"Quella donna era incomprensibile. L’aveva fatto dannare tanti anni prima e continuava a togliergli il sonno; da quando l’aveva tenuta fra le braccia non riusciva a pensare ad altro che alla seconda occasione offertagli dal destino."
22 dicembre
1823
Genova,
Regno di Sardegna
Mentre
teneva fra le braccia la bimba in fasce le nacque un nodo alla gola; un nodo di
commozione e pena.
Benedetta e
Filippo avevano voluto chiamarla Ornella, come lei; in fondo era un nome di
famiglia, ma perché non sperare che forse un po’ d’affetto avesse guidato la
scelta? Benedetta aveva voluto accanto durante il parto proprio lei, la
spudorata Ornella Dellaspada, e non la madre o una delle sorelle.
La piccola
aveva quel buon odore di latte dei neonati; appena Ornella l’aveva sentito le
si era chiusa la gola e le erano salite le lacrime agli occhi.
Una
Dellaspada non piange in pubblico, almeno quello l’aveva imparato, così aveva
porto la piccola alla balia e si era rifugiata nella biblioteca che nei giorni
di Natale nessuno frequentava.
Quanto aveva
desiderato un figlio! E aveva amato come figli sia l’impetuoso Lorenzo sia il
riflessivo Filippo… Lei, la spudorata Ornella, aveva sognato di essere come
tutte le altre, ma per amore aveva cancellato quel sogno.
E ormai era
troppo tardi.
La natura
era crudele e il suo tempo di essere madre era finito: da due mesi lo sapeva e
ogni giorno la ferita doleva di più.
La
chiamavano spudorata e svergognata perché aveva tanto amato il suo Michele da
vivere con lui accettandone le condizioni. Aveva quelle parole incise nel
cuore.
— Non potrò darti dei figli, Ornella.
I medici dicono che dipende da una ferita mal curata.
— Ti amo, Michele, non ho bisogno di
avere dei figli. Io avrò te e tu avrai me.
— Non voglio legarti, voglio che tu
sia libera. Se ti innamorerai di un altro che potrà darti dei figli, avrei la
possibilità di sposarlo…
— Nessun altro!
La
chiamavano peccatrice perché aveva vissuto con Michele senza essere sposata, lo
sapeva. Forse immaginavano che avesse anche evitato di aver figli per non
rovinarsi la bella figura o per non perdere una stagione di balli…
Ora il suo
tempo era finito.
Nella
cappella si era allestito il Presepe e fra tre giorni Filippo avrebbe posto la
piccola Ornella nella mangiatoia.
Si fregò gli
occhi per nascondere ogni traccia di pianto. Si doveva essere lieti, era il
tempo del Natale… Lorenzo aveva scritto che lui e Magda erano felici in Corsica
e anche Filippo era finalmente sereno dopo la gran paura per la gravidanza
difficile di Benedetta.
Lei era a
Firenze con Bianca quando aveva ricevuto una lettera in cui il nipote Filippo
le manifestava il timore per la vita della moglie. La sera stessa, Ornella
aveva affidato Bianca a un’amica fidata e si era messa in viaggio.
Arrivata a
Palazzo, aveva assistito Benedetta per lunghi giorni angoscianti, cercando
sempre di fare coraggio a Filippo e Benedetta.
E subito
dopo il parto, spossata, aveva ceduto…
Aveva
tradito Michele, il suo amore. Era morto da anni ma per lei era vivo! E l’aveva
tradito!
Spossata,
come oggi, si era rifugiata nella biblioteca… Perché quel ricordo non spariva?
— Vi sentite male?
Ornella scosse il capo.
Il medico le prese il polso. — I
battiti sono un po’ affrettati, ma è normale dopo la tensione di questi giorni.
Cercò di tirare indietro la mano.
— Siete stata molto brava,
mademoiselle Dellaspada.
Perché Mario Bacigalupo continuava a
chiamarla così, come quando si erano conosciuti tantissimi anni prima e lei
aveva flirtato con lui per ingelosire il suo Michele?
— Non ho fatto nulla.
— Avete incoraggiato e sostenuto la
moglie di vostro nipote, non è poco, mademoiselle Dellaspada.
— Non chiamatemi così!
— Perché?
— Mademoiselle… Ho passato i quaranta
e lo sapete bene.
— Non siete sposata e neppure vedova,
quindi mademoiselle è corretto.
