IL SENTIERO TRA I ROVI di Valeria Monti


CARISSIME, PER INZIARE BENE QUESTO DOLCE WEEKEND DI MAGGIO VI REGALIAMO UN RACCONTO  DI VALERIA MONTI, IN CUI STILE E AMBIENTAZIONE CI RIPORTANO NELL' INGHILTERRA DI FINE '800. BUONA LETTURA! 

Inghilterra, campagna del Surrey, 1892

Meredith s’inoltrò senza esitazione tra le fronde selvatiche, incurante dei rovi che le catturavano le lunghe vesti e i capelli. Era tutto come allora: il profumo della menta selvatica che cresceva nel sottobosco, il rumore degli arbusti spezzati sotto i suoi stivaletti e poi, in lontananza, le raganelle, segno che lo stagno era ormai vicino. Aveva passato in quei luoghi gli anni più felici della sua infanzia quando, superato quel sentiero intricato, arrivava nel posto incantevole e surreale, dove sapeva che avrebbe trovato lui, il suo James.
La radura, al di là della boscaglia, la accolse con i colori dell’estate inglese. Lo stagno di fronte a lei era uno specchio verde, che a tratti rifletteva l’azzurro del cielo e il bianco candido delle nuvole. Su quelle rive, che in primavera si punteggiavano di campanule e fiordalisi, James era solito pescare rane e attendere la sua giovane amica.
Meredith, indifferente agli ammonimenti di sua madre e della sua balia, lasciava appena poteva la grande casa paterna e, indossati dei pratici abiti, che suo padre non avrebbe mai approvato, raggiungeva il suo miglior amico allo stagno.
Spesso vi giungeva con i vestiti sporchi e la faccia graffiata dalle frasche. James la guardava senza apparire stupito o imbarazzato per quell’aspetto poco signorile, le porgeva l’esca e facendole cenno di stare in silenzio, la invitava in quel passatempo insolito per una bambina del suo lignaggio.
Quelli erano stati i momenti più belli e spensierati della sua fanciullezza. James, con i suoi sorrisi e i suoi occhi blu, sapeva mostrarle il mondo come nessun altro e non importava se era solo l’umile figlio di un bracciante; lei lo considerava il miglior amico che si potesse desiderare. Con lui poteva essere davvero se stessa: correre nei prati a piedi scalzi, arrotolare le vesti fino alle ginocchia e rinfrescarsi nell’acqua dello stagno, durante i lunghi pomeriggi estivi, per poi sdraiarsi sotto le querce, fra il cinguettio degli uccelli e il ronzio delle api. Lì, James la allietava raccontandole storie della mitologia greca: Giasone e il vello d’oro, Perseo e la Medusa, il vaso di Pandora. Letture rubate da libri che il ragazzo aveva reperito qua e là, all’insaputa del padre. Meredith ammaliata dalla sua voce, passava ore ad ascoltare quelle avventure emozionanti e romantiche, fantasticando sull’essere ora la bellissima Afrodite, ora la saggia Atena.
Eppure, non aveva mai guardato James che con gli occhi di una sorella, fino a quel lontano giorno, in cui inaspettatamente tutto era cambiato.
Meredith si sedette sulla riva dello stagno e si sfilò gli stivaletti di vitello. Ripensò a quel pomeriggio di cinque anni prima.
L’estate era ormai alle porte. James era seduto accanto a lei su quello stesso prato e indossava una camicia bianca, le maniche arrotolate fino ai gomiti a mostrare un’abbronzatura dorata, segno visibile delle ore passate ad aiutare suo padre nei campi.
Meredith, dietro insistenza di sua madre, aveva  legato dei nastri bianchi tra i lunghi capelli biondi. Nessuno dei due sembrava aver voglia di parlare quel giorno e l’aria spensierata di un tempo pareva essersi dissolta. Il silenzio tra loro sembrava presagire qualcosa di ineluttabile.
 – Sai qual è il mio sogno, Meddy? – le aveva chiesto ad un tratto lui, alzando  malinconicamente lo sguardo al cielo.
