CHRISTMAS IN LOVE 2011: LA VISITA di Anita Gambelli

 La cena fu servita nel salone dei ricevimenti e in presenza di ospiti la marchesa esigeva che a tavola non mancassero le porcellane di pregio.
Lui fu particolarmente galante con mia madre, la fece ridere, le raccontò storie relative ai suoi viaggi e questo mi convinse ad abbandonare il mio angolo dell’apatia e del risentimento per unirmi a quei due che si divertivano con un bicchiere di vino rosso dei colli in mano. Lei lo esortava a raccontare dei suoi viaggi, dei suoi incontri.
“Avete conosciuto tante donne, immagino, conte.” Mia madre, di nuovo lei, la nobildonna che aveva scandalizzato le parigrado pesaresi con la sua indole scostumata. Mi sedetti e restai in ascolto. Quei due avevano bevuto, ma entrambi sembravano reggere bene il carico alcolico.
“Le più belle sono qua davanti a me, poi c’è Lorenza, e le altre sono le donne del sud. C’è chi tra esse ha l’oro tra i capelli, il mare sulla pelle, gli occhi neri come le notti senza luna. Sono le eredi di coloro che invasero il Mediterraneo spargendo sangue e vita.” L’immagine che si creò nella mia mente fu di violenza, di morte e di lussuria. Percepii un fremito. Mia madre gli sorrise, ma notai che l’aveva turbata. Ne dedussi in fretta che doveva aver moglie da quelle parti e che ero stata una stupida a farmi delle illusioni. In ogni modo avrei fatto meglio a ritirarmi per la notte.
“Siete un ammiratore entusiasta.”
“I paesaggi mi affascinano.”
“Non solo quelli.”
Stavano, come dire, amoreggiando? No, ma sembrava che fossero impegnati in un gioco di seduzione. Il conte pareva che inventasse ogni singola parola e lei si dilettava come mai da un po’ di tempo a quella parte. Come darle torto? Anche sulla marchesa chiacchieravano le nobili signore e non perché fosse una poco di buono. La figlia del gonfaloniere aveva sposato il marchese Gentilini per amore ed era sempre stata una moglie devota, tuttavia era intelligente e curiosa e nulla la frenava dall’intrattenere conversazioni ‘proibite’. Non era di quelle dame che a fine pasto si ritiravano a ricamare. Se non aveva la possibilità di discutere, persino di politica, la si poteva incontrare al tavolo da gioco.
“Avete visitato l’intera penisola?”
“Sì.”
Eravamo esterrefatte.
“Avete dunque passato le montagne dopo Salerno e siete sceso oltre Scilla e Cariddi, nelle isole del fuoco?”
Rise. “Sono stato in Sicilia. E’ una terra matura. La cucina è saporita come i suoi colori; la terra è calda come le sue viscere; le vestigia storiche raccontano un passato glorioso e introvabile altrove. Ovunque c’è bellezza e là non potevo non andare.”
“Non avete dunque avuto paura dei briganti?”
“Ho attraversato il mare. Mi sono imbarcato a Napoli.”
A noi era capitato di andare un’unica volta via mare, a Rimini; le vie d’acqua erano come le strade, ugualmente insidiose.
“Il nostro ospite ha frequentato salotti e teatri, intrecciato amori importanti...”
“Non li definirei importanti. Io sono attratto dalla bellezza in tutte le sue forme, ma vedete, essa mi sfugge, la mia è una ricerca incessante.”
“Se sono soltanto mere passioni ciò che il vostro spirito irrequieto va cercando, voi siete uno scellerato. – Intervenni senza permesso in un moto di gelosia. - Le signore dovrebbero abbandonare la sala al vostro arrivo. Di voi ho capito che, come tutti gli uomini di genio, e voi di genio ne avete in quantità, voi siete… matto! – Mia madre trasalì, scandalizzata dalla mia sfacciataggine. Il conte Argento si limitò ad intrecciare le mani e poggiarci sopra il mento, accavallò le gambe e mi sorrise, incuriosito dalla mia esternazione. – E per piacere perdonate il mio pensiero… Con permesso.”
Mi alzai dalla poltrona e li lasciai soli. Uscii dalla stanza, richiusi le porte e mi sdraiai sul divano nel corridoio, sperando che non passasse anima viva.
“Teresa, vi prego, rientrate con noi.”
Non potevo sperare che perdonasse la mia insolenza, invece il sorprendente conte era là, sulla porta, e mi sorrideva, suadente. Aveva perciò perdonato la mia impertinenza? Mi consideravo una donna aperta di vedute, ma un uomo così da dove veniva? Apprezzava la forza in una signora? Tommaso mi avrebbe redarguito aspramente. Lui come chiunque altro vedeva nelle donne di casa degli angeli senza ali. Eravamo templi da venerare e solo quelle che restavano fuori dalla cerchia familiare si potevano sfruttare fino al midollo.
“Rientrate con noi, Teresa.”
“Non siete arrabbiato per le mie parole inopportune?”
“Mi piacete, Teresa. Voi siete molto diversa dalle altre donne che ho incontrato fino a oggi e vorrei, per favore, che suonaste qualcosa per me.”
Mi sembrò  sincero. Mi alzai e accettai la sua mano. Non gliel’avrei lasciata se dentro non ci fosse stato lo sguardo severo di mia madre che mi trascinava fino al pianoforte, al quale mi accomodai con rispettosa grazia. Adoravo esibirmi, sapevo di scatenare brividi nei commensali maschi satolli e sensibili al fascino di una fanciulla seduta in punta di sedia con la schiena diritta e leggermente protesa in avanti, a evidenziare il busto sottile, alla luce tremante delle candele. Le braccia si muovevano rapide e sensuali, le mani esprimevano il doppio linguaggio della musica e del piacere. I miei genitori erano orgogliosi del mio talento; mia sorella Lorenza non aveva nulla da invidiarmi e Tommaso mi fissava con austerità, quando suonavo per loro. Riempivo i polmoni con un profondo respiro e iniziavo.