Gli si rigirò contro. — Sono stata
sposata e sono vedova!
Ancora ora,
ripensando a quell’incontro di tre mesi prima aveva le idee confuse. Come era
successo che Mario chinasse il viso e la baciasse?
Dopo Michele
non aveva più baciato nessuno con bacio d’amante.
Era sempre
stata appassionata e anche con Mario aveva risposto subito, sentendo il corpo
risvegliarsi al desiderio.
E avevano
fatto all’amore, sul tappeto della biblioteca, come due pazzi affamati. Mezzo
spogliati e mezzo vestiti, senza ritegno.
Dopo era
subentrato il disagio, quando era corsa nelle sue stanze e si era guardata allo
specchio: i seni non erano quelli dei vent’anni, neppure il ventre. Il viso
aveva le sue rughe e aveva anche dei capelli bianchi.
Anche lui ne
aveva ma su un uomo erano segno di maturità non di vecchiaia. Chissà quante
donne ancora lo cercavano perché gli anni non l’avevano appesantito e neppure
trasformato in un ramo secco. Ed era un amante vigoroso…
E avevano
fatto all’amore sul tappeto della biblioteca, probabilmente la porta non era
chiusa a chiave e forse li avevano anche sentiti!
Aveva
evitato di incrociare Mario, no, doveva pensarlo come dottor Bacigalupo, quando
lui veniva per controllare Benedetta e la piccola.
Non voleva
vederlo e scoprire nel suo sguardo la delusione o, peggio, il compatimento per
come il tempo l’aveva sciupata.
Povero Mario
che aveva desiderato una delle donne più affascinanti di Milano e si era
ritrovato a fare sesso con una più che quarantenne! Ma forse gli sarebbe
servito per dimenticare il passato… Chissà quanto aveva riso di lei e
dell’ardore con cui aveva risposto al bacio. Al bacio e a tutto il resto! Dopo
il primo sconcerto il suo corpo aveva preso il sopravvento e aveva agito; no,
non aveva dimenticato nulla della danza degli amanti.
Da quella
maledettissima sera il suo corpo sembrava non appartenerle più del tutto, era
stato come un ultimo fuoco prima della cenere.
Da due mesi
non aveva più avuto la sua luna… Era quello a darle malesseri strani. Aveva
sempre goduto di un’ottima salute; rocciosa come tutti i Dellaspada aveva
superato indenne epidemie di tifo, notti all’addiaccio e giornate di marcia
sotto il sole.
Sentì
bussare alla porta e disse di entrare.
— Vi ho
portato il caffè…
Si girò
verso la governante, più un’amica che una dipendente, accennò un sorriso e
disse di lasciarlo sul tavolino.
— Se avete
bisogno di qualcosa…
Si avvicinò
al tavolino per prendere la tazzina e subito fu costretta a girarsi dall’altra
parte.
— State
male?
La voce
d’uomo, una voce che ben conosceva, la colse di sorpresa. Voleva reagire ma non
poté, dovendo nascondere la nausea.
— Sono
entrato, perché era aperto. Vostra nipote ha detto che potevo trovarvi qui… Ma
voi state male!
L’attimo
dopo Ornella lo sentì posarle una mano sulla fronte. — Stai male!
Era assurdo
che avesse quella voce spaventata, lui era un medico e alle persone ammalate
avrebbe già dovuto aver fatto il callo, si disse Ornella. E non era un ragazzino,
ma anche lui aveva passato i quaranta.
Cercò di
spostargli la mano mentre avrebbe voluto che la toccasse, ma non da medico. Da
amico, se non da amante.
— Febbre non
ne hai. Tua nipote ha detto che non stai bene come sempre.
— Che non si
impicci nella mia vita! Non ho bisogno di balia e neppure di guardiani!
— Ma certo,
sei una Dellaspada! Se mi ha riferito che stai spesso poco bene, è perché le ho
chiesto di te, non riuscivo mai a incrociarti.
— Ho la mia
vita, Benedetta non aveva più bisogno di me — replicò con durezza. Doveva
resistere, fingere di star bene fin quando lui non se ne fosse andato via.
Purtroppo sembrava più testardo della maggior parte degli uomini, al punto da
ricordarsi di lei dopo anni! Doveva aver ferito il suo orgoglio in modo grave…
— Le ho
chiesto i sintomi.