Meredith si era voltata a osservare quel profilo di cui conosceva ormai ogni meraviglioso dettaglio e in cuor suo aveva sperato che quel sogno includesse anche lei, la sua amica di sempre.
Invece il ragazzo aveva proseguito: – Vorrei fare il medico.
Meddy aveva sgranato gli occhi, sorpresa.
– Il medico? –  aveva ribattuto. Mai avrebbe immaginato di sentire una risposta simile uscire da quelle labbra. James era solo il figlio di un povero contadino, come poteva pensare di diventare un dottore?
– Ti sembrerà assurdo, ma vorrei fare un lavoro utile alle persone – era serio in volto, mentre parlava. – Vorrei provare a studiare medicina.
Meredith, confusa, aveva distolto lo sguardo fingendo indifferenza. Una profonda delusione l’aveva assalita. Non erano certo quelle le parole che avrebbe voluto sentirsi dire in quel momento e abbracciandosi le ginocchia gli aveva chiesto:  – E come pensi di riuscirci?–
James aveva strappato un filo d’erba, distrattamente.
 – Con l’aiuto del reverendo Thompson. Ha messo a disposizione una borsa di studio per lo studente più meritevole e … – aveva fatto una pausa prima di confessare – l’ho ottenuta io.
Sembrava quasi imbarazzato per quella rivelazione. Meredith aveva sempre saputo che James possedeva delle qualità speciali, ma mai avrebbe immaginato che potesse avere sogni tanto ambiziosi.
– Sei stato bravissimo – si era limitata a dire in un soffio.  La sua istruzione, a differenza di quella di James, era sempre stata affidata a un’istitutrice. Poteva solo immaginare quanta fatica e quanta determinazione erano occorsi all’amico per prepararsi agli studi, ottemperando allo stesso tempo ai suoi doveri nei confronti della sua famiglia.
Alla mente le si era affacciato però un pensiero egoistico che l’aveva fatta tremare: se James fosse partito per andare a studiare, che cosa ne sarebbe stato di lei? E se fosse realmente diventato un medico, quale parte avrebbe avuto lei nella sua vita?
Quasi le avesse letto nel pensiero, lui aveva proseguito con aria quasi indifferente: – Tu diventerai la sposa di qualche ricco signore, scelto per te da tuo padre. Diventerai una lady a tutti gli effetti e ti occuperai della tua grande casa e dei tuoi bambini.
– Non dire stupidaggini! – Meredith si era alzata, indispettita e incredula.
Non voleva pensare al suo futuro e non voleva parlare di matrimoni. Che fine aveva fatto il suo migliore amico? Perché parlava in quel modo? Voleva continuare a essere la ragazzina spensierata, che andava a pesca di rane e che attraversava di corsa e senza paura uno stretto sentiero di rovi spinosi per raggiungerlo.
 – Io non mi sposerò mai! –    gli aveva gridato in faccia.
Il cielo, in quel momento, si era fatto plumbeo e in pochi attimi un acquazzone si era rovesciato su di loro. Le gocce di pioggia si erano mescolate alle lacrime di Meredith che, voltando le spalle al ragazzo, era corsa a ripararsi sotto la chioma di una quercia. Non aveva mai pianto di fronte a lui, ma in quel momento, ferita e umiliata, non era riuscita a trattenersi.
Si era sentita tradita e ingannata.
– Meddy, non fare così. – James l’aveva raggiunta e aveva tentato di abbracciarla.
Fu allora che lei si era voltata a guardarlo e aveva capito che qualcosa di stranamente nuovo e sconosciuto stava accadendo tra di loro.
Il suo viso e quello di James erano vicini, bagnati di pioggia; i capelli grondanti ricadevano sulle loro fronti. Gli occhi del ragazzo, solitamente di un limpido blu, avevano assunto ora le sfumature cineree del cielo di quel pomeriggio e la fissavano con durezza, quasi con dolore.
