«Odio il Natale. Sono
tutti felici in questi giorni di festa, pronti a spendere per regali
che sono solo apparenza. Per il resto dell'anno feriscono quelle stesse
persone che adesso riempiono di doni. Ipocriti!» le parole caustiche
di Sophia si persero nel silenzio che la circondava.
Fissava il via vai
di gente dall'alto della stanza dell'hotel dove alloggiava, sembravano
tante palline in un flipper, schizzavano di qua e di là, senza una
meta. Riempivano borse di pacchetti colorati, contenenti inutili gadget,
che alla fine sarebbero stati messi da parte da chi li riceveva. Un
sorriso di circostanza al momento di riceverli, la tristezza di vedersi
rifilare l'ennesima inutilità. Il sogno infranto di aprire un pacchetto
e non trovarvi quanto sperato.
Sophia guardò
il sofisticato orologio che portava al polso e si accorse che era ora
di raggiungere il padre nel salone. Anche quell'anno aveva organizzato
le feste di Natale in quell'albergo di lusso. Invitando parenti e amici.
Una fiera delle vanità, dove avrebbe messo in mostra la figlia prodigiosa
e dimostrato a tutti i presenti la ricchezza e il potere che deteneva.
Lei era l'unica a trovare
le festività claustrofobiche.
Emise uno sbuffo infastidito,
era ora di scendere non poteva rimandare oltre. Tra qualche minuto la
guardia del corpo avrebbe bussato per metterle fretta.
Più che l'addetto
alla sicurezza sembrava una balia. La seguiva come un'ombra. Sicuro
di sé, l'aspetto impeccabile, eppure nonostante i costosi abiti su
misura, lei aveva sempre avvertito una sottile minaccia, qualcosa di
pericoloso e selvaggio che bolliva sotto quello strato di civiltà.
Pronto a esplodere.
In quell'anno in cui
le era stato messo alle costole si era dovuta ricredere su quell'uomo
avvolto nel mistero. Alto, atletico e così esoticamente affascinante.
Le origini orientali erano in quegli occhi di ossidiana dal taglio a
mandorla, nei folti capelli color della notte. Ogni volta che era nervoso
si passava una mano tra quelle ciocche seriche, e ogni volta lei provava
il desiderio si sentire se erano setosi come sembravano.
Erano quei pensieri
che la preoccupavano.
Sophia era un genio,
una scienziata, e l'unico compito di quell'uomo era proteggere il contenitore
dell'inestimabile cervello che possedeva.
Ma tutta l'intelligenza
di questo mondo non le poteva evitare di essere un'adolescente e cominciasse
ad avere crisi ormonali.
Ne era consapevole.
A sedici anni cominciava a trovare il sesso opposto interessante. Il
problema è che trovava solo Kuroda Adrian intrigante. Tutti gli altri
erano relegati al rango di subumani.
Il bussare alla porta
la distrasse da quei pensieri. Con un sospiro sconsolato andò ad aprire
immaginando chi potesse essere.
«Ti sei persa?» esordì
Kuroda stagliandosi sull'uscio, imponente, oscuro.
Le dava del tu dal
primo giorno. Con quel tono irriverente come a dimostrarle che non importava
quanto fosse brillante, lei restava sempre una ragazzina. Odioso.
Sophia non lo invitò
a entrare, incrociò le braccia sul seno acerbo e appoggiò una
spalla allo stipite. Lo fissò con durezza.
«Pensavo di essere
in un hotel di lusso, non in un lager» la replica stizzita lo lasciò
impassibile come al solito. Indisponente.
«Nessuno è veramente
libero. Ognuno ha dei doveri e degli obblighi. Tu come tutti» la solita
rispostina zen, era un'altra delle cose che la irritavano di lui.
«Yoda, evita queste
battutine e andremo d'accordo» la risposta mordace non sortì nessun
effetto. Frustrante.
«Andiamo» il tono
imperativo la infastidì, e il desiderio di disubbidire fu forte, ma
illogico. Si rifiutava di confutare l'opinione che aveva di lei. Che
fosse solo una bambina.
