La
neve era in ritardo, a Chicago. La città era sì stata spruzzata di
bianco già due volte, dal giorno del Ringraziamento, ma niente di
paragonabile allo spesso manto che tutto ricopriva e attutiva sotto il
quale gli abitanti erano abituati ad affrontare il Natale, sfondo ideale
per luci e canzoni.
Nel vivaio all’aperto dove si trovava in quel momento, gli altoparlanti diffondevano le note squillanti di Deck the halls.
Non ne era infastidito, anche se il Natale gli dava sempre un senso di
straniamento, almeno da quando Laura e ogni idea di metter su famiglia
lo avevano lasciato, molto tempo prima. Eppure, aveva ancora una
famiglia, a Racine, che lo attendeva quella sera. Era per loro che si
trovava lì. Sua madre aveva preso l’abitudine di incaricarlo
dell’acquisto dell’abete da decorare insieme, sicuramente un mezzo per
scoraggiarlo dal dare buca all’ultimo momento, come era accaduto un paio
di volte in passato. Mamma Rinaldi ne sapeva una più del diavolo. Un
lieve sorriso gli increspò le labbra. Il suo mondo aveva sbandato e si
era capovolto un paio di volte, nei quindici anni trascorsi da quando
aveva raggiunto la maggiore età. Ma sua madre era immutabile come il
nord.
Si
diresse verso il gruppo di abeti dell’altezza che cercava, rendendosi
conto che gli mancava, in effetti, il suono dello scricchiolio della
neve sotto alle scarpe. La musica cambiò e la voce robusta di Josh
Grobain intonò It came upon a midnight clear. No, quella musica
non l’irritava per nulla, e suo malgrado dovette ammettere che la cena a
Racine, corredata dalle inevitabili polemiche tra il padre burbero e la
sorella scorbutica e dalle litigate tra i suoi nipoti straviziati,
cominciava ad avere una certa attrattiva – una tiepida attrattiva, il
cui calore proveniva unicamente dalla donna che si ostinava a tenere
unita quella famiglia, almeno a Natale.
Fu
allora che la vide. Seduta su un muretto, le braccia avvolte attorno
alle ginocchia. La riconobbe subito, nonostante il cappellino calcato a
coprire i capelli castani. E, sebbene si trovasse a una certa distanza
dalla fonte di luce più vicina, notò subito che stava piangendo.
Samantha
Davis. Non la vedeva da quando? Almeno un anno e mezzo. Da quando aveva
lasciato la polizia. La sua mente si ritrovò invasa da immagini che
scorrevano veloci. Sam con la divisa da cameriera del Jack’s Den, uno
dei locali preferiti dalla polizia, dove aveva lavorato finché non aveva
cominciato a fare l’informatrice. Allora avevano ritenuto più prudente
farle cambiare impiego, ed era stato uno di loro a sistemarla al Taco
Grill.
“Samantha Davis?” si sentì dire, prima di poter decidere se avvicinarla o meno. Il suo es aveva deciso per lui. Dannato es, era sempre lui che finiva per cacciarlo nei guai.
La
donna tirò fuori un fazzoletto dalla tasca del piumino e, dopo una
soffiata di naso proforma, con un gesto veloce riuscì ad asciugarsi
anche le lacrime. Si alzò lentamente, le membra forse irrigidite
dall’essere rimasta lì al freddo per un po’. Tom cominciò a pensare che
non avrebbe risposto al suo saluto. Ma lo fece, con la voce ferma e
appena un po’ roca che ricordava.
“Sergente Rinaldi. Anche lei a godersi la colonna sonora natalizia gratuita per sentirsi più buono?”
“E’ questo il motivo per cui sei qui, Sam?”
Già. Perché una bella donna si trovava sola a piangere in un luogo dove la gente veniva per prepararsi a festeggiare il Natale?
“Mi si sono ghiacciate le chiappe, a stare lì seduta”.
