Una Romantica Estate: L'ESTATE DEL PRIMO AMORE di Laura Gay


  

Giulia affrettò  il passo. Era terribilmente in ritardo quella sera. Aveva impiegato ore a scegliere cosa indossare e come pettinarsi: tutto doveva essere perfetto.

Sorrise. Chi l’avrebbe mai detto che avrebbe provato una tale agitazione per un ragazzo, lei che prima di allora non si era mai curata del proprio aspetto fisico. Eppure Marco le aveva fatto battere il cuore fin dal primo incontro. Era certa che non avrebbe mai scordato quell’estate al mare. L’estate del suo primo amore.
A un tratto lo vide. Era appoggiato a un muretto, le mani infilate nelle tasche dei jeans, in una posa rilassata. Il cuore cominciò a batterle forte, come se avesse corso. Ecco, quello era l’effetto che le faceva. Del resto, come restare insensibili al suo fascino? Era così bello. E aveva un modo di guardarla che le faceva sentire le farfalle nello stomaco.
– Eccomi! – esclamò, non appena fu abbastanza vicina. – Scusa il ritardo.
Lui sollevò lo sguardo e un sorriso gli illuminò il viso abbronzato.
– Sei bellissima.
Quelle parole la fecero arrossire. Non si era mai sentita particolarmente bella. Portava i capelli corti come un maschio ed era alta e magra. Troppo magra. Eppure Marco riusciva a farla sentire… unica.
Ricambiò il sorriso e rimase a fissarlo come una stupida, le mani che giocherellavano con i bottoni della camicetta. Oltre ai jeans, Marco indossava una maglietta nera elasticizzata che sottolineava il suo fisico asciutto. Si intuiva all’istante quanto amasse lo sport. A diciotto anni, i suoi pettorali erano già perfettamente scolpiti.
Arrossì, imbarazzata dai suoi stessi pensieri. Poi lui le accarezzò una guancia e il suo cuore si fermò. Stava per baciarla. Lo capì da qualcosa nel suo sguardo e da come si stava avvicinando a lei. Quando le sue labbra la sfiorarono un brivido le scese giù per la schiena e dischiuse le proprie, abbandonandosi contro di lui.
Baciare Marco era sempre una forte emozione. Come cadere da un aereo senza paracadute, solo che era piacevole. Molto piacevole.
La sua lingua trovò quella di lei e l’accarezzò lentamente, quasi volesse assaporarla fino in fondo. Quando si staccò da lei, Giulia emise suo malgrado un gemito di protesta.
La risatina roca di Marco la fece arrossire di nuovo.
– Andiamoci piano – le disse, in un sussurro. – Aspettiamo almeno di essere soli, sulla spiaggia.
– Allora andiamo! – esclamò, colta dall’improvvisa urgenza di restare sola con lui e perdersi nei suoi baci.
Lui rise ancora. Poi i suoi occhi tornarono seri. Sembravano fatti di incandescente ossidiana e un altro brivido la percorse, mentre Marco le prendeva la mano e si incamminavano verso la spiaggia.

