Sparsi qua e là sulle gradinate
c’erano uomini e donne, intenti a seguire l’incontro. Si svolgeva
al centro dello spazio circolare di sabbia fine e compatta, l’identico
terreno della grande arena di Statilio Tauro, dove si svolgevano spettacoli
di teatro e
munera.
Livia aveva assistito solo una volta nella vita ai
giochi dei gladiatori e non l’avrebbe mai più dimenticata: la folla
che si agitava come un animale impazzito, le urla assordanti e le zaffate
di cibo e sudore, portate dal vento durante il rivoltante raduno. Aveva
visto incarnarsi davanti ai suoi occhi la violenza, su cui aleggiava
l’odore ramato del sangue che macchiava la sabbia. Violenza allo stato
puro, che eccitava la plebe ma aveva atterrito lei.
La vista del gladiatore trace impigliato come un pesce
nella rete dell’avversario e trapassato dalle lame del tridente, il
suo ululato bestiale e tutto quel sangue che gli era uscito dal corpo,
avevano reso molli le ginocchia di Livia. Le era sembrato di precipitare
con la testa verso il basso, pur essendo seduta accanto a sua madre.
Agghiaccianti poi erano state le risate del pubblico, quando il vincitore
aveva spiccato la testa allo sconfitto con un colpo netto tenendola
sollevata come un macabro trofeo, mentre l’arena tremava di giubilo
insieme al suo stomaco in subbuglio.
Livia tornò al presente e si ritrovò sulle
gradinate di solido marmo. Anziché i due lottatori al centro dell’arena,
osservò gli spettatori. Ancilla le toccò il braccio, indicandole tre
giovani uomini seduti poco distante.
«Può esserci il tuo promesso tra loro, domina?»
Come spinto da una forza divina che coincideva con
il desiderio di Livia, uno dei tre scattò in piedi, tendendo il braccio
e urlando in un gesto di incitamento.
Livia lo riconobbe all’istante e ringraziò
Venere dal profondo del cuore. Il corpo snello di Settimio Aulo Flacco
risaltò sotto il sole, la pelle bianca, i capelli chiari, le gambe
lunghe e magre. Era ben fatto e la sua risata, quando si voltò eccitato
verso i due amici, sembrò a Livia il gorgogliare di un ruscello.
Lo ammirò sfacciata, pensando a come sarebbe
stato giacere sotto di lui, ricevere le sue carezze. Il lino che gli
fasciava i fianchi lasciava intuire ben più di quanto mostrasse e Livia
si sentì avvampare le gote.
«Domina, è lui vero?» sussurrò compiaciuta Ancilla.
Livia fece un cenno e sedette assorta, senza staccargli
gli occhi di dosso.
«Cara, non è da quella parte che devi guardare.»
«Non mi piacciono i gladiatori» rispose Livia di
getto, voltandosi verso la voce importuna. I suoi occhi si spalancarono:
apparteneva a una delle donne più belle che avesse mai visto. Il seno generoso era a malapena coperto da
una fascia purpurea, il viso truccato con sapienza e le gambe snelle
sfioravano la schiena dei due uomini seduti sulla prima delle gradinate.
La risata divertita della sconosciuta piacque a Livia,
poiché ridevano anche i suoi occhi scuri e maliziosi, intaccati da
rughe sottili. Non era più giovanissima ma la sua avvenenza era comunque
superba.
«Quelli non sono gladiatori. Sono uomini liberi,
in carne e muscoli» la corresse l’altra sporgendosi verso di lei,
ancora concentrata su Settimio.
La donna allora allungò una mano, le prese il
mento e con un tocco gentile la obbligò a fissare i due lottatori.
In quel momento, dalla folla si alzò un’ovazione:
«Marco... Marco... Marco...»
Il sussurro divenne ben presto una cantilena che salì
di tono, sino a diventare ossessiva.
«Guardali. Belli così non se ne vedono spesso.»
Livia non poté farne a meno. Al centro della
palestra stavano due uomini, l’uno di fronte all’altro. Uno di loro
aveva i capelli lunghi che gli sfioravano i bicipiti e splendevano sotto
il sole. Livia trattenne il fiato.
«So quello che pensi,» mormorò Calpurnia con sguardo
sognante «anch’io ucciderei per possedere una parrucca con quelle
ciocche d’oro colato.»
Livia, avendolo di fronte, poté godere di quegli
occhi implacabili come un cielo autunnale che il naso affilato univa
a una bocca larga e decisa, immorale. Il corpo era una sinfonia di muscoli
possenti e armoniosi, saldi come colonne. Era bello in modo selvaggio,
dirompente e sensuale.
