Christmas in Love 2013 : OLTRE I CANCELLI DEL CUORE di Viviana de Cecco




La sera della vigilia di Natale, il parco che si distendeva nel cuore del suo quartiere si svuotò di suoni e colori, per ammantarsi di buio e silenzio. Solo un abete, sistemato a pochi passi dall’ingresso, rischiarava, con le sue luci intermittenti, l’oscurità dei primi sentieri.
Irene era sola, immobile sulla soglia dell’imponente cancello in ferro battuto, convinta di aver avuto un’idea geniale.
Una corsa lungo quei viali alberati le avrebbe permesso di dimenticare che Marco, colto da quella che avrebbe potuto chiamare “la crisi del settimo Natale”, l’aveva lasciata pochi giorni prima delle feste. Si erano conosciuti quand’erano ragazzi, proprio in quel periodo dell’anno e, adesso, sembrava che lui avesse deciso di concedersi una pausa di riflessione.
In quel momento, aveva capito che gli addobbi appena rinnovati sarebbero tornati negli scatoloni del ripostiglio, i regali che non aveva ancora incartato sarebbero stati opportunamente riciclati per altre occasioni e il cestino che la ditta di Marco aveva gentilmente offerto ai suoi dipendenti sarebbe finito in beneficienza.
Come se non bastasse, essendosi convinta che sarebbe partita per una vacanza romantica con il suo bel fidanzato, aveva persino rifiutato l’invito di sua madre a trascorrere quella serata con l’intera famiglia. Ma ormai non se la sentiva di aggiungersi al clan rumoroso di sorelle, cognati e nipoti, che l’avrebbero tempestata di domande indiscrete sull’improvvisa scomparsa di Marco dalla sua vita.
Eppure, per non lasciarsi scoraggiare dalle avversità, aveva pensato di smaltire, con un giro di corsa, la rabbia e l’intera scatola di cioccolatini che aveva divorato in pochi minuti.
Lasciarsi alle spalle le vie in festa e immergersi nella fitta oscurità di quel luogo che lei conosceva bene, non la spaventava. Del resto, il suo stesso cuore, in quegli ultimi giorni, si era trasformato in uno spazio circoscritto, protetto da un alto cancello dietro cui sentirsi al sicuro da nuove illusioni d’amore.
Avanzò a passo spedito e iniziò il suo percorso liberatorio, incurante del vento polare che le congelava i polmoni e delle gambe intorpidite. Quando tornò al punto di partenza per la seconda volta, fu miseramente tradita dalla stanchezza. Inciampando in un ramo, che l’aria impazzita aveva trascinato in mezzo al vialetto, si ritrovò a faccia in giù sulla terra battuta.
Quando tentò di rialzarsi, una mano la afferrò per un braccio, sollevandola quasi di peso.
«Vedo che ha deciso di passare il Natale al Pronto Soccorso…», disse una voce maschile, dal tono prevedibilmente sarcastico.
Irene si ritrovò a fissare un uomo della sua età, più o meno sulla trentina, dagli occhi scuri e due labbra piegate in un sorrisetto ironico. La sua figura slanciata la sovrastava di almeno mezzo metro e lei, attraverso la morbida stoffa della felpa, percepì il vigore delle sue dita che la tenevano bloccata.
«Non ne ho la minima intenzione. Non mi sono fatta assolutamente niente…», rispose lei, tentando di dominare l’imbarazzo e senza rendersi conto che lo sconosciuto era intento ad osservarle le mani.
D’istinto, lui la prese per i polsi e le rovesciò i palmi come se fosse stata una bambina.
«Si è ferita», constatò, sfiorandole la pelle. La ghiaia del vialetto le aveva lasciato come ricordo della caduta una profonda ferita.
«Oh, non è grave…»
«Beh, dovrebbe almeno fasciarla…»
«Sì, sì…», rispose lei, cercando di liberarsi dalla sua stretta. «Ora,  tornerò a casa e…»
«Credo di avere delle garze da qualche parte…»
«E dove sarebbero?», domandò sospettosa, pensando che lui la stesse prendendo in giro.
«In guardiola…»
Lei continuava a non capire e lo guardava con aria perplessa. Poi, si accorse che il suo misterioso soccorritore  indossava la divisa dei guardiani del parco. Annuì con espressione imbambolata e si lasciò guidare verso la piccola costruzione che sorgeva vicino allo spiazzo d’ingresso. Strano che al suo arrivo non si fosse nemmeno accorta che lì dentro ci fosse qualcuno. Non aveva notato la finestra illuminata e tantomeno la porta socchiusa da cui si sprigionava un piacevole profumo di caffè.
Quando entrarono in quel piccolo regno, Irene sedette su una sedia e aspettò che lui finisse di trafficare in un vecchio armadio a muro. Il lieve tepore di una stufa accesa iniziò a riscaldarla e a rilassarle i muscoli contratti dal freddo. Riuscì persino a dimenticarsi di avere i capelli sconvolti, il naso d’un ridicolo color porpora e gli occhi lucidi che segnalavano l’arrivo di un raffreddore.
Lui riuscì a trovare una garza e, dopo averle disinfettato la ferita, prese ad avvolgergliela intorno alla mano.
«Certo, avrà qualche problema per incartare e scartare i regali…», le disse con il solito sorrisetto.
«Non c’è questo pericolo…»
«Mancano poche ore al Natale… Non ha comprato ancora nulla?»
«No, quest’anno niente regali. Ho esaurito la fantasia…», mentì lei, per sdrammatizzare la situazione.
