Christmas in Love 2010 : IL PRIMO NATALE




La considerazione che questo sarà il primo Natale che trascorrerò in compagnia della mia nuova famiglia mi assale all'improvviso. Sto aspettando il ritorno di mio marito e mi godo l'immagine di noi tre insieme sotto lo stesso tetto dopo un anno e un mese di lontananza.

Stringo il piccolo Alex al seno, è nato il 3 febbraio dell'anno scorso, questa è in assoluto la sua prima sera della Vigilia. Mio figlio gorgoglia bolle di latte dalla boccuccia impiastricciata e turgida, la schiuma mi imbratta la spalla del maglione. Presto dovrò cambiarmi, ma non me ne preoccupo. Appoggio il biberon sul tavolo della cucina e inizio a canticchiare “The First Noel”, la melodia è troppo lenta e la mia voce non proprio all'altezza della partitura, improvvisamente viro su “All I want for Cristmas is you” e nell'interpretazione mi aiuta il movimento di anche. Alex si diverte, i bambini piccoli possono trasformare ogni più noioso ed esasperato momento della giornata nel loro show personale. Canto e ballo perché sono stressata e lui, mio figlio, è su di giri perché interpreta quel fuori programma a modo suo. Tanto meglio, non ci stiamo imbacuccando come due esquimesi per uscire a fare un pupazzo di neve o qualcosa che gli piaccia, così vestire Alex per affrontare il freddo glaciale del mondo esterno non si rivela un'impresa come al solito. Il bambino tenta di ballare a ritmo della mia canzone, conosco solo poche strofe e le ripeto ossessivamente da qualche minuto. All'aeroporto di Chicago il volo di Justin dovrebbe essere in arrivo di lì a un'ora. Noi abitiamo in una casetta in periferia e considerato il traffico dei forzati dello shopping natalizio, è meglio fare un giro largo intorno al centro della città. Parto per arrivare con qualche minuto d'anticipo.

Mentre esco nel gelo del vialetto d'ingresso ripasso mentalmente ogni azione che avrei potuto dimenticare: ho cambiato il maglione, adesso ne indosso uno rosso un po' scollato e che non odora di rigurgito di neonato; mi sono pettinata, i miei capelli biondi e fini sono insolitamente vaporosi nel gelo della sera.
La neve ricopre ogni cosa, anche il parabrezza della mia vecchia Honda. Sistemo Alex sul seggiolino, lo lego e stringo le cinghie, controllo ogni gancio di sicurezza, non sono un asso del volante e non voglio che accada niente di male a ciò che ho di più prezioso. Prendo il grattino e inizio a scrostare il parabrezza, la neve è ghiacciata quindi è un'impresa toglierla prima che l'auto sia ben calda. Quando salgo e mi metto al volante, ho le falangi delle dita indolenzite e di un colore blu innaturale. Sul seggiolino Alex succhia le orecchie di un pupazzo di Winnie the Phoo. Guido piano per le strade ghiacciate e cambio di frequente stazione radiofonica, voglio sentire se i voli subiranno dei ritardi, ma le radio non trasmettono altro che canti natalizi e pubblicità di pneumatici invernali.

Finalmente arriviamo all'aeroporto O'Hare International. Quando entro stringendo Alex come un'ancora di salvezza e rimango un minuto spiazzata dalla folla anonima che si assiepa all'uscita dei terminal.Non esco di casa da qualche giorno, ho poca familiarità con le voci delle persone adulte.
Controllo i tabelloni degli arrivi e il volo 5790 proveniente dal Charles De Gaulle di Parigi sta atterrando in questo preciso istante. Sento il cuore martellarmi nelle tempie. Mi assalgono tutti i dubbi incomprensibili di una moglie poco più che ventenne. Scrollo il capo, lui sta tornando da me, deve bastarmi. Per un istante tutte le difficoltà degli ultimi mesi si sommano sulle mie esili spalle, l'immagine delle bollette da pagare con il denaro che ci porterà Justin si fa largo nel mio subconscio, prende forma la pila minacciosa delle buste, talmente alta che a casa ho nascosto dietro la porta della cucina. Non ho spazio nel mio giovane cuore per simili preoccupazioni, solo l'idea di riabbracciare mio marito mi fa sentire le farfalle agitarsi nello stomaco. Mi preoccupa solo il tempo che abbiamo trascorso lontani, non riesco a scrollarmi di dosso la sensazione di aver perso familiarità col suo corpo.

Ma è tutto molto molto lontano quando alla dogana vedo un giovane alto e ben piantato con indosso l'uniforme dell'esercito degli Stati Uniti d'America. Anche lui ci vede e i suoi occhi nocciola si dilatano e risplendono alla luce dei neon. Agito la mano sorridendogli come se non fosse passato un giorno da quando e' partito per l'Afghanistan. Lui mostra i documenti a una guardia aeroportuale che gli timbra il passaporto e gli riconsegna una grossa sacca mimetica. Non ha mai staccato gli occhi da noi due. Io scuoto la manina passiva e flaccida di Alex per dargli il benvenuto.

Sono immobile tra la folla, al mio fianco sinistro sento chiaramente il calore delle luci al led di un gigantesco abete natalizio, mi sono fermata lì perché c'è un metro e più di spazio vivibile tra la folla dell'aeroporto. Ho le gambe pesanti, ma Justin agile come un puma balza accanto a noi in pochi movimenti. E' così alto che gli arrivo appena alla spalla, ho un lieve capogiro, non ricordavo più la sensazione di leggerezza che mi provoca avere il suo corpo massiccio così vicino. Le sue mani gentili afferrano il piccolo Alex che si volta verso di lui e gli sorride estasiato per l'essere stato sollevato tanto in alto. Justin appoggia il bambino alla spalla e si china verso di me. Mi aggrappo letteralmente al suo collo.
-Sono qui Liv.- sussurra lui al mio orecchio. Ed è semplice e reale, posso sentire il profumo del suo shampoo e toccare la sua uniforme ruvida sotto ai miei polpastrelli. Justin, mio marito, il mio personale miracolo natalizio.
Quando Justin cerca le mie labbra rispondo al suo bacio con entusiasmo e rivedo tutto. A danzare, sospesi nell'euforia dell'amore che mi pervade, ci sono una miriade di ricordi. Il nostro primo incontro al liceo S. Patrick; l'appuntamento alla fermata della monorotaia per fare il tour di Chicago, non ho guardato che i suoi occhi quel giorno, non ricordo altro di quel viaggio. Noi che in un'afosa nottata estiva facciamo l'amore sui sedili del suo Pick-up sgangherato. Io che lo raggiungo all'altare, timida nel mio semplice vestito da sposa candido e lui bello e fiero in uniforme. Justin che ascolta estasiato ogni movimento di Alex quando era ancora poco più di un topolino annaspante nella mia pancia. Gli occhi commossi di Justin quando alza nelle sue grosse mani nostro figlio appena nato.

Non mi stacco più da lui, sono così ebbra d'amore e soddisfatta che se vuole tornare a casa dovrà portarmi in braccio con Alex.
Sorrido libera e felice: avremo il nostro primo Natale.
Francesca Cani




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4 commenti:

  1. breve e carino, una realtà di tante famiglie che si ritrovano assieme per il natale.
    complimenti

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  2. dolcissimo, un piccolo romanzo che racchiude nell'incontro con il marito un pò dello spirito natalizio. carino.
    Nora

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  3. Ho trovato la storia estremamente dolce e molto natalizia. mi è piaciuto molto.
    Veronica

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  4. molto bella! e dolcissima complimenti! giusy74

    RispondiElimina

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