«Accidenti,
accidenti!»
Silvia picchiò
il palmo delle mani sul volante. Poi lo afferrò, guardandosi intorno.
Nevicava fitto. Uscì dall’auto. L’unico rumore era il delicato
fruscio dei fiocchi di neve.
L’asfalto
era sparito sotto la coltre compatta e una fitta nebbia stava ingoiando
le cime degli abeti. Doveva andare a piedi.
Aprì
il bagagliaio, prelevò lo zaino con i regali per i nipotini. Consultò
la cartina spedita via mail poi la ficcò in tasca borbottando. Mancavano
cinque chilometri al bivio. Aveva freddo ma si sarebbe scaldata camminando.
Un passo dopo
l’altro, cominciò ad elencare le torture che avrebbe inflitto a sua
sorella Teresa e al cognato Carlo. Com’era venuto in mente a quei
due di passare il Natale ai piedi del Gran Sasso? Roba da matti. Quello
non era Campo Imperatore. Era l’Antartico.
I piedi erano
gelati sul serio quando arrivò alla biforcazione. Silvia non degnò
di uno sguardo la segnaletica ingoiata dalla neve, ormai non poteva
sbagliare. Non valeva la pena congelarsi anche le mani. La casa era
a cinquecento metri sulla destra dopo il bivio, no?
Il vento sollevò
d’improvviso un drappo di brina gelata che l’accecò. Guance e labbra
si indurirono. Si aggrappò ad un tronco investita dalla folata densa
di cristalli e quando riaprì gli occhi, si guardò intorno disperata.
Dov’era quella maledetta casa?
E poi, come
invocata dal cervello intirizzito, una luce.
Accesa.
Spenta. No!
Aguzzò
la vista, strinse gli occhi. Eccola di nuovo.
Luce elettrica
intermittente in mezzo al turbinio impazzito.
Puntò dritta
verso la salvezza, senza badare al sentiero. Sprofondò nella neve fino
alle cosce, lo zaino era piombo sulle spalle. Fu ingoiata dal manto
bianco e freddo. Scarponcini e jeans si riempirono e il contatto con
la neve le parve come una stretta di artigli gelati.
Accecata dal
vento, arrivò agli scalini della casa fuori dalla grazia di Dio. Mollò
lo zaino sotto il portico, pestò i piedi con rabbia sulle beole e si
gettò sulla porta, dove la corona di abete con le luci era la sola
traccia di presenza umana.
Era così
gelata che non riuscì a togliere i guanti di lana, rigidi attorno alle
dita. Cominciò a bussare. Il toc toc timido dovuto al dolore
per il freddo si trasformò presto in un bam bam frenetico e
quando la porta si aprì fu investita dal calore dell’interno, simile
alla vampata di un rogo.
«Dove si sarà
cacciata?»
«Vedrai che
tra poco chiama.»
Sua moglie
scostò le tende e guardò fuori per l’ennesima volta. Vortici di
neve nascondevano il viale d’ingresso. Rifece il numero. Il cellulare
di Silvia squillava a vuoto.
«Spero sia
rimasta a L’Aquila.» Commentò Teresa, voltandosi a guardarlo. Lui
la raggiunse accanto alla finestra.
«Tua sorella
non è una sprovveduta.»
«E’ testarda.
Sa che i bambini aspettano i regali, questa notte.»
Carlo la baciò
dietro all’orecchio, provocandole i soliti brividi.
«Mi piace
questa casa. Il camino, la montagna, il bosco.» Le sussurrò.
«Lo so. Il
tuo amico Luca è stato gentile a prestarci la dependance della sua
tenuta.»
«Ma non ti
è mai stato simpatico.»
«Troppo chiuso,
duro. Troppo bello.»
«E’ il mio
migliore amico.»
«Ma è meglio
che stia…»
«… a casa
sua, va bene. Del resto, ha rifiutato l’invito.»
Carlo le accarezzò
i capelli. I bambini giocavano tranquilli.