«Respira, mia cara. Sei cianotica.»
Livia non riusciva a staccargli gli occhi di dosso.
La sua compagna ridacchiava.
«Bello, eh? Adesso dimmi che non ti piace. E ti assicuro
che quando si volterà l’altro, ti salterà il cuore. Anche se il
suo didietro è di tutto rispetto, non trovi?»
Livia non poté che assentire. In confronto a
quei due corpi muscolosi e virili, Settimio e i suoi compagni sfiguravano,
seppur fossero giovani e belli.
«Ma chi sono?»
«Non lo sai? Ma dove vivi? Quel dio biondo è un
cavaliere batavo. Appartiene alla guardia del corpo di Caligola. Sono
trenta e tutti belli come lui, giuro! Credo si chiami Aquilato o qualcosa
del genere.»
Il batavo rise gettando indietro il capo. L’altro
doveva aver detto qualcosa di divertente. Senza preavviso, quello di
spalle si gettò su di lui. L’impatto strappò un urlo agli spettatori.
Il biondo volò a terra, i muscoli tesi e le
braccia aperte. Livia trattenne il fiato quando si schiantò sulla sabbia,
alzando un velo di polvere. Con un movimento agile piegò le ginocchia
contro il petto, per proteggersi. Quello girato di spalle ne approfittò.
Con il piede sinistro si appoggiò sulla rotula del batavo, diede una
spinta possente e gli volò sopra, atterrando con una capriola dietro
di lui.
Prima che gli spettatori tirassero il fiato, era già
in piedi. La folla urlò di gioia.
«Ah, Giunone, ti ringrazio per questa vista» fece
la donna, battendo le mani e indicando con il dito ingioiellato quello
scuro di capelli.
«Ti presento il tribuno laticlavio Marco Quinto Rufo.
Legatus Batavorum fresco di nomina. Uno scandalo per il Senato di Roma.
Ma Caligola può fare ciò che vuole. Guarda, il pubblico è in visibilio.»
Livia lo fissò per un interminabile istante.
Non aveva avuto occhi che per il dio biondo che si stava rialzando da
terra, con tutta la calma del mondo. Una sensazione di gelo le attraversò
il cuore, nonostante l’afa del pomeriggio.
Era lui. L’uomo incontrato nella Suburra nel giorno
più infausto della sua vita. Un segno degli dèi.
Era nudo, solo il piccolo triangolo del subligaculum
gli copriva i genitali. La sua pelle, come denso miele di castagno,
brillava perfetta sotto il sole. I muscoli guizzavano a ogni movimento.
Ebano e avorio.
Luce e ombra.
Ade e Apollo.
Il legato fissò l’avversario. Nonostante la
distanza Livia rimase impressionata dal magnetismo di quello sguardo,
proprio come quel giorno nel più popoloso quartiere della città. Anche
se non era rivolto a lei, sapeva bene cosa significasse avere quegli
occhi piantati addosso.
Un sorriso freddo spezzò l’impassibilità
di quel volto. Fu come se le porte dell’Averno si fossero spalancate.
Egli allungò un braccio verso il batavo ancora a terra.
Livia notò la polsiera di ferro e la cicatrice,
un grumo di angoscia le salì nel petto. Aveva avuto persino l’ardire
di toccarlo. Che pazza!
Il batavo prese la mano e fece per alzarsi ma diede
uno strattone a tradimento e colpì l’avversario al ventre con il
gomito. Alla folla sfuggì un ansito di sorpresa mentre i due corpi
si avvinghiavano di nuovo nella lotta. La donna accanto a lei fece una
smorfia.
«Si stavano allenando da soli. In effetti, non è
onorevole per un uomo del suo prestigio esibirsi in questo modo, ma
i curiosi si sono radunati in un attimo e questo è il risultato. Che
Giunone lo preservi!» Si guardò intorno, poi si rivolse di nuovo a
Livia, sottovoce: «Guardale le gelide matrone di Roma che sognano di
portarselo a letto.»
Livia si rese conto che, tra il pubblico, c’erano
molte donne intente a osservare i muscoli e la potenza di quei corpi
virili.
«Nessuna di loro si tirerebbe indietro. Te lo dice
Calpurnia Gioviale. E se te lo dico io, ci puoi credere.»
L’atleta biondo atterrò il legato, intrecciandogli
la gamba sinistra attorno al ginocchio e alla caviglia. Entrambi caddero
a terra, in un groviglio di muscoli e carne.