— Lasciatemi
stare! — e gli volse le spalle.
— Ha
accennato a nausee improvvise che ti costringono ad alzarti da tavola.
E lei aveva
creduto di averle mascherate bene… — Devo aver mangiato qualcosa che mi ha
fatto male.
— Tu? Una
Dellaspada?
— Se vuoi
saperlo, sono diventata vecchia. Penso che sia quello, uno dei tanti sintomi.
— Vecchia?
Lui era
medico e avevano anche fatto sesso proprio in quella biblioteca, però Ornella
si sentì avvampare mentre, dandogli le spalle, diceva: — Non ho più il mio
ciclo.
— Da quando?
La sua voce
aveva di nuovo il tono impersonale, da medico, così era più facile affrontarlo.
Si voltò a guardarlo. — Due mesi.
Lo vide
chinare il viso come per esaminarle i seni, poi scostare lo scialle e prenderle
un seno nel palmo, come per sondarlo.
— Come
osate! — e sollevò una mano per schiaffeggiarlo.
— Come
medico e come amante.
— Non siete
il mio medico e non siamo amanti.
— Proprio
qui abbiamo fatto all’amore, il termine amanti mi sembra corretto.
— E’ stato un
errore, un colpo di testa… Non si ripeterà più. — Lo guardò, lui aveva una
strana espressione, indecifrabile.
— Allora mi
resterà un bel ricordo.
Bello? Di un
corpo che mostrava già i segni dell’età…
— A me
resterà un bel ricordo, mademoiselle Dellaspada, e a te resterà un figlio.
— Sì,
Lorenzo e Filippo sono come figli… — e si interruppe mentre il senso delle
parole di Mario diventava più chiaro. — Un figlio?
— Hai tutti
i sintomi di un inizio di gravidanza: assenza del ciclo, seni ingrossati,
nausee.
— Ma è
impossibile.
— Sì,
immagino che ti dispiaccia, per tanti anni sei riuscita a evitare una
gravidanza e ci sei cascata alla tua età. Prudente non sono stato, è colpa mia,
ma ti ho desiderata per tanto tempo.
—
Dispiacermi? — ecco, anche lui si era fatto un’idea sbagliata su di lei, come
tanti. E mai lei aveva cercato di correggere certe voci. Per Michele e per il
loro amore.
— Una
gravidanza è scomoda. Può anche essere pericolosa ma la tua salute è sempre
stata ottima, sarà sufficiente qualche riguardo. — La fissò. — Non chiedermi di
liberarti dell’impiccio.
Ornella non
riusciva a pensare, a parlare, ed era la prima volta nella sua vita.
— Dimmi
qualcosa. Se vuoi, consulta un altro medico, te ne posso indicare di ottimi.
— Non ho
bisogno di medici.
— Spero che
tu non ti rivolga a qualche mammana.
Ornella
strinse lo scialle a coprirle il ventre. — Non vi riguarda, dottor Bacigalupo.
Quella donna
era incomprensibile. L’aveva fatto dannare tanti anni prima e continuava a
togliergli il sonno; da quando l’aveva tenuta fra le braccia non riusciva a
pensare ad altro che alla seconda occasione offertagli dal destino.
Lei e anche
un figlio, quando già avere lei era il massimo della felicità!
E osava
dirgli che non lo riguardava! Dannatissima mademoiselle Dellaspada! Strinse le
mani a pugno e non la scrollò soltanto perché lei era una donna incinta e lui
era un medico.
Mario
Bacigalupo lasciò palazzo Dellaspada tanto in fretta da dimenticare di visitare
ancora una volta la giovane madre e la neonata. Soltanto arrivato nel suo
appartamento da scapolo se ne ricordò, quando l’anziana governante gli fece
notare che in pieno inverno aveva scordato cappello e cappotto. Non aveva avuto
freddo.
Ornella
Dellaspada continuava a fargli perdere il senno.
Si chiuse
nel suo studio.
Lei aveva
passato i quaranta, una gravidanza sarebbe stata rischiosa, ma per quanto
sapeva godeva di ottima salute.
Un figlio…
Un figlio
quando i suoi coetanei erano spesso nonni.
Un figlio
dalla donna che non aveva mai dimenticato, nessuna era riuscita a
strappargliela dal cuore. Forse perché non l’aveva avuta? Bella. Spigliata e
irriverente. Bugiarda e innamorata di un altro.
