BUONA PASQUA!



A TUTTE LE NOSTRE LETTRICI CARI AUGURI DI FELICE PASQUA !

E AL POSTO DELL'UOVO... LA SORPRESA! 
SOLO PER VOI UN RACCONTO INEDITO DI EVA PALUMBO, UN FIORE NELLA PIOGGIA CHE AGGIUNGERA' UNA NOTA DOLCE A QUESTI GIORNI DI FESTA. BUONA LETTURA!


  Nella tradizione persiana,
il tulipano rosso era donato
in una perfetta dichiarazione d'amore.
Questa usanza nasce da una leggenda
che racconta la storia dell'amore infelice tra due amanti:
la regina di Armenia, Shirin, e un capomastro, Farhad.
Questi si uccise dopo la falsa notizia della morte dell’amata
e da ogni goccia del suo sangue che cadde a terra
nacque un tulipano rosso.
Il tulipano rosso è perfetto per dire che amate
e amerete per sempre.

Guardai fuori dalla finestra e feci una risatina incredula.
Ancora pioggia.
Non ricordavo un inverno così piovoso da anni. Roma era allagata, le strade fiumi di acqua sporca, gli alberi grondanti e fradici. Mucchi di foglie inzuppate e marce si ammassavano agli angoli dei muri, e un cielo grigio e opprimente pesava sulla città.
A volte la pioggia era quella leggera e sottile, quasi impercettibile, tanto da immaginare di poter anche non usare l'ombrello, e invece poi ti ritrovavi infreddolito e bagnato fino al midollo. A volte, invece, erano scrosci così violenti da far paura, con il cielo nero squarciato da lampi, e secchiate d'acqua che si riversavano sulle auto, sui palazzi, sui pochi pedoni temerari che affrontavano la tempesta.
Febbraio era passato e non c'era quasi stato un giorno in cui non avesse piovuto. Ora, all'inizio di Marzo, quando di solito già si cominciava a pensare all'imminente primavera, il tempo se possibile era anche peggiorato. Quella mattina, un vento gelido e tagliente mi costrinse a stringermi nel giaccone e ad alzarne il bavero sul collo, mentre camminavo svelto lungo il marciapiede, cercando di evitare le pozzanghere fangose che lo avevano invaso, e combattendo per non farmi strappare di mano l'inutile ombrello nero con cui mi opponevo alla pioggia, per quanto possibile.
Odiavo con tutto il cuore quel freddo, quella pioggia, quell'inverno cupo e gelido che non finiva più. Odiavo il traffico impazzito, la calca delle persone in metropolitana e lungo le strade, la puzza di umido e sporco che mi prendeva alla gola... A dire il vero, in quel periodo odiavo tutto. La mia vita era diventata un lungo, lento susseguirsi di giornate sempre uguali. Al mattino, uscivo sempre prima, e la sera rientravo nel mio appartamento sempre più tardi. Il lavoro era diventato talmente tanto da non darmi respiro, nemmeno il finesettimana, nemmeno di notte. Ma tanto, anche se avessi avuto del tempo libero, con chi avrei potuto passarlo? Da quasi due anni, da quando ero diventato associato nello studio legale dove lavoravo, non avevo praticamente più una vita.
I miei padroni erano i miei ricchi clienti, ricchi e ingordi, che mi pagavano profumatamente per diventare ancora più ricchi, spostando capitali, acquisendo società, fondendo compagnie e facendo sempre più soldi, sempre più soldi, sempre più soldi.
Non era così che da ragazzo immaginavo sarebbe stata la mia vita, quando mi iscrissi a legge sognando di fare l'avvocato... ma viste le ricchissime percentuali che prevedevano i miei contratti, non sarei stato certo io a lamentarmi, almeno apertamente. Stringevo i denti, ingoiavo la noia, l'insofferenza, il fastidio, mi appiccicavo l'ennesimo sorriso alla faccia e continuavo ad andare sempre prima al lavoro, a tornarne sempre più tardi. A camminare a testa bassa, un giorno dopo l'altro, lungo il breve tragitto che separava casa mia dal mio studio, poco prima di Piazza del Popolo, senza degnare di uno sguardo il Tevere ingrossato dalla pioggia che sbatteva contro i piloni del ponte Matteotti, cercando di evitare gli altri passanti infreddoliti come me.