Marco strinse le esili dita di Giulia, sforzandosi di non lasciar trapelare la forte inquietudine che lo aveva invaso durante quel bacio. La desiderava. Non aveva mai provato qualcosa del genere, prima d’ora. Qualcosa di così potente e devastante. Poteva percepire i battiti accelerati del suo cuore e temeva che lei potesse leggere sul suo viso ciò che provava in quel momento.
Giulia era così  bella. Di una bellezza che non aveva nulla a che fare coi canoni classici, ma che lo colpiva ogni volta con la forza di un pugno allo stomaco.
Amava tutto di lei: i capelli castani, corti e perennemente spettinati, gli occhi verdi come l’acqua marina e quelle lunghe ciglia, che quando si abbassavano creavano un’ombra attorno agli occhi. Amava il suo corpo agile e flessuoso, le gambe affusolate e la sua camminata svelta, molto poco femminile.
Sì, perché Giulia era un maschiaccio. Giocava a calcio meglio di un ragazzo e non l’aveva mai vista indossare qualcosa di diverso da un paio di jeans, t-shirt e scarpe da ginnastica. Per lo meno fino a quella sera. In effetti, era stata una sorpresa vederla arrivare con indosso una camicetta a fiori e una gonna plissettata. Ai piedi calzava un paio di sandali neri, col tacco basso. No, era stata più di una sorpresa: gli si era mozzato il fiato in gola.
– I tuoi sanno che sei uscita con me, stasera? – chiese all’improvviso, più per distogliere la mente da quei pensieri che per reale curiosità.
Giulia si morse il labbro inferiore. Cavolo, era così sexy quando lo faceva!
– A dire il vero, no. Ho detto loro che uscivo con la compagnia del mare. Sai com’è mio padre, se sapesse che mi vedo da sola con te farebbe un sacco di storie.
Marco ridacchiò. In fondo suo padre non aveva tutti i torti. Se solo avesse saputo le cose che avrebbe voluto fare a Giulia, una volta soli… ma dopotutto cosa c’era di male nell’essere innamorati?
Finalmente raggiunsero una spiaggetta isolata. Si trovava in una piccola insenatura: il posto ideale in cui appartarsi con la propria ragazza, se non si voleva essere disturbati. Solo lui e Giulia conoscevano quel piccolo anfratto. Era il loro rifugio segreto.
– Secondo te ho fatto male a mentirgli? –
La voce di Giulia quasi lo fece trasalire. – No, certo che no. Pensa se ti avesse proibito di uscire? Ho una voglia pazzesca di stare con te. Sarei impazzito, se tu non fossi potuta venire.
Lei abbassò lo sguardo, mentre si toglieva i sandali per camminare a piedi nudi sulla sabbia. – È lo stesso per me, Marco – rispose con un filo di voce.
Si sedettero vicino a un gruppo di scogli, nel punto più nascosto della piccola baia. Per un attimo Marco rimase in silenzio ad ascoltare le onde infrangersi sulla battigia, l’odore di sale e alghe che gli riempiva le narici, fino a quasi entrargli nella gola.
– C’è così tanta pace qui – mormorò, dopo un po’. – Sembra un posto magico. Il nostro posto magico.
Giulia si passò  una mano fra i capelli. Era un suo gesto abituale. Marco sapeva che lo faceva quando era nervosa.
– Hai paura di me? – le chiese, colpito a un tratto da quel pensiero.
Lei scosse il capo. – No, certo che no. Ho paura di quello che provo in questo momento, qui da sola con te.
– E cosa provi?
Marco la guardò. Per un attimo si sentì intimorito. Chissà se anche Giulia provava i suoi stessi sentimenti, le sue stesse emozioni?
Lei si schiarì  la voce, gli occhi fissi nei suoi. – Sento il mio cuore battere come impazzito e penso che morirò se non mi baci. Ora.
Lui non se lo fece ripetere. L’afferrò per le spalle e le sue labbra calarono su quelle di lei, fameliche. Non l’aveva mai baciata in quel modo. Di solito i loro baci erano lenti e pieni di dolcezza. Ma come arginare la passione, quando ti avvolgeva con la forza di un uragano? C’era un modo per impedire al proprio sangue di scorrere così veloce nelle vene e al respiro di farsi così affannoso?
All’improvviso temette di averla spaventata e rallentò, col cuore che pareva schizzargli fuori dal petto, da un momento all’altro. Si staccò da lei ansante. – Scusami – disse, cercando il suo sguardo.
Giulia aveva gli occhi che brillavano, come tante piccole stelle. – Perché ti scusi? Ti ho chiesto io di baciarmi.
– Ma non così. Dovrei andarci piano, invece mi sono lasciato trasportare… dannazione, mi dispiace.
Lei gli passò  un braccio attorno al collo, attirandolo verso di sé. – A me non è dispiaciuto affatto, invece.
Marco aveva i nervi tesi. Sentire il corpo di Giulia così vicino al suo, il suo profumo alla vaniglia inebriargli i sensi… era sul punto di impazzire.
– Marco… – la voce di Giulia si era fatta tremula. – Fai l’amore con me, ti prego.
Il suo cuore perse un battito. – Sei sicura di volerlo?
– Sì, voglio che la mia prima volta sia con te.
Gli pareva tutto un sogno. La voleva così disperatamente che quasi non riusciva a formulare un pensiero logico. Alla fine smise di pensare e si affidò al proprio istinto, posando nuovamente le labbra sulle sue. Questa volta ci andò più cauto. Le passò la lingua agli angoli della bocca, stuzzicandola finché Giulia non la aprì. Allora approfondì il bacio, bevendosi il suo respiro, mentre la sua mano andava in cerca dei bottoni della camicetta. Li aprì uno a uno, col cuore che gli rimbombava nelle orecchie. Finalmente trovò il reggiseno. Accarezzò i seni attraverso il pizzo sottile e pensò che sarebbe morto, se non fosse riuscito a toglierglielo al più presto.

