BUON 8 MARZO A TUTTE LE NOSTRE LETTRICI!
PER FESTEGGIARE INSIEME VI REGALIAMO UN RACCONTO ROMANTICO DI FLORIANA G.
Buona lettura!
Le luci della sala d'aspetto le bruciavano gli occhi.
Elisa si tolse gli occhiali e si strofinò le palpebre, quasi a voler cancellare la stanchezza .
- Perché non vai a casa? Se ci sono novità, ti avviso io, - la voce di Sergio la richiamò al presente.
- Sei pallida e sei anche dimagrita - continuò l'uomo, studiandola.
Elisa sorrise dolcemente. - Voglio stare qui - disse tranquilla.
- Voglio esserci quando si sveglierà - era sicura che si sarebbe svegliato.
- E poi - continuò, cercando di mostrare allegria - Un paio di chili persi non mi faranno male - strizzò l'occhio a Sergio e si alzò.
L'uomo la guardò allontanarsi.
I chili persi in verità sembravano più di cinque.
Erano due settimane che Elisa viveva tra l'ufficio e la sala d'attesa della clinica privata dove era ricoverato Fabrizio.
Sergio Maggiori sospirò.
L'incidente era stato davvero terribile. Benchè non avesse riportato traumi fisici ma solo escoriazioni su tutto il corpo, Fabrizio Fossi, giovane imprenditore di successo, giaceva da due settimane in coma.
Elisa Raggio la sua assistente continuava a svolgere le sue funzioni al lavoro.
Impeccabile nel assecondare e boicottare, allo stesso tempo, il consiglio di amministrazione che aveva temporaneamente preso in gestione le imprese Fossi.
In parole povere: il cognato e la matrigna del giovane imprenditore.
Il connubio era denominato da tutto il personale della clinica: i due avvoltoi.
Il resto del suo tempo, Elisa lo passava lì, vegliando il sonno innaturale dell'uomo che ormai da tre anni era il suo capo. L'uomo di cui era inevitabilmente, scontatamente, terribilmente innamorata.
- I medici danno per possibile una sua guarigione - disse Sergio guardando oltre il vetro nella stanza in cui giaceva Fabrizio, ormai un tutt' uno con tubi e macchinari.
- Se solo si risvegliasse... - sospirò.
Sergio era come un padre per Fabrizio.
Il migliore collaboratore e amico che avesse, considerato anche il non facile carattere di Fabrizio.
- Sarà più intrattabile del solito - continuò Sergio, abbozzando un sorriso
- Povera te, quando si riprende - le strizzò l'occhio .
Elisa sorrise. Sapeva bene che l'uomo parlava così solo per distrarla; probabilmente in tutta l'azienda lui era l'unico che conoscesse i suoi veri sentimenti per il grande capo.
La glaciale, educata, formosa, occhialuta e zitella Elisa Raggio aveva commesso l'errore più classico del mondo.
Chissà quante risate, le giovani e avvenenti segretarie di direzione e i quadri superiori dell'amministrazione si sarebbero fatti alle sue spalle, se solo avessero immaginato.
Ma lei era stata brava. Maledettamente brava a nascondere tutto. Almeno fino ad ora.
Ora lo scudo della freddezza e dell'educazione non riusciva ad innalzarlo.
- Sono quasi le 22,00 - disse Sergio guardando l'orologio.
- Cinque minuti e devo andare. Rossana mi aspetta - terminò facendo riferimento alla sua adorabile moglie.
Elisa annuì.
Si girò verso la finestra e guardò il cielo.
Un manto blu scuro si stagliava su Genova. Piccole luci brillavano come diamanti.
Quasi le sembrò di vedere una stella cadente.
"Che lui si riprenda." Desiderò appassionatamente, aprendo la finestra.
Era una calda serata di settembre.
Come la sera in cui aveva conosciuto Fabrizio.
I ricordi le affiorarono nella mente e lei non li fermò.
All'epoca, tre anni prima, era una giovane laureata di ventitrè anni, piena di prospettive e speranze.
Il suo ottimismo non veniva scalfito neanche dai numerosi colloqui per la ricerca di un lavoro, che si concludevano in una bolla di sapone.
