Trovare l’uomo dei sogni
è il desiderio di ogni donna, più che mai quando questa supera, se pur di poco,
la soglia dei trent’anni. In pratica sembra che quella dannata soglia operi
malefici visto che ogni ragazza, consideratasi felicemente single fino al momento
di varcarla, si sente infine costretta a tirare le somme riguardo a ciò che
possiede e a quello che non ha ancora avuto.
Mettendo da parte una
rivista femminile che trattava proprio quell’argomento, Caty rifletté che le
giornaliste e le psicologhe erano davvero monotone nell’elargire consigli sulla
strategia di conquista dell’uomo dei sogni, come se il principe azzurro fosse a
portata di tutte solo con uno schiocco di dita, e come se spesso non si
rivelasse un rospo.
E lei di rospi ne aveva
visti parecchi.
Negli ultimi tempi
rimuginava parecchio sul suo futuro, e aveva deciso che dopo la scalata
professionale, non così eccezionale, in realtà, era arrivato il momento di dare
un senso alla sua vita. Desiderava, possibilmente in un futuro molto prossimo,
un amore con la A maiuscola. Voleva un uomo gentile, simpatico, intelligente,
magari anche fisicamente gradevole e, perché no, fantastico nel fare sesso.
Nella lista dei desideri c’erano anche un paio di bambini con le faccette
burrose, un cane, un gatto e una villetta con giardino. A lei, in fondo, era
sempre piaciuto coltivare fiori, anche se sul terrazzino di cemento del suo
appartamento morivano sempre tutti.
Non sapeva quando avesse
cominciato a sentirsi vecchia, magari quando aveva realizzato che si stavano
affacciando all’amore le diciottenni, con le loro tettine perfette e i loro
sederini sodi. Insomma, le pareva di perdere terreno e doveva ammettere che gli
uomini adatti alle sue esigenze, fra i trentacinque e i quaranta, erano quasi
tutti già impegnati.
Ci voleva quindi un gran
colpo di fortuna, oltre ai metodi suggeriti su quei dannati giornali.
Le sue amiche, per
esempio, avevano tutte una marcia in più.
Nonostante i mille
impegni, Marina era una perfetta padrona di casa. Nell’appartamento in cui
viveva con il suo compagno non c’era uno spillo fuori posto, senza contare che
amava lavorare a maglia e Giorgio sembrava davvero compiaciuto quando riceveva
gli amici in quella linda casetta con addosso l’ultimo maglione creato dalle
manine sante del suo amore.
Al contrario, la casa di
Anna avrebbe meritato qualche spolverata in più, ma, in fondo, era giustificata
dal momento che aveva un bambino piccolo da accudire. Tuttavia seguendo le
istruzioni sul suo blog di cucina preferito, trovava sempre il tempo per
cucinare a suo marito piatti divini, servendo portate che in altre case si
gustavano solo a Natale.
Barbara non sapeva nulla
di cucina e pulizie varie, ma conosceva bene i segreti del sesso. Probabilmente
anche lei si ispirava a un blog. Aveva conquistato Piero con la sua…
‘sapienza’. Sesso al primo appuntamento, sesso ogni notte, sesso senza tregua,
e anche se lui qualche volta sembrava un po’ ‘sbattuto’, la storia fra loro
funzionava alla grande.
Se poi pensava a Sandra,
che sapeva rigirarsi Cristiano come una trottola sul palmo di una mano, Caty
moriva d’invidia. Certo, Sandra era di una bellezza straordinaria, di cui aveva
motivo di andar fiera, ma possedeva anche un’intelligenza arguta e grande
obiettività nelle analisi sulla situazione politica, che a lui interessavano
molto.
Quindi, Caty si era
chiesta cosa avrebbe potuto offrire all’uomo dei sogni perché la prendesse in
considerazione; sempre che, naturalmente, fosse riuscita a incontrarlo.
Era carina, ma senza
nulla che si potesse considerare speciale, e in un punteggio da uno a dieci
forse avrebbero meritato sei e mezzo. Non era stupida, ma considerava la sua
intelligenza del tutto normale, se pur con qualche curiosità.
Non si era mai
interessata alla politica e di certo non sapeva fare acute osservazioni in quel
campo. Non sapeva cucinare e, in realtà,
neppure si sentiva portata a farlo, anche se in ufficio aveva sentito che i
corsi di cucina erano molto frequentati dagli uomini soli in fase d’acchiappo.