Giulia gli aveva già  permesso di toccarle i seni altre volte, ma lo aveva sempre fatto infilando le mani sotto la maglietta, scostando il pezzo di sopra del costume. Questa volta era diverso. Intendeva spogliarla lentamente. Tutta.
Un brivido di eccitazione lo fece tremare mentre le sue dita sganciavano il ferretto.
– Oh, Giulia – esclamò, sfilandole l’indumento. La guardò senza fiato. I suoi seni erano piccoli e tondi, ma in fondo non si diceva che per essere perfetti dovevano stare in una coppa di champagne? E quelli di Giulia erano più che perfetti. Li accarezzò piano, assaporando la morbidezza della sua pelle. Lei rabbrividì.
– Hai freddo?
Giulia si morse di nuovo il labbro. – No – la risposta giunse soffocata. – Ti prego, Marco, non smettere.
Notò che i capezzoli si erano inturgiditi. Significava che stava gradendo le sue attenzioni? Maledizione, avrebbe voluto avere un po’ più di esperienza, ma era la prima volta anche per lui e tutto ciò che sapeva sul sesso lo aveva appreso dai film e dai discorsi con gli amici.
Esitante, si chinò a baciarne uno. Vi passò sopra la lingua lentamente, mentre Giulia era scossa da un altro brivido. Poi provò  a succhiarlo. Ancora un brivido.
Reso più sicuro dalle reazioni di lei, si spostò sull’altro seno. Di nuovo brividi e sospiri. Marco stava andando a fuoco. Sentiva il proprio uccello premere contro i jeans, ma non osava liberarlo per imbarazzo. Forse era ancora troppo presto. Quando si capiva che era arrivato il momento giusto?
Spinto dalla voglia di affrettare i tempi, la fece sdraiare sulla sabbia e insinuò una mano sotto la sua gonna. Le accarezzò le cosce, fino ad arrivare a toccare l’elastico delle mutandine. Il suo cuore riprese a battere come un tamburo mentre gliele sfilava, assaporando il momento in cui l’avrebbe toccata lì.
Quando lo fece lei gemette piano. La sua vagina era morbida e calda sotto il suo tocco. E bagnata. Voleva dire che era pronta per lui? Si augurò che fosse proprio così perché sarebbe morto, se non fosse riuscito a entrare dentro di lei. Adesso.
– Marco… – la voce di Giulia pareva implorante. Lo desiderava anche lei? Quel pensiero gli incendiò i sensi.
Si tolse la maglietta in fretta, gettandola sulla sabbia. Poi armeggiò con la zip. Provò un momentaneo sollievo quando liberò la propria erezione dalla costrizione dei jeans. Infine riportò lo sguardo su Giulia. Aveva le ciglia abbassate, sul viso un intenso rossore. Era adorabile, nel suo imbarazzo.
Le allargò le cosce, posizionandosi fra di esse. Quando la penetrò, lo fece con un gemito di sollievo, sentendosi avvolgere dal suo calore. Cielo, era fantastico! In quel momento la sentì tremare e irrigidirsi.
– Ti sto facendo male?
– Un po’.
Provò a muoversi più lentamente. Dannazione, avrebbe voluto essere meno impacciato. Tuttavia, a Giulia sembrò non importare la sua goffaggine. Un attimo dopo era più rilassata e si muoveva a ritmo con lui.
– Giulia, io ti amo – le disse, la voce arrochita dall’emozione. – E giuro che ti sposerò.
Lei ansimò piano, la fronte imperlata di sudore mentre il piacere la scuoteva a ondate. Poi un lento sorriso le incurvò gli angoli della bocca.
Quel sorriso fu la cosa più dolce di quella calda estate.