Lasciò che si occupasse
di chiudere la porta della stanza, poi s'incamminarono lungo il corridoio,
l'uno accanto all'altra. La tensione traspariva dalla rigidità del
corpo di Sophia.
Attesero l'arrivo dell'ascensore
in un silenzio ostile, ma solo da parte di lei. Per Kuroda ogni emozione
scivolava via come acqua. Insopportabile.
Le porte si aprirono
annunciate dal tipico doppio tono. All'interno una coppia con una bambina
di circa sette anni che stringeva contenta una splendida bambola.
Il volto di porcellana
era incorniciato da una folta capigliatura di riccioli dorati. I grandi
occhi erano verdi e sembravano fissarla maliziosi. L'abito dalla foggia
antica era una cascata di tessuto bordeaux, fili dorati creavano delicati
motivi floreali nell'ordito. Dei pizzi lo guarnivano come una spumeggiante
onda di mare.
Sophia non riusciva
a staccare gli occhi da quella bambola.
A sedici anni stava
per conseguire la seconda laurea, in scienze informatiche. Possedeva
ogni gadget tecnologico su cui il padre era riuscito a mettere le mani.
Alcuni li aveva creati lei.
Ma non aveva mai avuto
una bambola.
Tutti pensavano di
sapere meglio di lei cosa potesse andar bene. Quali fossero i gusti
di una ragazza a cui avevano rubato l'infanzia. E ora l'adolescenza.
La bambina si accorse
dello sguardo di Sophia, e temendo che volesse rubarle la nuova amica,
la strinse a sé con forza e si avvicinò al padre in cerca di protezione.
Kuroda le dette una
leggera gomitata, anche lui ne aveva notato lo sguardo bramoso.
Due occhi di ghiaccio
lo fissarono furiosi.
In quel momento arrivarono
a destinazione. La coppia con la figliaVuscì per prima.
Sophia vide l'oggetto
del suo desiderio svanire fuori dall'hotel, mentre loro si dirigevano
verso la sala addobbata a festa, colma di gente allegra, con il solito
immenso albero decorato e sotto cui erano stati posti un'infinità di
pacchetti. Tra cui anche il suo.
«A cosa stavi pensando
mentre fissavi in quel modo quella bambina, terrorizzandola?» la domanda
giunse improvvisa, sulla soglia che li avrebbe condotti in un marasma
di persone pressoché sconosciute. Esseri inferiori. Trovava fastidioso
anche stare nella stessa stanza con loro.
«Che avrebbero dovuto
comprarle una bambola brutta come lei» la replica crudele venne pronunciata
con un sorriso cattivo.
Kuroda inarcò
un sopracciglio. Spalancò la porta e dopo un rapido controllo
si fece da parte per farla passare.
I giochi erano iniziati.
Si era ritagliata un
angolo isolato; nascosta in mezzo alle piante decorative, c'era quella
poltroncina comoda. Sembrava fosse stata messa lì per lei. Dopo un'ora
estenuante di inutili chiacchiere con stupide persone finalmente poteva
riposare i piedi, e la testa.
Kuroda era lì
intorno, non lo vedeva ma avvertiva quell'ingombrante presenza. Lo sguardo
freddo e calcolatore non la perdeva mai di vista. Anche se lui riusciva
a scomparire, come diventasse invisibile con quell'aspetto inusuale
restava un enigma.
Sophia adorava i misteri.
«Ma che dolce bocconcino
che si nasconde in questo angolino» la voce impastata di un ospite
raggiunse l'eremo in cui aveva trovato rifugio.
L'uomo traballante
si ergeva dinanzi a lei, e combatteva contro la legge di gravità che
lo avrebbe voluto a terra. Era un vecchio di quarant'anni che la stava
fissando concupiscente.
Sophia sbuffò
disgustata.
«Ci mancava un pedofilo.
Ora questa orribile serata ha raggiunto l'apice» le parole sarcastiche
sembrarono penetrare nella nebbia alcolica dell'uomo, che non la prese
bene.
