ETICHETTE? SI', NO, IN PARTE


Qualche giorno fa mi è capitato di dover spiegare, insieme a un’amica, anche lei autrice, la differenza tra “erotico” e “romance” a un lettore (uomo – lo specifico ma l’avevate capito da sole, vero?), convinto che “erotico” significasse un qualsiasi romanzo con una storia d’amore, cioè un “romance”. Questo semplice esempio dimostra come le etichette nella fiction contino, eccome. Del resto, non sono contrassegnati da etichette anche gli scaffali o i reparti delle librerie? Talvolta solo per creare confusione e commettere errori anche clamorosi – mettere la Castellano accanto a Valerio Massimo Manfredi, per esempio, oppure mischiare fantasy per ragazzi e fantasy per adulti – ma questo è un altro discorso. Persino la differenza tra Young adult e New adult, gli ultimi nati, è ormai chiara alle lettrici voraci e seriali – è un po’ come dire “Piccole donne” e “Piccole donne crescono”, passatemi il paragone un po’ irriverente. Nessuna delle lettrici di questo blog avrebbe avuto quel dubbio sulla differenza tra “romance” ed “erotico”, ne sono certa, ma alcune etichette potrebbero risultare un po’ meno popolari e condivise. Mi è capitato di dover spiegare che cosa sia un “distopico”, per esempio, così come ho parlato con persone che non conoscevano l’espressione “time travel”.
Tanti nomi, tante piccole caselline in cui collocare e collocarsi. Sì, guardiamo ora la cosa dal punto di vista dell’autore. Vi faccio due domande: l’autore dovrebbe scrivere ciò che richiede il mercato, il genere di moda del momento, per raggiungere un numero di lettori maggiore possibile? Oppure dovrebbe rimanere fedele alla sua vocazione, al genere che lo “chiama” di più e in cui si muove con maggiore dimestichezza? 
Seconda domanda: dovrà rispettare fedelmente il “canone”, per non
deludere del lettore, o dovrà/potrà invece cercare di fare qualcosa di diverso, di innovare?
In attesa di conoscere le vostre, vi dico le risposte che mi sono data io. Sul seguire o meno le mode, proviamo a fare un esempio: il mercato chiede “chick lit meets contemporary romance”, ovvero una commistione di chick lit e romance contemporaneo. Decido di scriverne uno, sei mesi dopo è pronto, ma ormai il mercato chiede “chick lit meets contemporary romance meets women’s fiction”. Che faccio? Ci aggiungo il tocco di women’s fiction mancante. Tre mesi dopo è pronto. Peccato, ora il mercato chiede “chick lit meets contemporary romance meets women’s fiction meets new adult”, ovvero le situazioni sono giuste ma i personaggi sono troppo vecchi e maturi, fanno ragionamenti troppo profondi, ora li vogliono più giovani e superficiali. Dunque? Dunque lascio perdere, perché le mode sgusciano come un’anguilla, se le rincorri rischi di correre-correre senza mai riuscire ad acchiapparle. Scrivo quello che ho voglia di scrivere, che mi diverto a scrivere, e ho la fortuna di trovare dei lettori che hanno voglia di leggerlo e si divertono pure, facendolo. Per la fama e la gloria aspetterò un eventuale (e abbastanza improbabile) “incontro” fortuito con la tendenza del momento. Chissà.
Il punto è che le mode si consumano con tempi sempre più brevi. I vampiri post-Twilight sono durati parecchio, gli angeli hanno fatto una comparsata di un annetto, l’erotico post-Sfumature secondo molti ancora tira (pun intended), io trovo che sia già sfumato. Ora si vuole ridere ma anche
riflettere, ridere e riflettere insieme sembra la combinazione vincente. Però si comincia anche a fare un gran parlare di story-telling – concetto che per i paesi anglofoni è “base” (ma non “basico”) e trasversale a tutta la letteratura di genere, ma noi italiani, si sa, arriviamo sempre un po’ con l’ultimo treno.
Tortniamo alla seconda domanda: se scrivo un genere, devo rimanere fedele ai canoni di quel genere? Oddio, se scrivete una storia alla Romeo e Giulietta non state scrivendo un romance, questo dovete saperlo. Ma i paranormal devono essere tutti uguali? I romantic suspense hanno un’unica trama possibile – lei in pericolo, lui che accorre a salvarla? Certo che no. Nei paesi anglofoni, sempre loro, esiste il concetto di cross-genre. In Italia molti storcono il naso di fronte a romantic suspense che hanno qualche personaggio
con capacità psichiche (esiste una chiara differenza, non sempre tradotta e non sempre chiara in italiano, tra “psychic” e “paranormal”), in America esistono numerose serie RS con questa caratteristica.
Dunque? Dunque certe differenze sono solide e chiare e universali, note a tutti, ed è bene che rimangano come bussola per il lettore. Sulla tavolozza dei colori della fiction, giallo non è noir e noir non è giallo. Ma altri colori si possono mischiare. Esiste il futuristic suspense e il suspense storico, dunque perché non mischiare anche time travel e suspense? In realtà posso fare un po’ quello che voglio, in questo il cinema è più flessibile e insegna. Commedia e tragedia, passato presente e futuro, realismo e fantasia, amore e guerra, questi gli ingredienti. Mago, amante, guerriero gli archetipi. Protagonista, antagonista, viaggio. 
Scrivere nel 2015 significa anche avere l’ardire e la voglia di innovare, di mischiare un po’ le carte. Perché in fondo lettori e autori vogliono la stessa cosa: storie sempre nuove in grado di divertire ed emozionare. E a un certo punto, chi se ne frega delle etichette.








