Eric Buatère è al servizio del principe Riccardo. Difende i suoi territori dai razziatori, minacce nere che seminano morte e distruzione.
Bianca di Castellana è un’adolescente che non conosce la madre, un tempo consorte del conte Ranieri, il padre di Bianca, che l’ha allontanata. Un giorno sgattaiola dal palazzo e si avventura all’esterno della sua cittadella alla ricerca della madre Auda e della verità. Il piccolo Lando, il fratello destinato a succedere al conte Ranieri, la segue. Non avrebbe dovuto, come non dovrebbe portarsi appresso quella spada importante assolutamente inadatta a un bambino. Pur se l’incontro tra Bianca e la madre è commovente, la giornata appare infine lieta. Ma l’orda malvagia incombe sul villaggio e a poco serve l’intervento di Eric e dei suoi uomini. Ciò che accade in quello sfortunato episodio segna profondamente l’andamento della storia e i personaggi che più tardi si rincontreranno.
Passano sette anni. Bianca ha vissuto e vive in convento. Il primogenito del conte, Leo, è un figlio bastardo, capace e devoto, e non erediterà il titolo, ma funge da vicedomino. Viene incaricato di andare al monastero a prendere Bianca destinata in sposa al figlio del principe, un matrimonio combinato per stringere un’alleanza poiché Ranieri si ritrova senza eredi maschi legittimi.
Nel viaggio che la riporta a casa, Bianca incappa in Arno, giovane scapestrato e impulsivo, nipote di Eric Buatère, che la rapisce.
Eric
nel frattempo ha ereditato un feudo. I suoi servigi resi al principe
gli hanno fruttato il titolo di barone. Peccato che la Pietraia, il
luogo in cui vive, sia in pessimo stato, è tutto uno spiffero. Costretto lui, le figlie,
il nipote e gli uomini che l’accompagnano assieme alle loro famiglie, a
sopravvivere all’interno di un torrione malandato, mentre nella
cittadella fervono i lavori di rinascita. Vi sorgerà un palazzo e le
attività si moltiplicano grazie alla manodopera che continua ad
affluire.
Il barone è un uomo responsabile, fin troppo. S’è accollato Arno, suo possibile erede e figlio del fratello morto, con la promessa di occuparsi di lui, nonostante il giovane sia a dir poco intemperante. Eric è rimasto vedovo a seguito di un matrimonio senza amore, ha avute figlie femmine e ha accolto in famiglia una bimba, Gytta, che salvò da morte certa. Rimasta orfana, Gytta ha perso l’uso delle gambe a seguito dell’incidente il giorno in cui fu salvata. Ora è cresciuta e si è fatta bellissima.
Quando Arno ritorna al feudo con Bianca succede il finimondo.
Eric si prepara a un matrimonio riparatore tra Bianca e Arno e nell’attesa la fanciulla trascorre il suo tempo tra le mura decrepite del torrione.
Da questo momento si sviluppa una serie di eventi a catena. Gli uomini di Eric vanno in visita dal conte ad avvisarlo di quanto accaduto, infiorettando la storia per evitare altri guai, e tornando portano Leo in qualità di vicedomino e in fondo unico familiare vicino a Bianca. Leo e Bianca sono i figli reietti del conte Ranieri, le sue due maggiori sconfitte, che il romanzo unisce sempre di più.
Eric intanto rompe gli indugi e segue
il suo cuore. Arno viene sedotto dal desiderio di vendetta e non è il
solo a tramare. Finché viene alla luce con estrema chiarezza cosa
avvenne in quel giorno maledetto che apre il romanzo.
Il lieto fine c’è e lascia aperto non una porta ma un
portone. Due giovani alla fine lasciano il paese per seguire i
crociati. Due giovani che hanno delle faccende in sospeso con la vita e
con il cuore.
Faranno ritorno dalla Terra Santa? Cosa accadrà nel frattempo? Lasciamo che Roberta Ciuffi decida un seguito, la storia lascia intendere che ci potrebbe essere.
Veniamo
agli aspetti che più mi hanno coinvolto nella lettura di questo
romance. E’ come un film, la cui prima parte stende trama e personaggi,
mentre nel secondo tempo il ritmo si fa incalzante.
Nel torrione il personaggio che spicca, che brilla di luce vivissima,
è Eifrid, la moglie giunonica di Gutbrand, amico di sempre e vicedomino
di Eric. Non la manda a dire, reagisce, non modera le parole, è una
forza della natura, uno spirito indomito e intelligente.
Mi è piaciuta la parte in cui l’autrice descrive lo stato d’animo di Gutbrand e degli altri uomini di Eric nel sopraggiungere all’ordinata
cittadella di Castellana. All’interno della residenza del conte notano
arazzi, tappeti, lussi che a casa loro si sognano. Ma verrà un tempo
migliore, ne sono certi.
Arno è un altro personaggio che mi ha stupito e divertito: è spavaldo, simpatico e goffo. Se l’autrice scriverà un seguito, di sicuro Arno avrà la sua parte da leone.
Grazie, Anita, della recensione. Sono particolarmente contenta del gradimento che in questo romanzo hanno incontrato i personaggi di contorno. Naturalmente si cerca sempre di rendere al meglio i protagonisti, mentre gli altri sono a volte un pò trascurati. Stavolta tenevo davvero a Eifrid, Gutbrand, Gytta, Leo... e anche Arno, via. E sono felice di vedere che sono entrati nel cuore delle lettrici.
RispondiEliminaUn abbraccio, Roberta Ciuffi
Questo romanzo ancora non l'ho letto, ma rimedierò presto, oltre che per la bella recensione, perchè ho letto altri libri di Roberta Ciuffi e li ho apprezzati tantissimo (sia per l'ottima scrittura che per le trame, sempre ben cognegnate ed interssanti!).
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RispondiEliminaAnche a me piace molto lo stile della Ciuffi, mi piace soprattutto come caratterizza i personaggi. La trama di questo libro mi piace molto, lo leggerò al piu presto.
RispondiEliminaCiao Monica