«Allora, saremo in due.»
Irene sentì le dita di lui che le stringevano le garze sul dorso della mano. Un tocco gentile e premuroso. Era bello lasciarsi coccolare con fiducia da quell’estraneo. Forse, era l’atmosfera del Natale ad annebbiarle i pensieri.
«Non passerà il Natale in famiglia?»,  gli chiese, rilassandosi contro lo schienale della sedia.
«Devo lavorare, come vede. E poi, mi sono trasferito da un’altra città e non conosco nessuno…»
Sul suo volto comparve un’ombra di nostalgia, a cui seguì un’indifferente scrollata di spalle.
«Il mio Natale sarà caffè e panettone…», disse, indicando i resti di uvette e canditi abbandonati su un piattino e una tazza ricolma della bevanda ormai fredda.
«Se poi un’imbranata come me, la costringe agli straordinari…»
«È sicura di non essersi fatta male da altre parti?» domandò lui, facendo scivolare uno sguardo concentrato su e giù per il suo corpo. Irene si sentì invadere da un brivido d’emozione. Si pentì si aver indossato quella tuta informe che non rendeva giustizia alla sua figura e le scarpe da ginnastica bianche che si erano completamente ricoperte di terriccio.
«Abbiamo finito. Direi che stasera non era proprio la serata ideale per varcare il cancello del parco. Per fortuna, la sua brutta avventura di Natale è finita...», esclamò lui, rimettendo un po’ in ordine il tavolo vicino.
«Grazie. Non so nemmeno il suo nome…»
«Stefano.»
«Irene.»
Lei gli sfiorò il braccio con la mano bendata e si alzò.
«La accompagno al cancello. Non vorrei che ci si mettesse di mezzo qualche altro ramo…»
Irene s’innervosì. Non sopportava quell’alternanza di gentilezza e scherno. Camminarono in silenzio, l’uno accanto all’altro, finché in pochi istanti non raggiunsero la soglia del parco. Lei lo salutò ancora una volta e proseguì lungo il marciapiede che costeggiava il muro di cinta. Svoltò l’angolo e raggiunse il suo palazzo.
Quando si ritrovò a casa, in quell’appartamento tristemente vuoto, vide sul tavolo di cucina il cestino che Marco aveva portato dall’ufficio e che, nella fretta di scappare, aveva dimenticato di portarsi dietro.
Nella sua mente si stagliò l’immagine di Stefano. Prigioniero di quell’insolito lavoro in una notte di festa. Pensò che avrebbe potuto fargli compagnia.
Ma che mi salta in testa? Da quando le principesse se ne vanno a salvare i cavalieri rinchiusi nei castelli? Eppure, quegli occhi che si erano fissati su di lei, quello sguardo lento che aveva percorso il suo corpo avanti e indietro. Come poteva resistere al fascino del loro incontro?
Senza rifletterci un minuto di più, si liberò della tuta, s’infilò pantaloni, maglione di lana, stivali e cappotto e prese sottobraccio il cestino.
Quando arrivò al cancello lo trovò chiuso e la casa del guardiano immersa nel buio.
Com’era possibile? Allora, le aveva mentito. Bugiardo come tutti gli uomini.
Mentire la notte di Natale? Come aveva potuto?
Ridicola. Si sentì ridicola.
Da dove saltavano fuori quei pensieri infantili? Erano rabbia e delusione a farla regredire di almeno vent’anni.
Nonostante tutto, provò a spingere il cancello. Niente.
All’improvviso, la luce della sua stanzetta si accese. Stefano comparve sulla soglia e le andò incontro.
«Mi era sembrato che qualcuno volesse demolire il cancello…», esordì, sfiorandosi il mento ricoperto da un velo di barba incolta.
«Il parco è di tua proprietà? Perché hai già chiuso il cancello? Non sono nemmeno le dieci…»
«Beh, non credi che la vigilia di Natale sia improbabile che qualcuno venga a farsi una passeggiatina? O una corsetta? E poi, devo proteggermi dai vandali…»
Stefano la guardò con intenzione. Gli piaceva provocarla. E Irene si arrese alla sua ironia.
«Prometto che sarai al sicuro. Non devasterò i cespugli, non spezzerò nessun ramo e non butterò giù l’albero di Natale…»
«Meno male, con tutta la fatica che ho fatto per addobbarlo…»
Nel frattempo, Stefano armeggiò con la serratura e aprì uno spiraglio per farla passare. Si fermarono davanti all’imponente abete che scintillava di luci e fili d’argento. Irene posò il cestino ai piedi del tronco.
Dal cielo iniziarono a cadere dei minuscoli fiocchi di neve.
«Nevica…», sussurrò Irene, ipnotizzata da quel candido volteggiare.
«Sarà meglio metterci al sicuro, per evitare brusche scivolate…»,  rise lui, spingendola dolcemente verso la casa del guardiano. Irene gli diede un colpetto sul braccio e recuperò il cestino.
«Ti saresti mai aspettato che Babbo Natale sarebbe riuscito a varcare i cancelli del tuo parco?» gli disse lei, strappando la carta velina che avvolgeva scatole di torroni, mandorle e altri dolci natalizi.
«No, ma sono contento che l’abbia fatto tu…», rispose lui, circondandole la vita con un braccio.
Irene tremò e gli appoggiò la testa sulla spalla. Sarebbe stata la notte più bella della sua vita.
Sì, in quella vigilia di Natale lei aveva varcato i cancelli del parco, ma sentiva che Stefano aveva iniziato ad oltrepassare quelli del suo cuore.