«Provo a telefonare
in albergo. Non vorrei che Silvia rimanesse bloccata dalla tormenta.
Se non riesce ad arrivare, sarà furibonda.»
«Non farmici
pensare.» Rise lui.
«Ve la farò
pagare.» Digrignò tra i denti Silvia, mentre la porta si apriva. Lei
vi si intrufolò a testa bassa, superando la soglia di forza.
«Come diavolo
vi è venuto in mente di passare il Natale in questo posto, più freddo
della tana di un orso bianco?»
Agganciò coi
denti un dito di lana, tirò con tutte le forze. Il guanto sgusciò
via fradicio e irrigidito. Lo lasciò cadere a terra. Tentò di sbottonarsi
il giaccone ma le dita erano inservibili. Sentì la porta che si richiudeva.
Chiuse gli occhi e godette del calore che la investì.
«Giuro che
ammazzo tuo marito, Teresa. Questa volta…»
Riaprì
gli occhi e rimase con la bocca aperta.
«Lei chi è?»
Chiese allo sconosciuto che la stava studiando, la mano ancora sulla
maniglia e un sopracciglio alzato.
«Stavo per
farle la stessa domanda.» Replicò lui serio, con voce pastosa,
calda.
Silvia richiuse
la bocca. Si guardò intorno e poi tornò a fissarlo.
«Ho sbagliato
casa. Credo.» Si sentì arrossire. Si sentì stupida. Da tanti anni
non faceva le due cose insieme. La cosa la infastidì.
«Lo credo
anch’io.» Rispose lui. Con calma, incrociò le braccia sul petto.
Silvia fece
per chinarsi e raccogliere il guanto. Le dita irrigidite e dolenti non
ubbidirono.
«Bene, tolgo
il disturbo allora.»
Lui si mosse
e fu più svelto. Le afferrò il braccio.
«Non sia sciocca.
Non vorrà tornare fuori, è mezza congelata.»
La presa era
decisa. La spinse verso l’interno, fino al centro dell’atrio col
pavimento coperto di tappeti.
Una rampa di
scale di legno saliva verso l’alto, decorata con sfere di vetro e
candele accese. Un lampadario di rami secchi pendeva dal soffitto di
travi. C’era un buon odore di pino, legna e arancio. Silvia ne aspirò
una boccata che sembrò farle ribollire il sangue.
Lui le afferrò
entrambe le mani. Erano rosso cupo. Quelle di lui, bollenti.
«Ha un inizio
di assideramento.»
Non disse altro.
Con un movimento deciso, le abbassò la cerniera del giaccone e glielo
sfilò via. Poi si piegò sulle gambe e la afferrò dietro le ginocchia.
Silvia si ritrovò sollevata come fosse di carta, tra le sue braccia.
Prima che potesse aprire bocca, lo sconosciuto stava già salendo le
scale.
«Ehi, che
sta facendo? Posso camminare. Mi lasci.»
In realtà,
era percorsa da fitte sempre più dolorose. Scosse quasi elettriche
le facevano formicolare i muscoli e dolere i nervi. Il sangue ruggiva
nelle vene e ogni battito del cuore che lo spingeva fino ai piedi, si
trasformava in uno spasmo pungente.
«Ferma e zitta.
Deve scaldarsi. Subito.»
Un corridoio,
diverse porte. Con un calcio lui ne spalancò una. Una camera da letto.
Un camino acceso, una cassapanca, uno scrittoio. La lasciò cadere sul
piumino soffice. Con dita esperte le slacciò gli scarponcini e tirò
via i calzettoni di lana, fradici. Silvia sentì scottare sui piedi
le sue dita, lunghe e forti.
«Slaccia la
cintura, svelta.»
Come un automa,
lei ubbidì. La sua frenesia l’aveva contagiata e come una stupida
gli diede retta. I jeans erano bagnati e stretti ma alla fine, si ritrovò
in mutandine. Bagnate anche quelle e le gambe viola, a chiazze.