QUAL E' LA VOSTRA RISPOSTA ALLE DOMANDE POSTE DA MONICA LOMBARDI IN QUESTO ARTICOLO? 

QUANDO SCEGLIETE UN ROMANZO SENTIMENTALE PREFERITE CHE RISPETTI DEI CANONI PRECISI IN TERMINI DI CONTENUTO, O VI PIACE L'ODIERNA
TENDENZA A UNA CERTA FUSION DI GENERI? UN'AUTRICE DOVREBBE SEGUIRE QUELLO CHE AL MOMENTO LE LETTRICI VOGLIONO LEGGERE O ANDARE DIRITTA PER LA PROPRIA STRADA E PROPORRE SOLO QUELLO CHE PIACE SCRIVERE A LEI? QUALI SONO AL MOMENTO I GENERI ROMANCE CHE NON LEGGETE ASSOLUTAMENTE? 
****
SIAMO MOLTO CURIOSE DI SCOPRIRE IL VOSTRO PUNTO DI VISTA SU QUESTI ARGOMENTI: ASPETTIAMO I VOSTRI COMMENTI!

18 commenti:

  1. Interessante excursus sui generi della letteratura e su come gli equivoci, spesso, portino i lettori fuori strada. Grazie Monica per questo utile chiarimento... poi mi piacerebbe sapere chi era l'uomo in questione, eh?? In quanto alla tua domanda, se un autore deve rimanere fedele alla sua vocazione, al genere che lo “chiama” di più e in cui si muove con maggiore dimestichezza, non posso che rispondere sì. E' quello che ho fatto con la serie di Roma Caput Mundi: sono andata diritta per la mia strada in barba a coloro che tentavano di scoraggiarmi dicendo che "'l'antica Roma era troppo lontana e poco stimolante per le lettrici amanti del romance storico". Alla luce di quanto è avvenuto con Rufo & C., posso solo dire che ho fatto bene a credere in Roma e nella sua epoca affascinante. Ciò non toglie che però un domani possa osare in altre direzioni... Buona giornata a tutte!

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  2. Bell'articolo, Monica. Rispondo anche io alla domanda. Credo che la cosa migliore sia scrivere quello che più è nelle nostre corde. Io, traducendo libri di tutti i tipi, ormai sono diventata abbastanza camaleontica, ma nella mia testa so bene cosa mi piace scrivere di più e qual è il genere che sento più mio. Purtroppo tempo fa qualcuno mi ha detto che quel genere era "un'onda che andava a morire", cito testualmente. E stupidamente mi sono fermata. Peccato che l'onda sia tutt'altro che morta. Avrei invece fatto bene ad andare avanti per la mia strada come Adele, e a credere un po' di più in quello che sentivo dentro allora, anche se poi sono felicissima di quello che ho pubblicato!