“Brava!” Mia madre si alzò in piedi, era una mia grande sostenitrice; condividevo con lei l’animo inquieto e ribelle. Sorpresi il conte di Villalta con gli occhi umidi.
L’oscuro conte Francesco Argento di Villalta.
Il nostro ospite ce lo aveva regalato il mare in tempesta; la nave su cui viaggiava aveva fatto naufragio nei pressi della Vallugola. Desiderava vedere la villa di campagna, l’avevamo accompagnato per una visita; ci aveva sorpresi il brutto tempo e restammo isolati. Strane trame tesse il destino. Mancava un giorno al Natale, dovevano raggiungerci mio padre, Lorenza, Tommaso, ma l’inaspettata quanto incredibile nevicata aveva reso inaccessibile la villa. 
Mi sentivo attratta dal conte come l’ago magnetico della bussola al nord e non sapevo proprio come avrei fatto a desistere dall’insopportabile tentazione di desiderarlo più dell’aria che respiravo. In cuor mio speravo ancora che dormirci sopra, tornare a Pesaro, rivedere Lorenza, trascorrere del tempo con Tommaso, avrebbe riportato ogni tassello al giusto posto.
“La sua stanza, conte.”
La domestica improvvisò un inchino, che risultò goffo, ma che Francesco Argento trovò tenero, poiché le sorrise. Gli avevamo dato la camera dell’infaticabile Ercole; ogni stanza da letto era a tema mitologico. La mia era dedicata a Venere e mi ci chiusi dentro, dopo che mi augurò una squallida buonanotte in punta di dita.
Mi rigiravo nel letto come una polpetta sul fuoco. Non avrei dormito quella notte, ormai dovevo prenderne atto, quindi l’unica cosa che mi restava da fare era di scendere nella galleria a passeggiare sperando di essere colta da un sonno urgente.
Scesi le scale, raggiunsi la galleria, al buio. Non portai una sola candela con me, volevo perdermi, semmai ci fossi riuscita; volevo sprofondare in una voragine di tenebre senza vie d’uscita. In questo modo la mia testa e il mio cuore si sarebbero impegnati in attività diverse da quella che pretendeva la mia completa attenzione.
Scorsi una fiammella oltrepassare la porta del giardino d’inverno. Intabarrata come un viandante, con la cuffietta allacciata sotto il mento, parevo uno spettro; così mi liberai della cuffia rendendo giustizia alla mia folta chioma, e gettai su un sedile la mantella.
L’avevo riconosciuto, era Francesco, e il fato davvero si stava divertendo a tormentarmi. Cosa ci andava a fare lì dentro? Il solo pensiero di sorprenderlo con una donna tra le braccia mi trapassò da parte a parte come un dardo mortale.
Entrai. Lo vidi seduto su una panchina. Restai un attimo nascosta ad osservarlo, ma fu giusto un attimo perché un mio movimento produsse un fruscio tra le foglie che lo fece voltare di scatto.
“Francesco… Sono io.”
“Teresa! Pensavo che questo posto fosse popolato dai fantasmi.”
“Dubito che ce ne siano… La villa l’ha fatta costruire mio padre… - Spiegai, avvicinandomi. – Ma ora torno di sopra e…”
“No, no, resta, ti prego.”
“Ero nella galleria, ti ho visto entrare. Non riesco a dormire.”
Stemperò  gli imbarazzi in un dolce sorriso. Mi chiamò a sedere accanto a sé. Ubbidii e gli indicai la cupola. Era una notte fredda. Il cielo non aveva portato che neve e un chiarore abbacinante aveva tinto l’aria della giornata appena trascorsa. Era ripreso a nevicare e i fiocchi tessevano rapidamente un nuovo velo sulla cupola del giardino d’inverno. Fui colta dai brividi, si gelava, e io ero vestita di ben poca cosa.
“Vieni più vicina.” Mi lasciai convincere, ma restai comunque rigida nella mia posizione. Non si era cambiato per la notte, vestiva gli stessi abiti della cena. Da lui mi arrivavano note di cuoio, di tabacco, potevo sentirlo respirare. Il dorso della sua mano destra mi sfiorò il mento, costringendomi con gentilezza a sollevare lo sguardo fino a incontrare il suo. In una notte priva di luna e di stelle vedere il celeste dei suoi occhi mi sembrò un miracolo. Cercavo la passione, non la conoscevo, ma la bramavo come se l’indomani il mio cuore disgraziato avesse cessato di battere. Non avrei danneggiato alcuno se fossi morta. Piegò la testa su un lato e si avvicinò a cercare le mie labbra. Indugiò, lasciò che decidessi io cosa fare, lui poteva tornare indietro.
“Solo se lo vuoi”, mi sussurrò contro la bocca.
“Sì, lo voglio.” Neppure all’altare sarei stata tanto convincente. Non pensai per un momento a Tommaso che mi attendeva in chiesa con un mazzo di fiori tra le mani e la promessa di starmi vicino per sempre. Tommaso quella notte era lontano, era ancora lontano quel giorno di primavera già fissato, e io ero nella bocca di Francesco Argento, che se ne sarebbe andato da Pesaro così come c’era capitato, e il ricordo di lui mi avrebbe accompagnato per il resto della mia, mi augurai, lunga vita.

