'SI', LO VOGLIO !' - A PROPOSITO DI SPOSE E MATRIMONI...


Il 29 aprile del 2011, in tutto il mondo, milioni di donne (e non solo) rimasero con gli occhi incollati agli schermi televisivi. Qualche lacrimuccia sfuggì insieme a qualche sognante, tremolante sospiro. Davanti ai loro occhi si stava realizzando ciò che a noi donne per cultura e tradizione, ci viene conficcato in testa fin dalla più tenera infanzia nozze prestigiose, possibilmente col principe azzurro. Kate, comune mortale (non proprio, visto lo stato delle finanze della famiglia…) e William, bello e blasonato al punto giusto. Che meraviglioso, sfarzoso matrimonio!  


Avrete notato che la nostra saggia e lungimirante Kate, per tutta la giornata, è stata sempre alla sinistra dell’affascinante Principe William? Non è un caso: la sposa è tenuta a mantenere quella salda posizione, soprattutto davanti all’altare. Una tradizione che risale ai tempi in cui i futuri mariti erano chiamati a lottare coi denti e con la spada, per ottenere la tanto agognata pulzella. La mano destra, infatti, doveva essere libera di impugnare l’arma. E sempre da una tradizione antica viene tramandato l’uso di oltrepassare la soglia coniugale tra le sicure braccia del marito. Siamo ai tempi dell’antica Roma, quando era considerato un presagio funesto che la sposa, varcando per la prima volta la soglia della camera nuziale, inciampasse. Guai agli dèi! E i pragmatici romani risolsero la questione alla radice. 


Chissà  se anche la nostra super-baciata-dalla-fortuna Kate ha rispettato le tradizioni. Chissà se anche lei, sotto quei metri e metri di virgineo tulle, indossava “qualcosa di vecchio, qualcosa di nuovo, qualcosa di prestato e qualcosa di blu”. La tradizione risale alla fine del XIX secolo e viene proprio dall’Inghilterra (provate a pronunciare con accento “British”: something old, something new, something borrowed, something blue).  

La “cosa” vecchia rappresenta il legame familiare della sposa con la vita precedente al matrimonio. Ottima scelta quindi sfoggiare un vecchio gioiello di famiglia. La “cosa” nuova rappresenta la riuscita e il successo della vita futura e quale miglior esempio dell’abito nuziale?  La “cosa” prestata evoca tanta fortuna e felicità della nuova coppia: se avete un’amica con alle spalle un prospero matrimonio, fatevi prestare qualcosa: sarà il talismano ideale. E infine, la “cosa” blu rappresenta la fedeltà e la purezza che dovrà incarnare la futura coppia. Che ne dite di un accessorio blu e discreto, che so… una giarrettiera?  


Accessorio noto sin dalla notte dei tempi, semplice laccio di cuoio o altra fibra naturale: in epoca paleolitica era il simbolo del potere degli sciamani e nei dipinti rupestri che raffigurano cerimonie religiose di gruppo, riconosciamo primitive “giarrettiere” legate a braccia o gambe, segno di un legame inscindibile con la divinità o con colui che la rappresenta sulla terra. Eginardo (775- 840 ca.) storico e biografo al servizio di Carlo Magno, scrive di giarrettiere usate dal monarca per sostenere le calze tanto che nel 1200, la giarrettiera era un accessorio irrinunciabile dell’abbigliamento maschile.

Quanto di vero ci sia sulla nascita del Nobilissimo Ordine della Giarrettiera, The Most Noble Order of the Garter fondato nel 1348, è ancora da appurare. Ma l’aneddoto più accreditato su questo antico e prestigioso ordine cavalleresco inglese, è piuttosto divertente: durante un ballo a corte la contessa di Salisbury, amante di Edoardo III d'Inghilterra, perse la giarrettiera. Il re chinatosi per raccoglierla, si offrì di aiutare la sua ospite a indossarla di nuovo ma uditi i bisbigli e le risatine maliziose dei cortigiani, si alzò e in francese disse: “honi soit qui mal y pense!” (Sia disprezzato chi ne pensa male). Questo è il motto che è rimasto sulla giarrettiera, divenuta simbolo dell’ordine.


