Racconto: UN BELLISSIMO BUON GIORNO di Eva Palumbo

INIZIAMO IL WEEKEND IN DOLCEZZA! EVA PALUMBO CI REGALA UN BREVE RACCONTO CHE PRENDE ISPIRAZIONE DA UN MOMENTO NON SEMPRE APPROFONDITO NELLE STORIE CHE LEGGIAMO: "LA MATTINA DOPO"... BUONA LETTURA!


Molto lentamente, come se le costasse uno sforzo disumano (era così, in effetti), Daniela socchiuse leggermente gli occhi, strizzandoli nella calda luce estiva che aveva cominciato a inondare la sua stanza. Poco alla volta, prese coscienza di dov'era, del fatto che fosse mattina, e probabilmente anche molto tardi.
Il punto era che Daniela non si addormenta la sera e si risveglia al mattino, come fa la maggior parte degli esseri umani normali.
No.
Daniela muore ogni sera, e poi, più o meno, e con molta difficoltà, risorge al mattino, emergendo molto lentamente da una specie di catalessi profonda. Per qualche sconcertante secondo, non ha coscienza di quello che c'è intorno a lei, di dov'è e cosa deve fare, finché la consapevolezza non si fa strada lentamente nella nebbia e Daniela riesce ad attivare cervello e corpo.
Quella mattina non fece eccezione.
Si svegliò, alzò lentamente le palpebre, strizzandole alla luce, si strofinò la mano sulla faccia, e venne subito colpita da una sequenza di sensazioni strane:
1) perché dormiva dalla parte sbagliata del letto? Avevo un comodo e grande materasso matrimoniale, nonostante si fosse sempre chiesta perché anche i single mettessero letti a due piazze nelle loro camere da letto. In effetti, per un po' aveva apprezzato la possibilità di rotolarsi comodamente da un lato all'altro a seconda dell'estro del momento e della necessità (per esempio, quella di raddoppiare il tempo tra un cambio di lenzuola e l'altro), poi si era assestata sulla parte più lontana dalla finestra. Quindi, perché adesso aveva il braccio destro penzolante nel vuoto, invece che allungato sul materasso, come al solito?
2) perché non indossava il suo solito, pratico pigiama? Anzi, perché non indossava proprio niente? Sentì il peso leggero del lenzuolo sulle spalle e sui fianchi, e rimase sconcertata. Daniela detestava dormire nuda, e allora come aveva fatto a restare tutta la notte senza neanche le mutande?
3) perché si sentiva spossata? In realtà, il suo corpo era attraversato da una strana sensazione di languore, come se avesse sì faticato, ma in modo molto piacevole, ecco.
4) e cosa diavolo era quel sorriso che si ritrovava sulle labbra, come se avesse fatto un bellissimo sogno che le avesse lasciato una sensazione di benessere e appagamento, come se...
La realtà la travolse come un treno.
Massimo.
Non era stato un sogno. La sera prima, Massimo l'aveva davvero spogliata lentamente, proprio lì su quel letto, baciando ogni centimetro del suo corpo (sì, proprio ogni centimetro), rendendola molto, molto felice. Due o tre volte felice, ricordò Daniela con un brivido. E poi, si era accoccolato contro di lei, abbracciandola da dietro, e senza permetterle di rivestirsi si era addormentato stringendole tra le braccia, il torace contro la sua schiena, la gamba appoggiata pesantemente sui suoi fianchi.
Daniela deglutì, e sbatté gli occhi un paio di volte.
Massimo?
Si girò di scatto, allungando il braccio sinistro accanto a lei, ma naturalmente il letto era vuoto.
Ma certo. Figuriamoci.
Era ovvio che se ne fosse andato.
Però, per un attimo, molto veloce, Daniela si chiese lo stesso come sarebbe stato risvegliarsi insieme, abbracciati, e rivedere i suoi occhi... dopo.
Si lasciò cadere sui cuscini, coprendosi il viso con le mani. Che occhi, ragazzi! E che mani! E che gambe! E che spalle! E che... insomma, si è capito.
Mai, mai avrebbe immaginato che la serata sarebbe finita così, loro due nel suo letto, svegli fino alle tre del mattino, e non certo a parlare. Oddio, mai... Certo che un pensierino l'aveva fatto, ma così, quasi per gioco, come per divertimento. Pochi istanti in cui, mentre chiacchieravano di tutto e ridevano complici, si era divertita a lasciar andare la fantasia per immaginare qualcosa di assolutamente impossibile.
Strinse le labbra per reprimere un sorrisetto, al pensiero di quello che avrebbe detto la sua amica Lia quando le avrebbe raccontato che cos'era successo. Di come avesse passato tutta la serata a parlare con quel bellissimo ragazzo dagli occhi verdi, conosciuto proprio alla cena data dalla sua amica, ignorando tutti gli altri. Di come i suoi racconti l'avessero affascinata, e la sua sicurezza conquistata. Di come si fosse sentita a suo agio, mentre la festa scemava, e loro continuavano a parlare sul balcone, e di come i discorsi fossero diventati sempre più intimi e personali, finché Massimo non era rimasto zitto e non le aveva accarezzato le braccia nude, sorridendo.  
Certo che, però, nella sua immaginazione, la cosa non si concludeva il mattino dopo, da sola nel letto, in una casa silenziosa e deserta. Mentre si baciavano, dopo che Massimo l'aveva riaccompagnata a casa con una lunga passeggiata notturna, Daniela aveva rifiutato di pensare al dopo, a quello che sarebbe inevitabilmente successo.
Ed ecco, era successo.
Massimo se l'era svignata mentre lei dormiva, certamente per evitare di affrontare qualsiasi tipo di discorso imbarazzante da affrontare il mattino dopo.
E che cosa avrebbe dovuto fare lei, adesso? Non è che avesse tutta quest'esperienza nel campo delle storie nate direttamente nel letto, ecco. E magari già finite.
Però... però, dopo tutto quello che le aveva detto, Daniela non se l'aspettava, questa sua fuga un po' vigliacca.
Le aveva detto che era bella.
Le aveva detto che era intensa.
Che fare l'amore con lei sarebbe stato bellissimo...
Daniela scosse la testa e si alzò di scatto sul letto, scalciando via il lenzuolo. Non sarebbe arrivata da nessuna parte, rimuginando su quello che era successo, ricordando ogni singola parola che Massimo le aveva sussurrato, anche e soprattutto perché facendolo si sentiva di  nuovo languida e piena di desiderio.
