Sophie fingeva di ascoltare
le preghiere che precedevano l’accensione dell’ultima candela della
corona d’avvento. Secondo la tradizione nelle quattro domeniche precedenti
il Natale si doveva dar luce progressivamente a quattro ceri, di cui
tre viola e uno rosa. Ogni candela aveva un’importanza religiosa,
ma il conte, suo padre, assegnava a ciascuno un significato particolare
e aveva, come sempre, deciso chi le avrebbe accese: per la candela della
pace, la prima, aveva scelto la zia Matilde giacché ora che era stato
firmato il trattato di Parigi, che decretava la fine delle ostilità
fra Francia, Inghilterra e i nuovi Stati Uniti D’America, poteva tornare
a New York e riabbracciare i suoi figli; per la seconda, quella dell’amore,
la cugina Marie che si era innamorata e sposata durante la stagione
precedente; per la terza candela, che rappresentava la fede, la piccola
Mildred che era caduta in un fiume in piena e soltanto un miracolo l’aveva
salvata dalla morte. L’ultimo cero, quello rosa, che rappresentava
la Speranza, aveva deciso di farlo accendere, ancora una volta, a Sophie.
Anche se la giovane non avrebbe voluto, poiché era certa di essere
la meno indicata a illuminare di speranza il prossimo avendo perso ogni
illusione. Dopo tre lunghi anni di attesa, aveva abbandonato la speranza
di rivedere l’unico uomo che avesse mai amato, il suo migliore amico,
il suo fidanzato segreto. E da questa disillusione era nata la decisione
di accettare l’ennesima proposta di matrimonio. Il pensiero di ciò
le fece venire angoscia allo stomaco. Ma che altro avrebbe potuto fare?
A ventidue anni non poteva continuare ad aspettare un uomo che per capire
cosa voleva dalla vita era sparito. Aveva diritto anche lei alla felicità.
Ma l’avrebbe trovata con uno sconosciuto? Si chiese.
Immersa nei suoi pensieri
non si accorse che tutti la guardavano in attesa che accendesse la candela.
Mascherando l’insoddisfazione con un sorriso storto, si alzò.
Un inaspettato quanto
inopportuno battere interruppe la funzione. Tutti gli sguardi si volsero
verso la porta: non era mai accaduto che qualcuno sospendesse quel momento.
Il Conte corrugò la fronte, mentre la Contessa gli sfiorò la mano
per calmarlo.
Una giovane cameriera
entrò trepidante.
– C’è una visita
per Lady Sophie!
Tutti gli occhi si
spostarono verso la fanciulla che ancora teneva la candela spenta in
mano.
La cameriera torse
le mani, prendendo fiato: - Milady, si tratta di Mister Patrick.
Il nome del visitatore
riecheggiò nella stanza silenziosa, nonostante il numero di ospiti,
raggiunse Sophie, oltrepassò il muro del ricordo ed entrò con forza
nella mente della donna, che fissò incredula la domestica. Quante volte
aveva sognato quel momento? Infinite volte. Dopo tre lunghi anni era
tornato. Le sembrò che il pavimento vacillasse e lei con esso.
– È qui?
Marie non ebbe il coraggio
di pronunciare altre parole, assentì con la testa.
– O mio Dio!
La candela cadde a
terra con un tonfo che risuonò nella stanza ancora silenziosa.
La contessa prese
in mano la situazione e congedò la cameriera: – Fallo accomodare
nel salottino giallo.
Infine, guardò la
figlia minore e le sorrise dolcemente. – Vai! Segui il tuo cuore e
non aver nessun timore.
Sophie ebbe appena
la forza di assentire, poi s’incamminò. Un silenzio carico di attesa
la seguì. Quando la porta si chiuse alle sue spalle il silenzio divenne
mormorio concitato.
Si sentiva inquieta,
turbata e confusa. Perché era tornato dopo tutto quel tempo? Che cosa
voleva? Proprio ora che aveva deciso di dimenticarlo. Deglutì nervosamente,
raddrizzò le spalle ed entrò nella stanza.