A partire dal XVIII secolo la giarrettiera ha assunto un significato di seduzione, impreziosita da perle, nastri e pizzi e cammei col ritratto dell’amato. Nel XIX secolo si diffuse la moda di portare due giarrettiere: una sopra il ginocchio per fissare la calza, l'altra sotto di esso per semplice vezzo. Un tempo, soprattutto nei paesi di lingua francofona, si tagliava la giarrettiera in piccoli pezzi e si distribuiva tra gli invitati, come oggi si fa con la cravatta dello sposo, per ricevere un piccolo obolo in denaro. Il rituale di sfilare la giarrettiera e lanciarla agli invitati è ancora vivo ma non vi sembra primitivo? 
E i confetti? Collocare in un'epoca ben precisa la nascita di questi dolcetti è assai difficile. Certo è che la mandorla, nell’antica Grecia, veniva immersa nel miele prima di essere mangiata e proprio una leggenda associa le mandorle all’amore: un giovane greco in procinto di convolare a nozze, dovette partire per Atene dove suo padre era morente. Promise all’amata di tornare in tempo per il matrimonio, ma calcolò male il tempo che gli occorreva per il viaggio. Quando tornò tre mesi più tardi la fidanzata, credendo di essere stata abbandonata, si era impiccata ad un albero per la disperazione. Gli dèi dell’Olimpo toccati da una prova d’amore così intensa, la trasformarono in una pianta di mandorlo. Albero che fiorisce in Primavera, quando l’uomo offre il suo amore eterno alla terra.  

In epoca romana i confetti si usavano già per festeggiare nascite e matrimoni. Erano una specie di "bon bon" realizzati con anime di mandorle, miele e farina di farro. Ne ritroviamo traccia ufficiale in Europa intorno al 1200. I "chicchi" rivestiti di miele indurito provenivano da Bisanzio, dall’Impero Romano d’Oriente ed erano talmente apprezzati dalle nobili famiglie che si custodivano in preziosi cofanetti che presero il nome di “bomboniere”. I confetti oggi simboleggiano amore eterno, fecondità e discendenza, oltre che una testimonianza di affetto per coloro che non hanno potuto prendere parte di persona alle nozze. 


E la fede nuziale? La forma circolare è uno dei simboli più antichi della cultura umana. L’antichissimo simbolo dell’Uroboro, che rappresenta un serpente che si morde la coda. Esso si ricrea all’infinito dando origine ad un anello che raccoglie in sé la natura ciclica di tutte le cose, la teoria dell'eterno ritorno, il ciclo infinito che ricomincia dall'inizio, dopo aver raggiunto la propria fine. Nell’età del bronzo e nelle antiche civiltà mediterranee (Creta e Micene) è già diventato un oggetto prezioso, lavorato con grande cura e maestria. In Mesopotamia l’anello divenne ben presto sigillo reale e dei potenti e assunse, per la prima volta, anche un significato simbolico di autorità e comando.

Nell’età arcaica di Roma, il diritto di adornarsi con anelli di ferro era concesso ai soli sacerdoti di Giove ma col passare del tempo, l’onore venne esteso anche a cavalieri e senatori e l’anello divenne di metallo prezioso. Il suo uso nel matrimonio romano era augurio di stabilità e legame indissolubile tra cuore e testa, sentimenti e ragione. Esso veniva infilato all'anulare sinistro e Aulo Gellio, scrittore e giurista romano (125-166 d.C.), ce ne spiega con la solita eloquenza il motivo: «Quando si apre il corpo umano come fanno gli Egiziani e si operano le dissezioni […], si trova un nervo molto sottile che parte dall'anulare e arriva al cuore. Si ritiene opportuno dare l'onore di portare l'anello a questo dito piuttosto che ad altri, per la stretta connessione, per quel certo legame che lo unisce all'organo principale».

Avrete capito che il matrimonio racchiude in sé simbolismi antichissimi, che fanno parte della storia e cultura ancestrale dell’umanità. Nulla avviene per caso, neppure la tradizione di celebrare una seconda volta, allo scadere di ogni anno, il Sacro Vincolo tra i due sposi.

Oggi si festeggiano solo date precise ma sappiate che al quinto anno le nozze sono di legno, dopo vent’anni si festeggiano le nozze di porcellana, dopo venticinque quelle d'argento e ai cinquant’anni, i nostri adorati nonni o genitori, convolano alle nozze d’oro. E via così fino all’ultima celebrazione possibile, le nozze dell’ottantancinquesimo anno. Sono le nozze d’uranio. Sì, avete capito bene. Quello delle centrali termonucleari. Detto tra noi, se si arriva agli ottantacinque anni di matrimonio, il primo dovere è proprio trovare dell’uranio, fanciulle mie. E molto, molto deleterio! 