Dieci anni dopo

Giulia si sedette sulla spiaggia, gli occhi rivolti verso il mare impetuoso. Era così  tanto tempo che non si recava in quel posto, eppure quella sera non aveva resistito al folle impulso di rivedere la piccola baia dove Marco l’aveva amata la prima volta.
Marco.
Come erano precipitate le cose fra loro? C’era stata l’università e poi avevano frequentato un corso di giornalismo, a Milano. Facevano progetti: una casa con giardino, fuori città, un gatto e ovviamente il matrimonio. Aveva scelto persino l’abito.
Una lacrima le rigò  una guancia. L’asciugò con uno scatto rabbioso, mentre i ricordi le laceravano l’anima. Tutto era iniziato con un litigio: Marco era diventato terribilmente competitivo sul lavoro e non digeriva l’idea che lei, invece di fare la brava mogliettina dedita unicamente alla casa, avesse scelto la sua stessa professione. Era diventata un’affermata giornalista sportiva, esattamente come lui.
Già. Sembrava assurdo, ma era stato proprio il lavoro ad allontanarli. Le liti si erano fatte sempre più frequenti e alla fine non c’era stato nessun matrimonio e nessuna casa col giardino.
Sospirò, arrabbiata con se stessa per la piega che avevano preso i suoi pensieri.
All’improvviso un rumore alle sue spalle la fece voltare. Il battito cardiaco accelerò bruscamente.
– Cosa ci fai tu qui? – La voce le era uscita più aspra di quanto non desiderasse. Quell’uomo riusciva a scatenare in lei una rabbia incontrollabile.
Marco sorrise ironico. – Hai dimenticato che i miei genitori possiedono una casa sul mare da queste parti, esattamente come i tuoi?
Si avvicinò con passi lenti, le mani infilate nelle tasche dei pantaloni. Perché  era così dannatamente sexy?
Giulia deglutì.  – Mi riferivo alla baia. Credevo non venissi più qui.
Lui si fermò  di fronte a lei. – Ho sempre amato questo posto, lo sai.
Si accovacciò, per poterla fissare meglio negli occhi e lei non riuscì  a impedirsi di arrossire. Il suo sguardo fu catturato dalle cosce muscolose di lui e una vampata di calore l’assalì.
– Che cosa ci è successo, Giulia? – Le sue parole sembravano colme di rimpianto.
Lei si passò  una mano fra i capelli, scompigliandoli. – Lo sai – rispose brusca. – Tu non riuscivi a sopportare il fatto che io fossi una giornalista in gamba, tanto quanto te.
Marco parve riflettere su quella frase. Afferrò una manciata di sabbia e osservò i granelli scivolare via dal suo pugno chiuso.
Sospirò. – Sei come la sabbia: inafferrabile. Ho tentato in tutti i modi di tenerti legata a me, ma per te il lavoro sembrava più importante di ogni altra cosa. Anche del sottoscritto.
Giulia sentì  la rabbia montarle dentro, incontrollabile. – E per te non era la stessa cosa, forse? Già, ma per un uomo è ammissibile, per una donna no. La donna dovrebbe immolarsi per il proprio marito, invece di inseguire la carriera, non è così?
Le parve di scorgere una scintilla di furia nei suoi occhi. – Mi credi davvero così meschino? Non mi importava che tu volessi affermarti nel lavoro. Il fatto è che per me non c’eri mai. Alla fine le uniche occasioni che avevo di vederti erano le interviste a fine partita. Occasioni che si trasformavano in sfide all’ultimo sangue. Certo, perché Giulia Camerino doveva sempre primeggiare. I tuoi articoli dovevano essere i migliori.