«Ehi puttanella, come
ti permetti. Non sai chi sono io» un rutto rese quella patetica rimostranza
ancora più rivoltante.
«Me ne frego di chi
sei. Però dovresti guardare chi hai alle spalle. Stupido pervertito»
l'uomo si offese per quel tono strafottente e si lanciò contro Sophia
per darle una lezione.
Lei non si mosse, l'uomo
non la raggiunse.
Venne afferrato da
mani possenti, bloccato da muscoli d'acciaio e consegnato a due grossi
addetti alla sicurezza che avrebbero provveduto a metterlo al sicuro.
«Dovrebbe essere arrestato.
E' un maniaco pervertito» sbottò irritata.
«Farò in modo che
accada, se ti fa piacere» Sophia lo fissò stupita, non si sarebbe
aspettata una risposta del genere. Di solito era compito di uomini come
Kuroda evitare scandali e grattacapi del genere.
«La prossima ragazza
potrebbe non avere una guardia del corpo. Ora vorrei tornare nella mia
stanza. Penso di aver fatto a sufficienza il mio dovere» lo vide inchinare
il capo, ma il sorriso che per una attimo increspò quella bocca sensuale
non sfuggì allo sguardo attento della giovane scienziata.
Rimase senza fiato.
Era la prima volta che accadeva una cosa del genere.
Kuroda che mostrava
un barlume di emozione.
Come all'andata anche
il ritorno in camera si svolse in silenzio, ma stavolta era sereno.
Sophia chiuse la porta
dietro di sé senza una parola. Si voltò verso il letto matrimoniale
che l'attendeva. E sopra una grossa scatola blu con un fiocco d'argento.
Un regalo.
Si avvicinò circospetta,
non poteva essere pericolosa. Kuroda era entrato nella stanza e l'aveva
vista ritenendola sicura.
Un biglietto era appoggiato
sopra, lo prese, lo aprì.
Buon Natale. K.
Con attenzione sollevò
il coperchio e non riuscì a trattenere un singhiozzo, mentre lacrime
di commozione le solcarono il volto stupefatto.
Nella scatola c'era
una splendida bambola dalla foggia antica e dall'aspetto prezioso.
Una testa di fine porcellana
dagli ammiccanti occhi di ghiaccio, una cascata di riccioli rossi, l'abito
era sontuoso, un tripudio di velluto blu bordato di pizzo d'argento.
La prese tra le braccia
con attenzione. Terrorizzata che si rompesse. Che svanisse. Che fosse
solo un sogno.
La strinse con tenerezza
contro di sé, come fosse una fragile bambina. La cullò.
Un sorriso felice le
illuminò il volto. Per la prima volta Babbo Natale aveva esaudito il
suo desiderio. Un Babbo Natale con gli occhi a mandorla, affascinante,
misterioso, che era riuscito a comprendere ciò di cui nessuno si era
mai reso conto.
Nella stanza accanto.
Kuroda aprì il pacchetto che trovò sul divano. All'interno una catena
d'argento a cui era appeso il kanji che indicava la conoscenza.
Lo strinse nel pugno,
mentre uno strano calore s'irradiò dentro di lui.
Maledetta ragazzina.
Riusciva sempre a sorprenderlo.
Si agganciò al collo
il monile e lo nascose sotto gli indumenti.
Poi, si mise di guardia.
Proteggerla era compito suo.
UH molto intrigante questo racconto.
RispondiEliminaMi ha colpito, aveva un aria di mistero...di magico. Come il Natale. Complimenti a Giusy
cri
Originale anche questo racconto, e concordo con Krizia nel dire che regala delle sensazioni di magia e mistero che solo la notte di Natale può trasmettere. Originale davvero e molto piacevole.
RispondiEliminaGrazie e complimenti!
Molto originale il racconto di Giusy. Stile coinvolgente e personaggi che affascinano. Mi è piaciuto.
RispondiEliminaBrava. La ragazzina rispecchia a pieno le sue coetanee che ci circondano, saputelle e presuntuose.