GUARDA SCENE DA UN MATRIMONIO NELL'ANTICA ROMA...

E VOI QUALE TRADIZIONALE 'SCARAMANZIA'  BEN AUGURANTE DA MATRIMONIO PREFERITE?


10 commenti:

  1. grazie Adele, un articolo interessante fabiola

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  2. beh, io mi son sposata a giungo scorso e non ho rinunciato nè alla giarrettiera nè tanto meno ai confetti...!! *_*
    poi la fede... è ovvio ;)))

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  3. bel resoconto romantico, Adele!
    non ce n'è una preferita.... quando mi sono sposata le ho seguite tutte ed anche qualcuna in più ;-)
    non sapevo che a 5 anni si festeggiassero le nozze di legno... allora quest'anno avrò da festeggiare ...

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  4. Ahhhhhhhhh, io adoro i matrimoni ed essendo fidanzata da quasi 14 anni, non vedo l'ora di preparare il mio, scegliere il vestito, le bomboniere, la chiesa..............che bello!!!! tanto sono tutte cose che alla fine fa la donna perchè all'uomo inporta ben poco: per lui un vestito vale l'altro, al ristorante basta che mangia ahahahha.
    Comunque articolo interessante non mi ero mai soffermata a pensare al significato del tutto, grazie mille Francy ^_^

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  5. Mi piace quando la sposa lancia alle spalle il bouquet, ben augurante per chi lo afferra. Ma io non l'ho fatto e non mi è mai capitato di assistere a un lancio. E' probabile che da noi non si usi. ANITA

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  6. Uhhh, molto curioso questo articolo. Sapevo delle tradizioni, ma onestamente non conoscevo le origini di alcune consuetudini e gesti. Io non mi sono ancora sposata (chissà se ce la farò...), ma di recente ho partecipato al matrimonio di una mia cara amica e devo dire che di tutte le tradizioni siamo state attente a rispettare quella secondo cui la sposa debba indossare qualcosa di vecchio, di nuovo, di prestato e di blu. È stato divertente. E onestamente chi se la sente di sfidare la sorte?!? Non costa niente! ;)

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  7. Adoro i matrimoni.
    Al mio ho rispettato la scaramanzia "qualcosa di vecchio... ma non conoscevo il significato di ognuna.
    Grazie Adele per questo post davvero interessante.

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  8. Ciao Adele, bel post, grazie. Ricordo con piacere tutti i matrimoni delle persone a cui tengo di più, sorella, amiche intime (una s'è sposata, ormai 10 anni fa, 37enne; penso che sua madre, a suo tempo, abbia fatto cantare il Te Deum in Duomo, dopo anni da dimenticare, durante i quali ha temuto che la figlia le restasse zitella; la figlia in questione, ovviamente, ha veleggiato serena fin sotto alla quarantina, prima di cedere le armi). In particolare del mio, ricordo la quantità spropositata di confetti che è stata allegramente scialacquata, nn propriamente un dettaglio romantico, ma tant'è. ;-)

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  9. Ho letto questo articolo con curiosità e interesse. Finalmente ho capito da dove derivano alcune scaramanzie tradizionali.
    Non sono sposata, nè lo sono mai stata, ma se dovessi scegliere una tradizionale scaramanzia, forse mi piacerebbe che mio marito mi portasse in braccio oltre la soglia di casa. Sarebbe una bella prova d'amore!

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  10. Adele V. Castellano10/02/12, 08:17

    Grazie care Ladies, anche a me è piaciuto scriverlo ed ora sappiamo il perché di alcune tradizioni che caratterizzano una delle cerimonie più ambite e desiderate da noi donne. Non è curioso come tutto risalga al passato,a un tempo tanto lontano come il medioevo o l'epoca romana? E' proprio vero che "[...]Ciò che è stato sarà
    e ciò che si è fatto si rifarà;
    non c'è niente di nuovo sotto il sole [...]" (Ecclesiaste, Libro di Qoelet 1,9 - Antico Testamento)

    Un abbraccio a tutte!

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