– I miei articoli sono i migliori.
Marco rise piano, scuotendo il capo. – Non è questo il punto.
Giulia si alzò  in piedi di scatto, fissandolo dall’alto in basso. – Ah, no? E allora qual è il punto?
Lui ricambiò  lo sguardo con una strana luce negli occhi azzurri. Tristezza, forse. – Il punto è che per essere la “migliore” ti sei allontanata da me. Invano ho cercato di farti capire che avevo bisogno di te.
Giulia tornò  a passarsi la mano fra i capelli. – Ma davvero? Prima o dopo essertela spassata con le tue numerose ammiratrici? – Quelle parole le uscirono senza controllo. Avrebbe voluto mordersi la lingua, piuttosto che far capire quanto le sue scappatelle l’avessero ferita, ma ormai non c’era modo di rimangiarsi quella frase.
Marco si alzò  in piedi a sua volta, rimettendosi le mani in tasca. Quando parlò  la sua voce era leggermente roca: - È vero, ti ho tradita. Ma solo perché ero disperato. Ti desideravo da impazzire e tu non facevi sesso con me da mesi, ormai. Cosa avrei dovuto fare? Non sono un monaco votato alla castità!
– Sei un bastardo.
Giulia fece per allontanarsi, ma lui fu più veloce e la trattenne per un braccio. In un attimo la sospinse contro uno scoglio, bloccandola con il proprio corpo. Giulia percepì il profumo del suo dopobarba e un intenso desiderio si impadronì di lei. Sarebbe stato così facile dimenticarsi di tutte le cose che li allontanavano e abbandonarsi… a cosa? A una notte di sesso? Lì, nello stesso posto dove gli aveva offerto la sua verginità?
Come se avesse percepito i suoi pensieri, Marco si impossessò della sua bocca. Le ficcò  la lingua in gola, divorandola, finché le gambe non le si fecero molli e fu costretta ad aggrapparsi a lui per sorreggersi. Poi le labbra di Marco si staccarono dalle sue, ma solo per posarsi sul suo collo e lasciarle una scia di baci infuocati e piccoli morsi.
– Sai a cosa pensavo tutte le volte che facevo sesso con le altre? Pensavo a te. A quanto ti desideravo. Con loro non è mai stato fare l’amore, lo capisci?
Giulia non avrebbe voluto ascoltarlo. Sapeva che avrebbe dovuto fuggire via, lontano dalla tentazione che lui rappresentava. Eppure non riusciva a muoversi. Era come ancorata a quello scoglio, percorsa da brividi di piacere.
– Giulia, sposami – le parole di Marco la colsero di sorpresa. – Questa volta per davvero. Sposami.
Entrambi ansimavano, come se avessero corso. – Marco, io…
– Ti prego, non rovinare tutto anche stavolta. Dì di sì.
Giulia aveva un groppo in gola che le impediva di parlare. Non voleva perderlo. Non questa volta. Allora lo afferrò e lo baciò, con tutta la passione che aveva tenuto in serbo per lui, in tutti quegli anni. La sua mano scese ad accarezzare il suo pene eretto, attraverso la stoffa dei pantaloni.
Lui sibilò qualcosa in risposta. Forse un’imprecazione.
– Questo è un sì? – fece, non appena le loro labbra si staccarono. Aveva la voce roca e terribilmente sexy.
Giulia rise. – Sì. E adesso baciami ancora.
Era stata sul punto di perdere la speranza. Quella sera era andata alla baia per dire addio a tutti i suoi sogni, invece aveva trovato Marco. Aveva ritrovato l’amore. Di certo non se lo sarebbe lasciato sfuggire di nuovo.