Dio, che notte! Anche se fosse rimasta l'unica notte mai passata con Massimo (nel pensarlo, le si strinse il cuore in una piccola morsa di tristezza e rimpianto), cavolo, non se ne sarebbe mai pentita!
Gettò le gambe al di fuori del materasso, recuperò gli slip da terra e si infilò a rovescio la maglietta del pigiama, e passandosi le mani nei capelli si avviò verso la cucina. Voleva solo cercare di recuperare un po' di normalità ingurgitando la dose minima di caffeina per poter anche solo pensare di cominciare la giornata e...
E si fermò sulla porta, completamente paralizzata.
Illuminato dalla luce della finestra, Massimo le dava le spalle occupandosi della caffettiera che borbottava sul fuoco, e dalla quale un meraviglioso profumo di caffè si diffondeva nell'aria.
Indossava solo i jeans, era scalzo e a torso nudo, e a Daniela sembrò di non aver mai visto prima un uomo.
Oddio, un uomo nella sua cucina, che non fosse il padre o il fratello intento a saccheggiare la sua dispensa nelle rarissime volte in cui aveva organizzato qualcosa per la famiglia, Daniela non l'aveva visto mai sul serio. Deglutì rumorosamente, e Massimo si voltò: un velo di barba gli scuriva
leggermente le guance.
Le sorrise lievemente:
— Buongiorno. Come ti piace il caffè? Quanto zucchero?
Ecco, cosa avrebbe dovuto dire, lei?
Forse, "Oh, Massimo, che gentile a prepararmi la colazione!" sarebbe stato appropriato, no?
O forse, anche qualcosa tipo "Ciao, ragazzone, come sei sexy mentre cucini!" avrebbe fatto la sua figura. Sbarazzino e spigliato, anche se forse un po' troppo azzardato.
Magari, "Wow, Massimo, che notte incredibile!" sarebbe stato adatto? O non l'avrebbe piuttosto dipinta come fin troppo riconoscente per la sua, diciamo, ottima prestazione?
La frase più semplice e neutra, bisogna riconoscerlo, sarebbe stata un tranquillo "Buongiorno anche a te. Con molto zucchero, grazie".
Anche Daniela, a posteriori, lo sa come ci si comporta. Il fatto è che, purtroppo, Daniela è Daniela.
E quindi, fece un passo nella cucina e tutto quello che le uscì dalla bocca, fu uno stupefatto, sbalordito, sconcertato, ma anche pericolosamente vicino ad essere aggressivo:
— E tu che ci fai ancora qui?
L'espressione di Massimo si indurì immediatamente. Mormorò, arrabbiato:
— Decisamente, non è quello che mi aspettavo.
Posò con cura la caffettiera che aveva sollevato e si voltò, dandole le spalle. Riempì le due tazzine, chiuse il barattolo di zucchero e poi, sempre in silenzio, si girò di nuovo e portò tutto al tavolo.
Tavolo che, Daniela lo notò solo in quel momento, era apparecchiato con cura, con le sue tazze arancioni e blu e le tovagliette di cotone giallo.
Daniela deglutì, rendendosi conto di quello che Massimo aveva fatto. Non riusciva a crederci: aveva davvero cercato nei cassetti della credenza le sue cose più carine, per preparare la tavola?
Per fare colazione insieme?
Il latte fresco, lo yogurt, i cereali...
Massimo la guardò di nuovo, soffermando brevemente lo sguardo sulle sue gambe nude e sul disegno della balena che si intravedeva sul davanti della sua maglietta.
Quando parlò, la sua voce aveva un tono insieme risentito e dispiaciuto:
— Buon appetito, Daniela.
Si avviò verso la porta. Per andarsene, dedussi lei, che sentì il panico che la prendeva alla gola.
— No, aspetta... — lo chiamò a voce alta — Per favore, Massimo, aspetta, mi sono espressa male, io...
Massimo si girò, evidentemente decidendo di degnarsi di ascoltare le sue balbettanti scuse.
— Non intendevo "che ci fai qui" nel senso che non volevo trovarti da me stamattina... — Daniela si passò le mani nei capelli, imbarazzata — Intendevo nel senso... ehm... "sono totalmente stupefatta dal fatto che tu sia nella mia cucina a prepararmi la colazione, invece di essertene andato di nascosto dal mio letto, come ero sicura che avessi fatto".
Le labbra di Massimo si strinsero leggermente in un sorrisetto:
— Quest'immagine che hai di me... quanto dovrò faticare prima che tu smetta di pensare a me come ad un idiota maschilista, anche un po' stronzo?
Sorrisi a mia volta:
— Non penso che tu sia idiota.
— Ma maschilista sì. Me l'hai detto dopo sole tre frasi, ieri sera.
— Ritieniti fortunato. L'avevo pensato dopo la prima frase che hai detto.
— E invece, come vedi, non sono poi così maschilista. Ti ho preparato la colazione...
— Infatti mi stupisci. Non avrei mai immaginato che sapessi cucinare.
— So fare molte cose che non immagini, Daniela.
— Dopo stanotte, ti credo sulla parola.
Massimo scoppiò a ridere:
— Hai sempre tu l'ultima parola nelle conversazioni, vero? — le chiese, mentre si sedevano e cominciavano a mangiare.
Lei annuì, la bocca piena di biscotti:
— Ogni cosa che dirai dopo di me sarà considerata l'inizio di una nuova conversazione — biascicò sorridendo, pulendosi le labbra e il mento dalle briciole e impiastricciandosi tutta la mano di yogurt. Infilò due dita in bocca per leccarlo via, e improvvisamente si accorse che Massimo aveva posato la forchetta sul tavolo e la stava fissando. Per la precisione, stava fissando le sue labbra. E le sue dita.
Poi, lui alzò lo sguardo sul suo viso, due secondi dopo balzò in piedi spostando rumorosamente la sedia e senza dirle una parola le prese la mano e la trascinò verso di sé, prendendola in braccio.
Daniela spalancò gli occhi e gli avvolse le gambe attorno ai fianchi. Sorreggendola con le mani, Massimo indietreggiò fino alla porta e poi, incespicando un po', senza smettere di baciarla, ritornò in camera e la lasciò cadere sul letto.
Mentre si allungava su di lei, Daniela gli prese il viso tra le mani e sussurrò:
— Buongiorno, Massimo.
— Ecco — sorrise lui, mentre le sfilava la maglietta dalla testa e la lanciava alle sue spalle — Questo, era quello che mi aspettavo.