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  3. Credo che nei generi la risposta stia sempre un po' nel mezzo, e mi ritrovo perfettamente nelle risposte di Monica. Un occhio al mercato chi scrive letteratura di genere secondo me lo butta sempre, ne tiene conto, in qualche modo, anche se poi decide di fare di testa sua. La seconda domanda è la più difficile, fino a dove possiamo spingerci per non deludere il lettore. Nel rosa vien da dire che l'happy end è sacro. Ma rilancio la domanda: quali altre regole del rosa sono inviolabili, secondo voi, oltre al finale? In "Le regole degli amori imperfetti" per esempio la protagonista è innamorata dell'uomo che sta con la sua migliore amica. Ci sono un sacco di attenuanti, questo sì, con cui non vi tedio, ma scrivendolo mi sono chiesta se in qualche modo non andavo contro qualche regola non scritta del rosa.

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  4. Gli esempi di Adele ed Edy sono perfetti - quello di Adele mostra come l'istinto dell'autore, se la storia è buona e scritta bene come sono le sue, vince e può anche offrire al lettore qualcosa di nuovo, e per questo ancora più allettante. La sensazione è che l'editoria italiana abbia a volte paura del nuovo, o meglio ha paura di proporlo in autonomia, di scommettere per prima, preferendo aspettare che il nuovo arrivi da oltreocano. L'esempio di Edy mostra come un sottogenere che sembra "finito" può tranquillamente risorgere dalle sue generi pochi mesi dopo, basta un titolo trainante per operare la "magia" :) I tempi delle mode sono spesso incompatibili con i tempi di scrittura, dunque perché darsi la pena di correre dietro a qualcosa che forse non riusciremo ad acchiappare mai?
    Sono d'accordo con te, Mara, l'happy end nel romance fa parte dell'inviolabile patto con il lettore. Io mi sono trovata in una situazione simile alla tua, trattando anch'io di un triangolo (protagonista non single che si innamora di un altro uomo) in "Vertigo". La risposta secondo me è quella che hai già dato tu: sta nel mezzo. Un triangolo mal gestito, un tradimento potrebbe essere indigesto nel romance, ma se è l'amore che genera questi "cambiamenti" e alla fine trionfa, tutto appare sotto un'altra luce. Sta all'autore con la sua sensibilità non sovvertire equilibri che, nel romance e nelle storie "feel-good" in genere, sono insovvertibili.

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  5. Io mi trovo d'accordo con le altre sul fatto che un'autrice dovrebbe scrivere quello che è nelle sue corde. Ci sono sottogeneri che io non riuscirei ad affrontare, nemmeno se andassero di moda. E poi, come dice Monica, le mode cambiano continuamente e riuscire a rincorrere i gusti delle lettrici non è sempre così semplice. Sulla questione del rimanere fedeli agli schemi o cercare di essere all'avanguardia posso dire che, a mio parere, ci sono "canoni" che nel romance sono obbligatori, tipo il lieto fine, ma altri in cui è lecito spaziare. Per esempio, ultimamente si sono diffusi tantissimo gli M/M che un tempo sarebbe stato impensabile trovare fra i romance. Chi ha deciso di essere innovativo, in questo caso, ha giocato una carta vincente. Così come chi ha lanciato il paranormale, ai tempi. Quindi osare talvolta può portare i suoi frutti.

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  6. A me piace osare e sfidare. Scrivo Romance storici perché sono nella collana Mondadori dei RS, ma quante regole ho trasgredito? Tre coppie importanti invece di una, far morire un personaggio amato (nel romance un sacrilegio), incertezza sulla protagonista tra tre candidabili, e altro ancora. Non ho mai messo in discussione il lieto fine solo perché lo adoro, in qualsiasi genere. Anche quando ho scritto storico ho seguito l'istinto: un po' di romance, una bella dose di thriller, una spruzzata di avventura. Nelle varie librerie, ho trovato l'Oscuro Mosaico sugli scaffali del Romance, dello Storico e persino del Noir. A quel punto ho capito che l'esperimento era riuscito. E così ho anche risposto alla seconda domanda: scrivo solo quello che mi piace, ma valuto sempre i suggerimenti delle lettrici per aggiustare un po' il tiro.
    Ornella Albanese