FINE

CHI E' L'AUTRICE
Laura Gay nasce a Genova nel 1970. Esordisce come scrittrice nel 2008 con un romanzo storico: Edmond e Charlotte. Le scelte dell'amore, edito da Enrico Folci Editore, e da allora non si è più fermata. Ha pubblicato La figlia del re di Francia con la 0111 Edizioni e un time travel dal titolo Prigioniera del tempo, edito da Boopen. VEDI QUI.
Sulla scia del successo ottenuto da questo suo romanzo, ha deciso di pubblicarne il  seguito che è uscito di recente con il titolo Ovunque sarai.VEDI QUI Un suo racconto è stato pubblicato su Romance Magazine e un altro è stato selezionato per l’antologia “365 storie d’amore”. Inoltre, i suoi racconti  Resta con me e Il risveglio dei sensi  sono entrambi stati selezionati fra i sei racconti finalisti nelle rassegne SENZA FIATO e ROSSO FUOCO su questo blog.

VISITA IL SUO SITO: http://lauragay.blogspot.com


TI E' PIACIUTO L'ESTATE DEL PRIMO AMORE? COSA NE PENSI? ASPETTIAMO I TUOI COMMENTI. 
FRA TUTTE LE LETTRICI CHE COMMENTERANNO  I RACCONTI DI UNA ROMANTICA ESTATE VERRANNO ESTRATTI DEI LIBRI A SORPRESA. 


12 commenti:

  1. Mi è piaciuta molto la prima parte, dalla seconda mi aspettavo un po' di più.. è coinvolgente, ma il momento del litigio è breve e mi chiedo: cosa assicura che una volta sposati non si ripeterà tutto come prima (competizione sul lavoro, tradimenti..)? resta un po' in sospeso ;)

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  2. Credo che in un rapporto di coppia non ci sia mai la garanzia che tutto andrà per il verso giusto. L'amore è sempre un'incognita. Nel caso dei due protagonisti del racconto immagino che a convincerli sia stata la consapevolezza di quanto sia stata dolorosa la vita l'uno senza l'altro. Spesso si commettono errori senza tenere conto delle conseguenze. In questo caso, se Marco e Giulia si fossero confessati prima le loro rispettive emozioni e aspettative deluse, forse non si sarebbero mai lasciati. A mio parere l'incomunicabilità è una delle cose peggiori in un rapporto.
    Grazie per il commento, Jess. La prossima volta cercherò di sviluppare meglio il finale.

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  3. Una bella favoletta e nulla più. Sarà che, mio malgrado per lavoro, me ne intendo, ma so che non va mai così. Comunque, a priori non mi piace l'atteggiamento remissivo di Lei dopo le amarezze sopportate. Ciao. Filomena

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  4. Un racconto molto carino. Mi è piaciuta soprattutto la prima parte, molto fresca, romantica e sognante. La seconda è sicuramente più amara, com'è naturale che sia quando ci si confronta con i problemi e la quotidianità della vita adulta. L'unica punto che non ho digerito, per mio gusto personale, è quello sui tradimenti di Marco; spero per Giulia che non sia recidivo e ci ricaschi alla prima incomprensione di coppia.
    Ora mi rileggo la prima parte ^_^

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  5. Mi piace lo stile lieve, credo volutamente estraneo a uno scavo troppo insistito di pieghe & piaghe dolenti, utilizzato da Laura Gay. Senza dubbio la prima parte è quella che emana maggiore dolcezza, il sapore ineffabile dei primi amori e del tempo in cui tutto pare possibile. Credo che alla fine il fil rouge del racconto, almeno come percezione da lettrice, sia questo: quel "tutto è possibile" e anche quelle paure, provate coi primi fremiti del cuore e del corpo, posso divenire più delineate realtà?
    Patrizia