Ah,
si ricordava bene anche quelle. Non che avesse mai avuto il privilegio
di poterle osservare da vicino, ma quel che aveva notato sotto ai
vestiti era riuscito ad evocare immagini molto vivide e stimolanti. Voce
sexy, corpo conturbante, linguaggio troppo scurrile per una ragazza di
buona famiglia e tendenza ad evadere le domande dirette. Signori, ecco a
voi Samantha Davis. Rincontrarla dopo così tanto tempo aveva il sapore
della sorpresa sotto l’albero, quell’albero che era venuto lì a
comprare. Più simbolico di così.
“E comunque, non faccio più Davis, di cognome”.
“E io non sono più sergente, direi che siamo pari”.
Lo
ricordava fin troppo bene, Sam era sposata con un tipo piuttosto infimo
che bazzicava giri poco raccomandabili. La fonte primaria delle
informazioni che passava alla polizia ma anche il motore che l’aveva
spinta a farlo. Se il boss cadeva, il marito si sarebbe convinto a
cambiare aria e cercarsi un lavoro onesto, quella era la teoria di Sam.
Ricordava anche che avevano un figlio.
“Fuggiamo di qui prima che mettano Joy to the world. Potrebbe anche farmi vomitare”.
Nell’aria si stavano diffondendo le note di un beneaugurante Let it snow intonato da Michael Bublé, ma Tom riconobbe che il rischio di imbattersi anche in quel brano era alto.
“Devo
passare alla cassa a pagare questo abete”, replicò, afferrando il primo
che gli capitava a tiro. “Mia madre potrebbe uccidermi, se stasera mi
presento senza”.
“Un figlio modello”. L’aveva detto senza traccia del sarcasmo che la frase avrebbe potuto nascondere.
“Molto lontano dall’essere un modello per chicchessia, te lo assicuro”.
“Eri un modello per molti degli agenti più giovani”.
Aveva
sentito bene? Non ne era sicuro. Proprio in quel momento lei si era
scostata per dargli lo spazio che gli serviva, e i rami avevano liberato
il loro fruscio.
“Dunque, come mai sei diventata allergica a Joy to the world?”
le chiese mentre pagava. Non voleva lasciare languire la conversazione.
Non voleva che lei avesse una scusa per salutarlo e andarsene.
“Chi ti dice che non lo sia sempre stata?”
“Stiamo parlando della prima persona che corse in aiuto di Mel Jonesson quando il marito prese ad usarla come punching ball? Hai lo spirito del Natale nel sangue, 365 giorni all’anno”.
Gli
occhi di lei, ora ben visibili sotto alle luci della cassa, gli stavano
dicendo “te lo ricordi?!”, ma quella voce che riusciva sempre a fare
vibrare tutto ciò che di maschile c’era in lui replicò invece “E fosti
tu a portarlo dentro, quel bastardo di Jonesson”.
Tom
fu investito da un flusso di ricordi di quella e delle molte altre
occasioni in cui le loro vite si erano sfiorate, incrociate ma mai
incontrate davvero.
Fino
a quel pomeriggio. Calda come i guanti che stava infilando dopo aver
riposto il portafogli arrivò la consapevolezza che quello poteva
diventare il loro primo, vero incontro. Sforzandosi di pensare in fretta
a qualcosa di intelligente e possibilmente spiritoso da dire, fu ancora
una volta preceduto dai riflessi più rapidi di Sam.
“Vieni,
offrimi una cioccolata scongela-dita, e potremo parlare del perché
questa benedetta neve non si decide a cadere, o potrai raccontarmi che
cosa ti ha fatto lasciare la polizia. La ricerca di soldi e fama come
bodyguard?”
Scoprire
che il tuo capo prende mazzette ma non avere speranza di dimostrarlo,
in realtà. Meglio raccontargliela un’altra volta, quella storia. Per il
momento, avrebbe optato per la versione semplificata godendosi il
contatto attutito ma non del tutto neutralizzato dai pesanti strati di
vestiti del suo braccio che si era inaspettatamente infilato nel suo.