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  7. Secondo me un'autrice deve scrivere di ciò che le piace, di ciò che sente suo. Se tutte scrivessero solo del genere di moda, i lettori che non amano quel genere resterebbero a bocca asciutta.
    Ad esempio, io non ho mai letto libri di vampiri, nè erotici, se non ci fossero stati i chick-lit o gli storici mi sarebbe venuta una crisi di nervi, ogni volta che mettevo piede in libreria.
    Certo, è normale buttare un'occhiata alle mode. Basti pensare che alcuni editori prendono solo il genere che tira in quel momento, o che vedrai decine di libri sorpassarti in classifica solo perché c'è la parola "vampiro" (quando poi il personaggio non ha magari nulla di vampiresco...). Capisco che dia fastidio, ma credo che "forzarsi" non serva a molto, a meno di non farlo come bieca forma commerciale, per farsi conoscere con il genere in voga e poi portarsi i lettori dietro...ma fino a che punto il gioco vale la candela?

    Riguardo alla fusion, a me piace! Adoro, ad esempio, Marc Levy che scrive romance contemporanei in cui c'è sempre un tocco un po' paranormale. Secondo me, ci può stare anche l'innovazione, l'originalità, purché non si tocchi qualche caposaldo del canon. Ecco, nel romance se mi si tocca il lieto fine potrei tirare il libro in testa alla scrittrice, ma qualche altra innovazione la accetterei volentieri.
    Sveva

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  8. Ciao ragazze, dunque quando scelgo un romanzo sentimentale mi lascio sempre trasportare dalla storia, non mi interessano i canoni, anzi voto per l'originalità e per il pathos.
    Ad oggi non ho mai letto un romance M/M o F/F ma c'è sempre una prima volta e prediligo i romance storici.
    Alla domanda, se mi adatto alle mode, la risposta e NO e chissà, forse questo non mi consentirà mai di spiccare il salto di qualità, ma non riesco a scrivere a comando. Io credo di essere l'esempio di un'autrice che non segue le mode, non le seguo neppure nell'abbigliamento, sarà un mio difetto.
    Ho iniziato nel 2010 con un romance contemporaneo quando si storceva il naso di fronte a un 'rosa', come lo definivano, e tutti gridavano 'Harmony' considerandolo un NON-ROMANZO, poi mi sono data al paranormal.romance e allo storico quando tutti volevano il Fantasy e quando è stata ora di scrivere un fantasy la moda urlava 'ROMANCE'.
    Direi che proprio non seguo le mode. Io credo che si nasca con una determinata predisposizione e che sia giusto sperimentare ma non allontanarsi eccessivamente dal proprio stile, altrimenti si confezioneranno solo prodotto visti e rivisti senza alcuna originalità o pathos per catturare l'attenzione del lettore.
    Personalmente non mi avventurerò mai verso il giallo, il thriller o la commedia divertente. Se leggerete i miei libri capirete perchè: amore e tormento!
    Buon pomeriggio ragazze e complimenti a Monica per l'articolo.

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  9. maria masella08/01/15, 14:31

    Che ognuna scelga un'imbarcazione che sa pilotare, perché ha imparato con l'esperienza a mettere a frutto qualche dote, forse innata. Perché se un genere ispira e lo senti tuo, riesci ad affrontare anche le difficoltà (ogni genere ha le proprie). Da anni ormai scelgo noir o romance storici o romance contemporanei, perché in tutti e tre mi trovo abbastanza a mio agio. Ma come tutti consigli (a me stessa per prima) va preso con cautela perché capita di sentire il desiderio di scrivere una storia e che questa non rientri nei generi che abitualmente si scrivono. Se il desiderio è forte, ritengo che sia meglio assecondarlo. Il mercato? E' impossibile tenerlo d'occhio, cambia molto velocemente, troppo. Ritengo, anzi, che certe mode siano pilotate: ormai non si parla più di buoni libri ma di "casi editoriali", non di buone vendite ma di "vendite eccezionali". Le regole di genere esistono, se non si vogliono rispettare, si cambi genere o si scriva un romanzo tout court. Nel romance il lieto fine è irrinunciabile, tutto il resto è modificabile, nel noir è inevitabile la scoperta del colpevole (non dico la condanna) e tutto il resto è modificabile.
    Personalmente, come lettrice, non amo il proliferare di etichette, mi confondono invece di aiutarmi, forse perché come scrittrice mescolo sempre un po' i generi: nei miei noir la vita privata della coppia protagonista mi ha forse attirato più lettori che l'intrigo giallo, nei miei romance c'è spesso una punta o due di indagine.

