio fratello, quando ci ha visti arrivare, questa sera? Ora è certo che non sarà sua, la discendenza”.
“Ha detto che morirò entro l’estate, vero?” Sussurrò intristita Zoélie.
Niall tacque, all’improvviso pensieroso.
Tremava di freddo quel giorno. L’aveva condotto nella sua casa, profumata di mandorle e zucchero, aveva preteso che usasse asciugamani ricamati freschi di bucato e accettasse una coperta soffice e una bevanda fumante. Aveva acceso il fuoco e gli aveva sorriso con quel sorriso terso ed il gelo era andato via subito tutto.
Poi si era seduta sul tappeto ai suoi piedi, con le gambe incrociate e i palmi rivolti al camino “Parlate molto bene il francese, signore”.
“Sono portato per le lingue, imparo in fretta. Ho passato qualche mese a Parigi dove ho fatto il falegname. Prima ancora ho vissuto in Provenza. Ero a bottega da uno scultore, laggiù.” Si sporse dalla sedia, poggiando il ginocchio a terra per frugare il contenuto della sua sacca da viaggio.
“Ecco” Estrasse il pugno chiuso e si avvicinò alla ragazza mentre mille fiammelle danzavano nel suo sguardo.
Zoélie rise forte in si bemolle. Poi con le dita forzò quelle di lui, le indusse ad aprirsi e a rivelare il segreto.
“Oh!” Esclamò ammirata.
Nel palmo di Niall c’era un gattino scolpito con maestria in un sasso di pirite luccicante.
“Ho imparato a fare questo” Le spiegò lui, messo in imbarazzo dall’emozione esagerata di Zoélie “La pietra è della mia terra. La Scozia. È tuo, se ti piace”.
“Sì” Rispose lei ma il suo viso si era fatto serio serio.
Si alzò in fretta da terra, lasciando Niall inginocchiato con il palmo aperto nell’atto di porgerle il dono, e scomparve su per le scale.
Un istante dopo riscendeva saltando gli scalini e teneva stretto tra le mani un piccolo libro nero. Rallentò non appena toccato il pavimento, sembrò volersi ricomporre, si lisciò indietro i bei capelli di velluto e sistemò il vestito prendendo un gran respiro.
“Avevo meno di cinque anni quando feci questo” Camminava ora lentamente verso di lui e dalle pagine del libro aveva estratto un foglio piegato in quattro.
Gli si inginocchiò dinnanzi e distese il foglio con mani tremanti.
E Niall vide il disegno di un grande uomo dai fluenti capelli tracciati con la stilografica rossa. Quell’uomo indossava proprio il suo maglione grigio e i suoi jeans tutti sgualciti e calzava sproporzionati stivali di gomma, molto simili a quelli che Zoélie gli aveva appena fatto togliere.
Al suo fianco c’era una fatina con piccole ali variopinte e occhi e capelli colorati con la matita blu. Rideva la fatina e dal suo polso pendeva un ciondolo composto da tre spirali che si congiungono in un unico centro.
Il Triskell! Niall lo riconobbe subito. Un gioiello della famiglia McFarlane, l’unico ricordo che avesse portato con sé durante il suo lungo vagabondaggio.
“Sei tu, allora!” E avrebbe voluto dire ‘Sei tu, l’amore della mia vita! Il tesoro bellissimo che ho cercato sempre!’ Ma le parole d’un tratto erano tutte scomparse.
Annuì soltanto, Zoélie.
Si erano sposati il giorno dopo di fronte all’oceano, solo prima di partire per la Scozia.
Non era servito alcun rito. Erano andati alla spiaggia e avevano raccontato al vento l’emozione profonda che sentivano l’uno per l’altra e il vento aveva risposto loro che avrebbero trascorso assieme il resto della loro esistenza. Poi lui le aveva messo al polso il braccialetto e lei ne aveva raccolto il ciondolo nel palmo e aveva fatto girare la punta dell’indice sulle tre spirali.
“Forza infinita, saggezza infinita. Infinito amore” Avevano pronunciato assieme in una lingua dimenticata.
Erano partiti in treno e avevano viaggiato tre giorni e tre notti per arrivare fino alla costa del Mare del Nord, dove la famiglia di Niall abitava.