E non poteva giocarsi la carta dell’uncinetto, poiché non aveva manualità con i
ferri e l’unica volta che aveva provato a ‘creare’ qualcosa aveva ottenuto uno
scampolo di sciarpa che sembrava essere stata mangiata dalle tarme. In quanto
al sesso, in quel periodo non ricordava neppure cosa fosse un amplesso. Non era
donna da avventure da una notte; e non conosceva irresistibili tecniche di
conquista.
E poi… era davvero
disordinata!
Era, tuttavia, disposta
migliorarsi e quando incontrò Luca si diede un gran da fare per riuscirci o, quantomeno,
per farglielo credere.
Lo vide in un bar, nei
pressi del palazzo in cui lavorava, e guardandolo di sottecchi lo trovò subito
desiderabile.
Tanto per cominciare
indossava giacca e cravatta, abbigliamento che lei trovava davvero sexy, e poi
era attraente. Aveva il pizzetto, e lei adorava quel lembo di barba, e I suoi
occhi erano di un azzurro così intenso che in contrasto con l’abbronzatura parevano
due gemme d’acquamarina.
Beh, forse era
un’esagerazione, tuttavia erano davvero luminosi.
Lanciandogli un’altra
occhiata, che lui ricambiò, si rese conto che cominciava a stempiarsi, che
forse aveva la mascella un po’ troppo pronunciata e che le orecchie erano
decisamente a sventola. Considerato tutto quanto, però, lui continuava a
piacerle, e anche parecchio, quindi sarebbe stata stupida a cavillare sulle
sciocchezze.
Non portava la fede.
Grande! Anche se questo non era una garanzia che non fosse impegnato perché
poteva essere benissimo fidanzato. Tuttavia, come avrebbe detto Barbara, non
era mica morto!
Quando lui accennò un
sorriso, provò un piacevole rimescolio, a dimostrare che gli autori dei romanzi
rosa non raccontano solo palle, e mentre ricambiava, credendo di averlo fatto
in modo invitante, si trovò a sperare che fosse un tipo d’iniziativa e che le
parlasse.
Luca esitò. Non era tipo
da abbordaggi disinvolti nei bar, meno che mai alle nove del mattino, anche se
quella era una ragazza che gli sarebbe piaciuto conoscere. Aveva un’aria
sbarazzina, bel faccino, capelli biondi che potevano persino essere naturali,
sguardo vivace e un gran bel fondo schiena. Lei aveva risposto al sorriso, ma
non significava molto. Magari era stato solo qualcosa di meccanico in risposta
al suo. Aveva sentito più volte amiche e colleghe parlare degli idioti affamati
che cercavano un aggancio dopo un solo scambio di sguardi, quindi aveva finito
il suo caffè e lasciato il bar, pensando dispiaciuto all’occasione persa.
Caty si disse che forse
era stata baciata dalla sfortuna quando lo rivide in farmacia una settimana
dopo.
Per giorni, sperando
d’incontrarlo di nuovo, aveva indossato gli abiti che lei considerava acchiappa
maschi, e che avevano avuto un certo successo anche in ufficio; ma quel mattino
non stava tanto bene e dal momento che per una questione urgente era stata
costretta a presentarsi al lavoro si era infilata un paio di Jeans e una
maglietta che, assonnata e influenzata stava persino per mettere rivoltata.
Aveva la faccia spenta, le occhiaie che tendevano al viola e i capelli raccolti
fermati sulla sommità del capo con un mollettone, con ciocche che sfuggivano
disordinate da tutte le parti.
Dio, che rabbia! Dopo
averla vista in quello stato, era impensabile che lo sconosciuto dagli occhi
azzurri potesse interessarsi a lei, e, quindi, indispettita pagò il suo
analgesico e se ne andò di corsa. Dopotutto era pure in ritardo per quella
pratica urgente che l’aveva costretta a buttarsi giù dal letto.
Naturalmente poi si diede
della stupida. Aveva avuto un’altra occasione e l’aveva sprecata.
Nonostante questo, decise
di darsi… e di dargli, un’altra chance. E quando una sera lo incontrò nei
pressi della metropolitana, s’intende dopo inutili visite al bar e persino
un’altra in farmacia, gli sorrise allegramente, come se avesse appena ritrovato
un amico.
Più chiaro di così!
Luca la guardò sorpreso,
ma anche felice. Diavolo, aveva desiderato molto rivederla. Si era dato
dell’imbecille per non averle parlato quando l’aveva vista in farmacia. Era
così pallida quel giorno e tanto, tanto carina. Tuttavia lei sembrava di fretta
e per nulla propensa a parlare. Non lo aveva nemmeno salutato.