“Sono
un investigatore privato”. Con pochi soldi e pochi clienti. Anche quel
particolare l’avrebbe lasciato per la seconda puntata, se mai ci fosse
stata. La prima serve per conquistare il pubblico, giusto?
In
piedi di fronte alla bancarella che vendeva caldarroste e cioccolata
calda a pochi metri dall’ingresso del vivaio, Sam lo fissò negli occhi,
con lo sguardo diretto che conosceva bene. “Come mai hai lasciato?”
“Perché
non mi racconti invece del signor Davis?” chiese d’impulso lui, dopo
aver ordinato due cioccolate e liberando a malincuore il braccio per
prendere di nuovo il portafogli dalla tasca.
Con la coda nell’occhio, questa volta vide il suo sguardo vacillare e abbassarsi a contemplare le punte degli stivali.
Un
lungo silenzio in attesa dei bicchieri di polistirolo fasciati da
cartone marrone che lasciavano trapelare un piacevole tepore, alcuni
passi lungo il marciapiedi, e poi quella frase, pronunciata a bassa
voce, tutta d’un fiato, lontano dalle orecchie indiscrete di chiunque
altro tranne lui.
“Il
signor Davis è stato convinto da O’Malley che doveva allontanarmi, un
avvocato ha portato in tribunale una marea di stronzate su di me, e mi
hanno tolto mio figlio”.
O’Malley.
Il boss che miravano a far cadere. A quanto pare non aveva gradito e
gliel’aveva fatta pagare con gli interessi. Senza sporcarsi le mani con
un omicidio, e tenendola in pugno grazie a un bambino. In pieno stile
O’Malley - il motivo per cui nessuno era ancora riuscito a portare il
bastardo in prigione.
Erano già arrivati alla sua macchina. Che cosa poteva dire, di fronte a una storia così? Peggio, che cosa poteva fare?
“Dammi, ti tengo il bicchiere” disse Sam, vedendolo appoggiare l’abete alla fiancata del SUV.
Abbattuti
i sedili posteriori, l’albero fu infilato alla bell’e meglio nel baule,
e ancora la sua mente stava lavorando, elaborando i dati che gli aveva
appena fornito. Sopra tutto, il desiderio di non farla andare via. Di
non farla sparire di nuovo dalla sua vita. Non così, non dopo quello che
aveva saputo.
“Mi ha fatto piacere rivederti, Tom” stava dicendo, la mano tesa per restituirgli il bicchiere. “Grazie per la cioccolata”.
Si
era già voltata e lui stava facendo la figura dell’idiota. Gli ci volle
qualche secondo per ritrovare la voce e muovere un passo dietro di lei.
“Sam!”
La vide rallentare, fermarsi, ebbe il tempo di fare ancora un paio di passi prima che si voltasse.
“Sam...”
“Non te l’ho raccontato per chiederti aiuto...”
“Ho un amico avvocato...”
“Appunto. No, Tom. Non si scherza con O’Malley, è una lezione che ho imparato. Forse non dovrei neanche trovarmi qui con te”.
“Fanculo O’Malley. Non si scherza con la vita di una madre e di suo figlio”.
A
dispetto della situazione, un mezzo sorriso le illuminò il viso. E
proprio in quel momento, un puntino bianco le atterrò sullo zigomo ben
disegnato. Alzarono entrambi gli occhi al cielo. Da quando si erano
incontrati nel vivaio, le nuvole erano diventate più basse e grigie, la
notte rischiarata dal bagliore impalpabile dell’attesa della neve. Let it snow, lascia che nevichi.
Quando
i loro sguardi si abbassarono e si ritrovarono, Tom scorse qualcosa che
non vedeva da molto tempo negli occhi di una donna. Ammirazione.