Lui la lasciò
lì. Sprofondata in quel letto sconosciuto. Un incubo.
Abbassò
lo sguardo. Per fortuna, non erano quelle rosa con la faccia di Hello
Kitty.
Mio Dio, ucciderò
Carlo. Strapperò a Teresa ogni singolo, stramaledetto capello dal cranio.
Lo sconosciuto
era sparito nella stanza da bagno comunicante.
Basta così,
si disse Silvia. Tentò di scendere dal letto. Ma come appoggiò i piedi
per terra, le sfuggì un grido.
«Stai seduta,
è la reazione al calore.» La voce le arrivò come una stilettata,
attraverso la porta aperta.
Silvia si immobilizzò
dal dolore. Lo sentì borbottare, poi udì lo scorrere dell’acqua.
L’uomo riapparve con un accappatoio blu tra le braccia.
«Devi stare
chiusa nel bagno almeno un quarto d’ora, il vapore ti riscalderà.
Poi potrai fare una doccia tiepida. Adesso spogliati.»
«Sono già
spogliata, aguzzino.»
Lui si avvicinò
serrando le labbra. Labbra spesse, piene. Aveva un’espressione determinata.
Silvia non
riuscì a parlare. La lingua era annodata e nel cervello le frullavano
troppe cose da dirgli. Nessuna piacevole.
Colpa del freddo?
Della rabbia? No, era colpa di quel tipo. Con quella faccia tenebrosa,
i capelli neri lunghi e spettinati, accidenti a lui. E quegli occhi.
Era pazza.
Quasi in reggiseno e mutandine, tre minuti dopo essere piombata in casa
di uno sconosciuto mezzo assiderata, aveva pensieri lascivi su di lui.
Che non perse
tempo. Allungò le braccia, le afferrò i lembi del maglione di lana
e tirò verso l’alto. La spellò come un coniglio.
«Basta! Che
diavolo sta facendo?»
«Ti
spoglio. Non vorrai fare la doccia vestita?»
«Non la conosco,
non voglio fare nessuna doccia… Ahi!»
Un crampo le
saettò nella gamba.
«Mi chiamo
Luca e tra cinque secondi, ti ficco nuda sotto l’acqua.»
«Se mi tocchi,
ti ammazzo. Luca.» Ringhiò Silvia, indietreggiando tra le coltri.
Vi fu un accenno
di sorriso sul volto severo.
«Voglio proprio
vedere.»
Lei valutò
la stazza. Dio, era pure una sfigata ad aver beccato mister muscolo
in carne ed ossa.
«Ti diverti!»
Lo rimproverò scandalizzata dall’espressione che gli si era dipinta
sul viso.
«Non sai quanto,
se farai resistenza.»
Lei lo minacciò
con l’indice rigido e il braccio destro, ben teso. Si spostò sul
bordo del letto tenendolo accuratamente sotto tiro. Scivolò cauta sul
pavimento di doghe scure, che scricchiolarono.
Una fossetta
si scavò sulla guancia non rasata.
«Non ti avvicinare,
Barbablù. Sarò anche surgelata ma non rincretinita. Sono in grado
di spogliarmi da sola.»
Con mani tremanti
cominciò a sbottonarsi la camicetta, mentre arretrava verso il
bagno. La sua più grande soddisfazione, fu sbattergli la porta in faccia.
Luca tornò
nel salone. Fece un sospiro profondo e si morse le labbra, pensieroso.
Aggiunse un pesante ciocco di legna al fuoco che scoppiettava nel camino,
poi si guardò intorno ed individuò il cellulare abbandonato sul sofà,
accanto al libro. Fece scorrere la rubrica fino al numero che sapeva
di aver memorizzato.
«Carlo? Ciao.
Aspettavi qualcuno, oggi?»
Ascoltò
attento le parole dell’amico.
«Bene. Dì
a tua moglie di non preoccuparsi. E’ qui, è appena arrivata. Deve
aver mancato la dependance. Sì, me la sono ritrovata sulla porta quasi
assiderata. Ma sopravvivrà.»