Patrick stava fissando
impaziente la porta e quando la vide rimase senza fiato. Lunghi capelli
neri, morbidamente raccolti sulla nuca, incorniciavano un volto ovale
su cui risaltavano grandi occhi blu preoccupati, un piccolo nasino all’insù
e una bocca a forma di cuore, che ricordava morbida e arrendevole sulla
sua. Indossava un abito azzurro in broccato di seta, con un sottogonna
dal colore meno intenso, il cui corpetto evidenziava un decolté formoso
che Patrick rammentava candido e procace. Avanzò di due passi, desiderando
stringerla a sé per riprovare le sensazioni di una volta.
Sophie arretrò; il
cuore le batteva furiosamente, poiché temeva di non conoscere l’uomo
che la fissava. Apparentemente sembrava il ragazzo che le aveva fatto
scoprire l’amore dei sensi, in realtà era un uomo e c’era negli
occhi verdi una durezza nuova. Il suo viso era solcato da una cicatrice
sulla guancia destra, che lo rendeva, stranamente, più affascinante
e virile di quanto non era stato nel passato.
– Siete ancora più
bella di quanto ricordassi! –
Quelle parole la irritarono,
piuttosto che lusingarla. Scordò l’emozione di ritrovarlo, dimenticò
quanto avesse agognato quel momento e gli rispose con ironia: - Davvero?
Pensavo vi foste scordato di me! –
Lui strinse gli occhi
sorpresi, ma per nulla scoraggiato, replicò: - Avevo immaginato un’accoglienza
più calorosa e non tanta animosità -.
Con un fastidioso sfarfallio
allo stomaco, Sophie avanzò leggiadra, portandosi dinanzi al calore
del camino, gli diede le spalle. – Animosità? Indifferenza, direi!
Perché siete qui? –
Patrick si avvicinò
silenziosamente a lei tanto che il suo alito sfiorò il collo scoperto
quando parlò: - Sono venuto per portarvi via con me! – Un intenso
profumo di rose lo avvolse; si sentì pervadere dall’eccitazione.
Sophie rabbrividì,
per brevi istanti, si arrese alle emozioni, ma più forte fu il risentimento,
che come la lava incandescente troppo a lungo trattenuta, ora, esigeva
la libertà.
Si volse verso di lui,
gli occhi fiammeggianti, il seno che si muoveva al ritmo del respiro
affannoso; non si rendeva conto di essere affascinante e sensuale. –
Che cosa vi fa supporre che sia disposta a seguirvi?
Lui si portò
la mano ai capelli, allontanando un ciuffo ribelle. – Non era quello
che mi scrivevate in ogni lettera? - le rispose stancamente.
La lava ribolliva,
accendendo fuochi sopiti. – Lettere che si son fermate a più
di un anno fa! Quando voi avete deciso di andarvene in giro per l’America
in cerca di voi stesso. Senza prendervi la briga di farmi avere vostre
notizie!
– Come avrei potuto?
Ho vissuto in posti selvaggi, dove la mia unica compagnia erano gli
orsi e i lupi!
L’acredine continuò
a montare, mandando in frantumi ogni parvenza di autocontrollo. –
Così, mentre voi esploravate angoli reconditi del mondo, io mi struggevo
al vostro pensiero –, gli occhi di Sophie ora erano di un blu intenso
e le gote accese del calore dell’ira.
– Ciò che ho fatto,
non l’ho fatto per me, ma per noi! Sapevate quanto fosse importante
per me crearmi una posizione, al di fuori della mia famiglia!
- Voi, voi, voi! E
io?! Io vi amavo per ciò che eravate, ero pronta a qualunque sacrificio
pur di starvi al fianco. Ma avete pensato bene di andarvene in guerra
e poi in cerca di voi stesso. Ebbene siete arrivato tardi, signore.
