L'INFINITO FRA TE E ME di Mariana Zapata (Newton Compton)

NON TUTTI I NEW ADULT SONO NELLE NOSTRE CORDE, MA CI FA MOLTO PIACERE QUANDO SCOPRIAMO UN ROMANZO DI QUESTO GENERE CHE SI FA RICORDARE. QUESTO E' IL CASO DI MARIANA ZAPATA, GIOVANE AUTRICE AMERICANA DA TENERE D'OCCHIO E DI QUESTO ROMANZO CHE CI E' PIACIUTO MOLTO E CHE VI CONSIGLIAMO.

Autrice: Mariana Zapata
Titolo originale: The Wall of Winnipeg and Me
Traduttrice: Mariafelice  Maione
Genere: Contemporaneo /New Adult
Ambientazione: Dallas (Stati Uniti)
Pubblicazione originale:  Mariana Zapata, 2016, pp.672
Pubblicazione italiana: Newton Compton , giugno 2018pp. 512, € 9,90
Parte di una serie: No
Livello sensualità: BASSO
Disponibile in ebook a € 0,99

TRAMA:  Vanessa Mazur sa che sta facendo la cosa giusta. Non ha alcuna intenzione di sentirsi in colpa per aver mollato. Il lavoro di assistente tuttofare di Aiden Graves è sempre stato un impiego temporaneo. Lei ha altri piani per il futuro, ha delle ambizioni, e di certo non comprendono il ruolo di fatina personale di una star del football. E allora perché quando Aiden si presenta alla sua porta, pregandola di ripensarci, Vanessa esita? Per due anni, l’uomo che le televisioni chiamano “il Muro di Winnipeg” è stato il suo incubo: neanche un buongiorno al mattino, o un sorriso il giorno del suo compleanno. Era talmente concentrato sullo sport che sembrava non accorgersi nemmeno di chi o cosa lo circondasse. Cos’è cambiato, allora? Quello che Aiden chiede, per Vanessa è semplicemente incomprensibile. Dopo il modo in cui è stata trattata, lei desidera solo dedicarsi alla sua vera passione, il design, e lasciarsi alle spalle l’indifferenza. La perseveranza di Aiden sarà in grado di farle cambiare idea? In questo genere di partite, segnare un punto richiede pazienza, gioco di squadra e una buona dose di determinazione.


