CHRISTMAS IN LOVE 2015: "CHICAGO WINTER - DAMMI UN'OCCASIONE" DI SARAH BERNARDINELLO



QUESTO FINE SETTIMANA PRIMA DELLE FESTE SARA' FRENETICO. ABBIAMO PENSATO ALLORA DI REGALARVI UNA DOLCE PAUSA PER FUGARE LO STRESS PRE-NATALIZIO CON UN NUOVO RACCONTO .

CHICAGO WINTER - DAMMI UN'OCCASIONE DI SARAH BERNARDINELLO RIPRENDE ALCUNI PERSONAGGI ED ADMOSFERE DEL SUO RACCONTO ESTIVO CHICAGO SUMMER, CHE QUEST'ESTATE E' RISULTATO IL PREFERITO DI NOI BIBLIOTECARI ROMANTICHE.

CHICAGO WINTER E' UN LUNGHISSIMO RACCONTO CHE VI TERRA' COMPAGNIA PER L'INTERO WEEKEND E CHE RISPONDE A UNA DOMANDA CHE MOLTE DI VOI SI SARANNO FATTE DOPO AVER LETTO CHICAGO SUMMER: CHE FINE HA FATTO LO SPLENDIDO E TENEBROSO ADONAIS MALTHUS? LEGGETE E SCOPRITE!




*NOTA*: Questo racconto è un'ideale continuazione della storia narrata  nel racconto estivo CHICAGO SUMMER che potete leggere QUI.


Prologo. 12 giugno.
AJ Todd non avrebbe mai pensato di sentirsi nervoso per un colloquio di lavoro. Quel Roland Xavier con cui aveva parlato al telefono sembrava una persona colta, ma si riservava di giudicare dopo averlo incontrato. Era già stato informato del numero di candidati scartati, quasi lo volessero far rinunciare ancora prima di aver sostenuto il colloquio. AJ non era arrendevole per natura, altrimenti avrebbe abbandonato il BUD's appena resosi conto delle difficoltà oggettive dell'addestramento.
Era però sicuro di una cosa: dopo tutto quel tempo trascorso in ospedale, doversi reinventare la vita era destabilizzante, ma non voleva nemmeno passare il resto della propria esistenza a carico del Governo.
A trentadue anni aveva ancora tanto da dare.