Dall’altra
parte, la voce gracchiò una brutta parola, poi un “grazie”
e “la vengo a prendere”.
«Lascia stare,
non riusciresti a uscire con la macchina e lei non è in grado di camminare.
Stanotte la tengo qui.»
Alla battuta,
i suoi occhi azzurri scintillarono divertiti.
«Sì, un bel
caratterino, l’ho notato. Ma neppure io sono la fatina buona. Ah,
senti, l’invito a passare Natale da voi, è sempre valido? Perché
avrei cambiato idea.»
Adele è bravissima a lasciarti immaginare come continua il racconto. I suoi eroi sono umorali, maschi, uomini che non devono chiedere mai. Delgi Alpha che mi piacciono molto. Complimenti e Buon Natale.
RispondiEliminaMariaT.
No! è finito sul più bello.
RispondiEliminaMi è piaciuto subito il caratterino di Silvia e che dire di Luca. Wow! Brava Adele.
Brrrrr, che freddo mi ha fatto venire questa bufera di neve ....
RispondiEliminaDeliziose le schermaglie fra i due protagonisti.
Brava Adele! Come sempre riesci a coinvolgermi totalmente nella lettura delle tue storie. Complimenti!
Liliana
Bravissima Adele!!!! E' un racconto bellissimo e lui è davvero sexy...
RispondiEliminaVoglio sapere come finisceeeeee :D
Juliet
Ancoraaaaaa!!!! Anche io voglio continuare a leggere!!! Bellissimo ed emozionante. Ti scalda il cuore. Complimenti!!!!
RispondiEliminaStoria veramente simpatica e mi piacerebbe tanto conoscere il seguito! Lui mi ricorda tanto Luca Ward ;)
RispondiEliminaChe inizio coinvolgente!Piacerebbe molto anche a me leggere il seguito.....bravissima Adele!
RispondiEliminaDavvero carino questo racconto! Il dialogo fra i due protagonisti mi ha fatto davvero morire dal ridere!
RispondiEliminaComplimenti!!
Mi è piaciuto tantissimo anche questo racconto!!! E che protagonista maschile!!! Ora siamo tutte curiose di sapere cosa succede, non puoi lasciarci così!!!
RispondiEliminaTantissimi complimenti all'autrice!!!
E brava Pat! Ottima traccia di un romance con tutte le carte in regola per farsi leggere tutto d'un fiato! Direi che sarà meglio che tu ti metta al lavoro per ampliarlo e farne un libro il prima possibile....Simo
RispondiEliminaCarissime Ladies, grazie di cuore per i complimenti e la sapete una cosa? Mi avete fatto venire voglia di sviluppare la storia... chissà se in qualche serata fredda di queste feste, non mi riesca di approfondire la conoscenza con LUCA e SILVIA... vi farò sapere se lei ha avuto modo di... scaldarsi!
RispondiEliminaNel frattempo, grazie ancora e un abbraccio affettuoso. Buon Natale a tutte!
questo racconto è finito troppo bruscamente, proprio sul più bello.
RispondiEliminauno stile rilassante e piacevole.
mi è piaciuto molto
brava... peccato sia finito troppo presto....
RispondiEliminaNon c'è niente di meglio di una tormenta di neve che tiene in casa due sconosciuti che... si piacciono. Non sarà un Natale bianco. Bello. ANITA GAMBELLI
RispondiEliminaAdele, come me lo immagino questo LUCA quando dice alla nostra Silvia: «Non sai quanto, se farai resistenza.»
RispondiEliminaCon la fossetta sulla guancia e il sorriso di sbieco. E quegli occhi che di sicuro saranno azzurri scintillanti. WOW, grazie, facci sognare!
Bello! Coinvolgente nel creare una situazione quasi magica eppure ancorata alla realtà...e il protagonista...merita più di un sospiro ;)
RispondiEliminaPatrizia
Ti lascia la curiosa percezione di una fine inappagata...ma anche questo è il bello del pink romance....
