CHRISTMAS IN LOVE 2017 - EMOZIONI IN FESTA: QUINTO RACCONTO


AVETE PASSATO DELLE BUONE FESTE? NOI CONTINUIAMO AD ESSERE IMMERSE NELL'ATMOSFERA NATALIZIA E AGGIUNGIAMO UN NUOVO RACCONTO A CHRISTMAS IN LOVE 2107.

UN VICHINGO PER NATALE, FIRMATO DA NORA JUNE PEEBLES, E' UNA VERA E PROPRIA NOVELLA, CHE NON MANCHERA' DI FARVI DIVERTIRE. NORA SI E' IMMAGINATA L'INCONTRO UN PO' IMPROBABILE FRA UN FISICO TEORICO (DONNA) E UN GIOCATORE DI FOOTBALL (AMERICANO) A LONDRA POCO PRIMA DI NATALE. ENTRAMBI SONO A UN BIVIO NELLA PROPRIA VITA, ENTRAMBI SONO NELLA CAPITALE INGLESE PER PRENDERSI UNA PAUSA E FARE UNA SCELTA. COMPLICE UN AMICO CHEF, SI INCONTRANO E SCOPRONO CHE METTERSI IN GIOCO E' FORSE LA SCELTA MIGLIORE. BUONA (LUNGA) LETTURA!