14 novembre
«Un ottimo lavoro, Roland» commentò Adonais, rimettendo i documenti nella cartellina.
L'uomo seduto dietro la scrivania sorrise. «Grazie, capo.»
Malthus si alzò in piedi, stirando le pieghe dei pantaloni del completo Versace, rispondendo al sorriso con una smorfia.
«Niente “capo”, Roland. Il locale è andato avanti per merito tuo, non mio.»
«Avevi altro a cui pensare, Adonais. Ed è solo un club, non un impero. Non è stato questo grande impegno.» L'uomo si alzò a sua volta. «I primi tempi sono stati duri, l'estate non sembrava mai voler finire. Adesso che sta arrivando il freddo, abbiamo già visto la differenza.»
Adonais sorrise appena. «Hai avuto problemi con il personale? Hai eseguito controlli?»
Roland annuì. «Il servizio di sicurezza della Malthus Enterprise è stato utile. Anche il tuo amico Angel. Quel ragazzo è un segugio, non molla la presa finché non ha raggiunto l'obiettivo. Il mese scorso ha scoperto che uno dei camerieri era stato assunto con un nome falso. Lui e il nostro capo della sicurezza l'hanno ripassato finché non hanno saputo la verità, e io l'ho licenziato in tronco.»
«Bene» commentò, fingendo indifferenza.
Erano passati mesi, nominare Angel non gli procurava più uno spasimo al petto. La delusione e quella punta di dolore per la scelta dell'investigatore erano ormai alle spalle, ma non poteva negare di provare interesse per lui. Per questo gli aveva offerto un lavoro di revisore delle assunzioni, da sommare al servizio fornito dalla propria sicurezza privata. Era sicuro che il suo compagno avesse cercato di dissuaderlo, senza riuscirci. Quel mannaro era una testa dura, oltre che un ottimo poliziotto. Tutto sommato, poteva dirsi contento che il suo detective preferito avesse trovato un compagno così premuroso e innamorato. I lupi erano creature selvagge, ma se avevi la loro lealtà e la loro fiducia, era per la vita.
«Adonais.»
Alzò lo sguardo su Roland. Il vampiro più anziano aveva un'aria preoccupata, mentre gli si avvicinava.
«Tutto bene?»
Annuì. «Benissimo.»
Ripensò agli ultimi mesi, ai consigli indetti per ragguagliare le altre famiglie sul tradimento di Conner Finch, alla mole di lavoro che gli era piombata addosso inaspettata. Non immaginava che altri condividessero le opinioni del vampiro morto, ma non aveva alcuna intenzione di vedere scorrere il sangue degli umani o dei mutaforma solo perché c'era chi si sentiva superiore.
La loro specie era minore per numero, ma in quanto ad aggressività non c'era da scherzare. Non che i mutaforma fossero da meno, anche se dipendeva essenzialmente dalle loro caratteristiche animali. Non potevi essere un violento se discendevi da un basset hound. Il discorso cambiava quando si trattava di un mannaro, come nel caso del compagno di Angel. Seth Rogers era una terza generazione molto diluita ma, anche se non poteva mutare, la forza e la combattività non gli mancavano di certo.
Aveva fatto il nome dell'investigatore a diversi conoscenti, procurandogli parecchio lavoro, ma era stato attento al fatto che non fossero pericolosi. Non come quello per cui l'aveva assunto lui stesso quattro mesi
prima. Se Angel avesse dovuto rischiare ancora la vita, Seth Rogers non glielo avrebbe perdonato. Un mannaro incazzato era pericoloso. E letale.
«...e il nostro capo della sicurezza.»
Adonais gettò un'occhiata a Roland, intento a fissarlo. Sospirò.
«Scusami, non stavo ascoltando.»
«L'avevo notato» disse l'altro con un mezzo sorriso. «Non avrei dovuto insistere per farti venire, mi dispiace. So quanto lavoro hai e quanto te ne è piovuto addosso negli ultimi mesi.»
«Forse è un bene che tu l'abbia fatto, amico mio» replicò. Era stanco. Tra acquisizioni e vendite, propri del suo lavoro come presidente della Malthus Enterprise, aveva dovuto inserire riunioni con i chief managers delle aziende satelliti. Senza contare la messa in sicurezza del sigillo perché non si verificasse un altro furto come quello avvenuto in estate. Aveva rasentato la catastrofe.
Quell'ultimo pensiero gli fece tornare alla mente le ultime parole di Roland.
«Cosa stavi dicendo del capo della sicurezza?»
«Mi hai sentito, allora.» Gli si avvicinò. «Volevo fartelo conoscere. È impegnato nei controlli nelle sale, ma credo che potremmo scambiare due chiacchiere prima che tu te ne vada.»
Adonais gemette tra sé. Voleva solo bere uno scotch e tornarsene a casa. Non aveva voglia di incontrare nessuno e tanto meno conoscere un capo della sicurezza di mezz'età, con la pancia e la calvizie incipiente. Voleva crogiolarsi un po' nell'autocommiserazione.
«Proprio quello che vorrei evitarti.»
Guardò Roland. Non aveva schermato la mente. L'amico poteva aver ascoltato tutti i suoi pensieri. Lo vide arrossire un po' e si rese conto di avere indovinato.
«Sto invecchiando, Roland. Dovrei essere più attivo di così.»
L'altro sorrise. «E io che dovrei dire? Ho solo un centinaio d'anni più di te, sai?» Gli posò una mano sulla spalla, e gli concesse di lasciarcela. In effetti era l'unico che avesse il permesso di poterlo fare. Di quando in quando.
Un ghigno gli spuntò sulle labbra.
«Tu hai qualcosa in mente, non è così?»
«Niente affatto» si difese il vampiro. «Voglio solo che lasci quella dannata scrivania per qualche ora la sera e venga qui a vedere gente. Trovo che tu sia troppo solo, Adonais.»
Si mise a ridere. «Ma ti senti, Roland? Non ho il tempo per farlo. C'è troppo in gioco.»
«Se dedichi un po' di tempo a te stesso non sarà una delazione nei confronti delle tue responsabilità. Una mente serena lavora meglio.»
Avrebbe voluto dedicarsi a se stesso – e a Angel – tempo prima, quando aveva creduto di interessare all'umano in modo molto più che amichevole. Gli era andata male. E ne aveva sofferto, anche se non l'avrebbe ammesso nemmeno sotto tortura. Quel periodo era passato. Il suo cuore, sempre che ne avesse uno, era chiuso in uno spesso strato di metaforico cemento.
D'altra parte, le parole di Roland non erano lontane dal vero. Era solo. Si sentiva solo. Era tutto sbagliato.
La mano sulla spalla strinse leggermente e si trovò a fissare il direttore del locale negli occhi. Sapeva che lui lo capiva e lo sosteneva. Era per questo che la loro amicizia durava da secoli.

«Allora, ti posso presentare AJ?»

Inarcò le sopracciglia. Aveva sempre odiato i monogrammi. Gli umani sembravano andarne pazzi.
«Un umano?»
«Oh sì. Quando si è presentato al colloquio, ho avuto la strana sensazione che fosse un mutaforma della stirpe di Gustafsson. Te lo ricordi, quel dannato guastafeste?»
Un orso? Che razza di uomo era se Roland lo scambiava per un discendente del re in persona?
«Ho dovuto farlo uscire dall'ufficio e assicurarmi che il mio olfatto non fosse andato in vacanza.»
«E quando è rientrato?» gli chiese divertito.
«Non è un orso, questo è sicuro. È umano al cento percento.»
Adonais sorrise. «Andiamo a conoscere questo campione, avanti.»
Si incamminò verso la porta, e il telefono sulla scrivania squillò. Roland andò a rispondere, facendogli cenno che sarebbe arrivato subito.
Adonais scrollò la testa. Sperò solo di potersene andare al più presto. Aprì la porta e uscì nel corridoio che dagli uffici portava al locale vero e proprio. La musica giungeva attutita, così come il chiacchiericcio. Attraversò il passaggio in penombra ed entrò nella sala cocktail, piena di gente elegante.
Il barista era al suo posto, la cosa più importante. Era il momento di prendere quello scotch. ...

PER CONTINUARE A LEGGERE 


FRA TUTTE LE LETTRICI CHE LEGGERANNO E COMMENTERANNO I RACCONTI ALLA FINE DELLA RASSEGNA ESTRARREMO REGALI A SORPRESA!


APPUNTAMENTO A LUNEDI' CON UNA NUOVA STORIA INEDITA DI
CHRISTMAS IN LOVE 2015



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