“Sei sempre stato il cavaliere con l’armatura splendente. Tu, l’unico tra tutti loro”.
“Vorrei davvero cercare di aiutarti, okay? Almeno provarci”.
“Okay” replicò lei, in un sussurro appena udibile.
“Ma aspetta di sentire che cos’altro ho in mente, prima di farmi complimenti”.
“Qualcosa di pericoloso?” Il suo sorriso si allargò. Non ricordava quanto fosse luminoso, quel sorriso.
“Molto. Mai sentito parlare di Mamma Rinaldi?”
“E’ un locale?” Ma il luccichio divertito nei suoi occhi gli rivelò che cominciava a capire.
“E’
la miglior cuoca di Racine. Ma è anche la padrona di casa più
impicciona e la madre più protettiva del nord ovest. Una situazione
altamente rischiosa”.
“Che cosa mi stai chiedendo?”
Tom inspirò come si fa prima di un tuffo in acque profonde, e si buttò.
“Non voglio che tu rimanga sola stasera, Sam. Semplicemente... non voglio”.
Un
ampio respiro fece sollevare il suo piumino, il sorriso si trasformò in
un’espressione indecifrabile, lo sguardo si spostò su un punto
imprecisato alle sue spalle. Poi tornò su di lui, onesto come sempre.
“Domani devo essere di nuovo qui. Ho il permesso di stare con David per due ore, nel pomeriggio”.
“Ci saremo”.
Aveva usato il plurale, lo notarono entrambi nello stesso istante.
“Non sto accettando per il tuo amico avvocato” volle chiarire Sam.
“Fai bene. Non è sexy come me”.
I
fiocchi ora scendevano decisi, sulla carrozzeria scura dell’auto,
sull’asfalto del marciapiede e su di loro. Aprì lo sportello dal lato
del passeggero, e Sam entrò.
Per
la prima volta, si sarebbe presentato alla cena di Natale con un albero
e una ragazza. Non sapeva che cosa avrebbe raccontato. Qualcosa gli
sarebbe venuto in mente. Per il momento, si sarebbe semplicemente goduto
la neve.
SPERO ME LO PRENDA...MOLTO CARINO E VIVACE, IL POLIZIOTTO DAL CUORE D'ORO LA GIOVANE DAL PASSATO DIFFICILE E UNA BELLA ATMOSFERA. MI PIACE. SPECIE IL FINALE. UN NATALE DAL SAPORE COSI' MADE IN ITALY.
RispondiEliminaCRI
Che bello questo racconto!!quanto mi piacerebbe leggere il seguito.Sono entrambi personaggi molto interessante e l'alchimia fra i due è palpabile.Complimenti all'autrice che ha un talento eccezionale.
RispondiEliminaun bel finale, romantico ricco di speranza e conla giusta tmosfera natalizia.. complimenti.
RispondiEliminagrazie al blog per aver scelto di pubblicare, grazie a chi ci ha letto, grazie alle aurici che come me si sono messe in gioco a rischio di ricevere bacchettate... buon anno che si realizzi ciò che veramente desideriate... FABIOLA D'AMICO
Magia di Natale e magia della neve. Troppo poetico il primo fiocco che cade... sulla guancia di lei! Vorrei anche io leggere il seguito!
RispondiEliminaBrava.
Libera
Molto bello! Nello stile fresco e accattivante dell'autrice. Palpabili i personaggi e veri con i loro problemi ti acchiappano subito e non vorresti lasciarli fino all'happy end!
RispondiEliminaTom e Sam, ultimo miracolo di Natale, mentre nevica e i cuori si aprono alla magia della festa e della vita nuova che si prospetta felice e appagante. Bello e ben scritto. ANITA GAMBELLI
RispondiEliminaBrava Monica, curato e ben scritto. Ioltre la storia è molto dolce, oltre che con quella punta di supense che da te mi aspetto sempre! ^^
RispondiEliminabellissimo!! Con il giusto mix tra dolcezza, sentimento e suspence...sono certa che un seguito sarebbe gradito a molte...brava Monica!!!