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  10. Anch'io concordo con il fatto che la cosa migliore sia di seguire il proprio istinto e scrivere solo ciò che è nelle proprie corde. Ho frequentato ambienti di aspiranti scrittori reduci da corsi di scrittura dove si consigliava l'eclettismo come caratteristica fondamentale per un professionista ma, essendo io una persona che non riesce a scrivere a comando, ho scelto la specializzazione. Scrivo fantasy. Punto. Poi, quando mi sono resa conto che nelle mie storie la componente romance era molto importante ( tanto da far dire a un'amica " Non pensavo che tu potessi scrivere storie così romantiche") allora mi è venuta l'idea di definire ciò che scrivo "fantasy-romance". Questo, di certo, ha allontanato il pubblico maschile ma, a un certo punto, bisogna scegliere a quale tipo di lettori ti vuoi rivolgere. Riguardo al rispettare i canoni sono anch'io una patita del lieto fine, ma ho voluto rovesciare tutto il resto scegliendo come tema le società matriarcali o, comunque, storie dove la donna occupa una posizione di superiorità rispetto all'uomo. Di certo non è un tema adatto a chi ama il romance tradizionale, quindi sto ancora cercando il mio pubblico. Molte lettrici finora si sono dichiarate soddisfatte, ma la cosa singolare è che, guardando le statistiche di Amazon, risulta che chi compra il mio libro di solito compra ... erotici sado-maso! Insomma, ho davvero l'impressione di dover ancora trovare il mio pubblico visto che, a quanto pare, scrivo un genere poco classificabile.
    Tempo fa mi venne consigliato di dedicarmi all'erotico, dato che è il genere più di moda in questo momento ma, dopo averne fatto una scorpacciata, per documentarmi, decisi che non faceva per me. Sono rimasta sul romance, seppure coniugato a modo mio, e andrò avanti per questa strada.
    Fernanda Romani

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  11. lia orlandi08/01/15, 14:52

    La cosa più bella dello scrivere è vedere le emozioni dei personaggi fare capolino dalle pagine bianche , le vicende evolversi per la via che loro stesse tracciano mentre la trama si dipana.
    Tentare di ricondure quello che si vuol raccontare nell'alveo di un cliché ben definito avvilisce chi scrive per il gusto di farlo.
    Non é sempre semplice essere idealiste:a volte il muoversi in uno standard predefinito , il sapere che un determinato genere raccoglie i consensi dei lettori sono di conforto e di ausilio. Resto, però, fermamente convinta che la magia dello scrivere risiede nell 'aprire nuovi mondi in chi legge a prescindere dal filone a cui lo scritto appartiene.

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  12. Sono una lettrice di romance storico, fantasy, M/M (in tutti i suoi sottogeneri) ed erotico, escludo dalle mie letture: chick lit, suspense (in ambito M/F), steampunk e commedie varie.

    Penso che gli autori debbano scrivere quello che li affascina, quello che sentono adatto alle loro conoscenze, alle loro fantasie e alle loro passioni, senza curarsi della moda che, come fai notare, passa velocemente; quando poi sarà il momento della loro opera, verrà tirata fuori dal cassetto degli editori, come è stato fatto per gli erotici e i fantasy.
    Ho letto, o meglio ho tentato di leggere, romanzi fantasy di scrittrici che fino ad allora avevano trattato solo contemporanei più o meno hot, è stata una delusione perché in quelle righe non c’era il tratto caratteristico dell’autrice ma una varietà di elementi e situazioni letti e riletti altrove.

    Per quanto riguarda i canoni dei vari generi, beh, forse a qualcuno ci tengo, come primo in assoluto il lieto fine e come secondo evitare i tradimenti, che raramente mi sono capitati nei romance e che puntualmente ho odiato, nulla può inventare lo scrittore per farmeli accettare, non riesco a credere nel grande amore se uno dei due protagonisti cade in tentazione. Tolte queste due caratteristiche del genere vorrei incitare gli autori a osare, osare, osare, perché i romanzi più belli sono sempre quelli originali che nessuno aveva mai scritto prima.