 


Mi chiamo ANITA GAMBELLI,  sono ‘grande’, ho un marito, un figlio, un cane, una gatta e due tartarughe d’acqua. Al momento sono a casa e mi dedico con passione alla scrittura e alla lettura. Sono autrice di due romanzi in vendita tramite il sito de ilmiolibro.it :ARRIVA IL TEMPORALE e LE INCANTATRICI. Si possono trovare qui: http://ilmiolibro.kataweb.it/community.asp?id=31139

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28 commenti:

  1. Brava Anita,
    hai creato un'atmosfera davvero piacevole e intrigante! Mi è piaciuta la protagonista. Complimenti

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  2. dei primi quattro racconti pubblicati LaVisita e' quello che ho preferito....brava Anita!!

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  3. Una buona scena romantica,in alcuni punti la scrittura mi è parsa poco fluida, ma tutto sommato mi è piaciuto.
    Brava.
    E poi è bello leggere uno storico ambientato in Italia.

    Libera

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  4. Anche a me è piaciuto. Bella l'atmosfera e lo stile narrativo è particolarmente elegante. Inoltre l'autrice è riuscita a ricreare il periodo storico in maniera molto convincente. Brava, Anita!

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  5. che dire parli della mia Sicilia, ti quoto, anche se il Natale è soltanto accennato

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  6. Elegante, e lo storico a sfondo italiano piace anche a me. Pure io, però, sento la mancanza di una presenza del tema natalizio un pò più marcata...
    Patrizia

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  7. Finora, m'è parso il racconto più originale, soprattutto grazie alla prosa, che è veramente intrigante; nn sempre è semplice da seguire, ma nn si può sempre riposare sugli allori! Il finale è caratterizzato da quel filo di malinconia cha hanno tutte le storie finite in partenza. Teresa sposerà il suo noioso e ipocrita Tommaso? Cosa ne dici, cara Anita, di un romanzo in cui cambi le carte in tavola? In fondo, tra Natale e la primavera passano tre mesi...

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  8. Bello, lo storico italiano mi piace sempre. Come altre lettrici, posso puntualizzare anch'io che manca un poco l'atmosfera di Natale ma in compenso la scrittura mi piace ed il racconto scorre bene. Complimenti! Simona

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  9. Fino ad ora, il mio preferito. Ben scritto, si legge tutto d'un fiato.. brava Anita!
    Lunaspi

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  10. brava Anita: ho letto davvero con piacere il tuo elegante racconto. Mi è piaciuto molto lo stile ricercato e l'ambientazione italiana che hai scelto. Concordo con Ladymacbeth nel suggerire un seguito...che ne dici?