RispondiEliminaLetto e piaciuto molto, ma ormai chi ti ferma più, cara Adele? Augur per un fantastico 2012!
RispondiEliminaMariangela Camocardi
Anche a me è piaciuto. Peccato però per il finale. In realtà non sembra un racconto finito, bensì l'inizio di un romanzo. Ci sarà un seguito? :-)
RispondiEliminaGrazie della "visita", Mariangela, un abbraccio forte! Sai, comincio a credere ai sogni... spero di non svegliarmi troppo presto, cadendo dal letto!
RispondiEliminaAuguri!
Sì sì vogliamo il seguito...non si può interrompere una storia così intrigante e coinvolgente nel punto in cui le cose si fanno più interessanti ^__^
RispondiEliminaLa ns. carissima Adele diventa sempre più brava! Eh sì, Luca ha tutti i tratti distintivi, fisici e caratteriali, dei suoi ormai famosi maschi Alpha, inconfondibili. La caratteristica che mi ha colpita e mi è piaciuta di più in qs racconto è che, nonostante l'ambientazione contemporanea, è piuttosto evidente che si tratti di un romance puro, cioè si svolge nel presente, lei è un'eroina moderna, ma lui è l'eroe classico che più classico nn si può: solitario, sui generis, impositivo e tanto, tanto protettivo. Chi nn sognerebbe di incontrare un uomo così? E poi, cosa c'è di più romantico di una baita in legno, calda e confortevole, in mezzo alla neve e al gelo? Hanno ragione tutte le altre ragazze, qs racconto merita di essere ampliato x raggiungere lo status di romanzo. E giuro che il mio commento positivo nn è dato dal fatto che l'eroina si chiama come me! ;-)
RispondiEliminaBel racconto, mi sono proprio divertita nel leggerlo. Spero scriverai un seguito.
RispondiEliminaCiao Monica Rizzi
bello bello...solo che è finito troppo presto! Dai Adele!...che ne dici di un seguito?
RispondiEliminaSecondo me "accidenti" all'inizio non è credibile ;-))) Ma al resto ci credo :-) Ora mi organizzo un bel we lungo sui monti !!! BRAVA la mia Adele !!!
RispondiEliminaMolto bello... come inizio, però non è finito :(
RispondiEliminaVoglio il seguito anche io!!!
Brava!
Bellinooooo! Mi è piaciuto veramente tanto, spero di leggere il continuo e anche altre cose di Adele.
RispondiEliminaE' vero, forse all'inizio indugiare un po' di più sul motivo per cui lei è costretta a mollare l'auto l'avrebbe reso più credibile, o diminuire quei 5 km che sembrano davvero impossibili, da coprire nella tormenta. Però Silvia è davvero divertente, ha le carte in regola per diventare una protagonista deliziosa, con un degno "lupo solitario" contro cui scontrarsi ;)
RispondiEliminaBrava Adela, mi è piaciuto molto!! Emanuela
RispondiEliminaBello bello bello brava Daniela
RispondiEliminaComplimenti Adele !!!
RispondiEliminami hai regalato un emozione
Bellissimo davvero.
RispondiEliminaQuanto mi piacerebbe che ne venisse fuori un libro...
Complimenti all'autrice.
Complimenti!!!
RispondiEliminaDa un po' non visitavo il sito .. mi sono persa un sacco di buone letture ...Assolutamente da rimediare !!
RispondiEliminaBravissima Adele .. spero di leggere presto il seguito ..
Sonia
A me non è piaciuto. Sembra che la scrittrice non riesca a fare frasi con più di quattro parole, inoltre la storia è piuttosto banale. Secondo me un racconto per essere bello deve avere un guizzo che sorprenda il lettore, o una battuta finale che ti faccia rivedere il significato di tutta la storia. Qui manca tutto questo.
RispondiElimina<<<bellissimo il segutio ci vuole proprio
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