Poi lui le aveva preso il viso tra le mani e aveva posato con delicatezza le labbra sulle sue. Era stato un bacio lieve, innocente, che aveva fatto capire a Meredith che la sua infanzia era finita per sempre. Il suo corpo aveva iniziato a tremare e lo stomaco si era contratto sotto quell’inaspettato, intimo contatto. Si era aggrappata ai polsi del ragazzo e quando lui aveva staccato le labbra dalle sue, era rimasta a lungo in attesa, con gli occhi socchiusi e sognanti.
– Meddy – aveva sussurrato lui, vicino alla sua bocca. – Sai che un giorno accadrà.
La magia di quel momento si era dissolta improvvisamente, spazzata via da quelle parole crudeli che Meredith non avrebbe mai voluto sentire. Come poteva James non capire quanto lei si sarebbe sentita sola e perduta. Aveva spinto via con forza il corpo del ragazzo ed era corsa sotto la pioggia scrosciante, verso il sentiero che l’avrebbe riportata a casa, mentre l’amico, alle sue spalle, gridava inutilmente il suo nome.
Quella era stata l’ultima volta che aveva visto James.
La stessa sera Meredith, rannicchiata nel suo letto, aveva stretto il suo guanciale. Non voleva piangere, non era una di quelle femmine dalla lacrima facile, ma non poteva immaginare un domani senza James. Il solo pensiero le provocava un dolore insopportabile. Le sue labbra portavano ancora il sapore di quel bacio inaspettato. Sua madre era entrata nella stanza, silenziosamente, e le aveva accarezzato i capelli, in un gesto consolatorio.
– Non essere triste, piccola mia – le aveva sussurrato. – Qualunque cosa ti stia affliggendo in questo momento vedrai che passerà, una volta che saremo giunti a Londra…
Meredith aveva alzato la testa dal cuscino. – Londra? - aveva chiesto incredula. – Perché Londra?
– Cara, Londra è una magnifica città, vedrai, ti piacerà. – aveva continuato.
Meredith si era seduta sul letto confusa per quella notizia inaspettata.
         Perché dobbiamo andare a Londra? Non capisco…
Sua madre era radiosa e Meredith aveva cominciato a temere le parole che di lì a poco avrebbe udito.
 – Tuo padre ha trovato per te un ragazzo meraviglioso –  aveva infatti dichiarato la donna.  – E’ il primogenito di un diplomatico londinese. Dicono sia anche molto bello ed è giunto il momento che voi due v’incontriate. Sai, io avevo proprio la tua età quando conobbi tuo padre.
Le carezze sui suoi capelli erano diventate insopportabili, come lo erano diventati la sua voce e i suoi occhi, illuminati dall’emozione di aver finalmente trovato un buon partito per l’adorata figlia.
– Mamma, ma io non lo conosco nemmeno – aveva cercato di protestare Meredith. Come poteva far capire a sua madre quanto si sentiva disperata in quel momento. – E l’amore?
– Tesoro, l’amore verrà dopo. Vedrai che con il tempo imparerai a volergli bene, com’è accaduto a tuo padre e a me. Questo è il destino di ogni donna – sentenziò con un sorriso.
In quel momento le erano tornate alla mente le dolorose parole di James… un buon matrimonio, una grande casa, dei bambini. Come un terribile presagio, tutto ciò che aveva temuto maggiormente si stava avverando.
Come poteva pensare a un’esistenza diversa, senza James? Non poteva perché James era la sua esistenza.
Quella notte non aveva potuto far altro che piangere, come non aveva mai fatto in tutta la sua giovane vita, fino a sentirsi, il mattino seguente, completamente svuotata da ogni emozione.
Si era sentita completamente sola e abbandonata.
Si era sentita perduta.
Quella era stata un’estate crudele, terminata nel peggiore dei modi.