E Filippo
Dellaspada l’aveva invitato ai festeggiamenti per la vigilia. Il Natale per lui
non aveva alcun senso…
Ornella aspettava
un figlio suo. La sua Ornella aspettava un figlio. Ogni pensiero colpiva ora un
fatto ora l’altro. Come un’onda presa fra due scogli.
E se lei
avesse deciso di liberarsene? Pazza a rischiare la vita sotto le mani di una
mammana.
Se mi
chiedesse di aiutarla? Preferirei che mi chiedesse la mia vita, ma per lei
farei qualsiasi cosa…
Un figlio.
Ornella si
chiuse in camera e si guardò allo specchio: qualche capello bianco, le rughe…
Aveva l’aspetto di una nonna non di una futura madre.
No, non
futura! Se lui aveva interpretato bene i sintomi aveva già un figlio dentro di
sé.
Con furia
tolse lo scialle, poi l’abito di velluto di lana. La camiciola e i mutandoni.
Guardò allo specchio quel corpo estraneo cogliendovi i segni del tempo come già
aveva fatto dopo l’amplesso con lui e confrontandolo con quello dell’Ornella di
tanti anni prima.
Allora
avrebbe avuto senso generare un figlio, ma alla sua età le sembrava grottesco.
Sarebbe
stata in grado di affrontare una gravidanza? Era uno scherzo del destino farla
concepire quando non era forte e sana e coraggiosa come un tempo.
Ripercorse
il proprio viso allo specchio. No, non era la forte e sana Ornella di un tempo,
ma il coraggio non l’aveva perso.
Mille volte
aveva rischiato la vita in guerra, accanto a Michele, ora l’avrebbe rischiata
ma per far nascere un figlio.
Si accostò
al tavolo in cui teneva il necessario per scrivere. Vergò poche righe, chiuse
con la ceralacca e il suo sigillo. Chiamò la cameriera e ordinò di farla
consegnare da un servitore.
— C’è un messaggio
per voi, dottore.
Bacigalupo
l’aveva preso riconoscendo subito il sigillo impresso sulla ceralacca, ma la
grafia non era di Filippo e neppure di Benedetta.
Quindi era
di Ornella.
Non aveva
mai avuto tanta paura come aprendo quel foglio ripiegato. Se gli avesse chiesto
di aiutarla ad abortire…
Era inutile
aspettare.
Sul foglio
bianco compariva soltanto una firma mademoiselle
Dellaspada.
Gli lasciava
carta bianca? Era quello il significato del messaggio? Mario scoppiò a ridere.
Lei, non
sarebbe cambiata mai.
Mario
Bacigalupo arrivò, la sera di vigilia, con abito scuro e camicia immacolata.
C’erano Filippo con la moglie e la neonata, molti parenti e qualche conoscente,
tutte persone che intrattenevano rapporti con i Dellaspada: notai, avvocati,
anche altri medici.
Ornella era
in azzurro, l’azzurro di famiglia, bella come una sposa. Non lo guardò, non gli
rivolse un cenno: aveva segnalato la propria disponibilità e gli lasciava la
libertà di decidere se farsi avanti.
Il corteo si
mosse, per primi i servitori che presero posto negli ultimi banchi, poi i
conoscenti, i parenti. Notò che Filippo gli lanciava un’occhiata interrogativa,
forse avrebbe voluto chiedere ma Benedetta gli posò una mano sul braccio come
per invitarlo al silenzio.
Ornella era
rimasta ferma, continuando a ignorare Mario, poi si mosse verso il banco di
famiglia e lui le andò dietro a un passo di distanza.
Lei
camminava tenendo schiena e testa ben ritti, da gran dama come era, del resto,
per nascita e per temperamento. La vide superarli e dirigersi accanto a Filippo
e Benedetta.
La vide
voltarsi appena e indicargli con un breve gesto del capo il banco in cui
sedevano il notaio e altri conoscenti, come per dirgli che, se voleva, quello
era il suo posto.
Mario
Bacigalupo prese la sua decisione: continuò a seguire Ornella fino al banco dei
Dellaspada.
Filippo gli
lanciò un’occhiata perplessa, ma Benedetta gli posò una mano sul braccio a
trattenerlo.