- Che cosa vorreste
dire? -, le chiese spazientito.
- Voglio dire che mi
sono fidanzata, perché ad aspettare voi sarei rimasta una zitella!
Per un attimo, sul
suo viso apparve un’espressione di sbalordimento, subito sostituita
da una ironica: - È chiaramente una bugia, tutta femminile, per vendicarvi
di me. Non portate neanche l’anello di fidanzamento.
Sophie rimase in silenzio,
lasciando che le sue parole alimentassero il fuoco incandescente della
lava che montava nelle sue vene. – Non porto l’anello di fidanzamento,
perché mi sarà dato la notte di Natale.
Stavolta i suoi occhi
divennero gelidi, come il mare più freddo. Fece un inchino e si allontanò:
- Perdonatemi, devo aver frainteso le vostre promesse.
Sophie lo guardò
esterrefatta: - Non vi permetterò di cambiare le carte in tavola!
Io vi ho aspettato quando eravate un soldato! Fintanto che mi facevate
avere vostre notizie. Siete scomparso! Ditemi, Patrick, voi in questi
lunghi tre anni mi siete stato fedele, nel pensiero e nel corpo?
L’uomo liquidò
la domanda con un cenno della mano: - Questa conversazione sta superando
i limiti del decoro.
Il vulcano era sul
punto di esplodere. – Voi, dunque, parlate di decenza? Voi che
mi avete fatta gemere di piacere tra le vostre braccia? Promettendomi
di sposarmi e poi partendo per l’America. State solo cambiando argomento,
per non rispondere!
La resa appassionata
di Sophie affiorò dai recessi della memoria; pur essendo irritato,
il ricordo lo eccitò, per scacciare quell’inopportuna sensazione
le disse: – Volete la verità? Sì ho avuto altre donne. Dannazione
sono un uomo, dovevo soddisfare dei bisogni naturali!
- Oh certo, voi siete
un uomo, tutto vi è concesso. Io solo una donna! Mentre voi soddisfacevate
i vostri bisogni, io aspettavo il vostro ritorno. Per giorni, mesi,
anni. Perdendo alla fine la speranza di rivedervi!
L’espressione di
Patrick cambiò nuovamente, sul viso le labbra disegnarono un sorriso
ironico, il tono di voce, non più brusco ma lievemente beffardo: -
Siete gelosa!
Il vulcano esplose.
Sophie batté
le scarpette a terra, lanciò un urlo di stizza e poi disse: -
Io non sono gelosa. Sono furiosa! Fuori, non voglio più vedervi!
Senza aspettare la
sua risposta, posò le mani sul torace muscoloso e lo spinse con tutte
le forze, spostandolo di appena un millimetro. Nella furia del momento
non si accorse che lui le afferrava le braccia e la stringeva a sé,
così si rese conto troppo tardi che il suo viso ora era vicinissimo
e le labbra a pochi millimetri dalle sue. Percepì l’odore di tabacco
e muschio, la forza della sua presa; era già creta viva tra le sue
mani, che si muovevano in una lenta carezza su fino alle sue spalle,
per il collo che circondò. Avvertì la lingua lambirle il labbro, invitandola
sensualmente a socchiudere la bocca per accoglierlo in sé. Il fuoco
dell’ira si trasformò in passione incandescente. Sophie si arrese,
ma lui non la baciò subito con la foga con cui l’aveva zittita. Patrick
lambì, stuzzicò con lievi morsi il labbro superiore, sfuggì alla
lingua di Sophie che, birichina, tentava di raggiungere la sua bocca.
Poi, quando il corpo di Sophie si ammorbidì, colmò l’impercettibile
distanza tra le loro bocche.
La collera, il rimpianto
si sciolsero in eccitazione. Sophie gemette sentendo la sua lingua che
languidamente si muoveva contro la propria, in una danza antica e sensuale.