Livia percepì come un’ondata la primitiva
violenza di quei corpi nudi avvinghiati, il fascino macabro della lotta.
Fu come se anche lei fosse schiacciata sotto il corpo chiaro e possente,
come se anche su di lei vi fosse il peso soverchiante di quei muscoli,
di quella potenza a stento controllata.
Il pubblico divenne silenzioso all’improvviso. Si
udirono i grugniti, i respiri affannati dei due uomini aggrovigliati,
l’uno che lottava per contrastare la forza che lo schiacciava a terra,
l’altro che opponeva resistenza, tutti i muscoli che guizzavano come
dotati di vita propria sotto la pelle abbronzata. Lo sforzo non era
finzione e Livia, senza avvedersene, strinse i pugni e serrò i denti.
A un tratto, il legato torse il busto bruscamente.
Il corpo si sollevò in un unico, fluido movimento e costrinse il batavo
a cambiare posizione, perdendo il vantaggio. Rotolarono sulla sabbia
e, un attimo dopo, Marco Quinto Rufo era libero.
Quando fu di nuovo in piedi, la folla esultò.
Allora sono le 9.30 di mattina e sono già in modalità ebete :)
RispondiEliminaQuesti estratti sono favolosi e ringrazio sia Cristina che Francy per metterli a disposizione, Adele sei fantastica, ma di questo non mi sorprendo perchè già conosco il tuo modo di scrivere.
Non vedo l'ora di poter avere il tuo libro tra le mani!!!!
Un bacione
Silvia Salvemini
Bel modo di cominciare la settimana! Un altro fantastico estratto dalla nostra cara Adelina.
RispondiEliminaE' così sensuale che invece di lavorare mi ha fatto venire altre idee ...
Baci
Lou
Già l'ambientazione insolita mi aveva intrigato.Ma mi complimento con le Blogger del sito perchè questi estratti sono molto stuzzicanti!!!Un ottimo lavoro anche quello di chiarirci alcuni termini non più in uso.E' un ottima pubblicità per una nostra autrice dopo tantissime scrittici stranire.Continuate così!!!!
RispondiEliminaOps!!! scusate non ho lasciato il nome al precedente commento.
RispondiEliminaLib63
favoloso!
RispondiEliminaquesto libro continua a piacermi sempre di più. davvero ben scritto!!!
un bellissimo stile, fluido, avvincente ...
buon inizio settimana
A dir poco fantastico!!! Entrambi i personaggi maschili mi hanno decisamente affascinata, non vedo l'ora di poter leggere tutto il libro!!!
RispondiEliminaQuesti "sapevate che..." sono interessantissimi, molto utili per calarsi meglio nel ambiente romano!
Mi piace sempre di più, non vedo l'ora che il libro esca per poter leggere l'intera storia.
RispondiEliminaTrovo molto interessanti le spiegazioni relative ai termini usati nel libro, mi servono per apprezzare di più lo svolgersi della storia raccontata.
Daisy
Scusate se mi ripeto ma devo dire ancora BRAVA ADELE!!! Come Livia mi sentivo partecipe della lotta. Fantastico questo estratto non vedo l'ora di leggere il libro.
RispondiEliminaE anche questo secondo estratto mi ha lasciato con il respiro mozzato.
RispondiEliminaNon in fibrillazione non vedo l'ora che arrivi in libreria per farlo mio.
Grazie ragazze per questo nuovo assaggio di paradiso
simona
Gli estratti sono una ottima idea. Non immagino niente di romantico in questo libro ma mi attrae molto,polvere, sangue, brividi caldi sotto la pelle;)
RispondiEliminaI miei complimentissimi alla scrittrice.
Antonella_78
Bello, bello questo secondo estratto! Ho davvero avuto l'impressione di assistere dal vivo allo scontro tra Marco e Aquilato. Grazie all'autrice e a voi dello staff per questa anticipazione molto appetitosa. Chissà cosa leggeremo domani ...
RispondiEliminaTina
Beh che dire, sono sempre più curiosa di leggere questo libro! E' entrato a pieno titolo nella mia wish list. Complimenti all'autrice!!!
RispondiEliminaFa caldoooo XD
RispondiEliminaMeno 3 giorni!
Un altro bellissimo estratto che mi ha tenuta incollata al video.
RispondiEliminaBravissima Adele! :)
Bellissimi i due estratti.
RispondiEliminaNon amavo l'MBIENTAZIONE DELL'ANTICA ROMA NEI ROMANCE, ma
dopo averli letti non sto nella pelle dalla curiosità.
già da queste righe mi ha colpito lo stile ricco.
PATTY