Non conoscevo Mariana Zapata come autrice. e leggere “L'infinito tra me e te”, è stata una piacevolissima sorpresa.
L' inizio sembra quello solito dell'atleta che non si interessa di chi gli sta intorno e si ritiene tanto importante da fare quello che vuole. Però, man mano che la lettura prosegue, qualcosa cambia e ci si accorge che il protagonista si comporta così perchè quella è la sua natura.
Aiden viene chiamato “Il murodi Winnipeg” perchè la sua stazza di giocatore di football professionistico di Dallas lo fa somigliare a una barriera invalicabile . Non solo: lui mugugna e non parla se non in casi estremi e sempre con brevi frasi a mo' di ordini.
Vanessa ha la fortuna/ sfortuna di essere la sua factotum:  assistente, governante, cuoca, ma ancora per poco. Dopo due anni, non riesce più ad ingoiare di essere trattata  quasi come un mobile.
Durante il giorno lavora  nel grande appartamento del giocatore che ospita anche un collega, Zac, e la sera rientra nel suo piccolo alloggio dove riesce a dormire qualche ora dopo aver alternato un'altra attività che lei spera di far diventare la sua professione ufficiale.
Pur a fatica riesce a dire al suo “ragazzone”, così lo  chiama lei per prenderlo un po' meno seriamente, che non intende più lavorare come sua assistente e arrabbiata per un commento del manager, odioso, non smentito da Aiden, lo abbandona su due piedi.
Qual è la sua sorpresa, quando dopo qualche tempo e dopo che lei ha avviato la sua nuova attività, ritrova Aiden che l'aspetta sotto casa con una richiesta particolare e certo inaspettata.
…”-Che sei venuto a fare Aiden?
Mi guardò fisso  negli occhi e disse:
-Ti rivoglio con me.
-Prego?- sussurrai
-Torna.
- No
- Ti pagherò di più
- Il mio permesso di soggiorno scade l'anno prossimo
- Hai spedito i visti per rinnovarlo?
- No
- Perchè no?
- E' un visto lavorativo ed è subordinato al fatto che continui a giocare con i Three Hundreds. Non voglio tornare in Canada, mi piace qui.
- Continuo a non capire che impedimento ci sia
- Sposami, puoi aiutarmi a ottenere la cittadinanza”
Dopo un po' di tentennamenti e di obiezioni che il giovane sa controbattere con un argomento che è forse il solo in grado di far pendere la bilancia verso il sì, Vanessa accetta e torna a vivere con Aiden e Zac.
...” I debiti universitari erano il mio tallone d'Achille.
Mi  vergognavo solo un pochino per non aver considerato assurda questa sua offerta. Si offriva di saldare ciò che mi pesava sull'anima come un blocco di cemento in una piscina.
-Mettiamo che sia possibile questo..per quanto tempo dovremmo rimanere sposati?
- Cinque anni renderebbe il tutto meno sospetto.
- Cinque anni, okay.”
Ed è questa nuova forma di convivenza che favorisce la confidenza tra i due e la scoperta che entrambi hanno ferite che faticano a guarire.
Questa senza dubbio è la parte migliore del libro che cresce pian piano e fa capire che le parole a volte non servono se le azioni le rendono visibili.
Lei, Vanessa, all'inizio può sembrare un po' opportunista ad approfittare di un'offerta così particolare e rischiosa...ma quando si è con l'acqua alla gola e il passato che ti tortura, allora si comprende quanto coraggio abbia avuto questa ragazza nell'andare avanti con i suoi propositi. Se leggerete il libro, non potrete non avere il desiderio di aiutarla e di darle supporto morale e forse anche fisico perchè la sua famiglia è demenziale.
Aiden ha anche lui i suoi scheletri da ridurre in polvere e anche per questo non vuole tornare nel suo stato d'origine. E' un uomo che parla solo se ha l'effettiva necessità. Nel passato uno choc subitolo lo ha portato a non dire una parola per anni. Il suo vero carattere emerge solo quando si rende conto che occorre esprimere ciò che si pensa e quando lo fa è dolcissimo malgrado la sua enorme stazza che  fa pensare a poca delicatezza. Sa amare profondamente e i suoi rarissimi sorrisi sono come cento parole. L'autrice l'ha caratterizzato perfettamente e mi ha fatto sorridere quel suo continuo mangiare quasi solo vegano.
Anche Zac è un personaggio che meriterebbe una storia tutta sua...chissà !
La storia è raccontata in prima persona dalla protagonista ed è un'ottima scelta perchè non manca nulla alla narrazione che è sempre leggera, senza grandi scosse, ma in continua progressione. Non ci sono scene bollenti ma non se ne sente la mancanza perchè quello che è più importante è la trasformazione della relazione che diventa un amore , non immediatamente, ma con gradualità,e alla fine è talmente profondo che entrambi ne sono completamente avvolti.
Complimenti all'autrice.










