CHRISTMAS IN LOVE: "AULD LANG SYNE" DI EVA PALUMBO


31DICEMBRE, ULTIMO GIORNO DELL'ANNO... COMUNQUE SIA ANDATO QUESTO 2015 CE LO STIAMO LASCIANDO ALLE SPALLE. 

VI STATE PREPARANDO PER CELEBRARE L'ARRIVO DEL 2016?  NOI INTANTO VI TENIAMO COMPAGNIA CON UN NUOVO RACCONTO MOLTO GIUSTO PER L'OCCASIONE...

EVA PALUMBO HA INFATTI INTITOLATO LA SUA STORIA COME LA CLASSICA CANZONE DI FINE ANNO ANGLOSASSONE - AULD LANG SYNE - UNA CANZONE CHE COME IL SUO RACCONTO CELEBRA IL CAPODANNO  E FORSE LA NASCITA DI UN NUOVO AMORE... BUONA LETTURA E BUON CAPODANNO!!!


"Auld Lang Syne" è, nel mondo anglosassone, l'inno ufficiale del Capodanno. Intonato allo scoccare della mezzanotte nei pub e nelle case, suonato dalle orchestre e trasmesso dalle radio, è una delle canzoni più celebri di tutti i tempi. Composta in Scozia e diffusa ormai ovunque, rappresenta uno di quei casi di "melodia universale" che spesso conosciamo senza nemmeno rendercene conto. È diffusa anche in Italia, sia in versione originale che con il titolo di "Valzer delle candele", in Francia come "Ce n'est qu'un au revoir", negli Stati Uniti d'America come "The New Year's Eve song".
Il testo di Auld Lang Syne, scritto in antico dialetto scozzese, è ancora oggi soggetto a disparate interpretazioni. Anche il titolo viene tradotto con accezioni diverse: la corrente più comune, oggi, lo legge come "Old Long Since" ("Tanto tempo da quando.."), una sorta di "c'era una volta" che richiama ai "bei tempi andati". È una canzone di speranza: la speranza di ritrovare la felicità perduta. 

Hogmanay Pub,
31 dicembre, più o meno a mezzogiorno


«Che diavolo stai facendo lassù?»
Quando suo fratello Stefano la apostrofò con voce insieme infuriata e preoccupata, Chiara sussultò, e la scala su cui era appollaiata sfuggì per un attimo alle mani dei due uomini che la stavano sorreggendo e oscillò pericolosamente.
«Ehi, laggiù!» esclamò lei, aggrappandosi più forte alla mensola a cui era appoggiata, «avete intenzione di farmi cadere? Ciao, fratellone!» aggiunse poi, rivolgendosi dall’alto in basso all’uomo di poco più grande di lei, che la guardava con le sopracciglia aggrottate e le mani sui fianchi. «Ti piace? Ho avuto un’idea per un ultimo tocco divertente per la festa di stasera e...»
«La tua idea contempla passare l’ultimo dell’anno al Pronto Soccorso per farti ingessare la gamba che ti stai per rompere?»
«Che esagerato... Ci sono questi due gentili signori, qui, che mi danno una mano...»
Stefano fissò i due uomini, uno dopo l’altro, intensamente e senza dire una sola parola, finché entrambi non tossicchiarono e lasciarono andare la scala come se si fossero scottati le mani, facendola nuovamente oscillare.
«Allora la tua idea è quella che io passi la notte di San Silvestro in commissariato, a difendermi dall’accusa di aggressione per aver tolto a suon di pugni quell’espressione dalla faccia di questi due sfigati... smettete immediatamente di sbirciare le gambe di mia sorella, voialtri
Chiara girò bruscamente su sé stessa, accostandosi alle cosce il kilt che aveva indossato quella mattina... per fortuna, aveva avuto l’intuizione di infilare anche un paio di collant coprenti. Sperò avessero mimetizzato un po' la sua biancheria. E comunque, non ci aveva minimamente pensato quando aveva chiesto ai due aiutanti di suo fratello di darle una mano mentre si arrampicava all’altezza del soppalco del locale. Voleva solo appendere una doppia fila di luci blu e bianche al di sopra della striscia di bandierine della Scozia con cui l’aveva decorato.
«Carlo! Jack! Mi stavate guardando sotto la gonna?»
«Ecco, io...» provò a difendersi uno degli interessati, ma suo fratello lo interruppe bruscamente:
«Certo che lo stavano facendo! Lo farebbe ogni maschio etero dai dieci anni in su che entrasse nel locale in questo momento, visto che tu glielo stai rendendo così facile, appollaiandoti lassù vestita in quel modo!»
«Ehi!» ribatté lei, arrossendo un po’, «anche tu hai il kilt! E nessuno ti dice niente!»
«Io non me ne vado in giro arrampicandomi e mostrando a tutti quello che ho lì sotto
«Beh, fai male,» disse Chiara con un sorriso, cominciando cautamente a scendere dalla scala. «Conosco un paio di ragazze che sarebbero molto felici di dare una sbirciatina...»
Strizzando l’occhio a suo fratello, Chiara ammiccò verso le due cameriere del pub, che nell’altra stanza, al di là dell’arco, stavano finendo di mettere in ordine i bicchieri da pinta nel grande raccoglitore in fondo al locale. Stefano si girò verso le ragazze, che appena si accorsero del suo sguardo abbassarono rapidamente il loro e si misero a ridacchiare. Poi si voltò di nuovo verso la sua sorellina, che lo stava guardando maliziosamente, e cercò, senza riuscirci troppo, di mantenere il suo cipiglio.
«Basta adesso,» le disse, schiarendosi la voce. «Scendi da lì, hai fatto fin troppo per stasera...»
«Niente è troppo per il mio fratellone e per il suo pub!» esclamò Chiara ancora appollaiata sui gradini, aprendo le braccia in un gesto ampio per indicare il locale con tanta veemenza da far oscillare nuovamente la scala.
Lei adorava, letteralmente, il pub di suo fratello.
Era vero che, fino a un po' di tempo prima, erano state pochissime le volte che era riuscita ad allontanarsi dalla sua frenetica vita milanese e a spingersi fin laggiù, a Carbonara, nel cuore nebbioso della provincia di Pavia. Era lì che Stefano aveva investito la sua parte di eredità del loro omonimo nonno per acquistare e ristrutturare un vecchio cascinale sulla provinciale verso il Ticino e trasformarlo nell’“Hogmanay”: un bellissimo scottish pub, anzi, il miglior scottish pub d’Italia, come era stato dichiarato l’anno precedente dalla rivista “Mondo Birra”, come suo fratello non mancava di ricordare a chiunque.
Però, nelle ultime settimane, da quando si era precipitosamente trasferita da Stefano e alloggiava in una delle camere della locanda al piano superiore dell'Hogmanay, aveva dedicato ogni attimo del suo tempo libero al pub. Dava una mano a Stefano in tutto quello che era alla sua portata, non disdegnando di fare la cameriera o perfino la lavapiatti, se serviva, anche se era la sorella del proprietario.
Del resto, da qualche tempo, il tempo libero era l’unica cosa che non le mancava.
E ogni attività manuale era la benvenuta, se serviva a distrarla dal ripensare a quale completa, gigantesca, totale incognita fosse improvvisamente diventata la sua vita. ...

