CHRISTMAS IN LOVE 2010: UN BACIO INDIMENTICABILE



Ho sempre odiato i party natalizi organizzati dalla società per cui lavoro. Quelle festicciole in cui tutti si mostrano felici e contenti e ti sorridono pieni di falsità, pronti a sparlare subito di te alla prima occasione.
Quest’anno poi prenderà parte all’evento anche il nuovo direttore del reparto marketing – di cui io faccio parte – che nessuno ha ancora visto.
Devo assolutamente fare bella figura, ma so che sarà un totale disastro perché, quando mi agito, finisco per balbettare come una stupida.
Mentre mi lascio assalire dall’ansia si avvicina Luisa, la mia vicina di scrivania. E’ una ragazza odiosa, tutta perfettina, senza mai un capello fuori posto. Ha il potere di rendermi ancora più nervosa.
Infatti, mi squadra come se fossi una nullità e mi dice col suo sorrisino falso: “Elena, stai proprio bene con quel vestitino viola. Ma non sarà un po’ troppo scollato? Il nostro nuovo capo penserà che vuoi sedurlo per ottenere un aumento di stipendio!”
La sua risatina acida mi rimbomba nelle orecchie, ma io rispondo a tono: “Di solito sei tu a ricorrere a strategie simili. Io non ci tengo a lasciarmi palpeggiare da un vecchio bavoso, solo per avere dei favori.”
Le mie non sono parole a vuoto. Luisa sa perfettamente di essere una bella ragazza, alta slanciata e soprattutto magra, diversamente da me. E ovviamente sfrutta continuamente queste sue doti per imbambolare i superiori che, puntualmente, strisciano e sbavano ai suoi piedi.
Non ho dubbi che sarà così anche col nuovo capo.
Del resto io, anche se volessi – e non è così – non riuscirei mai a competere con lei.
Non posso definirmi grassa, ma di certo non ho il suo fisico statuario. Sono una tipa anonima, senza nessuna particolare attrattiva.
Mentre Luisa è sempre perfetta, quasiasi cosa indossi, io sembro sempre inadeguata.
Anche adesso il vestitino viola mi segna un po’ troppo i fianchi larghi ed il seno abbondante.
Un tempo le donne un po’ in carne come me erano apprezzate, ma ovviamente questo modo di pensare è passato di moda ed ora piacciono le anoressiche come Luisa.
Sospiro e poi mi dirigo al banco dei dolci, per prendere una bella fetta di panettone e dimenticare le mie frustrazioni con una buona dose di zuccheri. Non dovrei, ma è la vigilia di Natale e uno strappo alla dieta si può anche fare.
Mentre addento il mio dolce preferito si avvicina Diego che è il fattorino dell’ufficio acquisti e anche il mio fidanzato da dieci anni.
Non ci siamo ancora sposati perché Diego è un eterno indeciso e soffre della sindrome di Peter Pan. Non si vuole staccare dalla madre e così rimanda sempre la data del nostro matrimonio che, forse, non ci sarà mai.
Probabilmente dovrei lasciarlo, ma alla veneranda età di trent’anni suonati quale altro uomo potrei trovare? E io detesto l’idea di ritrovarmi sola, a mangiare patatine fritte sul divano davanti alla tv, come una qualsiasi zitella.
Rabbrividisco al solo pensiero e Diego mi sussurra all’orecchio: “Che ne dici di imboscarci nella stanza delle fotocopie? Ho voglia di stare da solo con te.”
Non posso certo rifiutare una proposta come questa, anche perché è raro che Diego si faccia avanti in questo modo. Forse è la volta buona che gli strappo una proposta di matrimonio coi fiocchi.
Sorrido maliziosa e gli rispondo di precedermi. Lo raggiungerò fra un attimo, giusto perché non ci vedano entrare insieme.
Finisco di mangiare la mia fetta di panettone in fretta e furia e corro alla toilette per signore a lavarmi i denti. Non bisogna trascurare la pulizia, specie prima di essere baciata.
Poi, mi affretto verso la stanza delle fotocopie e faccio la mia entrata trionfale.
Proprio mentre apro la porta si spegne la luce in tutto lo stabile. Probabilmente un black out, ma non mi preoccupo perché trovo che la situazione sia terribilmente eccitante: io e Diego soli in una stanza, completamente al buio!
Scorgo un’ombra proprio davanti a me. Non riesco a distinguere i lineamenti al buio, ma so che è lui e così mi avvicino, gli butto le braccia al collo e lo bacio con tutta la passione di cui sono capace. Lo sento trasalire, ma poi le sue labbra cominciano a muoversi sulle mie. Labbra morbide e sensuali, diverse da come ricordavo. Percepisco la sua lingua all’interno della bocca, che sfiora la mia in una danza terribilmente erotica.
Diego mi spinge contro il muro e insinua una mano nella scollatura dell’abito.
Oddio, non è mai stato così rude. Di solito le sue avances sono piuttosto tiepide e controllate, quasi temesse di lasciarsi andare. Ma questo nuovo Diego mi piace e così gli permetto di fare qualsiasi cosa.
Le sue labbra si staccano dalle mie e si spostano sul mio collo. Provo un brivido di eccitazione mentre la sua lingua lo percorre lentamente.
Vorrei che questo momento non finisse mai.
“Oh, sì. Diego ti prego non smettere!” sussurro, travolta dalla passione.
Lui si blocca un istante. Per un lunghissimo momento temo che ci ripensi e mi lasci lì, sola e inappagata. Ma poi ricomincia a baciarmi ed io mi abbandono alle sconvolgenti sensazioni che mi fa provare.