Ora però gli sorrideva e
gli riuscì facile avvicinarla e parlarle. Sapeva di non essere particolarmente
brillante, ma poco dopo, davanti a un aperitivo, la loro conversazione si fece
meno imbarazzata e anche meno imbarazzante. Quindi la invitò a cena.
Il loro primo
appuntamento. Finalmente.
Dal momento che Caty era
già palesemente innamorata di Luca, le sue amiche non mancarono di darle
preziosi consigli.
Marina le raccomandò di
mettere in ordine la casa, nell’eventualità che dopo cena decidesse di
invitarlo a salire. Una ragazza ordinata faceva sempre buona impressione.
Anna le consigliò di
riempire il frigorifero. Se per qualche motivo Luca lo avesse aperto, doveva
credere che lei fosse un tipo previdente.
Barbara le disse subito
che di trovare un’ora per una buona ceretta alle gambe e all’inguine, e se
aveva intenzione di indossare un abito attillato di non fare come Bridget
Jones, mettendo orrende mutande contenitive. Quel suo appuntamento non avveniva
in un film, dove tutto diventava possibile! Le suggerì anche di comprare un
tanga o un perizoma, o, meglio ancora, una brasiliana, perché non aveva idea di
come gli uomini impazzissero per un po’ di pizzo su un bel sedere. Sandra,
infine, dall’alto della sua indiscutibile intelligenza le consigliò di
mostrargli tutto il suo sapere. Che non era poi così tanto.
Se aveva capito bene,
quindi, doveva fingersi ordinata, previdente, sexy, acculturata e informata.
Tutto insieme?
Quindi riempì il
frigorifero e pulì casa. Andò dall’estetista per fare la ceretta e comprò un
quotidiano, lasciandolo aperto sulla pagine dedicate alla politica. E con un
vestito attillato, senza mutande contenitive, andò al suo appuntamento.
Serata memorabile! A
parte il perizoma, a parer suo scomodissimo, che aveva scelto perché con
addosso quel vestito non si vedessero inestetici segni sui glutei. Ma quello
finì chissà dove quando lui glielo tolse, a portare forse disordine in
quell’appartamento, che a lei, quella sera, non sembrava nemmeno suo.
Fra le sue braccia,
sperimentando un paio di cosette che sottovoce le aveva suggerito di fare
Barbara, e altre che Luca conosceva piuttosto bene, non pensò troppo al fatto
che il rapporto col suo uomo dei sogni stesse iniziando con la menzogna. Non si
sentì preoccupata nemmeno quando lui guardandosi intorno le disse che la
trovava davvero molto ordinata e le parve contento di aprire un frigorifero
dove c’era il mondo da mettere sotto i denti in un’ora in cui nelle pizzerie
non si poteva ordinare più niente. E siccome lei stava vivendo nella favola di
Pinocchio, aggiunse bugie alle bugie, lasciandogli anche credere di aver letto
tutti i saggi che erano appartenuti a suo padre, e che teneva esposti nella
libreria.
Presa in quel vortice di
bugie, riuscì anche a perfezionarle. Lui, dopotutto, sembrava apprezzare molto
le sue millantate doti: il giornale, che prima non acquistava mai, era sempre
aperto sul tavolo; il golfino traforato, tanto alla moda, fatto dalla nonna e
spacciato per una sua creazione, sempre in vista. E altri piccoli particolari, come un cestino pieno di
matassine di lana e cotone e i ferri della maglia vicino al letto, erano stati
la ciliegina sulla torta. Aveva persino trovato una vicina disposta a farle le
pulizie tutti i giorni, disperdendo parecchio del suo denaro, così che la casa
fosse sempre uno specchio.
Diventò, tuttavia, sempre
più difficile mostrare all’uomo che amava quello che non era. Il loro rapporto
era perfetto, cioè, sarebbe stato perfetto se lei non fosse stata costretta a
subire uno sdoppiamento della personalità, e decise, quindi, di imbastire altre
piccole menzogne per poter tornare alla normalità.
A lui sarebbe importato
se gli avesse detto di non avere più tempo per lavorare a maglia? Avrebbe
potuto aggiungere che per lei era stato un hobby passeggero. In quanto ai vari
manicaretti di cucina, non aveva mai esagerato presentandogli piatti troppo
elaborati. Poteva quindi imparare a cucinare qualcosa! Mettere ordine in casa
sarebbe stato davvero un problema, ma anche in quel caso poteva fare uno
sforzo.
