NUOVO APPUNTAMENTO CON UN RACCONTO INEDITO DI CHRISTMAS IN LOVE 2104...IL NATALE E' PASSATO MA I RACCONTI CONTINUANO FINO ALLA FINE DELL'ANNO.
IL NATALE DEL RITORNO DI ERIN E. KELLER E' UN M/M IN CUI IL PROTAGONISTA TORNANDO IN IRLANDA DOPO ANNI ALL'ESTERO RITROVA NON SOLO LA SUA TERRA MA ANCHE UN'AMICIZIA CHE POTREBBE TRASFORMARSI IN MOLTO DI PIU'...BUONA LETTURA!
"L’aria era calda e quasi densa in quel momento, faticosa da respirare come in un giorno umido. Il cuore di Connor batteva forte e in modo irregolare."
Finalmente, dopo quattro anni,
Connor stava per tornare a vivere a Tralee, nel sud-ovest dell’Irlanda, la cittadina
in cui era nato e cresciuto, doveva aveva studiato e si era diplomato. E dalla
quale si era allontanato per seguire i suoi genitori all’estero. L’idea di
trasferirsi in Italia gli era sembrata elettrizzante ed era felice
dell’esperienza che aveva fatto, ma niente poteva essere paragonato
all’emozione che gli dava l’idea di ritornare a casa. E tornare a vivere nella
sua vecchia città proprio nel periodo delle festività natalizie rendeva ancora
più magico il rientro.
I suoi genitori l’avrebbero raggiunto
di lì a pochi giorni, quindi non avrebbero passato il Natale insieme, ma andava
bene anche così. Avrebbe potuto aspettarli e partire con loro, ma aveva tanta
voglia di tornare nella sua terra che era partito non appena aveva potuto.
Non appena sceso dal taxi, si
stiracchiò, facendo scricchiolare le giunture del suo corpo imponente. Sorrise
nel percepire subito gli odori tipici della sua città: aria pulita, erba,
legna, stufato e bacon. Pagò l’autista, afferrò le borse e si avviò verso la
porticina di casa sua, nel centro storico di Tralee. Case piccole, porte
piccole, cittadina piccola. Tutto intimo, a misura d’uomo. Anche un po’ a
misura di hobbit, a dire il vero. Sorrise e infilò le chiavi nella toppa.
Passò le ore seguenti a riassaporare
la sensazione di familiarità che gli dava casa sua, la sua camera, il soggiorno
con la piccola stufa, la cucina di legno chiaro, il divano consunto ma
comodissimo. La casa era stata mantenuta “viva” grazie ai suoi zii, che si
erano occupati di arieggiarla e pulirla in quegli anni. Sembrava quasi che
l’avesse lasciata solo da pochi giorni.
Dopo essere rientrato dalle compere,
accese la tv e frugò negli scatoloni che contenevano gli addobbi natalizi,
sistemandoli in giro per casa. Si preparò un’enorme tazza di tè caldo e si
avvicinò alla finestra, dalla quale riusciva a vedere il grande albero di
Natale che occupava il centro della piazza, illuminato e decorato, così come lo
erano gli alberelli sparsi nell’area pedonale. Tutte quelle luci riempivano il
suo salotto di colori caldi. C’era in giro poca gente, altra cosa che Connor
apprezzava enormemente. Non era mai riuscito ad abituarsi davvero al caos delle
grandi città italiane.
La sua attenzione fu catturata da un
movimento brusco alla sua sinistra. Scostò la tenda e vide un ragazzo finire
lungo disteso in terra, mentre un gruppo di cani cercava di trascinarlo via.
Cani che, con tutta probabilità, era suo compito portare in giro. L’impacciato
dog sitter aveva un piede arrotolato in una cinghia e un polso in un’altra.
Connor fu fuori casa ancora prima di
rendersene conto.
«Ehi, ti sei fatto male?» chiese,
accucciandosi per cercare di afferrare i guinzagli e far calmare i cani in modo
che smettessero di tirare, rischiando di ridurre quel malcapitato in pezzi come
se fosse su una ruota di tortura.
«No, sto benissimo,» farfugliò il
ragazzo, mettendosi seduto e sistemandosi gli occhiali sul naso. «Stronzi
maledetti,» ringhiò poi guardando due dei cani, due esemplari di Carlino, che
lo osservavano ansimando con la lingua a penzoloni, seduti e con l’aria tronfia
di chi l’aveva combinata grossa e non provava il benché minimo rimorso. «Si
divertono! Corrono e poi si incrociano fra le mie gambe! La prossima volta li
pesto, non me ne frega niente. Li riporterò al padrone in forma di purè.» Un
attimo dopo, cercò di sollevarsi da terra e ululò di dolore.
Connor aggrottò la fronte. «Non mi
sembra proprio che tu stia benissimo. Riesci ad alzarti?»
Il giovane non rispose, ma
finalmente sollevò lo sguardo e cambiò espressione in un istante. Non parlò
più, non respirò più, gli occhi si fecero quasi vitrei dietro le lenti degli
occhiali un po’ sbilenchi, e Connor per un attimo pensò anche di vedere i
capelli scuri rizzarsi sulla sommità del suo capo.
Si schiarì la voce. «Ehi… sei
diventato pallido. Non stai per niente bene.»
«Tu sei… Connor O’Reilly.»
Connor sbatté le ciglia e si grattò
la tempia. «Uhm, sì. Ci conosciamo?»
«No,» rispose il ragazzo scuotendo
il capo.
Connor rise. «Quindi conosci il mio nome per caso?»
Il giovane non rispose, tirò
nervosamente i guinzagli dei cani, tentò di mettere un piede a terra per
rialzarsi ed emise un altro lamento.
«Ok, ti sei fatto male,» disse
Connor toccandogli la gamba e facendolo sussultare. «Sì. Ti sei fatto davvero male. Lascia fare a me.» Si
rimise in piedi, afferrò i guinzagli, li legò a un palo vicino alla porta di
casa sua e tornò indietro. «Ora ti sollevo. Passami un braccio attorno al
collo.»
Il viso del ragazzo andò in fiamme.
Anche se era buio, si notavano benissimo le sue guance incandescenti. «No,
meglio di no.»
Connor si accigliò. «Ti sei fatto
male e voglio solo aiutarti.»
«Ce la faccio da solo.» Un altro
sforzo, un altro lamento.
«No che non ce la fai. Non essere
testardo. Non sono pericoloso.»
Il ragazzo borbottò qualcosa e
Connor assottigliò lo sguardo. «Ehi, per caso ti ho fatto qualcosa e non me lo
ricordo? A dire il vero, ora che ti guardo bene, il tuo viso mi è familiare,»
continuò studiandolo. «Come ti chiami?»
Il suono che provenne dal giovane
era a malapena intelligibile. «Patrick Reagan.»
Le sopracciglia di Connor arrivarono
fino all’attaccatura dei capelli. «Tu sei Patrick? Oh, cavolo! Come sei
cambiato!» ....
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APPUNTAMENTO AI PROSSIMI GIORNI PER ALTRI RACCONTI DI CHRISTMAS IN LOVE 2014 !
Grazie per avermi regalato questo spazio <3 Buone feste a tutte voi!
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