Ornella
sembrava di marmo, ma guardandola meglio Mario notò che un lieve sorriso le
ingentiliva le labbra mentre le sue belle mani forti si intrecciavano sul
ventre. Poi la vide rivolgersi a Filippo. — Mario è parte della famiglia
Dellaspada.
Il nipote
fece un cenno d’assenso.
— Veramente
sarà lei a far parte della mia, sarà presto Ornella Bacigalupo — e lo disse a
voce abbastanza alta da essere sentito da tutti. Senza nascondersi le prese la
mano, la sollevò e la baciò. — Buon Natale, Ornella. Buon Natale, signora
Bacigalupo.
MARIA MASELLA DICER DI SE'...Sono nata a Genova, dove ho sempre vissuto. Da quando ho memoria ho amato leggere e desiderato scrivere. Eppure ho scelto un percorso di vita che a molte può sembrare in contrasto con le mie inclinazioni: senza problemi mi sono laureata in matematica e ho insegnato con soddisfazione fino all’età della pensione. (nota: se in un qualsiasi romanzo faccio riferimento alla matematica o alla fisica, state tranquille, è corretto!)
E la scrittura? Ho sempre scritto, a mano, sulla Olivetti, con il pc… Scrivevo per me e per poche amiche e amici fedeli, mi dicevo che era uno sfizio. Avevo il mio lavoro, serio, anche appagante. Ma a quarant’anni ho fatto un colpo di testa, ho inviato un racconto noir a un concorso, all’epoca era l’unico modo per farsi conoscere… E’ piaciuto e non mi sono più fermata. Come se tutto quello che avevo tenuto compresso fosse esploso all’improvviso, ho scritto alternando romance (allora si chiamavano rosa) e noir (si chiamavano gialli), con qualche puntata fuori dai generi “codificati”. Scrivo perché mi piace e ad alcuni piace ciò che scrivo. Pensate che sia una persona razionale, precisa, ordinata? No, scrivo senza scaletta, “alla brava”, ma le revisioni sono tantissime e lì esce il matematico di professione. A volte rileggendo i miei libri o parlando con i miei lettori mi stupisco di quella persona che abita dentro di me e inventa storie nerissime o appassionate, mentre io sono una banalissima ex insegnante di matematica con una vita normale al 100%. Eppure quando alle presentazioni dei miei libri arrivano gli ex studenti dicono che banale non ero, anzi piuttosto strana e divertente. La verità è che non sono tanto sicura di chi sia veramente maria masella.
TI E' PIACIUTO IL NATALE DI ORNELLA? COSA NE PENSI? ASPETTIAMO I TUOI COMMENTI.
APPUNTAMENTO AI PROSSIMI GIORNI PER I NUOVI RACCONTI SOTTO L'ALBERO DI
CHRISTMAS IN LOVE 2014 !
Profa Masella, con un racconto mi hai fatto venir voglia di leggere questa storia in un romanzo intero. E' romantico immaginare la storia di questi due protagonisti un po' "attempatelli", dà speranza a chi, come me, ha passato i vent'anni (non di più). Masella il mestiere e l'esperienza non deludono mai.
RispondiEliminaLucia
Bella, bellissima storia. Lei regala passioni vere e la speranza in poche righe. Grazie e auguri, Raffaella.
RispondiEliminasono di certo più anziana e quindi mi permetto di chiederti di darmi del tu
EliminaCon vero piacere e molta reverenza. Come trasformare un raccontino in un romanzo? Con un guizzo da grande maestra: la lettera in bianco, rimettere il proprio destino nelle mani dell'amante con un piccolo anonimo gesto che può essere compiuto solo da una donna, di quelle con la D maiuscola. Quattro righe, Signora Masella, e hai detto tutto, trasformando un racconto in un romanzo.
Elimina"Con ossequi, ciao", Raffaella.
Ma che bel racconto, Marri! Mi sono immedesimata tantissimo nella protagonista, sia per l'età, sia perché come lei finora non sono riuscita ad avere figli e so come ci si senta quando le persone ti accusano di non averli voluti, quando non è affatto così. Mi hai infuso anche un po' di speranza, perché i miracoli accadono, a volte. :-)
RispondiEliminaGrazie!
RispondiEliminaUn piccolo racconto pieno di sentimento e di mistero...del tipo passionale e romantico. Mi sarebbe piaciuto leggere di più della storia tra Ornella e Mario. Ma è una perla preziosa già così.