FINE


CHI E' L'AUTRICE
Eva Palumbo è nata in Salento ma sogna Roma, New York e Londra: in una di queste città andrà a vivere, prima o poi. Nel frattempo, vive con suo marito e suo figlio a Napoli, dove lavora a tempo pieno come ricercatrice. Ciononostante, riesce a trovare un po' di tempo per dedicarsi anche alle sue più grandi passioni: leggere (soprattutto romanzi d'amore) e scrivere.


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8 commenti:

  1. Si, mi è piaciuto, ed è una rarità visto che non amo particolarmente i racconti. Ma questa piacevole eccezione vorrei si ripetesse. Complimenti e grazie

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  2. Un racconto delizioso...e che bel buongiorno! Purtroppo il mio non è stato così, ma posso sempre sognare ^_^

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  3. Mi è piaciuto.Veramente bello.Complimenti all'autrice :)

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  4. A me e' piaciuto molto. E' vero che e' breve, ma Eva ha messo in evidenza una situazione particolare (che spesso si ritrova in tanti romance) rendendola piacevolissima. Complimenti!!

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  5. tutto qui il racconto ho è un libro che presto troveremo in libreria,,grazie ...si mi è piaciuto,,,

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    1. Sì, Leonarda, tutto qui...è solo un piccolo spaccato romantico , però all'autrice farà piacere pensare che ti è piaciuto e che piacerebbe anche leggere di più di questi personaggi!

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  6. Care amiche, grazie per i complimenti e per il vostro apprezzamento. Come giustamente ha detto Francy, e' solo un piccolo momento, uno sbirciare dietro la porta in un momento particolare di una relazione, quel "mattino dopo" la prima volta in cui tutto o niente puo' accadere... Un bellissimo buongiorno a tutte voi! Eva.

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