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  6. Ringrazio tutte voi per aver lasciato un parere. Vi spiace se prendo spunto dai vostri commenti per avviare una discussione? Ho notato che alcune di voi hanno giudicato negativamente il tradimento di Marco. Bene. In effetti lui è colpevole di questa mancanza nei confronti di Giulia.
    Però sbaglio o nessuna si è soffermata a pensare a come sia stato il comportamento di Giulia nei confronti di Marco? E a come deve essere stata la vita di lui con una donna totalmente assente perché dedita 24 ore su 24 al lavoro? Immaginiamo come ci si deve sentire a tornare a casa alla sera e trovarla vuota. Dover cenare da soli perché il partner lavora fino a tardi. Andare a dormire da soli. Trascorrere i week end da soli. Dura, eh? Soprattutto se questi comportamenti si protraggono nel tempo.
    Non giustifico quello che ha fatto Marco. Però posso arrivare a comprenderlo. Lui ha tradito Giulia ed è stato un errore. Ma a suo modo anche Giulia ha tradito Marco. Lui ha tradito in senso “fisico”. Lei ha tradito con il cuore, smettendo di pensare a lui.
    C’è una canzone di Laura Pausini che dice: “L’amore muore se non lo fai”. Ebbene, io penso che non sia tanto sbagliato. Proviamo a immaginare una vita in cui siamo totalmente ignorati dal partner. Come ci sentiremmo in questo caso?
    Quello che volevo sottolineare con questo racconto (e a questo punto temo di non esserci riuscita) non è solo il fatto che gli amori giovanili possono scontrarsi con mille difficoltà, quando si cresce. Volevo anche evidenziare questa realtà: spesso, quando un rapporto va male, si tende a dare la colpa unicamente all’altro, senza mai riflettere sulle proprie mancanze.
    Avete mai provato ad ascoltare due amici che si sono lasciati? Di solito uno accusa l’altro e viceversa. Oddio, talvolta può capitare che l’ago della bilancia si sposti più da un lato che da un altro. Ma la maggior parte delle volte non è così facile stabilire chi ha torto e chi ragione.
    Tempo fa ho sentito parlare di una coppia che si è separata. Io ho ascoltato il punto di vista della madre di lui che accusava la nuora di essere una donna superficiale che pensava solo a divertirsi mentre il marito si ammazzava di lavoro. Pare che lei si lamentasse del fatto che lui non la portasse mai a ballare e che rincasasse tardi la sera per lavorare.
    Io però mi sono chiesta: come deve essere stata la vita di questa donna, sempre sola perché il marito lavora? Desiderare di andare a ballare qualche volta con l’uomo che si è scelto come compagno è davvero sintomo di superficialità? Volersi affermare nel lavoro non è sbagliato, ma quando si decide di unire la propria vita a quella di un’altra persona si deve riflettere sul fatto che tu prendi un impegno con questa persona. Poi non puoi dimenticartene e lasciarla in un angolo.
    Nel mio racconto io non condanno né Giulia né Marco e assolvo entrambi. Entrambi hanno commesso un errore e, anche se tardi, se ne sono resi conto e hanno deciso di riprovarci.
    Nel suo commento Filomena dice che nella realtà non va mai così. Beh, “mai” è una parola grossa perché a mio parere esistono anche le eccezioni (se non lo pensassi non amerei il romance perché lo giudicherei fantascienza). Comunque sì, nella vita reale sono rari i casi in cui si approda al lieto fine, in una storia del genere.
    Ma ci siamo mai chiesti il perché? Forse non è perché tendiamo a vedere le cose da un unico punto di vista? Proviamo a spostare questo punto di vista, un po’ come faceva Robin Williams nel film “L’attimo fuggente”. Saliamo anche noi su un tavolo e vediamo le cose da un’altra prospettiva. Potremmo stupirci di cosa vediamo.
    Voi che ne pensate? È più grave tradire col corpo o con il cuore? Sono curiosa di conoscere il vostro parere in merito, senza accapigliarci ovviamente e rispettando ciascuno il parere dell’altra, che se no Francy ci manda via dal suo blog! ;-)