RispondiEliminaAncora, mi suona strano "un vecchio di quarant'anni"....aiuto io ci sono vicina. Però dimmi la verità, e visto che sei l'autrice la saprai di sicuro. Vecchio vale solo per l'antipatico e cattivo del racconto? Noi amiche-lettrici non siamo comprese :)
Ancora brava
Saluti a tutti.
LidiaS
molto originale e soprattutto romantico
RispondiElimina;-)
Grazie a tutte, siete gentilissime.
RispondiEliminaLidia Cara, il vecchio di quarantanni era un pensiero di una ragazzina di sedici...a quell'età chi di noi non pensava la stessa cosa? Io si! ^^
Adesso che li ho...non sono d'accordo!! :oDDDDDDDDDDDDDDDDDD
Baci
Mi colpisci, come sempre, Morte. I tuoi racconti hanno un che di singolare. Sono taglienti, cesellati e scritti sempre in modo preciso e chiaro. Malattia ti fa i suoi complimenti, Kuroda è davvero un bell'esemplare...Peccato non conoscerlo :)
RispondiEliminaSimona
c'è un pò di tutto in questo racconto: mistero, magia, sentimento, solitudine...il tutto miscelato con grande maestria...e, secondo me, con un delicato sorriso...
RispondiEliminaMi piace, Giusy...hai portato delicatezza in un contesto rarefatto, quasi tagliente...e hai creato due protagonisti davvero interessanti.
RispondiEliminaPatrizia
Bel racconto, Giusy. Breve incisivo, con una modalità espressività che prende subito, anche perchè scritta senza una sbavatura. Diventi sempre più brava, il che significa che ci sgobbi parecchio sulle tue storie mai banali. Buon Natale e avanti così.
RispondiEliminaMariangela Camocardi
Genio e capricci, lei è una ragazzina della sua età nonostante le doti straordinarie. Forza e controllo, lui è un angelo custode, tenero e presente. Sono due persone sole, sono l'uno il riferimento dell'altra e lo scoprono con due graditissimi doni. ANITA GAMBELLI
RispondiEliminaOriginale e molto dolce.
RispondiEliminaQuest'anno ci state regalando dei racconti veramente belli sarà molto difficile alla fine fare delle scelte. Brave tutte!!!
Davvero molto originale questo racconto! Mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice è riuscita a far integrare i due personaggi!
RispondiEliminaComplimenti!!!
molto bello...intriso di un'intricante carica di sensualità e allo stesso tempo di innocenza vista l'ètà di Sophia...resa tra l'altro benissimo nella sua presunzione adolescenziale...e lui beh...affascinante,dolce,protettivo..assolutamente uomo...
RispondiEliminaBRAVISSIMA!!!!
Juliet
Due personaggi con una scorza di durezza che si stempera in una tenerezza inaspettata; subito tagliente, poi dolce e romantico.
RispondiEliminaMi ha incantato!Bravissima Giusy!
Un racconto stupendo, mi sono quasi commossa leggendo di quando Sophia si sofferma sulla bambola della bambina, non so perchè ma mi ha colpita tanto! Complimenti all'autrice!!!
RispondiEliminaUn racconto estremamente originale, con un'atmosfera rarefatta e sospesa nel tempo e nello spazio che lo rende, si potrebbe quasi dire, un apologo. Due persone sole, che nn sono mai state comprese dagli altri, né, forse, amate e che anelano a comprendersi (e, immaginiamo, ad amarsi) tra loro. Un giorno, l'istinto di protezione di lui e la curiosità di lei verso un essere umano così diverso e così intrigante diventeranno amore e passione; mi piacerebbe moltissimo conoscere qs evoluzione, un racconto che potrebbe diventare romanzo.
RispondiEliminaL'incipit è sferzante e, purtroppo, realistico. Se posso permettermi, invece, nn mi ha convinta molto l'uso reiterato di aggettivi esplicativi dopo il punto (ad es. Odioso; Indisponente; Frustrante), a lungo andare risulta un po' forzato.