Non riuscendo a trovare niente di adatto , aveva momentaneamente ripiegato in un lavoro di cameriera.
Suo zio Eugenio, fratello di sua madre, gestiva uno dei ristoranti più rinomati di Genova e le aveva offerto di lavorare per lui.
Così aveva conosciuto Fabrizio.
Era un cliente fisso.
Alto, bruno, occhi verdi e un profumo che scuoteva i sensi.
Solo o in compagnia, che fosse con i suoi collaboratori o con splendide donne che sembravano uscite da un fashion magazine, Fabrizio aveva preso l'abitudine di sedersi sempre ad un tavolo servito da Elisa.
Suo zio l'aveva presentata come ragazza in gamba e di grande capacità.
Dal canto suo il signor Fossi era gentile ed educato. Le chiedeva dei suoi studi passati e di come procedeva la ricerca di lavoro.
Poi arrivò la sera che cambiò la sua vita.
Lui era a cena con un gruppo di giapponesi; l'interprete non era arrivato e la sua assistente, la signora Galante, era in maternità .
Fabrizio era nervosissimo e non riusciva a comunicare con i clienti che non parlavano neanche l'inglese e il francese,
Elisa li fece accomodare al suo tavolo e chiese loro cosa gradivano elencandogli il menù; tutto questo in perfetto giapponese.
Da piccola aveva vissuto con i suoi genitori per cinque anni in Giappone e aveva imparato la lingua, coltivandola poi anche dopo il rientro in Italia. Sua madre le diceva sempre che la cultura l'avrebbe sostenuta in futuro.
Così era accaduto, infatti.
Fabrizio l'aveva guardata come se fosse stata un'apparizione.
- Lei parla giapponese ? le disse constatando l'ovvietà.
Alla sua educata affermazione, le aveva chiesto di supportarla per la definizione di un affare che si sarebbe concluso l'indomani mattina.
Elisa aveva dato prova della sua efficienza e conoscenza e alla fine della serata lui le aveva proposto un' assunzione. Diretta, senza alcun giro di parole.
Ovviamente la giovane aveva accettato.
Era nata così la loro collaborazione.
Erano stati tre anni appassionanti. Elisa aveva amato subito il suo nuovo lavoro.
E aveva amato subito lui. ...
Elisa si tolse gli occhiali e si strofinò le palpebre, quasi a voler cancellare la stanchezza .
- Perché non vai a casa? Se ci sono novità, ti avviso io, - la voce di Sergio la richiamò al presente.
- Sei pallida e sei anche dimagrita - continuò l'uomo, studiandola.
Elisa sorrise dolcemente. - Voglio stare qui - disse tranquilla.
- Voglio esserci quando si sveglierà - era sicura che si sarebbe svegliato.
- E poi - continuò, cercando di mostrare allegria - Un paio di chili persi non mi faranno male - strizzò l'occhio a Sergio e si alzò.
L'uomo la guardò allontanarsi.
I chili persi in verità sembravano più di cinque.
Erano due settimane che Elisa viveva tra l'ufficio e la sala d'attesa della clinica privata dove era ricoverato Fabrizio.
Sergio Maggiori sospirò.
L'incidente era stato davvero terribile. Benchè non avesse riportato traumi fisici ma solo escoriazioni su tutto il corpo, Fabrizio Fossi, giovane imprenditore di successo, giaceva da due settimane in coma.
Elisa Raggio la sua assistente continuava a svolgere le sue funzioni al lavoro.
Impeccabile nel assecondare e boicottare, allo stesso tempo, il consiglio di amministrazione che aveva temporaneamente preso in gestione le imprese Fossi.
In parole povere: il cognato e la matrigna del giovane imprenditore.
Il connubio era denominato da tutto il personale della clinica: i due avvoltoi.
Il resto del suo tempo, Elisa lo passava lì, vegliando il sonno innaturale dell'uomo che ormai da tre anni era il suo capo. L'uomo di cui era inevitabilmente, scontatamente, terribilmente innamorata.
- I medici danno per possibile una sua guarigione - disse Sergio guardando oltre il vetro nella stanza in cui giaceva Fabrizio, ormai un tutt' uno con tubi e macchinari.