RispondiEliminauna storia che appassiona molto
RispondiElimina^________^ BUON 2012!!!
Bello, di una delicata dolcezza, scritto molto bene. Ho avuto la sensazione di essere nel vivaio e dispiarli mentre parlano sorseggiando la cioccolata calda.
RispondiEliminaUn cavaliere dall'armatura splendente...e la donzella da salvare...adoro questo tipo di racconti e per giunta in questo periodo dell'anno, sono una pillola di dolcezza!
Brava Monica!!!
Stef/Vampira Ste
Davvero complimenti! Il racconto è bello e anche ben scritto, mi è piaciuto molto; i personaggi sono interessanti e l'atmosfera natalizia è palpabile al punto giusto. Brava!
RispondiEliminaE un grosso augurio per un felice anno nuovo a tutte quante!
Cassandra
Racconto vivo, palpitante. Quella "goccia di vita" che ti è così congeniale descrivere in modo così perfetto e reale. Brava Monica! Un abbraccio e Tanti Auguri per un nuovo anno ancora più ricco di soddisfazioni letterarie (e non). ;-)
RispondiEliminaVivian.
Bello!!!
RispondiEliminaRomantica l’ambientazione..…la neve, le luci di natale, la musica..e palpabile l’attrazione tra i due…e poi il racconto ha tutte le caratteristiche per svilupparsi in un bel Romantic Suspence.!!
Monica brava come sempre!!
Un altro bellissimo racconto!!! Peccato che siano finiti =(
RispondiEliminaUn storia molto bella immersa nella magia del Natale! Dolce e romantica al punto giusto! I miei complimenti all'autrice!!!
Molto bello...davvero...bella l'atmosfera, il poliziotto e la ragazza venuta dalla strada...uno dei racconti migliori.
RispondiEliminaComplimenti
Juliet
Ogni racconto ha la sua bella atmosfera e ambientazione, e questo devo dire che ha reso benissimo il magico effetto della neve a Natale, quasi come una nuova speranza e una nuova possibilità arrivate dal cielo per i protagonisti! brava!
RispondiEliminaPeccato siano finiti ma che finale in bellezza!
RispondiEliminaMolti dei racconti di Christmas in Love quest'anno sono di buon livello (grazie ragazze!) e questo è a mio giudizio uno dei migliori perchè è riuscito a riassumere in sè, con una una sicurezza stilistica encomiabile, lo spirito del Natale,la speranza per un migliore futuro ( che è un tipico proposito per l'anno che verrà)e un briciolo di suspense nei riferimenti al passato dei protagonisti. Si 'sente' che l'autrice legge narrativa anglosassone, perchè il suo stile rieccheggia i tanti romanzi di autrici d'oltreoceano, ma lo fa in modo personale e sicuro. La fine dal punto di vista narrativo è perfetta. Complimenti perchè è riuscita a dipanare una piccola storia che cattura dall'inizio alla fine pur rimanendo nello spazio ristretto imposto dal racconto.
Mi piacerebbe in futuro poter leggere di più di questi due. E se Monica Lombardi scriverà un romance ( che sinceramente apprezzo di più dei polizieschi...a meno che non si tratti di romantic suspense) mi potrà contare sicuramente fra le sue lettrici.
AUGURI DI BUON ANNO A TUTTE!
Antonia
Grazie, grazie a tutte davvero per i commenti e i complimenti! Sono felice di essere riuscita a regalarvi un momento lieto, e anche da parte mia i migliori auguri di un sereno 2012!!!
RispondiEliminaMonica
Bello! uno tra i mie preferiti letti fino ad ora. Scritto bene e con dei bei personaggi.
RispondiEliminaSarà dura, alla fine, sceglierne solo uno.
Buon 2012!