FINE

CHI E' L'AUTRICE

VIVIANA DE CECCO: Sono nata a Cagliari nel 1984. Di padre friulano, ho trascorso le estati d’infanzia e d’adolescenza viaggiando per l’Italia e i paesi Europei. Nel 2006 mi sono laureata in Lingue e Culture Europee, specializzandomi nel 2009 in Traduzione Letteraria proprio per conciliare l’immensa passione per la letteratura e la comunicazione. Sono stata insegnante di scuola superiore per due anni e ora mi dedico alle traduzioni come freelance. Ho cominciato a scrivere fin da ragazza, quando, nei lontani anni Novanta, mi regalarono una magnifica Olivetti. Da allora, sogno di diventare scrittrice.  Trovando il coraggio di partecipare a diversi concorsi, nel 2013 ho avuto la fortuna di essere selezionata per la pubblicazione di tre poesie nel Volume “500 Poeti Dispersi” de La Lettera Scarlatta Editore, La stanza vuota nel volume “L’arte in versi” (Tracce per la meta Edizioni) e il racconto "Il filo invisibile" degli incontri in versione ebook (Racconti 23 - Edizioni Pagine). Nel 2012, terza al concorso di Narrativa Gialla Grand Hotel, ho pubblicato sulla rivista il racconto "Il cimitero delle bambole". Nel 2011 sono apparsi i racconti "La città nascosta" nell’antologia “La Biblioteca d’Oro” e Il miracolo di mezzanotte nel volume “Emozioni in Bianco e Nero” (Edizioni Del Poggio). Nel 2008 e nel 2009 ho pubblicato la raccolta di racconti "Il labirinto di pietra" (La Riflessione Editore).  Partecipare al blog romantico è un modo per confrontarmi con lettrici e scrittrici che hanno le mie stesse passioni, sperando di regalare nei giorni di festa un sorriso e un’emozione.