Meredith si avvicinò allo specchio d’acqua. I capelli le erano sfuggiti dalle forcine e ora ricadevano in ciocche scomposte sulle spalle e lungo la schiena. Si tolse le calze di seta e le abbandonò sulla riva erbosa. Dopo cinque anni passati a Londra, riassaporò il piacere di sentire la morbidezza del prato sotto i piedi. Sollevò le gonne e s’immerse nel refrigerio dello stagno. Minuscoli pesci le guizzarono tra i polpacci, ma questo non la impressionava; dentro di sé si sentiva ancora la ragazzina di un tempo, coraggiosa e scanzonata.
Cinque lunghe estati erano passate.
Osservò, lì accanto, la danza irregolare di una libellula sulla superficie dell’acqua e fu allora che sentì quella familiare, calda emozione nel petto. Fu come l’attrazione di un magnete, una sensazione irresistibile e travolgente, che la costrinse a voltarsi verso la riva.
Lui era là, in piedi e la stava osservando.
Non era un sogno. I capelli neri erano più corti di un tempo e la camicia, ordinata, era sormontata da un panciotto diligentemente allacciato che ne mostrava il fisico asciutto. Quello che aveva di fronte ora non era un ragazzino che andava a caccia di rane, ma un uomo, in tutta la sua forza e bellezza. Poteva vedere, anche a distanza, l’intensità dei suoi profondi occhi blu, quegl’incredibili occhi che avevano riempito i suoi sogni, nelle interminabili notti londinesi.
– James – sussurrò cercando di avanzare verso di lui, tra la sabbia melmosa che le imprigionava i piedi. Inciampò, cadendo sulle ginocchia, immergendosi nell’acqua fino alle spalle.
James in un attimo fu da lei. La aiutò a rialzarsi e la sollevò tra le braccia, riportandola sulla sponda, dove la depose sull’erba morbida. Meredith era troppo emozionata per parlare. Affondò il viso nella sua camicia e iniziò a piangere, silenziosamente. Erano passati cinque, lunghi anni ma ora lui era lì, con lei.
– Meddy – disse – sei ancora più bella di come ti ricordavo.
Meredith pensò ai suoi capelli in disordine, agli abiti bagnati e a come non fosse stata in grado, in tutti quegli anni, di trasformarsi nella donna raffinata che lui probabilmente aveva immaginato. James le prese il viso tra le mani e la guardò intensamente, come se il tempo si fosse fermato al pomeriggio del loro ultimo incontro.
– Mi avevano detto che eri tornata, ma io non potevo crederci – confessò il ragazzo. – Speravo di trovarti qui…
Meredith allora sorrise tra le lacrime. Era come se la sua mente e la sua anima fossero legate a quelle del ragazzo così che i pensieri dell’una diventavano quelli dell’altro.
Fu a quel punto che le loro labbra s’incontrarono di nuovo, dopo tanto tempo, riprendendo una danza bruscamente interrotta cinque anni prima. Questa volta il bacio che ne seguì non fu dolce e innocente, ma intenso e travolgente. Non erano più due ragazzini inconsapevoli. Le loro bocche si cercarono, come se da quell’unione dipendessero le loro vite, come se fosse troppo doloroso interromperne il contatto. Le labbra di James, come assetate, discesero lungo il collo sottile della ragazza, contro la sua pelle morbida e bagnata, continuando a mormorare il suo nome, – Meddy, Meddy…
Meredith rovesciò la testa all’indietro, accogliendo ogni suo bacio. Si distesero sull’erba fresca, tra i profumi incantevoli di quel luogo fuori dal tempo.
Poi, James si scostò con fatica e la ammonì: – Meddy, non possiamo, non è giusto, tuo marito…
Anche Meredith allora si fermò e lo guardò intensamente, perdendosi in quei bellissimi occhi, in cui poteva leggere un amore ritrovato. Ciò che stava per confessargli avrebbe forse cambiato le cose per sempre, tra loro.
– Non mi sono mai sposata – disse infatti, in un soffio.
Vide gli occhi di James sgranarsi increduli, le labbra socchiudersi.
 – E tuo padre? Mi avevano detto che ti saresti recata a Londra per incontrare il tuo futuro marito. Come hai fatto a sottrarti al matrimonio?
La vita l’aveva messa a dura prova, la sua anima era stata graffiata da spine ben più taglienti di quelle che aveva conosciuto da bambina.
– Allora non mi conosci bene. Ti avevo detto che non mi sarei mai sposata – dichiarò con fierezza, passandogli le dita tra i capelli.     – Dopo cinque anni di rifiuti, mio padre si è arreso e mi ha permesso di ritornare qui ...
Le labbra di James si piegarono in un sorriso complice. I suoi intensi occhi blu brillarono di orgoglio e gioia.
– Forse, però farei un’eccezione – continuò Meredith – se solo a chiedermelo fosse… un medico.
Aveva racchiuso tutte le sue speranze in quella frase e ora toccava a lui controbattere.
Tutti i suoi sogni, il suo futuro dipendevano da lui, da quello che le avrebbe detto.
 E la risposta non si fece attendere.
 Lui la prese con un bacio sempre più prorompente e la circondò con le braccia in un gesto di possesso.
– La mia Meddy – disse. Poi, con una mano le accarezzò la schiena, sotto la camicetta bagnata e Meredith, come se quella fosse per lei la cosa più naturale del mondo, cominciò a slacciargli il panciotto e la camicia. Passò le dita sulla linea dei muscoli del petto, strappando a James un gemito.             
 – Meddy – mormorò con la bocca contro la pelle di lei. – Io non ho nulla da offrirti. Non ti posso dare una casa lussuosa, dei bei vestiti, un titolo da tramandare ai tuoi figli…
Lei lo zittì, deponendogli delicatamente un dito sulle labbra. Ricordò la meravigliosa storia di Amore e Psiche, ascoltata tante volte, distesa su quel prato; pensò alla libertà e al sentimento irrefrenabile dei due innamorati. Nella sua mente, rivide il sentiero tra i rovi che aveva attraversato per tanti anni, solo per raggiungere la persona con cui realmente avrebbe voluto passare il resto della vita. Non la spaventava doverne percorrere altri, lungo il corso della sua esistenza, in nome del sentimento che provava per lui.
 – Sarebbe un onore, per me, diventare la moglie di un medico- disse con orgoglio, sorridendogli.
Non aveva più paura, non voleva più nascondere se stessa e ciò che provava. Voleva solo lui.
Quella sarebbe stata un’estate meravigliosa.
James ricambiò il sorriso e la strinse forte a sé, in un abbraccio caldo e protettivo. In quell’abbraccio Meredith ritrovò tutto il suo mondo, perché sapeva d’amore, di casa e di James.