Comunque non riuscì a
imbastire proprio niente, perché Luca
torno in anticipo da un viaggio di lavoro e facendole una sorpresa si
presentò alla sua porta con ancora la valigia in mano.
La sua porta? Era sicuro
di non aver sbagliato? La prima impressione di Luca, quando entrò nella stanza
di soggiorno dopo che Caty gli ebbe aperto, fu che la sua ragazza fosse alle
prese con le pulizie di primavera. O magari un trasloco?
C’era di tutto in quel
soggiorno: scarpe a terra, magliette e
pantaloni gettati qua e là, come se avesse voluto provarli tutti quanti prima
di fare una scelta. Sul tavolo di cucina, che poteva vedere attraverso l’arco
che divideva le due stanze, c’era un cartone aperto della pizza, una confezione
di patatine e un barattolo di nutella con affondato dentro un cucchiaio.
Quello non sembrava
l’appartamento di Caty, anche se, ovviamente, lo era, e lei aveva l’aria di
essere molto imbarazzata.
— Pulizie estive? —
chiese curioso.
Caty la considerò
un’ottima scusa. Poteva dirgli che aveva deciso di rivoltare la casa come un
calzino! Dirgli che era stata così presa da non aver trovato il tempo di
cuocere nemmeno una parmigiana di
melanzane. Ma lei non sapeva cucinare quel piatto e, a rifletterci bene, lo
trovava pure un po’ pesante. Quindi scosse la testa e strinse le labbra fra i
denti, con aria colpevole.
— No. Si tratta solo di
disordine. Un po’ tanto… — E dal momento che lui non diceva niente, sbottò: —
Questo è il mio disordine. Il mio
solito disordine quando tu non ci sei! E poi…
E poi cominciò a
scaricarsi la coscienza.
— Non mi interesso di
politica e non ho letto tutti quei saggi — aggiunse allungando il braccio verso
la libreria. — Non so fare la maglia, quando ci ho provato ne è uscita una cosa
che sembrava morsicata da uno scoiattolo e non sono capace di cucinare. Tutto
quello che hai mangiato qui da me, veniva
dalla rosticceria. Nel disordine sto bene e… devo proprio dirti che odio mettere il
perizoma e le brasiliane.
Luca continuò a
guardarla, senza dire una parola. A quanto sembrava l’aveva ingannato per mesi,
e ci era riuscita anche piuttosto bene. Ma perché diavolo gli veniva da ridere?
Forse per quella sua faccetta dispiaciuta?
Sapeva cos’era un
perizoma, naturalmente. Più che toglierglielo, gli piaceva scostarlo con le
dita per poi poterla toccare e baciare. Le brasiliane erano probabilmente
quelle cosine inconsistenti di pizzo che ogni tanto le vedeva addosso, e che di
solito le toglieva subito? E in quel momento, sotto i calzoncini da casa, cosa
indossava?
— Perché… tutto questo? —
disse cercando di riprendersi da quel pensiero eccitante.
— Perché volevo che tu mi
vedessi perfetta, come lo sono le mie amiche.
— Quindi credi che mi sia
innamorato di te perché mi hai detto che ti diletti a sferruzzare?
— Hai detto che mi ami? — chiese lei, stupita e
felice.
Luca rimase spiazzato da
quella domanda. L’amava, certo, anche se non glielo aveva mai detto perché
voleva andarci piano. Lui sapeva quello che voleva, ma non era certo di quello
che volesse lei.
E, comunque, non si era
innamorato perché gli aveva fatto credere di sapere tener bene la casa. C’erano
momenti in cui aveva temuto fosse persino un po’ maniaca della pulizia. E anche
se gli piaceva mangiare bene, si accontentava sempre di quello che gli veniva
messo nel piatto.
A rifletterci era felice
che Caty non amasse lavorare ai ferri; si era preoccupato che volesse
regalargli un maglione e di essere costretto a metterlo per non deluderla. Non
si sentiva a suo agio con addosso cose fatte a mano. E gli stava bene che non
fosse interessata alla politica ma, soprattutto era contento che non avesse
letto tutti quei saggi. Stava quasi pensando di doversi mettere al passo!