Tina
Speranza e dolcezza, la voglia di un sentimento che arriva ad avvolgere e magari salvare, ma senza retorica...non conoscevo questa autrice, leggerla è stato bello. E grazie davvero per questa rassegna, con molti auguri per l'anno che si avvicina!
RispondiEliminaPatrizia
Come sempre Monica, tanta voglia di leggerne ancora!
RispondiEliminaPerchè no?Potresti continuare a scrivere questa storia!
Complimenti davvero, un racconto coinvolgente, caldo, dall'atmosfera giusta!
Bravissima!!!
Questo speciale si chiude in bellezza con un racconto intriso di atmosfera natalizia...l'abete da comprare, l'attesa della neve, le canzoni, l'incontro romantico che cambierà la vita dei protagonisti...che bello!
RispondiEliminaUn seguito ci starebbe bene :-D
Per amore di onestà, premetto che, in genere, nn amo molto le trame scritte da autori italiani che si svolgono all'estero (di solito, in America) perché mi danno l'impressione di voler seguire una moda a tutti i costi. Detto ciò, siccome, in quanto esseri umani, siamo un groviglio di contraddizioni, qs racconto in particolare mi è piaciuto moltissimo. La prosa è elegantemente fluida, i dialoghi tra i due protagonisti sono veritieri e coinvolgenti, tutti i sentimenti sono sapientemente dosati (ironia, cinismo, dolcezza, speranza, fiducia nel futuro), tutti gli aspetti dello scrivere si amalgamano perfettamente per creare un momento che pare una fotografia, tale ne è il nitore, l'attenzione x il dettaglio, nonostante il poco spazio a disposizione, sembra veramente di assistere alla scena. Bravissima, complimenti davvero.
RispondiEliminaAuguro a tutte un meraviglioso 2012. Ciao.
Bello!!! Anche questo regala un pò di magia e soprattutto fa venir voglia di neve!! La neve rende sempre tutto più magico... ma quest'anno qui non se ne vede...
RispondiEliminasemplicemente SOGNANTE!!!!!
RispondiEliminaChe bello!
RispondiEliminagrazie per questo racconto dall'atmosfera così speciale e dai personaggi così interessanti da sperare di leggerne il seguito.
Buon Anno a tutte!
Bello! Grazie di avermi coccolata con questo tuo racconto di Natale. Mi e' piaciuto molto, spero in un tuo prossimo romanzo di questo genere, se posso osare chiedertelo. Auguri sinceri per un 2012 ricco di cio' che piu' desideri. Un forte abbraccio. Antonella Francesca e Mauro
RispondiEliminaBel racconto, degna conclusione di un'antologia bellissima.
RispondiEliminaE' piaciuto moltissimo anche a me. Belli i personaggi, la storia e anche lo stile narrativo. Sarà davvero difficile votare quest'anno!!! :-)
RispondiEliminaEhi, ho fatto tardissimo per finire di leggerlo... Ed ho gradito moltissimo la storia pulita e i personaggi che si incontrano e sono destinati a stare insieme. Come nelle favole e nei racconti di Natale, quelli che ti ricordi e che ti racconti sotto l'albero... Aspettando la neve.
RispondiEliminaBaci, brava Monica
Virginia Parisi
Con il mio solito tempismo leggo solo adesso questo bel racconto..
RispondiEliminaBrava Monica!!
I tuoi personaggi maschili riescono sempre a distinguersi dagli altri: veri, profondi ma anche sexy... Molto molto bello... Ne farai un libro vero???
Ho apprezzato molto "Gambler" e ora questo racconto. Lo stile di Monica è molto "americano" e si legge che è una meraviglia. Brava! E poi il genere trattato è il mio preferito... :-)
RispondiEliminaGrazie ancora a tutte! I vostri commenti mi hanno tenuto compagnia nel passaggio dal vecchio al nuovo anno, che modo dolcissimo di iniziare il 2012! Lo prendo come un segno di buon auspicio!
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