CHRISTMAS IN LOVE 2017 - EMOZIONI IN FESTA: PRIMO RACCONTO



CARISSIME ANCHE QUEST'ANNO IL NOSTRO BLOG VUOLE STARVI VICINO PER LE FESTE NATALIZIE!
ARRIVA CHRISTMAS IN LOVE 2107, LA RASSEGNA DI RACCONTI ROMANTICI CHE E' ORMAI DIVENTATA UN APPUNTAMENTO IMPERDIBILE PER TUTTE LE NOSTRE LETTRICI.

DA OGGI AL 31 DICEMBRE SARANNO OTTO GLI APPUNTAMENTI CON LE STORIE ROMANTICHE DI CHRISTMAS IN LOVE 2017 SUL NOSTRO BLOG. OTTO REGALI, OTTO CAREZZE, OTTO BACI... DALLE NOSTRE AMICHE AUTRICI E DA TUTTE NOI PER VOI, PER AUGURARVI DI PASSARE QUESTI GIORNI DI FESTA IN SERENITA' E PER RINGRAZIARVI DEL VOSTRO SOSTEGNO E DELLA VOSTRA SIMPATIA.

CHRISTMAS IN LOVE 2017 INIZIA CON DUE CILIEGIE SOTTO IL VISCHIO, DI SERENA POCHI, UNA NEW ENTRY PER IL NOSTRO BLOG IL CUI RACCONTO SIAMO SICURE APPREZZERETE... SI PUO' TROVARE A NATALE UN'OCCASIONE PER TORNARE INDIETRO NEL TEMPO E ABBANDONARSI FINALMENTE AL VERO AMORE? BUONA LETTURA!



La telefonata arriva a notte fonda. Che ore sono? Tra uno squillo e l’altro mi giunge all’orecchio lo sfrigolio delle luci a intermittenza dell’albero di Natale: ricorda il frinire delle cicale in estate. Il bagliore dal soggiorno filtra attraverso la porta aperta della camera e va a illuminare un lembo della parete. Mi alzo a sedere sul letto, afferro il telefono sul comodino: la luce del display mi fa socchiudere gli occhi. Mezzanotte e venti ma, più che l’orario, mi sorprende il nome che lampeggia ininterrottamente: Matteo. Il cuore accelera all’improvviso, sembra che voglia scappare dalla cassa toracica. Forse è solo il brusco risveglio. Forse è per lui.‒ Pronto? ‒Fruscio di fondo e una voce lontana, quasi indecifrabile.‒ Pronto? Non ti sento. ‒‒ Sì, un attimo. ‒Scalpiccio di passi, rumori sommessi e finalmente la sua voce: un graffio nella pancia.‒ Alice, mi senti? Alice? ‒Ripete il mio nome. Riconoscerei questa voce rauca tra mille.‒ Matteo… ‒‒ Sì sono io. ‒‒ Matteo… ‒ ripeto. Il suo nome una terapia per l’anima.‒ Alice… ‒ e scoppia in una risata, la sua risata. Ampia, sonora, carnale.E’ l’emozione che scioglie la tensione.Facciamo una pausa, una pausa solo per noi, per i nostri ricordi. Il time-lapse del tempo trascorso insieme. La prima volta che la sua risata mi scalfì il cuore.
Era dicembre inoltrato anche quel giorno. Sara, mia sorella, mi portò quasi di peso a quella festa. Era una festa di paese: la gente, gli stands affolati, le giostre con il nastro da afferrare e l’ottovolante, la pista da ballo e il coro dei bambini della parrocchia che cantava. Non so come mi avesse convinto ad andarci. Ricordo le luminarie, il mercatino di Natale, le bancarelle con dolci e frutta secca, l’odore di zucchero filato e il profumo delle mandorle zuccherate. Ero in fila allo stand gastronomico maledicendo la coda e la mia reticenza a dire di no.Lui passò in sella a una bicicletta da donna e il Pitbull al guinzaglio: una felpa con le maniche tirate su, nonostante il freddo, gli avambracci tatuati, la pedalata sciancata, una cuffia di lana da aviatore, un paio di jeans strappati. Una mano sul manubrio e l’altra con la sigaretta tra le dita.Sara lo chiamò:‒ Ehi, Matteo! ‒Si spostò di traverso sulla sella, con il busto ruotato, voltò la testa, con un sopracciglio alzato. Fece un mezzo giro con la bici, il cane gli trotterellava affianco. Lo guardai e lo aspettai mentre si avvicinava. Si accostò alla fila di gente, si fermò a un passo da noi. Con la ruota anteriore andò a finire sul tallone di uno davanti che non perse l’occasione per insultarlo. Lui fece spallucce, così, semplicemente. E sfoderò un sorriso da furfante. Aveva una barbetta rada sul viso da bambino e una piscina negli occhi. Mi colse subito la sensazione di affogarci dentro.‒ Ciao ‒ disse alzando il mento con un sorriso forse imbarazzato. Abbassò gli occhi per un istante. Poi mi avrebbe detto che i miei vestiti firmati, il mio sguardo scrutatore lo mettevano a disagio. Alla fine decise di essere se stesso.Mi tese la mano. Notai le dita rovinate, le unghie corte di chi si sporca le mani con il lavoro grosso.‒ Piacere, Matteo. ‒‒ Alice. ‒Strinsi quella mano che mi aspettava immobile, sospesa davanti a me, e capii che tornare indietro sarebbe stato impossibile. Un brivido risalì dal braccio fino al cuore, forse per il contatto con la sua pelle ruvida, forse perché, mentre io cercavo di ritirarmi, lui esitò un attimo in più prima di lasciarmi andare.‒ Te lo ricordi? Era in classe con me al primo anno ‒ disse Sara.Ci pensai un po’ su. Scavai nella memoria ma non venne a galla niente. Poi rovistai ancora tra i ricordi e mi venne in mente un ragazzino minuto, con qualche efelide sul naso e quegli stessi occhi. Occhi stanchi e vivi allo stesso tempo, pieni di malinconia e di forza. Occhi che quando ti sfiorano lasciano impressa la scia della bellezza.
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