THE RUM DIARY - Cronache di una passione, di Bruce Robinson, con Johnny Depp, Aaron Eckhart
Puerto
Rico, 1960. Uno scrittore statunitense, o meglio aspirante tale, trova
lavoro come compilatore di oroscopi presso un quotidiano locale di
Puerto Rico. L'ambiente e la propensione generale non saranno certo
d'aiuto alla sua naturale predisposizione per le sbronze, le ore piccole
e la vita sregolata. L'incontro con una bellissima connazionale, della
quale s'innamora, donna di un faccendiere americano disonesto come si
conviene e il tentativo di quest'ultimo di coinvolgerlo in loschi affari
di sfruttamento immobiliare delle bellezze naturali del luogo,
risveglieranno la sua coscienza e l'innato senso di giustizia ed onestà.
Insomma, così, così. Diciamo che mi aspettavo
decisamente qualcosa di meglio. Il film non è male, ma fa un po' fatica a
ingranare e a catturare l'attenzione dello spettatore; anche la
recitazione di Depp, strano ma vero, manca di incisività, almeno in
rapporto ad altre prove meno recenti (Nemico pubblico).
Qualche battuta caustica ed esilarante («Puerto Rico è un'America
riluttante; come l'Inghilterra, ma con tanti frutti tropicali»).
Diciamo che si tratta dell'ennesimo film sull'eterno mito del sogno americano che si trasforma a vista d'occhio in un incubo.
GUARDA QUI il trailer del film.
GLI INFEDELI di registi vari, con Jean Dujardin, Guillaume Canet
Film strutturato ad episodi, tutti incentrati sulle infedeltà maschili.
Una
commedia nel più puro stile francese, spumeggiante come dell'ottimo
champagne, ma molto meno leggera di quanto possa e voglia sembrare. In
ogni episodio e situazione, l'amarezza di fondo mitiga molto i toni
falsamente spensierati.
Sette registi per sette episodi, è quasi impossibile dare un
giudizio univoco, alcuni sono meglio di altri, benché accomunati dalla
stessa atmosfera lievemente acida e con un tocco di scorrettezza
politica.
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SPECIAL FORCES- LIBERATE L'OSTAGGIO, di Stéphane Rybojad, con Diane Kruger, Djimon Hounsou, Benoît Magimel
Afghanistan,
oggi. Una giornalista francese, impegnata a favore dei diritti delle
bistrattate donne afghane e decisa a testimoniare e raccontare i soprusi
di cui sono vittime, viene rapita da un gruppo di talebani che la
porta tra le montagne. Una squadra di sei uomini delle forze speciali
francesi viene incaricata di trovarla e liberarla, prima che i suoi
rapitori la uccidano.
Ottimo, benché non abbondante, esempio di film di
guerra francese e, per dare a Cesare ciò che è di Cesare, bisogna anche
riconoscere che i francesi riescono perfettamente ove gli americani,
nonostante la lunga esperienza in questo genere cinematografico, molto
spesso falliscono: sarebbe a dire fare un buon film di guerra
assolutamente scevro di retorica.
Per buono s'intende avvincente, appassionante, popolato di eroi
com'è giusto che sia, che però mantengono sempre quella "umanità" che ce
li fa amare perché li troviamo simpatici, rendendoci emotivamente
partecipi della loro vicenda che, benché estrema, non è mai percepita
come poco plausibile e fuori dalla realtà (per intenderci, l'eroe di
turno si fa cucire da altri la ferita al braccio e, trattandosi di una
sutura a mente sana, soffre visibilmente, benché in silenzio. Ogni
riferimento al Rambo di reaganiana memoria è assolutamente non casuale).
Un film teso come un arco, secco come un colpo di fucile e duro come gli uomini che ne sono protagonisti e a cui è dedicato.
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MARGIN CALL, di J. C. Chandor, con Kevin Spacey, Jeremy Irons, Paul Bettany, Demi Moore, Stanley Tucci
Sotto mentite spoglie, le tese e drammatiche 24 ore che, nel 2008, precedettero il crack della banca d'affari Lehman Brothers.
Ha da passa' 'a nuttata.
Un thriller finanziario da leccarsi i baffi. Perché è precisamente
di questo che si tratta: la spiegazione a chiare lettere (per citare la
sceneggiatura, la questione ci viene spiegata come se fossimo dei
bambini o dei Golden Retriever) di cosa sia successo quel famoso mese di
settembre del 2008 e di come siamo arrivati a questo punto; anche a
questo serve il buon cinema, a capire meglio la realtà, e qui ci
troviamo nel territorio della migliore tradizione del cinema di denuncia
americano che ci ha dato titoli memorabili (Tutti gli uomini del Presidente).
Tutto questo in cadenze di un vero thriller, si sta col cuore in gola
tutto il tempo, attenti a non perdere nemmeno uno sguardo e con le
orecchie dritte per non farsi sfuggire neanche una parola. Dialoghi
serratissimi, in certi momenti piuttosto tecnici e, fatalmente, un po'
difficili da seguire per chi non è dell'ambiente, però il film vale
decisamente lo sforzo.
Un film di monologhi, io ne ho contati almeno tre che sarebbero da
incorniciare. Il primo per bocca di Paul Bettany (un biondo con gli
occhi chiari gelidamente sensuale, se mi passate l'ossimoro), che getta
luce non solo sui meccanismi finanziari, ma anche sui nostri meccanismi
mentali, sulla nostra società e le sue fisime e, in ultima analisi, sul
perché questi eventi non possono che ripetersi periodicamente; il
secondo interpretato da un Kevin Spacey sempre magistrale nella sua
ambiguità, il discorso di un leader che esorta i propri seguaci a
gettarsi in battaglia («È un bel giorno per morire»); il terzo affidato a
quella vecchia volpe di Jeremy Irons (attenzione, in tre minuti
snocciola una lezione di storia dell'economia), che non può non
ricordare il perfidamente grande Gordon Gekko (alias Michael Douglas) di
Wall Street, la madre di tutti i film di ambiente finanziario,
non solo nell'atteggiamento, ma anche e soprattutto nel modo di vedere
le cose (citazione chiave di GG: «È sempre un questione di soldi. Il
resto è conversazione», mentre il personaggio di Irons dice: «Sono
solamente soldi»).
Sintomatiche e perfettamente esplicative nel loro cinismo le
suggestive e panoramiche scene finali, con in sottofondo le melliflue ed
insinuanti voci dei broker impegnati a piazzare un prodotto che sanno
già essere bruciato, prima che gli altri se ne accorgano.
Morale della favola? Ma è ovvia, chi perde (soldi, lavoro,
credibilità) sono sempre gli altri, i grandi capi cadono sempre in
piedi, anzi riescono a guadagnare anche in questi momenti così
indefiniti e indefinibili, che vanno dall'incertezza alla pazzia, cioè
piove sul bagnato, come sempre.
Jhonny depp *___*
RispondiEliminaGrazie mille LadyM, le tue recensioni sono sempre utili per scegliere un film. Credo che opterò per l'azione francese con SPECIAL FORCES- LIBERATE L'OSTAGGIO e poi per MARGIN CALL, perché ci siamo ancora dentro fino al collo...
RispondiEliminaTi abbraccio forte, carissima!
Ciao Adele, nn penso resterai delusa, sono veramente belli tutt'e due, anche se completamente diversi.
RispondiEliminaCome va l'attesa? Sei nervosa? Vedrai che andrà tutto bene :-))).
Baci.