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    Risposte
    1. hai ragione, non so perché nei romanzi ci si aspetta sempre un lieto fine, forse perché rassicura sapere che almeno nella finzione tutto si risolve per il meglio... quello che non si capisce tanto è: per quanto tempo son stati separati? perché sembra che abbiano trascorso tutti i 10 anni insieme tra alti e bassi e poi all'improvviso si sn separati e poco dopo si son ritrovati sulla spiaggia.. forse ha più senso se è passato tipo un anno dalla separazione e non solo qualche mese..se abbiano cioè avuto il tempo di elaborare il loro rapporto e di capire gli sbagli che han fatto :)ciò che hai scritto mi ha colpita molto, io leggendo mi son soffermata più sui sentimenti che sul messaggio che c'è dietro e la condanna a Marco sembrava quasi ovvia. Però è vero, anch'io se venissi ignorata all'inizio mi sentirei male, poi però rivolgerei la mia attenzione verso qualcos'altro e chissà magari anche qualcun altro.. e proprio perché l'assenza allontana più di un qualsiasi tradimento, mi chiedo dove possa trovare lui il coraggio di ricaderci, così come mi chiedo come lei riesca a trovare la forza per fidarsi ancora.. questo mi sembra che nella realtà sia poco probabile ;) rimarrebbero i ricordi negativi, i sensi di colpa, la paura di una replica e magari anche il sospetto che l'altro non sia poi così sincero.. chissà..

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  7. In effetti non sono stata chiara su quanto tempo fosse passato, hai fatto bene a farmelo notare. Comunque ho immaginato che fossero passati un paio d'anni da quando Giulia e Marco si sono lasciati. È vero: è difficile tornare a fidarsi l'uno dell'altro in questi casi. Ma io lo farei, se fossi davvero innamorata. Anche rischiando di sbagliare. Forse sono un po' incosciente, ma credo che valga sempre la pena tentare. :-)

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  8. Il connubio amore/ delusione è un po' come le due facce di una stessa medaglia. Alzi la mano chi non l'ha subito almeno una volta nella vita, io faccio parte della schiera delle tante che hanno patito per amore con conseguente delusione, quindi ritrovo molta veridicità in questo racconto. Ovvio, la prima parte, vuoi per l'età dei protagonisti, vuoi per l'ambientazione magica, è un bel momento che non tutte abbiamo vissuto come una fiaba, ma che sicuramente avremmo voluto. La seconda invece, e qui a costo di diventare impopolare devo comunque schierarmi, è la più reale e quella che ho preferito. Calandomi nei panni di entrambi i protagonisti, devo dire che ho analizzato il tutto e quella che mi è piaciuta meno è proprio Giulia, perché a mio parere non ha saputo bilanciare gli eventi, si è fatta prendere dall'ambizione, cosa che ci starebbe benissimo se fosse stata chiara con Marco, e non 'lasciarlo' andare a cercare altrove quello che con lei non trovava più. Quel che ho letto io in questa magnifica fiaba da godersi sotto l'ombrellone è stato la mancanza di comunicazione, che come spesso accade distrugge rapporti importanti grazie all'affilata lama dell'indifferenza.
    Non so se ho capito male, ma questo è quello che ho percepito io!

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  9. Sí, questo è proprio il messaggio che volevo trasmettere con il mio racconto. Anch'io in passato ho sofferto molto per amore, ma ciononostante sono riuscita a non smettere di credere in questo sentimento. Ho sempre pensato che fosse meglio prendere una facciata piuttosto che avere il rimpianto di non averci provato. Le sofferenze aiutano a crescere, ma i rimpianti avvelenano la vita.

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  10. Il racconto è carino ma, data anche la brevità, per forza di cose mi sembra piuttosto superficiale nella seconda parte con una certa fretta nell'arrivare al lieto fine. Apprezzo molto il bel modo in cui è scritto. Una lettura piacevole per qualche minuto di relax. Grazie!
    Micaela

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  11. E' uno dei racconti che ho apprezzato meno.Forse troppo breve per affrontare un amore lungo 10 anni, troppo riassunto per poter vivere a pieno la storia.

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