— Non rispondi? — chiese
Caty avvicinandosi e lasciandogli odorare il suo profumo, felice che lui non la
respingesse e considerando che i suggerimenti di Barbara non erano poi così
male. Probabilmente, fra tutti quelli raccomandati dalle sue amiche, avrebbe
tenuto in considerazione solo i suoi. Dopotutto, provocarlo e amarlo era
l’unica cosa che le riuscisse davvero, e anche bene. — Anch’io ti amo, e non
posso fare a meno di te.
— È così? Non è un’altra
delle tue palle?
— Sì, forse potrei, ma starei molto male.
— Anch’io non posso fare
a meno di te. Ma forse potrei, stando molto male — ripeté lui sorridendo. — C’è
altro che dovrei sapere? O che dovrei
vedere? — chiese mordicchiandole l’orecchio. —Magari un vestito fatto a mano?
— A quello non ci avevo
pensato.
— Quindi non sei una
bugiarda perfetta. Dicevi che non ti piacciono i perizoma e le brasiliane. Cosa
indossi sotto, ora?
— Niente, amore.
Niente come tutto quello
che aveva detto di saper fare e di cui non gli importava. — E niente sia — rise
piano, cominciando a spogliarla. Cosa c’era, in fondo, di più eccitante di
quel ‘niente’.
FINE
CHI E' L'AUTRICE...
Miriam Formenti nasce Brescia, in una vecchia casa del centro storico ai piedi del castello. Forse è proprio l'aspetto romantico dell'antica fortezza, così facile da raggiungere per lei, a farle immaginare, fin da bambina, storie di principi, di cavalieri in lucenti armature, di dame vestite di raso e seta, di amori, di duelli e rapimenti.
Lascia, tuttavia, che le storie che crea intorno a quei personaggi viaggino nella sua mente senza mai imprimerle su carta. Sono storie tutte sue, che non crede possano interessare a qualcuno.
Senza immaginare, né desiderare, del resto, che scrivere possa diventare la sua occupazione, a vent'anni si trasferisce a Milano e lì trova lavoro in una Multinazionale. Si innamora, si sposa e ha la gioia di veder nascere le sue figlie, Elisa e Cristina.
Accade, però, che in un giorno di riposo, con il marito al lavoro e le figlie alla scuola materna, invece di leggere, come fa sempre durante i suoi momenti di relax, provi a scrivere alcuni pensieri, creando una storia. Sei mesi dopo termina il suo primo romanzo, un contemporaneo che ha la fortuna di pubblicare a un anno di distanza nella collana rosa di una nota casa editrice. Scrive in seguito altri contemporanei e dei romance storici, alcuni dei quali rieditati, fra cui "Capelli di Luna" e " Un uomo da odiare". Pubblica anche racconti per delle antologie e collabora con importanti riviste femminili scrivendo più di quattrocento fra racconti e romanzi brevi .
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TI E' PIACIUTO COME NASCE UN AMORE? PARTECIPA ALLA RASSEGNA LASCIANDO QUI SOTTO I TUOI COMMENTI E FIRMANDOLI. A FINE AGOSTO, ELEGGEREMO IL VOSTRO RACCONTO ESTIVO PREFERITO ED ESTRARREMO LIBRI A SORPRESA FRA TUTTE LE LETTRICI CHE LASCERANNO COMMENTI INTERESSANTI AI NOSTRI RACCONTI. PARTECIPATE!
APPUNTAMENTO A DOMANI, SABATO, 8 AGOSTO, PER UN NUOVO RACCONTO DI SUMMER LOVING, NON MANCARE!
Mi è piaciuto il racconto di Miriam Formenti. Molto carino.
RispondiEliminaFranca Poli
Ti ringrazio Franca.
EliminaMiriam
Carinissimo e soprattutto realistico. Infatti gli uomini se ci amano devono accettarci come siamo. Solo così si vive un rapporto felice. Milena
RispondiEliminaE noi dobbiamo accettare loro, Milena. Hai notato quanti difetti hanno anche i signori uomini? :)
EliminaMiriam
Un racconto molto carino, che rappresenta la realta' quotidiana senza eroine tuttofare, ma persone semplici come tutte e tutti! Storia molto piacevole!! :-)
RispondiEliminaGrazie anche a te. Viviana.
EliminaMiriam
Molto carino. Ma La principessa del bosco è già uscito mesi fa!
RispondiEliminaGrazie Teresa.
EliminaSì, La principessa è uscito a settembre 2014. Non ho riletto la mia storia d'autrice. Certamente Francy intendeva parlare della consegna del prossimo romanzo Mondadori della serie 'Cronache settecentesche', che uscirà a gennaio.
