Summer in Love: " DESERTO E PREGIUDIZIO" di Paola Gianinetto



SECONDO APPUNTAMENTO CON  I RACCONTI DI SUMMER IN LOVE 2016. A REGALARCELO OGGI E' PAOLA GIANINETTO, CHE CI FA VOLARE CON LA FANTASIA AL DESERTO SAHARIANO E... AL FASCINO DEI TOUAREG... BUONA LETTURA!

Il sole era basso sulle dune, una palla di fuoco solitaria nell’immenso cielo del deserto.Anna si asciugò il sudore dalla fronte con il dorso della mano e cominciò a risalire l’immensa duna, i piedi che affondavano nella sabbia finissima ancora bollente, nonostante il tramonto fosse ormai prossimo.Era successo tutto così in fretta che ancora non riusciva a capacitarsi di essere davvero lì. Due giorni prima, la proprietaria dell’agenzia l’aveva chiamata per dirle che avevano trovato proprio quello che faceva al caso suo: un viaggio in un piccolo paese arabo che pochi conoscevano, una perla non ancora scoperta dal turismo di massa, a un prezzo stracciato. Queste ultime, a dire la verità, erano state le parole magiche che l’avevano convinta a preparare la valigia in fretta e furia e a salire sull’autobus che l’avrebbe portata a Fiumicino, senza nemmeno rendersi conto di quello che stava facendo.Un paio di mesi prima, spinta da un impulso improvviso, era entrata nell’agenzia di viaggi chiedendo alla donna al bancone di avvisarla quando si fosse presentata una vera occasione. Non le interessava la destinazione e poteva partire in qualunque momento, le uniche condizioni erano che si trattasse di un posto caldo e non troppo frequentato.In realtà, si aspettava che l’avrebbero chiamata per proporle una settimana in un villaggio turistico a Sharm el Sheikh, uno di quelli in cui passi il tempo a sfuggire ai muscolosi membri del team di animazione che ti braccano come mastini per costringerti a fare aerobica in acqua o a partecipare all’elezione di Miss Villaggio, ed era già pronta a una lunga serie di rifiuti. Invece, dopo un silenzio durato quasi due mesi, era arrivata quella proposta che sembrava proprio quello che stava cercando. Al prezzo di un weekend lungo a Ostia in una pensione di terza categoria. Una specie di miracolo da prendere al volo, nonostante la sua situazione finanziaria al momento non fosse delle migliori La famosa crisi aveva colpito anche il settore delle traduzioni e l’unico lavoro che le era stato commissionato negli ultimi due mesi non bastava neppure a pagare la rata del mutuo dell’appartamento che si era decisa ad acquistare un anno prima in un piccolo quartiere vicino al Tevere.Ma la sottile frenesia che l’aveva spinta a entrare nell’agenzia era ancora lì, più forte che mai. Il bisogno di respirare un’altra aria, di riempirsi gli occhi con una porzione di mondo che non aveva nulla a che fare con il suo. Così era partita e la sera prima la navetta dell’aeroporto l’aveva depositata nell’albergo che, pur essendo molto grande e relativamente anonimo, era ben lontano dall’assomigliare a un villaggio turistico. Lì ognuno si faceva i fatti propri, compresi i membri del personale che soddisfacevano solerti le necessità dei clienti senza pretendere in cambio neppure un sorriso. Anna aveva la sensazione di essere quasi trasparente, per loro come per gli altri clienti dell’hotel, e la cosa le piaceva: era lì per stare sola con se stessa, una compagnia che le piaceva e della quale ultimamente aveva fatto a meno troppo spesso.Quel pomeriggio stava facendo una passeggiata nel coloratissimo mercato nei dintorni dell’albergo, quando un vociare multilingue aveva attirato la sua attenzione. Poco distante, una lunga fila di Jeep era parcheggiata lungo il marciapiede e un gruppo di autoctoni vestiti con abiti di tela chiara era affaccendato a distribuire la massa multicolore di turisti nei vari mezzi. Quello,
si era detta, doveva essere il periodo degli impulsi improvvisi, perché senza esitare si era avvicinata a uno degli uomini col turbante e gli aveva chiesto dove fossero diretti. L’uomo, in un inglese approssimativo e grande sfoggio di sorrisi e ampi gesti delle mani, le aveva spiegato che si trattava di un tour notturno nel deserto e aveva sorriso ancora di più quando lei gli aveva chiesto se poteva unirsi alla comitiva. «Oh, yesss! You can go, miss! It’s a beautiful, beautiful trip! The desert, the silence and a loooot of stars! We will give you all you need… a warm cape for the night, a sleeping bag… food… don’t worry miss, go, get into the car, miss, enjoy the magic of the desert! Go!»
Come resistere a simili raffinate lusinghe? Anna gli aveva consegnato un po’ di soldi, più o meno quanto avrebbe speso per una cena nella trattoria sotto casa, e si era pigiata su una Jeep in mezzo a un gruppo di turisti che a malapena si guardavano l’un l’altro, con la sensazione di partire per una grande avventura.Avevano fatto una prima tappa, circa mezz’ora dopo la partenza, in un’oasi che sembrava uscita dritta dalle pagine di “Le mille e una notte”, e quando era risalita in auto Anna si era accorta che non era la stessa di prima: altri volti, altre voci, un altro autista bruno che guidava veloce e sicuro tra le dune. Non se n’era preoccupata più di tanto, perché tutto contribuiva a creare quella strana sensazione spersonalizzante che l’aveva colta da quando aveva messo piede in quel luogo: lei lì non era nessuno, nessuno la conosceva né si preoccupava per lei. Anna lo trovava esaltante, si sentiva come se il non essere nessuno le avesse permesso di fare tutto quello che voleva. Di essere chi voleva.Arrancando nella sabbia, riuscì a raggiungere la vetta della duna e si fermò ansimante, piegandosi con le mani appoggiate alle ginocchia. Quando alzò la testa e guardò in basso, un brivido gelido la scosse e il sudore si trasformò in un sottile strato di ghiaccio sulla pelle accaldata.Non c’era nessuno. Niente Jeep, niente autisti col turbante vestiti di chiaro, niente turisti vocianti. Era completamente sola in mezzo al deserto. ...

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TI ASPETTIAMO LUNEDI' 8 AGOSTO PER UN NUOVO RACCONTO ROMANTICO DI SUMMER IN LOVE 2016...NON MANCARE!
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