Ed ora lui la stringeva tra le sue braccia e gli appariva così fragile e indifesa, in mezzo ai suoi rudi congiunti, diversi in tutto dal padre e dalla madre che l’avevano accolto affettuosi e gli avevano affidato senza remore la loro preziosa Zoélie.
“È molto difficile nascere e crescere all’estremo confine del mondo, dove cielo e mare e notte hanno il sopravvento su ogni giustizia umana, dove la terra non produce raccolti, ma solo miti e leggende. Sai Zoélie?” Le disse per scusare l’orribile previsione di suo fratello maggiore “Io non lascerò che ti accada nulla, amor mio”.
“Sì” Concluse lei docile sporgendosi per lasciargli un bacio sulle labbra.
Svegliarsi al mattino e non trovarla al proprio fianco, fu il dolore più grande che avesse mai provato in tutta la sua esistenza.
Gli occorsero alcuni lunghi istanti per riprendere del tutto i sensi. Nel frattempo pensò che la sua vita non avrebbe avuto più alcun significato se fosse stata privata della presenza della sua Zoélie. Ricordò il suo viaggio, le cose viste, i cibi assaggiati, le lingue imparate. Ricordò l’umanità buona e piacevole di coloro con cui aveva incrociato il proprio destino. Ma nulla era come Zoélie, la dolcissima moglie conosciuta solo quattro giorni prima, sposata senza averla mai baciata prima, ma quando infine aveva posato le labbra sulle sue aveva compreso che quello era l’unico luogo in cui avrebbe voluto stare sempre.
Ed ora lei non era lì, al suo fianco.
Ma poi riuscì ad aprire gli occhi del tutto. Il gattino di pirite lo osservava quieto da sopra il comodino e un profumo buonissimo di mandorle e zucchero riempiva l’aria.
Qualcuno aveva aperto le imposte e tolto le tende polverose dalla finestra rivolta ad est. Rimase incantato a rimirare la luminescenza di un cielo dalle mille sfumature di rosso, pronto ad accogliere l’alba.
Fece di corsa il lungo corridoio al piano di sopra stropicciandosi gli occhi e tentando invano di ravviarsi i capelli ingarbugliati e sentì il cuore riempirsi di gioia perché il profumo si intensificava via via che si avvicinava alle scale.
“Si può sapere dove stai andando così di fretta?” Ringhiò Duncan spuntando dalla porta del bagno.
“Hey! Venite giù voi due!” Gridò la zia dal piano di sotto.
La trovarono in cucina, seduta al tavolo di lavoro. Stringeva tra le mani un piattino di porcellana del servizio buono e il suo viso non era mai stato così liscio e sereno. I suoi occhi slavati sorridevano beati. E aveva le stesse spalle ricurve e lo stesso sovrappeso del giorno precedente, la stessa chioma crespa e i denti storti, ma stamane era leggiadra come una farfalla.
“Brava, tesoro!” Sputacchiò un po’ nel dirlo ma nessuno ci fece caso.
Nel centro del tavolo c’era un dolce fragrante di mandorle e zucchero, dal quale era stata tolta una bella fetta.
In quel momento anche il padre di Niall entrò in cucina sbadigliando.
“Bonjour monsieur” Cinguettò Zoélie con un grande e rinfrancante sorriso. Poi prese un piattino dalla pila posta accanto a zia Muriel e servì una gran fetta di torta anche al suocero.
Fece la stessa cosa con il cognato e infine con suo marito.
“È un essere speciale!” Blaterò la zia senza mollare la torta.
“Guardate là” Duncan indicò la finestra della sala da pranzo “Ha fatto persino uscire il sole!”.
Il padre di Niall annuiva deliziato e rideva, per la prima volta nella sua vita, forse, di un riso buono e allegro. Il padre di Niall rideva.
Il giorno stesso Niall e Zoélie presero alloggio alla locanda.
Lui affittò una piccola officina ai bordi del paese ed espose un cartello ‘So fare di tutto. Basta chiedere’.
Zia Muriel dichiarò di aver finito le scorte viveri a casa. Andò al paese per fare provviste e si trattenne molto più del solito. Ad ogni persona che incontrava raccontava del ritorno di Niall e della sua moglie bella, amabile e bravissima a fare i dolci, a portare la gioia e far uscire il sole. E qualcuno pensò che era uscita definitivamente di senno vedendo quell’improbabile sorriso liscio e bonario stampato sul suo viso, ma poi dovette ricredersi quando incontrò di persona Zoélie.
E Zoélie rideva beata giocherellando con il gattino di pirite, l’estate successiva, quando Duncan le riferì ciò che la zia andava in giro a raccontare di lei “Non so far uscire il sole, lo giuro!”.
“Non tu. Ma qualcuno tra i nostri eredi lo farà, amore mio” Replicò Niall e si capiva bene che non lo diceva così per dire.
Ma questa è un’altra storia.
EPIPHANY (*)




(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.


TI E' PIACIUTO QUESTO RACCONTO? LASCIA UN TUO COMMENTO E SE E' FRA I TUOI PREFERITI VOTALO PER FARLO VINCERE !
 ( La box per votare e' sul sidebar del blog a destra. Si può dare la propria preferenza fino a un massimo di 3 racconti. Termine ultimo per votare: 14 gennaio 2011.)
 





4 commenti:

  1. dolce e romantico ma non mieloso!
    magico!

    RispondiElimina
  2. Direi che è questo che voglio e che mi piace leggere, le parole scorrono felici sulle righe senza inciampare mai e intanto riesco a vedere, toccare, sentire.. il mio cuore cammina insieme alle parole di questo romantico racconto.

    RispondiElimina
  3. Che dire... bello, originale! E soprattutto ben scritto, che non è poca cosa.

    RispondiElimina
  4. sono daccordo in tutto e per tutto con miranda. complimenti!

    RispondiElimina

I VOSTRI COMMENTI ARRICCHISCONO IL BLOG! GRAZIE. (Se li lasciate ricordatevi di firmarli, ci piace sapere chi siete!)
I commenti contenenti offese o un linguaggio scurrile verranno cancellati.


I RACCONTI RS SELEZIONATI DAL BLOG ORA IN EBOOK!

Questo blog non rappresenta una testata giornalistica in quanto viene aggiornato senza alcuna periodicità. Non può pertanto considerarsi un prodotto editoriale ai sensi della legge n. 62 del 7.03.2001.

I contenuti e le immagini sono stati utilizzati senza scopo di lucro ai soli fini divulgativi ed appartengono ai loro proprietari. Pertanto la loro pubblicazione totale o parziale non intende violare alcun copyright e non avviene a scopo di lucro. Qualora i rispettivi Autori si sentano lesi nei propri diritti, sono pregati di contattarmi e in seguito provvederò a rimuovere il materiale in questione.

LinkWithin

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

VENITECI A TROVARE SU FACEBOOK

VENITECI A TROVARE SU FACEBOOK
Clicca sull'immagine e vai alla nostra pagina FB

NOI CON VOI...GUARDA IL VIDEO!