- Se solo si risvegliasse... - sospirò.
Sergio era come un padre per Fabrizio.
Il migliore collaboratore e amico che avesse, considerato anche il non facile carattere di Fabrizio.
- Sarà più intrattabile del solito - continuò Sergio, abbozzando un sorriso
- Povera te, quando si riprende - le strizzò l'occhio .
Elisa sorrise. Sapeva bene che l'uomo parlava così solo per distrarla; probabilmente in tutta l'azienda lui era l'unico che conoscesse i suoi veri sentimenti per il grande capo.
La glaciale, educata, formosa, occhialuta e zitella Elisa Raggio aveva commesso l'errore più classico del mondo.
Chissà quante risate, le giovani e avvenenti segretarie di direzione e i quadri superiori dell'amministrazione si sarebbero fatti alle sue spalle, se solo avessero immaginato.
Ma lei era stata brava. Maledettamente brava a nascondere tutto. Almeno fino ad ora.
Ora lo scudo della freddezza e dell'educazione non riusciva ad innalzarlo.
- Sono quasi le 22,00 - disse Sergio guardando l'orologio.
- Cinque minuti e devo andare. Rossana mi aspetta - terminò facendo riferimento alla sua adorabile moglie.
Elisa annuì.
Si girò verso la finestra e guardò il cielo.
Un manto blu scuro si stagliava su Genova. Piccole luci brillavano come diamanti.
Quasi le sembrò di vedere una stella cadente.
"Che lui si riprenda." Desiderò appassionatamente, aprendo la finestra.
Era una calda serata di settembre.
Come la sera in cui aveva conosciuto Fabrizio.
I ricordi le affiorarono nella mente e lei non li fermò.
All'epoca, tre anni prima, era una giovane laureata di ventitrè anni, piena di prospettive e speranze.
Il suo ottimismo non veniva scalfito neanche dai numerosi colloqui per la ricerca di un lavoro, che si concludevano in una bolla di sapone.
Non riuscendo a trovare niente di adatto , aveva momentaneamente ripiegato in un lavoro di cameriera.
Suo zio Eugenio, fratello di sua madre, gestiva uno dei ristoranti più rinomati di Genova e le aveva offerto di lavorare per lui.
Così aveva conosciuto Fabrizio.
Era un cliente fisso.
Alto, bruno, occhi verdi e un profumo che scuoteva i sensi.
Solo o in compagnia, che fosse con i suoi collaboratori o con splendide donne che sembravano uscite da un fashion magazine, Fabrizio aveva preso l'abitudine di sedersi sempre ad un tavolo servito da Elisa.
Suo zio l'aveva presentata come ragazza in gamba e di grande capacità.
Dal canto suo il signor Fossi era gentile ed educato. Le chiedeva dei suoi studi passati e di come procedeva la ricerca di lavoro.
Poi arrivò la sera che cambiò la sua vita.
Lui era a cena con un gruppo di giapponesi; l'interprete non era arrivato e la sua assistente, la signora Galante, era in maternità .
Fabrizio era nervosissimo e non riusciva a comunicare con i clienti che non parlavano neanche l'inglese e il francese,
Elisa li fece accomodare al suo tavolo e chiese loro cosa gradivano elencandogli il menù; tutto questo in perfetto giapponese.
Da piccola aveva vissuto con i suoi genitori per cinque anni in Giappone e aveva imparato la lingua, coltivandola poi anche dopo il rientro in Italia. Sua madre le diceva sempre che la cultura l'avrebbe sostenuta in futuro.
Così era accaduto, infatti.
Fabrizio l'aveva guardata come se fosse stata un'apparizione.
- Lei parla giapponese ? le disse constatando l'ovvietà.
Alla sua educata affermazione, le aveva chiesto di supportarla per la definizione di un affare che si sarebbe concluso l'indomani mattina.
Elisa aveva dato prova della sua efficienza e conoscenza e alla fine della serata lui le aveva proposto un' assunzione. Diretta, senza alcun giro di parole.
Ovviamente la giovane aveva accettato.
Era nata così la loro collaborazione.
Erano stati tre anni appassionanti. Elisa aveva amato subito il suo nuovo lavoro.
E aveva amato subito lui. ...
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