Quel giorno camminavo a passo svelto, ripassando mentalmente gli appuntamenti della giornata, e cercando di prepararmi per quello di mezzogiorno. Era in ballo una grossa transazione, e se fossi riuscito ad assicurarla al mio studio, ero certo che il mio capo diretto sarebbe stato molto riconoscente. Strinsi i denti e cercai di farmi passare l'ormai consueta ondata di nausea che mi assaliva quando pensavo all'ennesima pila di scartoffie e documenti che avrei dovuto studiare per concludere l'affare.
Quella mattina, quindi, non era diversa da tante altre, se non forse per il fatto che era ancora più presto del solito, e i negozi lungo il marciapiede non avevano ancora alzato le saracinesche. La pioggia stendeva il suo velo su ogni cosa. Io facevo quella strada tutte le mattine e tutte le sere, ormai da due anni, e la conoscevo talmente bene da poterla fare quasi ad occhi chiusi.
L'edicola, poi un bar, un portone di legno, un'agenzia di assicurazioni. Due negozi di abbigliamento dozzinale, una lavanderia, un altro portone, un parrucchiere per donna, un fruttivendolo. Una scuolaguida, una merceria. Un altro portone, e poi...
Alzai lo sguardo, sorpreso.
L'unica insegna illuminata era quella di un negozio di fiori, che non avevo mai notato prima. Sorpreso, mi guardai intorno, e notai che qualcosa era cambiato. Non c'era un negozio di scarpe, lì? Rallentai un attimo, e vidi due grandi vetrine piene di piante e vasi di fiori colorati, illuminati da una calda luce arancione che veniva dall'interno del negozio. Tra le due vetrine, una porta a vetri chiusa, con gli infissi dipinti di verde brillante, e sul marciapiede una serie di rastrelliere bianche e verdi che straripavano di piantine fiorite, di composizioni colorate, di piante con le foglie lucide. Una tettoia bianca e verde proteggeva tutto dalla pioggia. Accanto alla porta, c'era un carrellino di metallo con sopra un cesto di vimini pieno di strani fiori recisi con una decina di centimetri di stelo. Erano viola e blu, con i petali carnosi striati di giallo. Un cartellino bianco poggiato sul carrello diceva "Prego, servitevi pure". Al di sopra, era appesa una lavagnetta di legno di quelle vecchio stile, con la cornice un po' scheggiata e una frase scritta in stampatello con il gesso bianco, come a scuola:
Chi desidera vedere l'arcobaleno, deve imparare ad amare la pioggia
Mi fermai di botto davanti alla porta del negozio. All'interno, una figura di spalle sistemava alcuni vasi su delle mensole alte, muovendosi al ritmo di una musica che da fuori non sentivo. Spostai lo sguardo al cesto di fiori alla mia sinistra, poi di nuovo verso l'interno del negozio. Adesso la persona era passata dietro il bancone e si era girata verso di me. Mi guardava con la testa inclinata di lato.
Io battei le palpebre. Era una ragazza. Beh, in realtà sembrava più un elfo, in effetti. Piccola, la pelle chiara, i lunghi capelli biondi un po' mossi sciolti sulle spalle, una camicia verde, e un'espressione interrogativa sul viso. Per alcuni lunghi, lunghissimi istanti, non riuscii a distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Grandi, luminosi. Verdi come la sua camicia. Come le foglie delle piante da cui era circondata.
Poi, una macchina suonò il clacson alle mie spalle, facendomi sobbalzare, e l'incantesimo si ruppe. Scossi la testa, strinsi la mano sul manico dell'ombrello e ricominciai a camminare verso il mio ufficio. Prima di svoltare l'angolo, però, mi girai brevemente indietro, e vidi che una donna infagottata in un giubbotto scuro si fermava davanti al cesto dei fiori, indugiava un attimo e poi ne sceglieva uno da annusare. Scossi di nuovo la testa. Come si poteva essere così ingenui da aprire un negozio di fiori e poi regalarli? E quella frase da diario del liceo... com'era? ... amare la pioggia... certo, come no. Evitai l'ennesima pozzanghera e mi avviai deciso verso l'ufficio. Prima di entrare nel lussuoso androne ricoperto di marmo, e fare un cenno distratto di saluto alla segretaria, che come al solito mi seguì con lo sguardo finché non entrai nell'ascensore, avevo già deciso di dimenticarmi dei fiori viola e blu nel cesto e dell'elfo con gli occhi verdi all'interno del negozio illuminato.