“Chi va là?!” Chiese con voce tremante. La luce del soggiorno illuminava debolmente le scale che scendevano fino all’ingresso. Un gigante, non c’erano altre parole per descriverlo, le dava le spalle guardando verso la porta. Si girò molto lentamente e una risata sommessa e profonda la accolse.
“Mi stai minacciando con una padella? Su serio?” Chiese divertito l’intruso. Non riusciva a vedere bene nella penombra ma le sembrava di conoscerlo.
“Nei film di Bud Spencer funziona… e tu sei un gigante! Cos’altro dovrei fare?” Replicò stizzita Sara. “E nell’altra mano ho il telefono!” Si affrettò ad aggiungere: “Dimmi cosa stai facendo in casa mia o chiamo la polizia!”
“Mi sto nascondendo. Dei paparazzi mi inseguono e non mi danno tregua da giorni. Sono sfinito. Voglio solo un po’ di pace e potermene tornare al mio hotel senza essere stressato da domande idiote su…”
“Sali un paio di gradini, lentamente, voglio vederti in volto.” Lo interruppe lei. Il gigante si mosse piano, con eleganza e quando entrò nel cono di luce della lampada, Sara poté vedere il volto abbronzato dell’invasore, il mento deciso, le labbra piene tirate e piegate leggermente all’insù come a trattenere un sorriso, il naso diritto e gli occhi verdi che brillavano divertiti e la scrutavano con calma, la fronte rilassata sotto i folti capelli biondo scuro.
“Ti stanno inseguendo, dici?” Chiese appena si fu ripresa dallo shock di essersi ritrovata con una divinità nordica sul pianerottolo di casa.
“Guarda fuori dalla finestra, sono ancora qui che girano, quei maledetti” suggerì Thor a bassa voce.
“Stai lì dove sei” intimò lei: “non muovere un muscolo!”
Il gigante sollevò lentamente entrambe le braccia in segno di resa e sorrise: “non mi muovo di qui, capitano”.
Sara fece un paio di passi all’indietro e andò a vedere alla finestra. Quattro o cinque uomini con delle macchine fotografiche enormi si aggiravano per la via come a fiutare la preda. Tornò da Thor e gli ordinò: “D’accordo, mi hai convinta. Sali, togliti la giacca e siediti pure al tavolo. Vado a preparare un tè. O preferisci un caffè?”
“Un tè, per favore. Sono mezzo congelato. Sono quasi sicuro che stia per nevicare di nuovo.”
Il gigante salì le scale, sempre con le braccia alzate e un sorriso spavaldo incollato alla faccia.
“Oh, per piacere, puoi abbassare le braccia! Quante storie!” Sbuffò Sara.
“Sarai anche un folletto, ma sei ancora armata.” Fece lui fingendo di essere serio.
Sara lo guardò confusa per un secondo prima di accorgersi di stare ancora brandendo la padella che aveva afferrato d’istinto quando aveva sentito la porta d’ingresso aprirsi e scoppiò in un riso nervoso. “La metto via, scusami. Mi sono spaventata quando ho sentito aprire la porta.”
“Nessun problema.” Disse Thor salendo le scale e togliendosi la giacca.
“Dove stai andando?” Chiese lei allarmata quando le passò davanti.
“Ad appendere la giacca. Dan non tollera il disordine e le mette sempre via in quell’armadio.” spiegò l’uomo indicando il guardaroba di legno antico sul fondo della stanza. 
Senza parole Sara andò in cucina e accese il bollitore elettrico. Il gigante la seguì e si sedette su uno sgabello dall’altra parte dell’immensa isola con il top di granito scuro. Dan aveva una cucina da sogno. Grande, spaziosa, super-attrezzata. Aveva persino i fornelli a gas, cosa ben rara a Londra, e la moka Bialetti che gli aveva regalato lei per Natale due anni fa. Aveva anche una macchina da caffè da fare invidia a un bar, ovviamente. Il suo amico chef non poteva vivere senza caffè, pensò con tenerezza.
Thor la studiava con calma, sembrava che si stesse godendo quel momento di pace a cui diceva di anelare tanto.
Dopo qualche istante le chiese con voce profonda e sommessa: “Allora? Hai deciso se chiamare la polizia?” E rise nuovamente.
“Dipende da come ti comporti” rispose quasi infastidita.
“Sarò un bravo ospite, lo prometto. Da quanto conosci Dan?”
“Da sempre.” rispose Sara con sincerità. “Siamo cresciuti insieme in un paesino sulle Alpi, abbiamo frequentato lo stesso asilo, le stesse scuole… poi io sono andata all’università e lui si è lanciato nel mondo della cucina.”
“Dan è un cuoco fenomenale.” Confermò Thor. E dopo una pausa aggiunse stupito: “non vuoi sapere come lo conosco?”
“Hai le chiavi di casa sua. Dan mi ha avvisato che un suo amico americano era in città e che ogni tanto viene a stare da lui e -testuali parole- a mettergli in disordine tutta la cucina.”
Quella che accolse le sue parole non fu una risata ma un rombo profondo.
“Dan è un ingrato! Cucino le lasagne migliori del West!” Esclamò mettendosi una mano sul petto come se fosse stato colpito a morte. 
“E va bene, John Wayne, con questa affermazione ti sei ufficialmente guadagnato il diritto di usare questa casa come rifugio ogni volta che vuoi.” Rispose ridendo Sara.
“Ti piacciono le lasagne?” Chiese stupito Thor.
“E a chi non piacciono? Sono calde, soffici e parlano di casa e di domeniche passate in famiglia.” Spiegò lei con semplicità.
“Tu sei la donna perfetta, lo sai?” La informò Thor.
“Sì, come no? Mi sa che questa informazione non è arrivata al resto della popolazione maschile.” commentò asciutta la ragazza.
Thor la soppesò per un momento ma non disse nulla.
“Senti, Tho..” Sara si accorse troppo tardi dell’errore.
Un ghigno soddisfatto la accolse: “Mi stavi per chiamare Thor!”
Perfetto. Ora sapeva cosa voleva dire il detto “arrossire fino alla punta dei capelli”.
“Non conosco il tuo nome e tu sei un gigante biondo, come altro dovrei chiamarti?”
“Thor era un dio.” Fece il gigante con aria compiaciuta. “Aspetta, cosa vuol dire che non conosci il mio nome?” Sembrava esterrefatto.
“Significa che oltre a entrare di soppiatto in casa, non ti sei nemmeno presentato, per cui non so come ti chiami.” Spiegò con calma lei versando il tè in due tazzine di porcellana a fiori. Quando gliene passò una si ritrovò a sorridere. Sembrava minuscola e fragile tra mani di quell’omone. Mani enormi, tra l’altro, attaccate a braccia gigantesche e bicipiti così larghi che due sue mani non sarebbero bastate a circondarli. Si ritrovò a chiedersi come ci si senta ad essere abbracciati da braccia del genere. Male, ti verrebbe un attacco di panico, si sgridò. Dalla luce divertita che danzava nei suoi occhi verdi e striati di nocciola - maledizione, Sara, riprenditi! - era chiaro che aveva colto la direzione dei suoi pensieri. Ma se anche fosse, si comportò da gentiluomo e non commentò.
PER CONTINUARE A LEGGERE 
QUESTO RACCONTO



ASPETTIAMO I VOSTRI COMMENTI AI RACCONTI.
 A FINE RASSEGNA PREMIEREMO LE COMMENTATRICI PIU' ASSIDUE.

CHRISTMAS IN LOVE 2017 
VI DA' APPUNTAMENTO 
AL 29 DICEMBRE
PER  UN NUOVO RACCONTO.
SIETE TUTTE INVITATE!




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