RispondiEliminaLibera
Davvero un gioiellino questo racconto. All'epoca del Coraggio del cuore avevamo discusso a lungo sulla possibilità di una serie Dellaspada e soprattutto sulla spudorata Ornella. Qui la Masella approfondisce il personaggio, ma (notevole! ) sempre nella direzione un po' spudorata.
RispondiEliminaDecisamente bello.
Peccato Mondadori non abbia voluto dar seguito a questa famiglia Dellaspada.
RispondiEliminaHo avuto il piacere e l'onore di leggere questo racconto in corso d'opera e l'avrei voluto lunghissimo! grazie Marri!
Bellissimo racconto, dolce senza essere melenso, pervaso dalla vera speranza e nn da una sua rappresentazione futile e falsa. Sottoscrivo tutto quello che ha detto Laura Gay, tranne che, nella vita vera, nn credo ai miracoli.
RispondiEliminaCara consorella Maria, grazie per questo bel racconto di speranza, perfetto per le feste del solstizio. Non è mai troppo tardi per amare ed essere riamati. Che la Dea ti benedica, Anonima Strega
RispondiEliminaGrazie! ma ogni nuovo giorno è un miracolo!
RispondiEliminacome al solito Maria Masella mi fa innamorare delle sue storie incisive, concrete ma pervase di un romanticismo non banale e melenso. Adoro le sue donne forti di cui Ornella è una degna rappresentante. Che posso dire il suo stile mi incanta
RispondiEliminaIo esco un po' dal coro. La storia è carina ma secondo me poco approfondita. Lei è preoccupata del fatto che è invecchiata e il suo corpo non le piace più, ma lui non la conforta. Lui è innamorato da tutta la vita ma non le dice mai che la ama. Il finale è un po' fiacco a mio vedere, ma chi sono poi io x giudicare? Sarà che sono troppo passionale e romantica. Isabella
RispondiEliminaBellissima storia.
RispondiEliminaUna storia molto intensa e sofferta, con un finale di speranza che conforta dai mali passati e apre la via alla felicità del cuore. Inoltre, l'ambientazione storica italiana è sempre affascinante. Io adoro leggere gli storici (forse perché non saprei scriverli) e questo è all'altezza di ogni aspettativa. Mi associo a Keiko nel preferire personaggi di donne forti e sicure. Bello, molto bello... :-)
RispondiEliminaMaria Masella é una garanzia...ma questo racconto dimostra davvero come anche un testo breve possa risultare coinvolgente. Mi piace moltissimo il protagonista- non solo per il mio noto debole per i medici e per il suo cognome iper ligure- ma come incarnazione di una passionalitá trattenuta e di una soliditá sensibile molto ottocentesche.
RispondiEliminamerri ha la dote di descrivere un mondo in una sola parola, un romanzo in poche righe...con poche pennellate dipinge quadri complessi e misteriosi.. una bravura da ammirare con umiltà.
RispondiEliminaBellissimo racconto. Im poche righe viene tratteggiato un mondo. Gli oneri per le donne nobili spesso erano più gravosi degli onori, specie per coloro le quali sfidavano le rigide regole del bel mondo fatto di ipocrisia e falso perbenismo, traendone solo ostracismo. Ed, infatti, l'amore viene riscoperto per merito di Mario, un uomo rispettato per la sua professione, ma non nobile di nascita, che ,quindi, non si conforma al rigido protocollo, ma conquista solo ascoltando il cuore. Ornella è più fredda, più controllata. Si abbandonerà al sentimento solo dopo un'accurata pianificazione, poiché non è più tempo per i colpi di testa. Questa è la mia analisi, non so se ho colto il segno. Ringrazio per questo bel cammeo.Milena
RispondiEliminaBello, poche righe ma intense di speranza per il futuro. Grazie !
RispondiEliminaBellissimo racconto. Ho letto il Coraggio del cuore e Ornella mi era piaciuta molto, per coraggio e determinazione. Ma non era la sua storia. Qui invece è lei la protagonista, e che protagonista! Sempre coraggiosa e determinata, e forse il destino ha in serbo per lei la felicità, finalmente. Prof., lei è grandiosa! Grazie.
RispondiEliminaBella bella bella bravissima e poi l'ambientazione io amo questo periodo storico
RispondiEliminail racconto mi è piaciuto certo sarebbe bello approfondire la storia dandogli maggiore lunghezza.elisabetta
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