Le mani che, prima avevano spinto, ora trattenevano, il seno schiacciato
contro il corpo muscoloso. Le dita, ruvide e callose, di Patrick carezzavano
il contorno del viso lentamente, sfiorandone la pelle morbida.
I sogni erano diventati
realtà.
Labbra contro labbra,
lingua contro lingua. Patrick lasciò la sua bocca per baciare ogni
centimetro del viso, del collo, assaporando il suo profumo, la sua resa.
Le sussurrò dolcemente: – Siete mia, lo siete sempre stata e lo sarete
sempre.
Sophie era percorsa
da fremiti di piacere, la sua mente ottenebrata da una nebbia di passione.
Lo voleva, lo aveva aspettato tanto, era ancora in collera, ma lo voleva
e avrebbe inghiottito ogni orgoglio pur di vivere con lui. Nessuno aveva
il potere di farla sentire in quel modo. Mentre lui continuava a baciarla
sensualmente, un campanellino risuonò tra la nebbia invitandola a riflettere
su qualcosa, una frase che lui aveva pronunciato. – Sono venuto
a prendervi…- ma non voleva pensare, non poteva pensare,
voleva soltanto essere tra le sue braccia.
Appena fuori dalla
porta, tutti si spingevano per origliare l’improvviso silenzio. Il
Conte, che aveva ascoltato la sfuriata della figlia con un sorriso sulle
labbra, incedette sicuro, aprendosi un varco tra la famiglia assiepata;
era ora d’interrompere qualunque cosa stesse accadendo lì dentro.
Nell’altra stanza,
qualcuno accese il cero della speranza. Le quattro fiammelle sfavillarono
allegramente.
Bè, capisco Sophie tutto sommato... Ma come biasimarla? Probabilmente mi sarei comportata allo stesso modo...
RispondiEliminaUn'altra bellissima perla natalizia. Grazie e complimenti ancora!
E visto che il prossimo racconto è previsto per il 27 auguro al Blog e a tutti i lettori tantissimi auguri di un sereno e felice Natale e che la luce delle quattro candele brilli su di noi!
Un altro bel racconto di natale...complimenti Fabiola!!! E un buon natale a tutte le bibliotecarie :D
RispondiEliminaJuliet
Brava Fabiola, c'è il sapore del Natale, dei bilanci che spesso facciamo sul finire di un anno, e un giusto equilibrio fra sfumature romance e realtà di una protagonista nella quale non è difficile immedesimarsi...e visto che siamo alla Vigilia, i migliori auguri a tutte le amiche che leggono i raconti e alle eccellenti bibliotecarie!
RispondiEliminaPatrizia
è meraviglioso aspettare la felicità così.... con la quasi certezza di trovarla.... l'amore è la componente fondamentale.... una bella atmosfera quella di questo racconto. bravissima Fabiola D'Amico!
RispondiEliminaBel racconto natalizio Fabiola, una storia a lieto fine come in un romance che si rispetti! Simona
RispondiEliminaMolto ben scritto e davvero coinvolgente... aspetterò con ansia il romanzo che seguirà e che farà penare lui e risolverà il campanellino d'allarme risuolato nei sensi annebbiati di lei.
RispondiEliminaAuguri a Fabiola e tutte <3
Libera
grazie a tutte, la scelta della corona d'avvento, usanza dei popoli nord europei, è stata un'ispirazione a seguito della festa d'avvento dell'asilo che frequenta lA MIA piccina di 17 mesi...
RispondiEliminae si Libera, non c'è nulla ma con il campanellino d'allarme ho tenuto aperta una porta per un possibile romance non regency ma georgiano.. auguri a voi e in particolare alle blogger... a proposito il titolo è aspettando la felicità... grazie
Bel racconto d'impianto classico. Un tocco de "Il Gattopardo" (si aprono entrambi con la famiglia riunita, là x la recita quotidiana del Rosario, qui x celebrare l'avvento) più una spruzzatina di "Orgoglio e Pregiudizio" nella scena della dichiarazione d'amore/scontro tra i due protagonisti. Nonostante la brevità e i pochi accenni, l'atmosfera è molto passionale.