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LA CANZONE DI CAPODANNO...

Rod Steward, scozzese doc, canta Auld Lang Syne nel castello di Stirling

Il testo di Auld Lang Syne, scritto in antico dialetto scozzese, è ancora oggi soggetto a disparate interpretazioni. Anche il titolo viene tradotto con accezioni diverse: la corrente più comune, oggi, lo legge come "Old Long Since" ("Tanto tempo da quando.."), una sorta di "c'era una volta" che richiama ai "bei tempi andati". Auld Lang Syne narra la storia di un'amicizia interrotta, riconciliata (nella notte di San Silvestro?) da un brindisi fraterno. Le parole sono semplici, popolari e dal mood nostalgico. Ecco la traduzione in italiano:

Credi davvero che i vecchi amici si debbano dimenticare 
e mai ricordare?

Credi davvero che i vecchi amici e i giorni trascorsi insieme
 si debbano dimenticare?
Perchè i giorni sono ormai trascorsi, mio caro,
 i giorni sono ormai trascorsi

Faremo un brindisi per ricordare con affetto 
i giorni ormai trascorsi
Tu puoi pagare il tuo boccale di birra 
e io pagherò il mio

Faremo un brindisi per ricordare con affetto 
i giorni ormai trascorsi
Noi due abbiamo viaggiato per le colline 
e strappato margherite selvatiche

Ma ora siamo lontani l’uno dall’altro
 
perchè i giorni sono ormai trascorsi
Noi due abbiamo navigato nel fiume
 da mattina a sera
 ma ora vasti oceani si frappongono tra noi

Perchè i giorni sono ormai trascorsi
Perciò prendi la mia mano, amico mio fidato
 e dammi la tua

Faremo un brindisi pieno d’affetto insieme, in ricordo di quei bei giorni andati.
(*Fonte : Linkiesta)



FRA TUTTE LE LETTRICI CHE LEGGERANNO E COMMENTERANNO I RACCONTI ALLA FINE DELLA RASSEGNA ESTRARREMO REGALI A SORPRESA!


APPUNTAMENTO AL 2 GENNAIO CON UNA NUOVA STORIA INEDITA DI
CHRISTMAS IN LOVE 2015




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