IL SITO DI VIVIANA DE CECCO:

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ALTRI RACCONTI DI CHRISTMAS IN LOVE 2013 IN ARRIVO SUL BLOG NEI PROSSIMI GIORNI,  CONTINUA A SEGUIRCI!

12 commenti:

  1. Decisamente breve, però mi pare che l'autrice abbia una buona capacità di esporre l'evolversi di una storia anche in uno spazio così ristretto, cosa non facile. Anche come plausibilità psicologica non c'è male, in fondo chi non farebbe un colpo di testa come quello di Irene, dopo essere stata mollata dal fidanzato storico sotto Natale? Io nn ci penserei due volte.

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  2. Un altro messaggio di speranza , forse ne abbiamo bisogno tutti

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  3. Il finale è stato troppo " spiccio", però il racconto è carino anche se denota un pò di ingenuità.

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  4. Ciao a tutte. E' la prima volta che partecipo all'iniziativa di Francy, che ringrazio per la sua bella presentazione e la copertina meravigliosa. Sono contenta di avere la possibilità di ricevere anche i commenti di lettrici e scrittrici che condividono la passione per il Natale e le storie romantiche. Ogni parere sarà un modo per migliorare e continuare a mettermi alla prova! Un saluto a tutte.

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  5. questo mi è sembrato meno credibile, forse per la sua brevità, perché se conoscessi un tipo nel parco durante la notte non so se mi fiderei così tanto, al punto da tornarci e da cedere al suo fascino ;) al di là di questo, esprime molta dolcezza e, soprattutto, una visione diversa del Natale. Buona fortuna per i tuoi prossimi racconti, spero che ne leggeremo altri anche qui sopra! :)

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  6. Sì, indubbiamente ingenuo e poco credibile, ma non è questa la magia del Natale? Romanticismo e tanta zuccherosa dolcezza. Brava Viviana e benvenuta a bordo!

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  7. Io penso che ogni tanto , soprattutto in racconti legati a una festa come il Natale, ci voglia un po' quella che il poeta Coleridge chiamava ' suspension of disbelief' ' ( sospensione dell'incredulità) anche quando sono contemporanei. Se ci facciamo troppe domande razionali sui comportamenti ( a volte poco credibili ) dei personaggi di un racconto rischiamo di rovinare il piacere della lettura.
    E quello che può succedere a Natale è giusto che sia anche avvolto da un piccolo ( o grande) alone di magia...

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  8. Forse è poco credibile, ma è sicuramente molto romantico e commovente. Brava Viviana e benvenuta fra noi! :-)

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  9. ls sospensione dell'incredulità si "attiva" soprattutto nei fantasy e meno male che c'è sennò non potremmo sognare di fare qualcosa di irreale ;) ma nei romance secondo me c'è meno, perché si basano principalmente sull'evoluzione di una coppia, sulla nascita di un amore, e il rapporto in un certo senso deve avere una sua logicità. A me non piacciono quelle storie in cui due si incontrano e dopo mezza volta scoprono di amarsi alla follia e di voler stare insieme per sempre, è troppo irreale e non riesco a immedesimarmi in loro. In questo caso, l'unica parte poco credibile mi è sembrata quella in cui la ragazza torna al parco da un uomo che ha appena conosciuto, per di più di notte, al di là del fatto che sia Natale o no, e che lui l'abbia stretta come se la conoscesse da più tempo... però questo non vuol dire che non mi piaccia perché, anzi, ci ho trovato davvero molta dolcezza! :)

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  10. Un racconto dolce e carino. Il finale è un po' affrettato, ma molto romantico :)

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  11. Dolcezza, tono fiabesco creato senza allontanarsi da ambienti quotidiani, desiderio di accogliere ed essere accolti, con insieme la voglia di lasciar andare le resistenze di chi è stato ferito: in questo racconto, pur a tratti un pochino sbrigativo, ho trovato molti degli aspetti che amo in una storia natalizia. Benvenuta Viviana!
    Patrizia

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  12. Complimenti alla mia carissima AMICA!. Bellissimo racconto così come i precedenti.

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