**********

Pioggia, pioggia, pioggia.
Era semplicemente assurdo, sembrava che le cataratte del cielo si fossero spalancate e avessero deciso di svuotarsi tutte insieme, annegando ogni speranza di sole, calore, luce. Il cielo plumbeo era solcato da fulmini azzurri, intervallati dai bassi brontolii dei tuoni. Mi aggiustai la sciarpa attorno al collo e affrontai il temporale. Prendere un taxi era fuori discussione, con il traffico congestionato già a quell'ora ci avrei messo il triplo del tempo che a piedi. Camminai svelto lungo ponte Matteotti per poi svoltare rapidamente sul lungotevere, poi, imboccando la strada del mio ufficio, senza quasi accorgermene rallentai mentre passavo davanti al negozio di fiori. Come il giorno prima, anche quella mattina un cesto di fiori a disposizione dei passanti faceva bella mostra di sé sul carrello di metallo. Questa volta, erano piccoli mazzetti di fiorellini di campo gialli, legati con rafia, mischiati a delle classiche, semplici margherite gialle, che perfino io riconoscevo. C'era anche qualche piccolo girasole, con i lucidi petali giallo scuro intorno al cuore nero.
Mi fermai davanti al cesto, e guardai la lavagna su cui c'era scritto:
Non può piovere per tutta la vita
Trattenni una risatina incredula. Ottimismo d'accatto, o piuttosto sciocca ingenuità tardo-adolescenziale? Sbirciai all'interno del negozio e vidi l'elfo che si aggirava tra le piante, con in mano un vaso contenente un enorme mazzo di rose bianche a stelo lungo che le nascondeva il viso. Indugiai un po' davanti alla vetrina. Non sapevo perché... forse volevo solo rivedere quei grandi occhi verdi sgranati, che il giorno prima mi avevano fissato in modo così intenso. Quando la ragazza posò il vaso a terra e si rialzò, i nostri sguardi si incrociarono e questa volta lei mi si rivolse con un lieve sorriso sulle labbra. Labbra grandi, carnose, rosa e lucide, non potei fare a meno di notare. Il sorriso si accentuò quando mi fece un lieve saluto, e poi le sue dita accennarono a chiamarmi all'interno del negozio. Esitai, poi, senza nessun motivo al mondo per farlo, spinsi la maniglia ed entrai. ...

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ANCORA BUONA PASQUA E
PASSATE SERENE VACANZE CON CI AMATE!




5 commenti:

  1. Adele Vieri Castellano05/04/15, 11:36

    Un carissimo augurio a tutte le lettrici del blog, a Francy della Rosa e a tutte le colleghe blogger! E grazie a Eva per questa delicata storia d'amore. Buona Pasqua!

    RispondiElimina
  2. Hola a tutte voi! Quest anno Pasqua senza uovo per me, quindi accetto di cuore la sorpresa :) grazie per questo incantevole racconto e per tutto il vostro lavoro nel mio blog preferito! Auguro una felice Pasqua anche a voi!
    saluti,
    Simo

    RispondiElimina
  3. Auguri affettuosi a tutte voi amiche di questo bellissimo blog, sia a Francy e alle sue colleghe blogger sia alle affezionate lettrici. Buona Pasqua!

    RispondiElimina

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