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  13. Teresa Siciliano08/01/15, 17:22

    Confesso che non saprei definire neppure la metà dei generi elencati da Monica: voglio un romanzo che mi piaccia. Certo, ci sono dei pilastri infrangibili: per esempio il lieto fine e per me anche un'accettabile dirittura morale dei protagonisti. Per il resto consideratevi libere.

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  14. Anche secondo me, scrittrici e scrittori fanno bene a scrivere seguendo le proprie inclinazioni, senza badare troppo alla moda.
    Per quanto riguarda i generi, apprezzo sia la tendenza fusion sia la possibilità di leggere un buon romance, thriller, storico che sia di stampo classico. Evito alcuni generi, come ad esempio il time-travel, la chick-lit, la wo-fi, YA e NA.
    Parlando di canoni, ogni autore può, secondo me, spaziare, cercare nuove vie, pur mantenendo inalterati i caposaldi del genere (vedi lieto fine x il romance) io, però, se mi imbatto in un libro che abbraccia diversi generi e anche solo uno di essi nn mi è gradito, lascio perdere il libro in questione, l'aspetto che nn mi piace mi rovinebbe la lettura.

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  15. Una scrittrice "può" scrivere seguendo la moda del momento? Se è "portata" per il romance contemporaneo, può in un certo senso trasformare la sua vena creativa dandosi al paranormale o erotico solo perché è il genere che "tira" ?
    Trovo la cosa sconfortante, preferisco pensare di vivere in un mondo in cui chi ha il dono della scrittura non sia costretto a fare scelte di "mercato" come chi costruisce auto :-(
    Secondo me ultimamente si esagera con la quantità di etichette.
    Indubbiamente se ho voglia di una storia con lieto fine non vado a leggere le trame dei libri di Piero Angela. Magari scelgo fra autrici e editori che so mi garantiranno la lettura di un Romance, quindi sono d'accordo sul fatto che anche nella passione per la lettura ci voglia una linea guida come un pò per ogni cosa nella vita.Ma a questo punto, se mi intriga la trama di un libro della Castellano, cosa importa se è storico, contemporaneo o suspense? Penso che ognuno assecondi le proprie esigenze di lettore basandosi sul piacere che in quel momento vuol trarre dalla lettura. Personalmente non ho un'età che mi spinge verso YA e NA, ma mi sono comunque ritrovata a leggerne perché incuriosita da un commento o il consiglio di un'amica.
    Insomma voglio essere ispirata alla lettura di un libro con la stessa passione con cui spero sia stata ispirata l'autrice a scrivere ;-)

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  16. Da lettrice onnivora, o quasi, concordo con Teresa Siciliano e Nimue76. Le etichette di genere non le considero mai, a parte le regole basilari dei generi maggiori: come sapere che il romance s'incentra sulla storia d'amore, con lieto fine assicurato, il giallo sul mistero da risolvere e così via.
    Anche il romantic suspense puro è una fusion, o no?
    Quindi, come dicevano le colleghe lettrici, diamo spazio ai buoni libri, quelli "scritti bene per forma e contenuto" e lasciamo da parte le etichette!

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  17. Concordo con molte delle vostre idee e da semplice lettrice dico "Al diavolo le etichette, i target, i cliché!" I diversi generi letterari, e il romance non è da meno, esistono proprio per rispondere alle svariate esigenze del lettore e perché la genialità di alcuni scrittori ha trovato lo spazio giusto al momento giusto per crescere. Ognuna di noi ha il/i suo/suoi preferiti: io non abbandonerei mai lo storico, che amerò sempre, come non rinuncerei ad un buon suspence, sempre poco diffuso in Italia a mio avviso, ma non mi dispiacciono nemmeno i paranormal e gli erotici, semplicemente quando ne ho fatto indigestione li elimino per un po' dal menù. Nella mia personale classifica riesco a trovare posto anche per i fantasy e i chick-lit. Che dire, la libertà di scegliere cosa leggere appartiene al lettore, tanto quanto la libertà di scegliere come e cosa scrivere è un diritto sacrosanto dello scrittore. Se poi questo significa non andare dietro alle leggi di mercato, pazienza. Fortunato chi ha il dono della scrittura, ovvero chi sa trasmettere emozioni attraverso la parola scritta.
    Deborah

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