Miriam
Cara consorella Miriam, un racconto molto carino che in verità rispecchia alcune tipiche relazioni umane. Che la Dea ti benedica
RispondiEliminaCon piacere, acchiappo la benedizione e poi la rimando a te e a tutte quante le amiche.
EliminaGrazie, Anonima strega.
Miriam
poco romantico, secondo me, ma veramente molto allegro e divertente..... d'altronde nussuna è perfetta e gli uomini dovranno farsene una ragione!!!
RispondiEliminaNon posso negarlo, Isabella. Mi fa piacere che ti sia piaciuto ugualmente.
EliminaMiriam
Bellissimo racconto una ragazza vera che nonostante sia una disordinata è riuscita a portare ordine nella sua vita sentimentale, mi sento molto coinvolta in questo racconto io assomiglio sicuramente a Caty, sono una disordinata cronica ma anche noi possiamo trovare l'amore anche se non siamo perfette
RispondiEliminaGrazie Miriam
Ti ringrazio. Anch'io, Stefania, sono disordinata. Mi sono convinta che sia il disordine perfetto. In quell'immenso pastrocchio che sono la mia scrivania, i miei cassetti, il mio archivo, trovo sempre tutto. Grazie al cielo. In ogni caso, se non hai ancora l'amore e lo vuoi trovare, puoi sempre giocartela come Caty. Può essere che funzioni. :)
RispondiEliminaMiriam
Racconto simpatico che finalmente ci fa sentire un po' meno insicure e ci riporta alla normalità dopo donne sempre bellissime, perfette, sexy e di successo.
RispondiEliminaGrazie Lady MacKinnon. :)
EliminaMiriam
Un racconto veramente piacevole e reale. Grazie Miriam.
RispondiEliminaGrazie a te, micaelac.
EliminaMiriam
Un racconto molto carino. Ho apprezzato il disordine della protagonista, anche io ho il mio bel da fare tra cassetti e scrivania sempre traboccanti di fogli sciolti e pile di libri accatastati alla rinfusa. Complimenti, Miriam!
RispondiEliminaAnch'io sono tanto disordinata, tuttavia trovo sempre quello che cerco... a parte quello che non trovo. Ahahahaa.
EliminaIo sto leggendo a poco a poco tutti i racconti (sono in periodo di consegna). Sono riuscita a leggere il tuo. Nel commento ho dimenticato di scrivere che anche il titolo è bello. :)
Miriam
A parte l' aver passato i 40, mi trovo nella stessa situazione di Caty. Un racconto realistico e divertente, mi è piaciuto molto. Complementi, Miriam!
RispondiEliminaP.S. Ho La principessa del bosco in coda di lettura, spero di riuscire a leggerlo presto.
Cara Sarah, siamo in tante sulla stessa barchetta. Un po' invidiosa delle ragazze ordinate, però, io lo sono di sicuro.
EliminaGrazie per la principessa. Non è un romanzo lunghissimo, ma spero sia di tuo gusto.
Miriam
Molto carino! Frizzante, ironico e chick-lit al punto giusto. Mi è piaciuto :)
RispondiEliminaGrazie anche a te Eiry.
RispondiEliminaMiriam
Sto leggendo ora i racconti in concorso..il tuo mi è piaciuto molto, spumeggiante, realistico,scorrevole.Grazie per la tua semplicità..e con questo racconto mi hai incuriosita sicuramente a conoscerti meglio
RispondiEliminaTi ringrazio, Antonella, per questo tuo gentile commento.
EliminaMiriam
Davvero un racconto simpatico, il mio preferito fra quelli del concorso estivo!
RispondiEliminaTrovo che tratteggi bene il modo diverso in cui due persone vivono la stessa situazione, unendo all'allegria anche un pizzico di romanticismo. Leggerei volentieri altri racconti dell'autrice, a cui vanno tutti i miei complimenti.
Daniela
Grazie anche a te, Daniela, per questo gradito commento.
RispondiEliminaMiriam
racconto frizzante e simpatico.... il suo atteggiamento verso le amiche e il ricordo dei tanti loro pregi mi ha fatto tanto ridere e pur riconoscendomi negli sferruzzamenti di qualcuna e nella capacità culinaria dell'altra...non posso fare a meno di abbracciare la protagonista e il suo disordine(il tipico caos nel quale solo la mia mente sa ritrovare le cose!!!!) brava ..........saluti
RispondiEliminaGrazie Youngmamy x4.
EliminaMiriam