RispondiEliminaDavvero un racconto d'atmosfera, e con un'emotività che si avverte dall'introduzione, Fabiola, come ha detto nel commento precedente ladymacbeth.
RispondiEliminaBuon Natale, cara. Il tuo racconto mi è piaciuto.
Mariangela Camocardi
Un racconto che inneggia alla speranza non poteva mancare a Natale. Brava, Fabiola! Tantissimi auguri a tutte, ragazze.
RispondiEliminaLady il tuo commento mi ha fatto volare per un attimo... un elisir che mi fa pensare che non devo mollare... Tomasi di Lampedusa- Jane... mi sopravvalutano ho pensato... poi ho riflettuto e mi sono detta: mica parlava dello stile ma delle scene.. ho smesso di volare... scherzo mi fa piacere che vi sia piaciuto, anche alla nostra superlativa queen... mi avete emozionato... grazie
RispondiEliminaAnche se breve ed iniziale, il simbolismo religioso del Natale è davvero idoneo in questo racconto,per poi farne un acceso ritorno alla fine...magica atmosfera e languida passionalità tra i protagonisti...l'amore vince su tutto, anche su l'orgoglio a volte...brava l'autrice!
RispondiEliminaOgni volta mi dicevo di visitare questo concorso, promosso da JUneross, perchè ero curiosa di leggere racconti di Natale.. Io amo il natale e le storie natalizie, mi hanno fatto sempre battere il cuore.. Di questo piccolo racconto sn stata contenta.. E' scritto bene e poi mi è piaciuto il fatto che è ambientato prima del nostro secolo.. Complimenti e spero che tutte abbiano trascorso un sereno Natale!!
RispondiEliminaUn racconto molto carino e passionale.
RispondiEliminaSe fossi stata al posto della protagonista avrei preteso di sapere il motivo per cui lui aveva sospeso i contatti. :-)
Ciao Fabiola, beh, anche solo evocare certe atmosfere e certi momenti letterari nn dev'essere semplice cmq, certo che nn devi mollare, ci mancherebbe altro! A presto, auguri.
RispondiEliminaMi è piaciuta l'idea delle quattro candele dell'Avvento. Brava Sophie che ne ha dette quattro al bel Patrick, dopo tutto quello che le ha fatto penare! Anche se poi ha fatto bene a non farselo scappare. Ah, l'amour! ANITA GAMBELLI
RispondiEliminaLa speranza e la magia vanno a braccetto nell'atmosfera natalizia, proprio come nel tuo racconto...brava Fabiola!
RispondiEliminaciao Emy, per far rientrare la storia delle candele e quella dell'amore ho dovuto sforare di un centinaio i caratteri assegnati, Patrick è partito alla volta delle Americhe e al termine della guerra ha deciso di esplorare le terre sconosciute di quel nuovo mondo alla ricerca di una sua identità, infatti è il 4 figlio di un conte e in Inghilterra non troverebbe la sua strada. chissà forse un giorno ne faro un romanzo... grazie a tutte per i commenti
RispondiEliminache dire, mi è piaciuto molto, breve ed intenso, racchiude passione e misticismo. quest'anno sarà veramente difficile votare!
RispondiEliminaE' un racconto molto bello, ma come altri che ho letto, sembra far parte di una storia più lunga.
RispondiEliminaNon è una critica eh! Anzi è la speranza di leggere di più!
Mi hanno distratta alcune ripetizioni, ma sono bazzecole...
Bello, interessante e personaggi intensi.
Mi piace mi piace mi piace, ben scritto e intenso,bel caratterino Sophie. Brava Fabiola
RispondiEliminabello, mi è piaciuto, in così "poche righe" è riuscita a descrivere una storia d'amore molto coinvolgente, mi sono sentita dentro al racconto tanto mi ha affascinata, complimenti all'autrice Fabiola
RispondiElimina