Vorrei fare l’amore lì, in quella stanza, seduta sulla fotocopiatrice.
Di solito non sono il tipo da sesso selvaggio, ma la sua bocca mi sta facendo impazzire e non riesco più a ragionare.
All’improvviso torna la luce e lui si scosta da me per fissarmi negli occhi. I suoi sono incupiti dalla passione, ma non sono quelli di Diego.
Cazzo. Non è con il mio fidanzato che sto amoreggiando ma con un perfetto sconosciuto.
“Oddio, tu non sei Diego!” strillo, piuttosto stupidamente.
“No, purtroppo”, fa lui con una voce roca e sensuale, “Mi spiace. Di solito non approfitto così di una donna. Ma non sono riuscito a fermarmi. E’ stato così… così…”
Non lo lascio finire e lo schiaffeggio indignata. Poi, corro fuori dalla stanza col fiato in gola e sulla bocca ancora il sapore delle sue labbra.
La festa continua come se niente fosse accaduto. Si sentono risate, brindisi e applausi. Nessuno sembra essersi accorto di nulla, ma io non sono più la stessa. Sono sconvolta.
A un tratto mi si avvicina Diego ed io lo assalgo irritata.
“Dove cavolo eri?”
Lui assume un’espressione contrariata.
“Mi ha chiamato mia madre sul cellulare e non ho potuto raggiungerti. Non avrei dovuto lasciarla sola la vigilia di Natale. Mi ha chiesto di tornare a casa e così…”
Di solito sono molto accomodante con Diego, anche quando dimostra di preoccuparsi più della madre che di me. Tuttavia, questa volta non riesco a passarci sopra. Sono stufa di dover stare in un angolo ad aspettare. E’ un’eternità che aspetto.
“Non avrai intenzione di lasciarmi qui per correre da tua madre, vero?” sbotto con voce stridula.
Lui mi fissa interdetto per un attimo e io ne approfitto per aggiungere: “Se te ne vai ora, fra noi è finita per sempre!”
Lo vedo sbarrare gli occhi incredulo. Poi, però si allontana.
Gli occhi mi si riempono di lacrime e non riesco più a vedere dove sto andando.
All’improvviso vado a sbattere contro qualcosa o qualcuno.
Alzo lo sguardo e trovo lo sconosciuto che ho baciato pochi minuti prima. Mi accorgo che è in compagnia di Luisa che sta decisamente flirtando con lui.
Vengo colta da una fitta di gelosia che non so spiegare e balbetto confusa delle scuse per averlo urtato.
Lui mi fissa in silenzio ed è Luisa a rispondere acida: “Sei la solita imbranata, Elena. Comunque ti presento il nostro nuovo capo, Luca Alberti. Signor Alberti lei è Elena Mura, la mia collega dell’ufficio marketing.”
Luisa mi rivolge un’ultima occhiata trionfante ed io mi sento come se la terra si aprisse sotto ai miei piedi e mi inghiottisse.
Merda. Proprio il nuovo capo dovevo baciare nella stanza delle fotocopie?
Lui mi sorride sornione e mi dice: “Piacere di conoscerla, signorina Mura. Potrei parlare un secondo con lei?”
Ecco, adesso mi dirà che sono licenziata. Lo sento.
“S-sì. Certo.” Rispondo affranta.
Luca mi porta in un angolo del salone e mi fissa con un paio di occhi azzurri incredibili. Mi sento svenire sotto quello sguardo e trattengo il respiro.
Infine mi dice: “Voglio scusarmi per quello che è accaduto prima. Ciò che ho detto è vero: di solito non mi capita di comportarmi in modo così irresponsabile, ma baciarti è stato così sconvolgente. Dio, avrei voluto fare l’amore con te anche se sapevo che tu mi avevi scambiato per un altro!”
Si passa una mano fra i folti capelli neri e aggiunge: “Diego è un uomo molto fortunato.”
A quel punto, non so perché, rispondo con le lacrime agli occhi: “Io e Diego ci siamo appena lasciati. Non credo si consideri fortunato di stare al mio fianco.”
Lui mi fissa con quel suo sguardo magnetico e allunga una mano per scacciare le lacrime che mi rigano il volto. E’ un gesto così dolce che mi riscalda il cuore.
“Mi correggo, allora. Diego è un uomo molto stupido.”
Rido e lui mi imita. Non so come ci ritroviamo abbracciati e lentamente il dolore scompare, lasciando spazio solo a un inaspettato sollievo.
Diego non era la persona adatta a me. Non mi rendeva felice, avevo tentato di negarlo con tutta me stessa ma è inutile fingere di non vedere.
Forse avrei passato quel Natale da sola, eppure non mi importava.
Guardo Luca negli occhi e sorrido.
“Che ne dici di brindare al nostro incontro?” Mi propone allegramente.
Mi tende la mano e io la afferro fiduciosa.
Forse, questo Natale non sarà un assoluto disastro.
GABRIELLA LUCE (*)
(*) Questo è uno pseudonimo, il vero nome dell'autrice verrà svelato a fine concorso.


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3 commenti:

  1. Davvero carino, mi ha strappato un sorriso finale di tenerezza. Forse la storia non è originalissima ma il capo bello di turno che ha occhi solo per l'impiegata po' sfigatella è davvero una fantasia ricorrente... e se non si sogna a Natale...

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  2. Che bello sognare...carino questo racconto!

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  3. Accadrebbero sul serio cose simili... sognare è l'unica cosa che ci resta! complimenti all'autrice!

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