COME INIZIA IL ROMANZO...
Prima o poi l’avrei ammazzato.Un giorno.Dopo essermi licenziata, così nessuno avrebbe sospettato di me.«Aiden», brontolai, anche se sapevo che non serviva a niente. Brontolare mi avrebbe solo fatto guadagnare l’Occhiata – quella famigerata espressione altezzosa che in passato era valsa a Aiden più di una rissa. O almeno così mi avevano detto. Io, quando lo vedevo curvare in giù gli angoli della bocca, stringere le labbra e socchiudere gli occhi castani, avevo solo voglia di infilargli un dito nel naso. Era quello che faceva mia madre con noi da piccoli, quando mettevamo il broncio.L’interessato, sull’orlo di una morte sanguinosa e spettacolare, o di una pianificata con cura, che avrebbe richiesto del detersivo per i piatti, l’accesso al suo cibo e un lungo periodo di tempo, emise un verso da dietro la ciotola di insalata di quinoa, grande abbastanza per quattro persone. «Mi hai sentito. Cancella tutto», ripeté, come se la prima volta in cui l’aveva detto fossi stata sorda.Oh, l’avevo sentito. Forte e chiaro. Per questo volevo ucciderlo.Il che in pratica dimostrava le meraviglie della mente umana; si può provare affetto per qualcuno e nello stesso tempo desiderare di tagliargli la gola. Era come avere una sorella e sognare di darle un pugno dritto nelle ovaie. Le volevi comunque bene, solo che avresti voluto appioppargliene uno nella macchina per fare figli, per darle una lezione – non che parlassi per esperienza diretta, sia chiaro.Probabilmente fu la mancanza di una risposta immediata che lo indusse ad aggiungere, senza cambiare espressione e con gli occhi puntati dritti su di me: «Non mi importa cosa devi dirgli. Fallo e basta».Mi aggiustai gli occhiali sul naso con l’indice sinistro e abbassai la mano destra in modo che il mobiletto nascondesse il dito medio puntato verso Aiden. Come se quell’espressione non fosse già sufficiente di per sé, il suo tono di voce mi irritava ancora di più. Era quello che usava per avvertirmi che era inutile discutere; non avrebbe cambiato idea, né allora né mai, quindi tanto valeva mettermi l’anima in pace.Dovevo sempre mettermi l’anima in pace.Quando avevo cominciato a lavorare per il tre volte proclamato difensore dell’anno della lega di football nazionale, c’erano poche cose che non mi piaceva fare: mercanteggiare, dire di no e infilare una mano nel bidone della spazzatura, dal momento che ero sia cuoca sia colf.Ma se c’era una cosa che odiavo – e intendo proprio, proprio tanto – era cancellare gli appuntamenti all’ultimo minuto. Mi irritava e andava contro la mia morale. Cioè, una promessa è una promessa, no? Anche se tutto sommato, tecnicamente, non ero io a deludere i tifosi. Era Aiden.Il maledetto Aiden, occupato a spazzolare il secondo pranzo della giornata senza una preoccupazione al mondo, non sapeva niente della frustrazione che mi costringeva ad affrontare quando chiamavo il suo agente. Dopo tutta la fatica fatta per organizzare l’evento, dovevo informarlo che Aiden non sarebbe andato ad autografare proprio un bel niente al negozio di articoli sportivi di San Antonio. Evviva.Sospirai, mentre il rimorso mi pungolava lo stomaco e la coscienza, e allungai una mano per sfregarmi il ginocchio irrigidito con la mano che non era occupata a esprimere i miei
sentimenti. «Gli hai promesso…».«Non mi importa, Vanessa». Mi lanciò di nuovo quell’occhiata. Il mio dito medio fremette. «Di’ a Rob di cancellare tutto», insistette e sollevò un avambraccio gigantesco per ficcarsi in bocca quelli che sembravano due etti di cibo in una volta sola. Rimase con la forchetta sospesa a mezz’aria per un secondo e incrociò il suo sguardo, scuro e testardo, con il mio. «È un problema?».Vanessa questo. Vanessa quello.Cancella tutto. Di’ a Rob di cancellare tutto.Aaah! Non è che adorassi chiamare il suo agente, tanto per cominciare, figuriamoci poi per cancellare un’apparizione due giorni prima della data prevista. Sarebbe uscito fuori dai gangheri e avrebbe sfogato la sua frustrazione su di me, come se avessi avuto un qualche potere su Aiden “il Muro di Winnipeg” Graves. In verità, al massimo ero riuscita a consigliargli quale macchina fotografica comprare, e solo perché lui aveva “Cose migliori da fare che ricerche sulle macchine