FINE

CHI E' L'AUTRICE...

valeria Monti vive in un piccolo paese nella provincia di Lodi, è laureata in Scienze della formazione primaria e insegna in una scuola dell’infanzia della sua zona. Ha sempre avuto una grande passione per i libri, di ogni genere. Da bambina amava inventare storie, che riportava sulla carta grazie a una vecchia macchina da scrivere, chiusa nella sua cameretta. Valeria ama gli storici, i rosa crime alla Nora Roberts e i contemporanei. Nei romanzi cerca la passione, le descrizioni che incantano, le parole che arrivano dritte al cuore, ma adora anche lo humor e i dialoghi brillanti. Si è sempre detta che, se avesse cominciato a far leggere ciò che scriveva, avrei utilizzato il cognome di sua madre e  così è stato. Il suo primo racconto è apparso nella raccolta 365 storie d’amore  della Delos Books. Sono seguiti i racconti  nelle antologie 365 racconti di Natale 365 racconti d’estate.

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14 commenti:

  1. Mi è piaciuto molto. Complimenti all'autrice. In poche righe ha raccontato l'amore e il romanticismo

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  2. Grazie infinite iaia! Sono felice che ti sia piaciuto! Grazie anche a Francy, che mi ha permesso di poter condividere il mio racconto con tutte le appassionate di "romance" come me.
    Un caro saluto a tutte!
    Valeria Monti

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  3. Brava! Dolce e tenero, riscalda il cuore. Continua così.

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  4. Un racconto dolcissimo ed emozionante. Una nuova sensibilità accompagna la vigilia del dirompente Novecento che sovvertirà uno status quo immobile da secoli, un cambiamento radicale ben rappresentato dall'amore tra la lady e il medico.

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  5. Bellissimo racconto. Peccato sia stato così breve, ma l'intensità c'è tutta. Perché non farne un romanzo? Mi ricorda " Magia di un amore " della Kleypas. Milena

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    1. Grazie mille! Chissà che riesca a riprendere i personaggi per creare un vero romanzo!

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  6. il racconto mi è piaciuto molto. Manca però secondo me un approfondimento della vita dei protagonisti nel periodo di lontananza.Elisabetta

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    1. Grazie Elisabetta. Sono felice che ti sia piaciuto.In realtà quella di non parlare della vita dei personaggi nel periodo di lontananza è stata una scelta narrativa. Ho voluto, nel breve racconto, dare risalto all'elemento "sorpresa": Meredith si sarà veramente sposata? James avrà realizzato il suo sogno di diventare medico? L'ho voluto svelare solo alla fine, quando i due protagonisti finalmente si ritrovano. Un caro saluto.

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  7. Bellissimo racconto: dolce, romantico, scritto molto bene. L'ho divorato.

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    1. Grazie Laura, sono veramente felice che ti sia piaciuto! Il fatto che tu l'abbia divorato mi riempie di orgoglio perché significa che ho raggiunto l'obiettivo che mi ero prefissata: fare breccia nel cuore del lettore! ;)

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  8. Anch'io l'ho divorato, bellissimo, intenso, sensibile e coinvolgente, molto romantico. Davvero brava!
    Judith Sparkle

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  9. Grazie Judith, sono felicissima che ti sia piaciuto! Grazie anche per tutti i bellissimi aggettivi che hai usato per descriverlo! Un caro saluto!
    Valeria

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  10. Bellissimo racconto!!! Ti prende e ti rapisce proprio come un romanzo.

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  11. bellissimo complimenti!bIl racconto è romantico senza essere smielato. Si legge che è un piacere. Bravissima

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