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  11. Anita il tuo racconto mi è piaciuto molto. Hai saputo creare una bella atmosfera ottocentesca ma è altrettano positivo che tu abbia fatto svolgere il racconto nella tua città. La tua protagonista poi è molto forte e ribelle per una donna di quei tempi e mi ha fatto pensare ai racconti di Jane Austen. Bello anche il finale ... un po' dolce e un po' amaro! S.S.

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  12. Tutto il racconto è stato molto piacevole per le belle descrizioni e ancora meglio il finale, per me inaspettato. Ha dato quel tocco di trasgressione in più. Complimenti!

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  13. Arrivato dal mare in burrasca per scatenare una tempesta di sentimenti. Un’avventura che la protagonista del racconto ricorderà a lungo e di cui serberà il segreto.
    Una notte di passione con lo straniero venuto dal mare, affascinante personaggio che fa dimenticare a Teresa che c’è chi ignaro l’aspetterà, forse invano.
    Bella l’atmosfera, belle le descrizioni e molto bella anche la figura di presentazione, che ci catapulta improvvisamente in un mondo antico con leggi e usanze dimenticate.
    Brava! Mi è piaciut molto
    mariagrazia

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  14. Brava Anita!!!
    Davvero un racconto bellissimo, bella l'atmosfera e il magnetismo tra i due personaggi.
    Non mi dispiacerebbe incontrare il tuo Francesco Argento ;)
    E poi... che dire...Pesaro è la mia città!! Fantastico leggere un romance ambientato a casa mia!!
    Juliet

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  15. Un racconto molto piacevole. Ho apprezzato soprattutto la scena in giardino, molto romantica e suggestiva. ^_^

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  16. L'atmosfera mi è piaciuta, adoro i romance storici, in particolare ho apprezzato il primo dialogo, ricco di sottintesi e le ultime righe.
    Alcune parti però secondo me potevano essere più fluide.

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  17. Ringrazio tutte voi che avete lasciato un commento. Sono contenta che vi sia piaciuto. Anita Gambelli.

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  18. Un romance rosa che va controcorrente rispetto alle docili fanciulle dell'800, ma l'autrice è riuscita a rimodernare la scelta della protagonista, che alla fine ha preferito seguire la passione del momento! Passionale,poteva esserci più romanticismo, ma l'autrice ha emozionato ugualmente! Ed è importante....

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  19. Bella l'ambientazione di questo racconto, mi è piaciuto tutto tranne il finale, a cui forse è mancato un pizzico di romanticismo.

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  20. Brava Anita,l'atmosfera della notte silenziosa sotto il manto nevoso che avvolge i due personaggi nel giardino d'inverno mi è piaciuta tantissimo. Paola Titta

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  21. Brava Anita, complimenti!!! Per qualche minuto sei riuscita a trasportarmi in una realtà parallela, è bello immedesimarsi in personaggi immaginari e vivere le loro avventure, le loro emozioni! Grazie!
    Monica1967 ;)

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  22. Brava Anita!!!
    complimenti per l'atmosfera tranquilla e piacevolmente descritta.
    Un bel racconto storico!!!

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  23. Un racconto elegante scritto con uno stile molto ricercato. Purtroppo, a tratti, mi sono persa... ma forse è colpa della mia mente confusa!

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  24. Bello! Racconto elegante, ricco di intere frasi ad effetto, ma soprattutto di belle immagini reali...! Il racconto è avvincente ma forse si conclude un pò troppo in fretta? Anita continua pure...complimenti! colgo l'occasione per invitare tutti a leggere "ARRIVA IL TEMPORALE": RACCONTO SPETTACOLARE!!
    ROSARIA ROSSI '82

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  25. Mi è piaciuto l'inizio in medias res, le spiegazioni date dopo, i rapporti complicati tra i presenti. Non un racconto facile da seguire, è vero, ma elegante e raffinato. Stessa cosa per lo stile, perfettamente in linea con l'inquietudine della protagonista. Un seguito ci sta, più che in altri racconti, perché sarebbe divertente vedere Teresa trovare gli stimoli giusti per seguire fino in fondo il suo istinto ribelle :)

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  26. Grazie a chi ha lasciato un commento, colgo l'occasione per augurare a tutte un 2012 da ricordare: fa-vo-lo-so! ANITA GAMBELLI

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  27. Ciao Anita, sono Silvia (spagnola)
    Bello! molto bello. Mi è piciuto tanto. Continua così e non perdere mai l'entusiasmo.

    Un bacio

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  28. Bello! Complimenti Anita! Il finale mi ha emozionata, ti auguro di vincere e intanto, ancora emozionata voto per il tuo racconto!
    Caterina

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