fotografiche” e perché “Ti pago apposta”.Non aveva tutti i torti. Tra quello che mi pagava lui e gli extra allungati da Zac di tanto in tanto, potevo ben stamparmi un sorriso sulla faccia – anche se forzato – e fare quanto richiesto. Ogni tanto, aggiungevo persino una piccola riverenza, di cui Aiden fingeva di non accorgersi.Non credo che si rendesse davvero conto della pazienza che avevo mostrato nei suoi confronti negli ultimi due anni. Un’altra persona di certo l’avrebbe già accoltellato nel sonno. Almeno io, quando elaboravo piani per ucciderlo, di solito consideravo metodi indolore.Di solito.Da quando si era strappato il tendine d’Achille, l’anno prima, dopo appena un mese dall’inizio del campionato, era cambiato. Cercavo di non biasimarlo, sul serio. Era dura perdere quasi tre mesi di campionato e vedersi addossare la colpa quando la tua squadra non si qualificava per i play-off. Come se non bastasse, alcuni pensavano che non sarebbe mai tornato quello di prima, dopo sei mesi di stop per la convalescenza e la fisioterapia. Quel genere di infortunio non era uno scherzo.Ma si parlava di Aiden. Alcuni atleti ci mettevano ancora di più a rimettersi in piedi e certi non ci riuscivano nemmeno. Lui ce l’aveva fatta nei tempi. Tuttavia, sorbirmelo sulle stampelle e accompagnarlo avanti e indietro tra la riabilitazione e i vari appuntamenti aveva più volte messo a dura prova la mia pazienza.C’è un limite ai modi da stronzo brontolone che si riescono a sopportare in un giorno, anche se lo devi fare per contratto. Aiden amava il suo lavoro e immaginavo che avesse paura di non riuscire a giocare mai più, o di non tornare più sui suoi livelli, per quanto non esprimesse mai ad alta voce quei timori. Era comprensibile. Non riuscivo nemmeno a immaginare come mi sarei sentita se mi fosse successo qualcosa alle mani, impedendomi di disegnare per il resto della mia vita. In ogni caso, la sua irritabilità aveva raggiunto livelli mai registrati nella storia dell’intero universo. Ed ero cresciuta con tre sorelle maggiori che avevano il ciclo sincronizzato. Grazie a loro, la maggior parte delle cose e delle persone non mi infastidiva. Conoscevo bene la prepotenza e Aiden non superava mai il imite tra quella e la cattiveria ingiustificata. Solo che a volte era un cretino.Per sua fortuna, avevo una piccola, minuscola, microscopica cotta per lui; altrimenti lo avrei accoltellato anni prima. A pensarci bene, qualsiasi creatura provvista di occhi e a cui guarda caso piacevano gli uomini si sarebbe presa una sbandata per Aiden Graves.Quando mi guardò con aria interrogativa da sotto le ciglia nere incurvate, con un lampo negli occhi castani così intensi, incastonati in un volto che avevo visto sorridere solo davanti a dei cani, deglutii, scossi piano la testa e digrignai i denti, osservandolo. Alto quanto un piccolo edificio, i suoi lineamenti avrebbero dovuto essere grossolani e
irregolari, da cavernicolo, ma ovviamente non era così. Sembrava che volesse a tutti i costi sfidare qualsiasi stereotipo che gli avessero mai assegnato in vita sua. Era intelligente, veloce, coordinato e – per quanto ne sapevo io – non aveva mai guardato una partita di hockey. Davanti a me aveva detto “Eh”, il “sì” alla canadese, solo due volte e non consumava proteine animali. Quel tipo non mangiava bacon. Era l’ultima persona al mondo che avrei considerato educata e non si scusava mai. Mai. ...
****
L'AUTRICE
Mariana Zapata ha cominciato a scrivere storie d’amore praticamente il giorno stesso in cui ha imparato a scrivere. Quando era bambina rubava i libri dalla libreria di sua zia, sicuramente ancora prima di capirne il senso. È nata in Texas ma vive in Colorado con suo marito e due alani giganteschi, Dorian e Kaiser. Arriva per la prima volta in Italia con L’infinito tra me e te, edito dalla Newton Compton.



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2 commenti:

  1. visto l'entusiasmo l'ho acquistato subito, mai letto nulla ancora dell'autrice, speriamo i bene! :-)

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  2. Ne avevo già sentito parlare, ma dopo aver letto questa recensione andrò sicuramente a comprarlo :)

    RispondiElimina

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