E' un bel racconto, duro ma allo stesso tempo delicato. Le sensazioni provate dai protagonisti risultano vivide e spontanee, merito della buona descrizione dell'autrice. :-)
RispondiEliminaUn filo d'attrazione in un'affascinante rapporto tra guardia del corpo e ragazzina, che non finisce in mediocrità, ma chiude quel filo di passionalità in un affettuoso pensiero di generosità, che a volte può provenire dalla persona più impensata per noi....complimenti!
RispondiEliminaun racconto originale, il punto di vista di una ragazzina che si sente donna, iniziando a provare l'attrazione fisica, ma che in realtà ha l'animo da bamBINA. UN RACCONTO TRISTE, di una realtà aihmè, troppo reale...
RispondiEliminaDavvero un bel racconto, con dei personaggi ben definiti. Non mi sono simpaticissimi ma questo non preclude la piacevole lettura. Giusy sei stata bravissima a rendere lo snobbismo di lei e il freddo acciaio di lui!
RispondiEliminaBrava!
Libera
Ragazze,
RispondiEliminagrazie per i commenti positivi. Però, a volte mi domando, non è che scrivete cose carine per paura di offendere?
Per noi autrici, le critiche sono importanti, ci aiutano a crescere, a maturare, ma anche ad accettare pareri contrari. Nella carriera di autrice dovremmo affrontare più e più volte opinioni dissonanti.
Pertanto, mi domando come mai quando pubblichiamo nei Blog, ci sono sempre tanti commenti positivi.
Sarà che non sono mai soddisfatta di quello che scrivo e se poi invio è proprio per sapere cosa ne pensate voi che mi leggete.
Non voglio aprire una polemica, però occhio, che in questo modo non si fanno favori, ma danni.
Se un racconto non piace, oppure ci sono delle incongruenze, degli errori, vanno fatti presente, in modo che l'autrice possa valutare.
A volte, anche se rileggiamo, rileggiamo, non ci accorgiamo che c'è qualcosa che non va, perchè nella nostra testa l'idea è chiara. E' solo un lettore esterno che riesce a valutare se poi lo è veramente.
Meglio che mi fermo qui, spero di essere stata esaustiva e non la solita rompi...
Che mi piaccia come scrivi è notorio.
RispondiEliminaIl racconto è bello e originale direi, l'unica cosa che all'inizio mi aveva stupito era la giovane età della protagonista, perché sono abituata alle tue scene erotiche!
Ma poi ho capito il senso di questo racconto.
Spero che quando lei sarà cresciuta tu scriva altro...
Un racconto particolare nei toni di un (doppio) "vorrei ma non posso". Devo confessare che all'inizio l'età della protagonista mi ha spiazzato, quando ho letto "scienziata" e poi "sedici anni" ;) Per un po' di... paragrafi ho pensato che se fosse stata un'adulta, la situazione avrebbe funzionato meglio. Ma alla fine devo riconoscere che ci sta, ci sta perfettamente. Oltre al "vorrei ma non posso", un "maybe one day..." ;) E visto Giusy che sopra ricordavi giustamente che le critiche sono molto utili, aggiungerò che secondo me un pelo di pericolo in più nella parte centrale del racconto (un personaggio più minaccioso, o un angolo più isolato, per esempio) lo avrebbe reso più intrigante. Buon anno, e a presto!
RispondiEliminaGrazie Monica,
RispondiEliminapurtroppo i caratteri a disposizione non permettevano un'azione suspense più pericolosa, prometto di creare qualcosa di più emozionante da quel punto di vista la prossima volta. ^^
Però! Originale. E spiazzante all'inizio; concordo pienamente con Monica, anch'io mi sono ricreduta dopo le prime righe in cui ero un po' perplessa.
RispondiEliminaMi sono piaciuti i dialoghi anche se li avrei preferiti strutturati diversamente, ma proprio per voler criticare ;-)
Sempre meglio nella tua poliedricità, Giusy! Complimenti!